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Fuori da ogni schema
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E-book158 pagine2 ore

Fuori da ogni schema

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Info su questo ebook

Mesa Falls 3/4
Per questa dinastia di uomini di successo la famiglia e la passione verranno sempre al primo posto.

Mettere in salvo quella donna durante la tormenta che ha colpito il suo ranch di lusso è stato rischioso. Ma ancora più pericolosa è l'attrazione che da subito ha innescato un incendio tra loro. Soprattutto perché l'investigatrice finanziaria April Stephens ha un'unica missione: trovare tutte le risposte che le servono a chiudere l'indagine e a guadagnare un'importante promozione. Weston Rivera nasconde un segreto che lei è decisa a scoprire. Se per farlo sarà costretta anche a togliergli i vestiti, April non si tirerà di certo indietro!
LinguaItaliano
Data di uscita20 nov 2020
ISBN9788830521919
Fuori da ogni schema
Autore

Joanne Rock

Laureata in letteratura inglese, prima di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura di romanzi sia storici sia contemporanei ha lavorato in televisione e in pubblicità, ed è stata attrice, fotomodella e persino insegnante.

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    Anteprima del libro

    Fuori da ogni schema - Joanne Rock

    successivo.

    1

    Forse un uomo più saggio avrebbe bloccato quel numero.

    Weston Rivera strinse forte tra le dita il cellulare mentre si spostava dallo studio al tinello. Sapeva di non poter fingere di non avere visto il messaggio da parte di una certa investigatrice privata che doveva assolutamente evitare.

    Il sole stava già calando, ma riusciva ancora a scorgere il profilo delle montagne al di là delle ampie vetrate. Le alte vette erano parzialmente avvolte da nuvole nere.

    Imprecando tra sé e sé, tornò a guardare il messaggio sullo schermo.

    Qualche consiglio per avanzare lungo la pista del Northeast Couloir? Mi sono appena accampata e spero di raggiungere la vetta domattina.

    Aveva qualche consiglio?

    In qualità di esperto scalatore e volontario del soccorso alpino, avrebbe avuto una montagna di consigli per April Stephens, l'esperta di scienze forensi che era ospite non gradita al Mesa Falls Ranch. Quella donna non avrebbe mai dovuto avventurarsi lungo quella pista da sola, in inverno e con un tempo minaccioso.

    Peccato che non gli avesse chiesto niente prima di iniziare la scalata.

    Aveva davvero sperato di poter evitare April per sempre. L'ultima volta che lei lo aveva messo all'angolo nell'ufficio del ranch, lui aveva chiarito che non aveva niente da dire sulle indagini condotte dalla donna sulle finanze di Alonzo Salazar, un ospite abituale del ranch di proprietà di Weston, del fratello e di altri soci.

    Salazar era stato amico e mentore di tutti loro fin da quando erano ragazzini. Ed era stato accanto a loro quando un terribile incidente aveva avuto come epilogo la morte di un compagno di scuola. Weston non intendeva speculare su ciò che Salazar aveva fatto del suo denaro.

    La lealtà veniva prima di tutto.

    Eppure non aveva bloccato il numero dell'investigatrice dopo quell'incontro, un errore che aveva aperto la strada al messaggio appena ricevuto.

    Lo stava stuzzicando? Era alla ricerca di un modo per riprendere la conversazione e scavare nel fango per le sue indagini?

    O stava davvero prendendo in considerazione quell'arrampicata?

    Imprecando, si lasciò andare sul divano di pelle accanto al camino. Un ceppo scoppiò e scivolò, sollevando una pioggia di scintille.

    Come doveva risponderle?

    Ovviamente non voleva che lei tornasse indietro da sola con il buio. Tuttavia le previsioni davano il tempo in netto peggioramento e restare fuori sarebbe potuto diventare molto pericoloso.

    Sapeva di essere esageratamente prudente nei confronti degli altri, sebbene lui amasse correre dei rischi. Eppure quella propensione alla cautela probabilmente era sorta in seguito alla tragedia che aveva legato il suo destino a quello di Alonzo Salazar più di un decennio addietro.

    Dove sei?

    Digitò le parole con più forza di quanto fosse necessario, ben sapendo dove l'avrebbe condotto quella conversazione.

    Lei rispose con un link, inviandogli la mappa con le coordinate che ogni attento alpinista avrebbe usato, mostrandogli la posizione esatta.

    Weston provò un improvviso sollievo. Se lei utilizzava accorgimenti simili, significava che aveva esperienza di arrampicata. Era chiaro che capiva l'importanza del conoscere sempre la propria posizione. Però, mentre Weston ingrandiva l'immagine per guardare dove avesse piantato la tenda, lo stomaco gli si chiuse.

    April non era accampata in uno dei punti sicuri, bensì si era fermata proprio lungo una zona dove più di frequente avvenivano delle valanghe.

    Che lei fosse un'esperta scalatrice o che conoscesse i rischi non aveva alcuna importanza. Era un'ospite del suo ranch, una persona per la quale si sentiva responsabile. Ora che April gli aveva apertamente chiesto un consiglio, lui non aveva scelta.

    Doveva aiutarla.

    Resta dove sei. Tieni acceso il telefono. Non accendere un fuoco. Sto arrivando.

    Forse lei non sarebbe stata felice di vederlo, ma tutto sommato non gliene importava niente. Infilato il cellulare in tasca, salì di corsa le scale e raggiunse la camera da letto, dove cominciò a vestirsi per una scalata che sperava non si sarebbe trasformata in un'operazione di salvataggio.

    «Sto arrivando?» April Stephens lesse ad alta voce il messaggio ricevuto circa un'ora prima.

    Dentro il sacco a pelo steso su un materassino isolante, preso a noleggio nel locale negozio di attrezzature per la montagna, April non riusciva ancora a liberarsi del freddo incamerato, mentre spegneva lo schermo per non consumare la batteria.

    Il brivido lungo la schiena non aveva niente a che fare con l'idea che Weston Rivera, il ricco e potente ranchero che aveva eluso i suoi tentativi di parlargli, fosse in cammino per raggiungerla. Il ricordo di quegli occhi color nocciola le riempì la mente, sebbene l'ultima volta che lo aveva affrontato lui avesse minacciato di chiamare la sicurezza per scortarla fuori dal suo ufficio.

    Perché si era messo in marcia a quell'ora? E nel buio?

    Il vento ululò infilandosi tra i monti e scosse con violenza la piccola tenda, spingendo April a chiedersi se per quell'escursione fosse stata una scelta oculata. Era indubbiamente leggera, dettaglio che le aveva permesso di portare tutto il resto dell'attrezzatura necessaria per l'arrampicata. Tuttavia non aveva preso in considerazione folate di vento di quella potenza. Prima di decidersi per l'escursione aveva controllato le previsioni del tempo; però, in qualche momento nel corso del pomeriggio, si era verificato un improvviso e imprevisto peggioramento.

    Era in parte quello il motivo per cui aveva contattato Weston Rivera, famoso nella regione per le sue capacità di scalatore.

    Naturalmente, aveva sperato in qualcosa di più dei consigli per affrontare la montagna. La condivisione della stessa passione avrebbe infatti potuto dare il via a un dialogo. Offrirle un'altra possibilità per ottenere da lui delle risposte su un caso a cui stava lavorando.

    Di certo, però, non si era aspettata che lui mollasse tutto per raggiungerla, particolare che la indusse a chiedersi se non avesse sopravvalutato le proprie capacità nel lanciarsi in quella scalata in solitaria.

    Il senso di colpa si fece strada in lei.

    Rivera pensava che fosse in pericolo?

    Avrebbe dovuto spiegargli che non era una novellina e che aveva già affrontato quella montagna, sebbene da un'altra via. Non si muoveva mai senza avere prima studiato il percorso.

    Subito dopo avere ricevuto quel messaggio, gli aveva risposto con una serie di punti interrogativi. Poi gli aveva assicurato di stare bene; lui, però, non aveva più risposto, spingendola a credere che stesse davvero scalando una montagna nel cuore della notte.

    Abbassò di qualche centimetro la cerniera lampo e scrutò nell'oscurità. Indossava ancora il parka, ma per dormire si era tolta gli scarponi e i guanti. Sentì, più che vedere, il turbinio della neve, i fiocchi che le picchiettavano le guance in una gelida carezza.

    Una folata di vento ululò intorno a lei, sollevando il tetto interno della tenda e frustando il tessuto esterno con una violenza tale da temere che lo strappasse. La neve ora scendeva più forte e intorno alla tenda se n'erano già accumulati parecchi centimetri.

    Sentì il panico farsi strada in lei. La passione per la montagna era nata da ragazzina, quando cercava una fuga dalla soffocante vita domestica con la madre, allora ai primi stadi di un disturbo ossessivo-compulsivo che la spingeva ad accumulare oggetti su oggetti.

    Adesso, vedendo la neve coprire la parte inferiore della cerniera della tenda, come a volerle impedire l'uscita, il cuore cominciò a batterle all'impazzata.

    Sentì il volto diventare paonazzo nonostante il freddo, il sudore scivolarle lungo il collo e improvvisi puntini di luce le comparvero davanti agli occhi.

    Luce?

    La fronte aggrottata, concentrò l'attenzione sul bagliore che si muoveva oscillando nella tormenta. Quando fu più vicino, il punto luminoso sembrò salire in cielo.

    E verso di lei.

    «April.» La voce roca di un uomo la raggiunse proprio quando un'ombra scura prese forma innanzi a lei.

    Weston, con in testa una lampada frontale, avanzava lungo la pista.

    «Sono qui» gridò, la voce portata via dal vento. Si affrettò a recuperare la torcia nella tenda e ad accenderla per consentirgli di vederla.

    Quando lui entrò nel raggio di luce della torcia, April si rese conto di quanto le condizioni meteorologiche fossero peggiorate. Weston era ricoperto di neve, dalla giacca ai pantaloni, al caschetto e al passamontagna. Persino gli occhiali protettivi erano coperti di neve. Sapere che lui aveva camminato in quelle condizioni per raggiungerla, la spaventò.

    Weston si accovacciò all'ingresso della tenda, le ampie spalle che bloccavano il vento. Sollevò gli occhiali e spense la lampada frontale.

    Gli occhi nocciola incontrarono quelli di April, l'espressione grave come l'ultima volta che si erano visti, quando lui aveva minacciato di chiamare la sicurezza se lei non avesse lasciato immediatamente il suo ufficio. Solo che adesso lui sembrava preoccupato.

    Molto preoccupato.

    «Devi muoverti da qui» le disse, lo sguardo fisso nel suo. «E in fretta anche.»

    Confusa, April scosse la testa. «Non capisco.»

    «Ti trovi in un ben documentato corridoio di discesa delle valanghe.» Parlò in tono pacato scandendo bene le parole. «E con questa bufera le condizioni non potranno che peggiorare.»

    A un tratto April capì che cosa stesse facendo. Le parlava come un soccorritore. Come un uomo abituato ad avere a che fare con persone in pericolo di morte. Quel comportamento, quasi più delle parole stesse, la lasciò senza fiato per la paura.

    «Perché...» Il respiro le mancò, mentre il panico s'impossessava sempre più di lei. «Perché non me lo hai scritto nel messaggio? Me ne sono stata qui a...»

    Si guardò intorno nella tenda, calcolando quanto ci avrebbe messo a recuperare tutta l'attrezzatura. Un'altra sciabolata di vento colpì la parte esterna del rifugio. Era sicura di avere sentito uno strappo.

    «Guardami, April.» Lui le parlò con voce controllata, il tono ancora gentile nonostante lei avesse commesso un gravissimo errore ad avventurarsi in quella scalata. Mettendo a rischio la sua vita e quella di Weston. «Eri meno a rischio qui dentro che fuori, non conoscendo la pista. Comunque adesso ti porterò in un punto più sicuro.»

    Annuendo, lei apprezzò quella presenza rassicurante. Si era arrampicata molte volte d'estate, ma non altrettante d'inverno. Uno dei suoi istruttori le aveva consigliato di seguire un corso sulle valanghe, però lei non ne aveva ancora trovato il tempo.

    Si sentiva una stupida per avere messo a repentaglio la sua vita e, ancora peggio, quella di Weston.

    «Va bene. Grazie.» Cercando di soffocare la paura, si concentrò sugli occhi nocciola dell'uomo; aveva bisogno di credere che lui fosse tranquillo come sembrava. «Recupero la mia roba.»

    La portò via da quel punto pericoloso in fretta.

    Il nodo al petto si allentò a mano a mano che si allontanavano dal canalone dove lei aveva piantato la tenda.

    In quella gola le valanghe erano un vero pericolo.

    E le condizioni meteorologiche quella notte erano proibitive. Era così contento di averla trovata, e che lei fosse sana e salva.

    I demoni del passato erano dotati di denti, e quando quella notte avesse chiuso gli occhi avrebbero ripreso a divorarlo.

    «Dove andiamo?» Lei gridò nel vento, la voce doppiamente smorzata dalla sciarpa.

    Camminarono a fatica l'uno accanto all'altro giù per la pista, il passo lento per evitare di scivolare sui sassi sotto la neve. Lui le aveva offerto una seconda luce anteriore che aveva portato con sé, ma April aveva la sua, che ora indossava. Era più preparata di quanto avesse immaginato, dall'attrezzatura alla velocità con la quale aveva infilato tutto nello zaino.

    Tuttavia era spaventata. Aveva letto la paura nel suo sguardo e nei movimenti a

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