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Sotto il cielo dell'Andalusia: Harmony Collezione
Sotto il cielo dell'Andalusia: Harmony Collezione
Sotto il cielo dell'Andalusia: Harmony Collezione
E-book147 pagine1 ora

Sotto il cielo dell'Andalusia: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

A volte anche l'amore più appassionato ha una data di scadenza...

Cassie sa che la bellissima storia d'amore che sta vivendo con Joaquin Alcolar, sullo sfondo infuocato dell'ANDALUSIA, è destinata a finire. Lui non ha fatto mai mistero di non volersi impegnare e tutte le sue relazioni non sono mai durate più di dodici mesi. All'approssimarsi della fatidica scadenza, Cassie interrompe la relazione con Joaquin e gli fa credere di essersi fidanzata con suo fratello. Quando, a causa di un piccolo incidente, Joaquin perde la memoria, Cassie accetta di prendersi cura di lui. La loro relazione riprende dal punto in cui l'avevano interrotta, tranne che per un piccolissimo particolare: lui le chiede di sposarla!

LinguaItaliano
Data di uscita10 lug 2014
ISBN9788858923900
Sotto il cielo dell'Andalusia: Harmony Collezione
Autore

Kate Walker

Autrice inglese originaria della regione di Nottingham, ha anche diretto una libreria per bambini.

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    Anteprima del libro

    Sotto il cielo dell'Andalusia - Kate Walker

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Twelve-Month Mistress

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2004 Kate Walker

    Traduzione di Loretta Marsilli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5892-390-0

    www.eHarmony.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

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    1

    Il calendario era appeso giusto in mezzo alla parete, proprio dove Cassie non poteva evitare di vederlo.

    Non importava da quale parte guardasse, era sempre lì. In effetti, pareva quasi diventare più grande e più evidente ogni secondo che passava. L’immagine di giugno era una fiesta messicana.

    E sotto l’immagine, i giorni, a grandi caratteri neri.

    E fra i giorni, ne spiccava uno in particolare... che Cassie avrebbe preferito non vedere.

    Oppure bramava di vedere. Dipendeva dal momento.

    E da Joaquin. Lei non poteva farci nulla.

    Non se voleva evitare che le cose prendessero la piega sbagliata.

    Ma valeva la pena rimanere in una situazione che semplicemente non la rendeva felice?

    Oh, smettila!, si disse, spazientita, sistemandosi dietro l’orecchio una ciocca di capelli biondi che le era caduta sul viso. Smettila di girarci intorno senza concludere niente.

    Erano tre settimane che lo faceva. Esattamente da quando aveva girato la pagina del calendario ed era apparso il mese di giugno e, a metà della terza settimana, quella data fatidica.

    Non aveva idea se Joaquin si sarebbe ricordato di quell’anniversario. Né, in caso l’avesse ricordato, se l’avrebbe celebrato come aveva fatto con tutte le sue altre relazioni.

    Andandosene.

    O meglio, dicendole di andarsene, visto che era nella sua casa che stavano vivendo.

    Nessuna donna era durata più di dodici mesi con lui. Dopo un anno, Joaquin salutava e se ne andava senza guardarsi indietro, a quanto pareva. E alla fine della settimana, sarebbe stato giusto un anno che Cassie abitava con lui.

    Era destinata a fare la stessa fine di tutte le altre... a uscire per sempre dalla sua vita?

    Il rumore di una chiave nella serratura, dabbasso, la strappò ai suoi pensieri riportandola al presente. Non aveva sentito arrivare la macchina e ora Joaquin era lì, stranamente in anticipo. Si preparò a riceverlo.

    «Cassandra!»

    Il suono del suo nome, pronunciato come solo Joaquin riusciva a farlo, come una melodia, con la erre leggermente arrotata, la raggiunse di sopra.

    «Cassie!» la chiamò di nuovo.

    Diversamente dalla maggior parte delle persone, che usavano il diminutivo del suo nome per dimostrarle affetto e simpatia, Joaquin Alcolar lo faceva suonare come un rimprovero.

    Ovviamente si aspettava che lei gli sarebbe corsa incontro saltandogli al collo l’istante stesso in cui avesse oltrepassato la soglia di casa. Qualsiasi altro giorno, Cassie avrebbe fatto proprio in quel modo. Ma quel giorno i suoi pensieri rallentavano la sua capacità di reazione.

    «Cassie! Dove sei?»

    «Quassù!»

    C’era una nota nel tono della sua voce che la fece scattare sull’attenti. Una nota che andava ben oltre la sua radicata convinzione che gli bastasse parlare per essere obbedito.

    Aveva ragione, naturalmente. Essendo il figlio maggiore di Juan Ramòn Alcolar, l’aristocratico spagnolo proprietario della Alcolar Corporation - il più importante network televisivo di tutta la Spagna - Joaquin era abituato a comandare e a veder esaudito ogni suo più stravagante capriccio fin dal giorno in cui era nato. Da quand’era amministratore delegato della sua avviata azienda vinicola, poi, tanto il suo patrimonio personale quanto il suo prestigio erano cresciuti enormemente, cosa che l’aveva portato a essere ancora più esigente di prima.

    Per questo qualcuno lo chiamava El Lobo, il lupo solitario, perché aveva fatto tutto da solo, e a modo suo, senza chiedere mai aiuto a nessuno, nemmeno alla famiglia. Ma c’era anche chi, cambiando una consonante, lo definiva El Loco, il pazzo, perché non poteva credere che qualcuno potesse girare le spalle alla fortuna e alla posizione che suo padre gli avrebbe garantito, se fosse entrato a far parte dell’azienda di famiglia.

    «Arrivo!» gridò Cassie. «Sei in anticipo!»

    Non sembrava molto contenta di ciò, pensò Joaquin, sapendo che quello era uno dei motivi che l’avevano spinto a rientrare a casa così all’improvviso.

    Cassandra era cambiata negli ultimi giorni. Era cambiata in un modo che lui non capiva e che non gli piaceva. Cogliendola di sorpresa, sperava di riuscire a scoprire cosa le stesse passando per la testa.

    «La riunione si è conclusa prima del previsto... Ma perché ti sorprende tanto? Hai la coscienza sporca, forse?»

    «Cosa? No! Certo che no.»

    Suonava tesa. La sua voce saliva e scendeva in modo innaturale, come se avesse avuto qualcosa da nascondere.

    «È solo che avevi detto che non saresti tornato prima delle sette.»

    «Non pensavo di farcela prima. Pensavo anche che non ti saresti lamentata.»

    «Non mi sto lamentando.»

    Era così da un paio di settimane ormai, ogni giorno più pungente e più imprevedibile. Non c’era più nulla che la facesse sorridere. Che le desse piacere.

    O meglio, niente eccetto quello che facevano a letto. Almeno quello non aveva perso di attrattiva. Semmai, la voglia di Joaquin era aumentata, benché Cassandra, per certi aspetti, si fosse un po’ raffreddata. Più che un’amante appassionata, adesso era una donna esigente. E l’intensità delle sue richieste lo turbava.

    Qualcosa era andato perso nel loro rapporto, che ne era uscito impoverito.

    «Non mi sto lamentando. Solo che non me l’aspettavo. Tutto qui.»

    Era in cima alle scale adesso, e guardava giù. Lui era nell’ingresso, entrambi i piedi ben piantati sulle mattonelle in cotto, il volto sollevato verso di lei.

    Perfino da quella prospettiva, che avrebbe accorciato chiunque, Joaquin appariva imponente e prepotentemente virile, tanto che, guardandolo, Cassandra sentì il cuore batterle più forte.

    I suoi capelli, di un nero corvino, che portava piuttosto lunghi sul collo, si accordavano perfettamente con il nero inchiostro dei suoi occhi e con la sua carnagione olivastra. La sua statura, decisamente al di sopra della media, rivelava le sue origini andaluse. L’abito grigio chiaro, di ottimo taglio, gli metteva in risalto le spalle larghe, i fianchi stretti, le gambe lunghe e muscolose.

    La cravatta grigio perla che indossava era allentata sul collo. Joaquin Alcolar si era abituato a indossare la divisa dell’uomo d’affari, ma appena arrivava a casa si metteva in libertà. Si sbottonava la giacca, allentava il nodo della cravatta e si apriva il colletto della camicia, uscendo dal ruolo di amministratore delegato per trasformarsi in qualcosa di molto meno formale e castigato, acquistando in fascino e virilità.

    «Poiché la riunione si è conclusa prima del previsto, ho pensato che avrei lavorato meglio a casa che in ufficio.»

    «Dunque sei venuto per lavorare

    «Credevo che ti avrebbe fatto piacere.»

    «Infatti.»

    Non pareva affatto sincera, pensò Joaquin, sempre più irritato. «Se così è quando sei contenta, allora spero di non doverti mai vedere irritata. Sembra quasi che tu abbia qualcosa da nascondere. Che c’è, cara? Hai un amante nascosto di sopra? Qualcuno che non vuoi che io veda?»

    Voleva essere leggero, divertente, invece la sua voce tradì tutta la tensione che gli rodeva dentro.

    «Oh, non essere ridicolo!»

    Adesso Cassandra era solo un gradino sopra a lui, e lo stava guardando negli occhi.

    «Perché dovrei volere un amante?»

    «Perché, in effetti? Forse non ti tengo già abbastanza occupata?»

    Un’ombra passò negli occhi azzurri di Cassandra. Joaquin avrebbe voluto prenderla per le braccia e scuoterla fino a farsi dire cosa c’era che non andava. E c’era qualcosa che non andava. Ne era sicuro.

    «Certo che mi tieni occupata.» Gli sorrise senza calore. «Più che occupata.»

    E finalmente si chinò a baciarlo. Ma si limitò a sfiorargli la guancia con le labbra. Un bacio leggero e sfuggente, com’era sfuggente lei.

    E poi gli fece di nuovo quel sorriso che non era un sorriso. Un sorriso che gli faceva capire che la sua mente era altrove. Assolutamente non con lui.

    Odiava il modo in cui lo faceva sentire.

    «Stavo andando a fare il caffè» annunciò Cassandra scendendo l’ultimo gradino e passandogli accanto. «Ne vuoi un po’? O forse preferisci qualcosa di freddo? Faceva un caldo prima...»

    «Adesso è più fresco.»

    Cosa gli era preso di parlare del tempo? Era solito parlare del clima quando si trovava con gente che non conosceva, o che non gli piaceva. Gente alla quale non aveva nient’altro da dire. Contatti di lavoro, dipendenti... suo padre.

    Non la sua amante... la donna con cui viveva!

    «Allora, ti va un caffè?»

    «No!»

    Non era al caffè che si stava riferendo. Il fatto era che non poteva sopportare il modo in cui si stava allontanando da lui. Senza neanche guardarlo, parlandogli da sopra la spalla come se non le importasse di lui.

    «No!»

    Le andò dietro, furente. L’afferrò per il braccio, costringendola a fermarsi. La fece girare.

    «Joaquin!»

    Lui ignorò la sua protesta e affondò le dita nella carne morbida che il suo prendisole turchese lasciava scoperta. «No!» disse di nuovo, sebbene neanche lui sapesse più a cosa si stesse riferendo. Sapeva solo

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