Scacco al re di cuori: Harmony Collezione
Di Miranda Lee
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Info su questo ebook
Dopo il primo approccio, Jason capisce che Leah Johannsen non è la solita bellezza facile da sedurre, così come da abbandonare. Il suo sex appeal con lei non attacca, e questo non fa che spingerlo a desiderarla ancora di più. È passato molto tempo, oltretutto, dall'ultima volta in cui una donna ha respinto le sue avances. E non può accettarlo.
Nonostante non possa negare di sentirsi attratta da lui, Leah ha promesso a se stessa di non lasciarsi coinvolgere mai più in una storia d'amore. Convinta di trovarsi ancora una volta di fronte al solito cinico uomo d'affari, non ha la minima intenzione di diventare il giocattolo personale di Jason, anche se il suo istinto le suggerisce di lasciarsi andare.
Miranda Lee
Scrittrice romantica, e moglie fortunata di un uomo molto, generoso!
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Scacco al re di cuori - Miranda Lee
successivo.
1
Leah non smise di nuotare fino a quando non si fu lasciata alle spalle la ventesima vasca.
Soddisfatta, afferrò le maniglie luccicanti della scaletta. Mentre usciva dall'acqua, il suo sguardo cadde sulle cicatrici bianche che le solcavano la coscia sinistra. Non distolse il viso come faceva di solito, ma rimase a osservarle alla luce del mattino.
Negli ultimi due anni si erano molto attenuate, anche se non sarebbero mai sparite del tutto, pensò alzandosi e prendendo l'asciugamano da una panchina.
Leah sospirò. Non se ne sarebbe dovuta preoccupare tanto. Era patetico prendersela per qualche cicatrice, quando l'incidente d'auto che le aveva provocate era costato la vita a sua madre.
Niente poteva essere comparato a quella tragedia. Neanche il fatto che Carl l'avesse lasciata pochi mesi dopo la sciagura, anche se al momento ne era rimasta sconvolta.
Leah si strofinò con rabbia le cicatrici al ricordo dell'espressione di Carl, la prima volta che aveva guardato la sua gamba ferita. Un'espressione inorridita che tradiva tutta la sua repulsione.
Quando era stata dimessa dall'ospedale, Carl aveva trovato mille scuse per non fare l'amore con lei.
Dopo poche settimane le aveva comunicato di volere il divorzio, accusandola di essere cambiata.
Leah non aveva potuto dargli torno. Durante la sua lunga e dolorosa degenza, aveva scoperto una nuova se stessa. Una persona migliore, come le piaceva pensare. Una persona con più carattere, che guardava più a fondo dentro di sé e che aveva capito il significato della parola compassione.
Carl l'aveva accusata di essere diventata troppo seria e di non riuscire più a divertirlo. Leah aveva cercato di spiegargli che avendo appena perso la mamma, quello stato d'animo era normale, ma le sue parole non avevano avuto alcun effetto su di lui.
Sapeva fin troppo bene che il rifiuto di Carl non aveva nulla a che fare con il suo umore. Invece, aveva molto a che fare con le sue cicatrici e la sua andatura malferma, quasi zoppicante.
Le difficoltà di movimento erano sparite col tempo, grazie alla fisioterapia, ma le cicatrici non sarebbero mai scomparse. Né dalla gamba né dal cuore.
Alla fine, Leah si era arresa all'evidenza dei fatti. Carl ne aveva abbastanza di lei, così gli aveva concesso il divorzio senza pretendere nulla. D'altra parte, quale donna avrebbe voluto continuare a essere sposata con un uomo che non la tollerava, perché non era più fisicamente perfetta?
Lei era stata davvero perfetta, prima dell'incidente.
Tutti, a partire dalla sua famiglia, non avevano fatto altro che ripeterglielo fin dai tempi della scuola.
Era l'immagine speculare di sua madre. Una bionda naturale con grandi occhi verdi, denti come perle e pelle d'avorio, un viso e una figura di squisita bellezza. Leah era cresciuta dando per scontato il suo aspetto e il suo stile di vita privilegiato.
Unica figlia del più affermato agente di cambio di Sidney, era stata viziata oltre ogni limite fin dalla nascita. Questo l'aveva trasformata in una piccola principessa, convinta che tutto il mondo fosse racchiuso nella sua preziosa conchiglia. L'idea di dover lavorare per vivere non l'aveva mai sfiorata. Disponeva di un generoso mensile e aveva libero accesso a diverse carte di credito. Perché mai avrebbe dovuto sprecare otto ore al giorno in uno squallido ufficio?
Quando qualcuno le chiedeva cosa facesse per vivere, si definiva pomposamente aspirante scrittrice. Al terzo anno di liceo, la sua insegnante d'inglese si era complimentata per un tema ben riuscito, innescando in lei quella passione adolescenziale. Dopo il diploma, aveva seguito un breve corso di scrittura creativa, si era precipitata a comprare un computer e aveva iniziato a scrivere il suo primo romanzo. Romanzo... per la verità non era che il suo diario.
Sciocco e superficiale, pensò, con il senno di poi.
Come sarebbe potuto essere diverso? La sua vita di allora era stata sciocca e superficiale. Aveva riempito le sue giornate acquistando cose di cui non aveva bisogno nei migliori negozi della città e sprecato ore nei saloni di bellezza alla moda per prepararsi a stupide serate di gala.
A ventun anni, aveva già partecipato a un numero impensabile di feste e ricevimenti mondani, di cui non serbava alcun ricordo.
Innamorarsi di Carl e sposarsi con lui era stata la ciliegina sulla torta. Carl era bello, affascinante e molto ricco ovviamente, perché la famiglia di Leah non si sarebbe mai mescolata con gente di basso livello.
Unico erede di un'immensa fortuna accumulata con il commercio dei diamanti, Carl aveva trent'anni quando si erano sposati. Lei ne aveva ventitré.
Dopo sei mesi era accaduto l'incidente. Troppo poco perché suo marito si fosse davvero innamorato di lei.
Leah era arrivata alla conclusione che Carl l'avesse considerata solo una cosa da esibire.
Un oggetto di rara bellezza, stimato con occhio esperto, proprio alla stregua di uno dei suoi diamanti.
Una volta risultato difettoso, non l'aveva più voluto.
«La signora B ha detto di salire. La colazione sarà pronta tra dieci minuti» urlò una voce maschile.
Leah sollevò lo sguardo verso suo padre che si sporgeva dalla terrazza del primo piano.
Indossava una camicia di seta blu e dopo intere giornate in barca, sfoggiava un'abbronzatura invidiabile che lo faceva sembrare molto più giovane dei suoi sessantadue anni. Si teneva in allenamento nella palestra che aveva attrezzato accanto alla sua camera. I folti capelli tinti alla perfezione di castano scuro, contribuivano non poco al suo aspetto da eterno ragazzo.
«È il solo motivo per cui torno a casa tutti i fine settimana» urlò Leah di rimando. «La cucina della signora B!» Ma era una bugia. Tornava a casa ogni fine settimana per stare con suo padre, per scaldarsi al suo affetto profondo e rassicurante.
Dopo il divorzio, Leah aveva scelto di non trasferirsi nella casa paterna. Joachim Bloom era dotato di una personalità forte e Leah sapeva che se fosse rimasta troppo a lungo, avrebbe finito per farsi sopraffare completamente da lui, com'era accaduto a sua madre. Il matrimonio dei suoi genitori era stato molto felice, ma Leah non aveva mai avuto dubbi su chi dei due fosse il dominatore.
«Fesserie!» ribatté suo padre. «Sei magra come un manico di scopa!»
«Non si è mai abbastanza magri...» scherzò Leah.
«O abbastanza ricchi» finì suo padre. «E questo mi fa venire in mente che devo dirti una cosa importante, figlia, quindi vedi di fare andare le gambe!»
«Solo quella buona o anche l'altra?» gli chiese.
Scherzare con suo padre sulle sue ferite era diventata un'abitudine. Leah non voleva che si preoccupasse più di quanto non facesse già. Non voleva fargli capire che era colpa di quegli sfregi, se non scendeva più in spiaggia e si concedeva di nuotare solo nella piscina di casa, quando nessuno poteva vederla, a parte lui e la signora B.
«Molto divertente!» le rispose, prima di sparire in casa.
Leah si mise l'accappatoio in spalla e si diresse verso la sua camera, al primo piano della casa affacciata sul mare, nella quale era cresciuta. Una bellissima casa che, anno dopo anno, era aumentata di valore.
Vaucluse, nella zona est di Sidney, era il posto migliore dove vivere.
Per un breve periodo, dopo la morte della moglie, suo padre aveva pensato di venderla e comprarne una altrove, ma Leah era riuscita a dissuaderlo e ne era stata felice. Per lei era un conforto avere intorno gli oggetti appartenuti a sua madre. Avvertire la sua presenza nelle stanze.
Delle stanze meravigliose. Una casa meravigliosa, pensò Leah malinconica, salendo la grande scala che portava alla zona notte.
Era sotto la doccia quando venne folgorata da un pensiero. Forse suo padre aveva cambiato idea! Intendeva vendere la casa e voleva metterla al corrente.
Non glielo permetterò, pensò, chiudendo il rubinetto con un gesto di stizza, combatterò fino alla morte!
Un minuto dopo stava correndo giù per le scale con un paio di jeans attillati, un top rosa e i lunghi capelli raccolti a coda di cavallo.
Il cuore di Joachim si strinse quando vide sua figlia entrare nel soggiorno. Come somigliava a sua madre! Era identica a Isabel quando aveva la stessa età.
«Papà, se pensi di vendere questa casa...» lo aggredì con uno sguardo feroce, sedendosi a tavola per fare colazione. «Te lo puoi scordare!»
Joachim sospirò. Fisicamente assomigliava a sua madre ma il carattere...
Isabel era stata una donna dolce e remissiva. Lo aveva adorato per tutta la vita, senza mai ribellarsi.
Leah sembrava dolce. Da ragazzina lo era stata, ma negli ultimi mesi era diventata più decisa e molto indipendente. Non dura, questo no, ma... Una degna avversaria, determinata e temeraria.
Chi avrebbe potuto biasimarla per essersi trasformata così? Carl era il principale responsabile di quel cambiamento. Era stato così vigliacco da lasciare Leah proprio quando avrebbe avuto più bisogno di lui. Se lo avesse visto avvolto dalle fiamme, Joachim avrebbe voltato la testa dall'altra parte!
In quel periodo buio della sua vita, sua figlia non aveva avuto che due possibilità. Andare in pezzi o farsi crescere una seconda pelle.
Joachim aveva temuto il peggio, ma era stato felice di vedere che Leah reagiva nel modo migliore.
«No, Leah» la rassicurò con un sorriso. «Non intendo vendere la casa. So quanto la ami.»
Il sollievo di Leah durò solo un attimo. Di cosa voleva parlarle suo padre?
«Allora di che si tratta?» gli chiese, allungando il braccio per prendere un toast dal vassoio. «Non litigheremo di nuovo per il mio lavoro, vero? Pensavo che fossi fiero del fatto che ho trovato un lavoro.»
Forse, sorpreso sarebbe stato un termine più adatto. Quando Leah gli aveva detto per la prima volta che avrebbe voluto lavorare, era caduto dalle nuvole e le aveva chiesto che diavolo pensava di poter fare.
«Anche una cameriera deve avere esperienza, al giorno d'oggi!» aveva obiettato.
Leah aveva compreso la ragione del suo scetticismo quando aveva tentato di compilare il suo curriculum vitae. Studiare non era mai stata una priorità per la ricca principessina. Non poteva vantare altro che il diploma preso con un voto stiracchiato e un breve corso di scrittura creativa. Non aveva nessuna qualifica per poter trovare un lavoro a parte l'aspetto fisico, la naturale abilità con cui trattava gli esponenti dell'alta società e una discreta conoscenza dei computer.
Alla fine, giocando tutte le sue carte, era riuscita a trovare lavoro come receptionist, ma non in una delle prestigiose società del centro. Lavorava in una media azienda che produceva prodotti di bellezza, con sede a Ermington, l'area più industrializzata a ovest di Sidney.
«Sono molto orgoglioso che tu abbia trovato quell'impiego» insistette suo padre.
La signora B entrò nella stanza interrompendo per un attimo la loro conversazione. Posò sul tavolo un piatto di uova strapazzate e un vassoio con pasticcio di carne, pomodori fritti e pancetta,
«Sembra tutto buonissimo, signora B» si complimentò Leah, quando la governante di suo padre le posò davanti un piatto stracolmo.
Leah era segretamente felice di dover affrontare le colazioni della signora B solo una volta alla settimana. In caso contrario, avrebbe avuto un fondoschiena largo come un autobus.
«Cerca di mangiare tutto» l'ammonì la donna. «Stai diventando l'ombra di te stessa, signorina!»
«Non troverai più un altro marito se non ti rimetti un po' in carne» rincarò la dose suo padre.
Leah avrebbe potuto ribadire che rifiutava parecchi appuntamenti ogni settimana, ma preferì sorridere e concentrarsi sul cibo, fino a quando la signora B non fu uscita dalla stanza. Poi posò la forchetta