Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

La moglie ideale
La moglie ideale
La moglie ideale
E-book189 pagine2 ore

La moglie ideale

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Inghilterra, 1823
Il nome della famiglia rischia di estinguersi se David non si affretterà a mettere la testa a posto e a trovare una moglie degna della sua casata. Lui, che in seguito a una cocente delusione non crede più nell'amore, ritiene che la candidata ideale sia la gelida lady Lucinda, nobile e ricca, fino a quando non incontra Sophie Marsden, che incarna però l'esatto esemplare di donna da cui stare alla larga: bella, coraggiosa e di umili origini!
LinguaItaliano
Data di uscita10 set 2021
ISBN9788830534223
La moglie ideale

Leggi altro di Elizabeth Rolls

Autori correlati

Correlato a La moglie ideale

Ebook correlati

Narrativa romantica storica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su La moglie ideale

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    La moglie ideale - Elizabeth Rolls

    Copertina. «La moglie ideale» di Rolls Elizabeth

    Immagine di copertina:

    Graziella Reggio Sarno

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Mistress Or Marriage?

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2001 Elizabeth Rolls

    Traduzione di Daniela Mento

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2002 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3053-422-3

    Frontespizio. «La moglie ideale» di Rolls Elizabeth

    1

    Lady Maria Kentham lanciò un’occhiata carica di esasperazione al suo unico pronipote, David Melville, visconte di Helford. Soltanto Dio sapeva quanto David fosse sempre stato ostinato, ma adesso superava davvero ogni limite! Per ben dodici anni era rimasto lontano dall’Inghilterra in volontario esilio, e adesso al suo ritorno a casa sembrava addirittura peggiorato.

    Questo giudizio riguardava il suo carattere, perché l’aspetto di David era decisamente migliorato da quando era partito per arruolarsi nell’esercito. Allora era poco più che un ragazzo, ora era un uomo, e che uomo! La giacca fatta su misura da uno dei migliori sarti di Londra modellava perfettamente i muscoli delle sue spalle e del suo petto. I pantaloni, così aderenti da far gridare allo scandalo, non facevano altro che sottolineare le sue gambe forti e virili.

    Lady Kentham detestava la nuova moda che rivelava in maniera tanto audace il corpo degli uomini, ma doveva ammettere che David era attraente: aveva gli occhi verdi dei Melville, la famiglia del padre, e i capelli neri e i lineamenti perfetti di sua madre. Era un uomo forte, ma raffinato e avrebbe dovuto fare impazzire tutte le donne e sicuramente era così, eppure non voleva sposarsi.

    «Non credi, zia Maria, che sia piuttosto inopportuno che tu mi parli subito di matrimonio, dopo che sono ben dodici anni che non ci vediamo? Sembra che non ti importi affatto di me, che mi consideri solo un esemplare per la riproduzione della specie» dichiarò in tono offeso il pronipote.

    Lady Kentham non si turbò affatto per quel rimprovero. «Tu sei il nuovo visconte di Helford! Dopo la morte prematura di tuo fratello James, che Dio l’abbia in gloria, sei l’unico erede della nostra casata. Tu e la povera Fanny, che è solo una bambina di dieci anni.» Tirò fuori il fazzoletto dalla borsetta di pizzo, per asciugarsi gli occhi.

    Anche una donna come lei, dal carattere forte e deciso, non poteva rimanere impassibile quando ricordava la morte di James, avvenuta un anno prima, seguita a poca distanza da quella altrettanto prematura della moglie Felicity. La piccola Fanny, la loro unica figlia, era rimasta orfana nel giro di appena sei mesi e adesso viveva con la prozia nel Warwickshire, a Helford Place.

    Solo i lutti che si erano abbattuti sulla sua famiglia avevano convinto David a tornare da Vienna.

    «Questo non significa affatto che, appena rientrato a Londra dopo dodici anni di assenza, debba mettermi per forza in cerca di una moglie.»

    «La discendenza della nostra casata è in pericolo. I Melville sono visconti di Helford solo da un secolo e, se tu non ti affretterai a dare un erede al tuo nome, potremmo perdere il titolo.»

    Possibile che non capisse, che si mostrasse così indifferente? Che il ricordo di Felicity lo tormentasse ancora fino al punto da fargli rifiutare l’idea di sposare un’altra donna? Lady Kentham non aveva l’abitudine di tenere per sé quello che pensava e, quando fece a David il nome della cognata defunta, lui trasalì.

    «Sapevi?» le chiese stupito.

    «Tutti sapevano, David! Possibile che non te ne fossi accorto? Solo James, poveretto, non ne è stato mai a conoscenza.»

    Quella rivelazione colpì David con la forza di un macigno. «James non ne era al corrente?»

    «Tu non hai mai capito tuo fratello, David. James non avrebbe mai chiesto a Felicity di sposarlo, se avesse immaginato che tu ne eri innamorato come uno sciocco! Come uno sciocco, e lo ripeto. Felicity l’ha tradito fin dall’inizio, e lui non si è accorto neppure di quello, povero ingenuo.»

    «James non sapeva che...» ripeté lui, ancora incredulo.

    «Fu tua madre a combinare ogni cosa, mentre tu credevi che tuo fratello avesse voluto farti di proposito l’affronto di portarti via la donna che amavi, così ti sei arruolato nell’esercito e te ne sei andato dall’Inghilterra. Che idiota!»

    David era troppo colpito da quella notizia per reagire all’insulto e la prozia ne approfittò per insistere sull’argomento che le stava a cuore.

    «Devi sposarti al più presto e avere un figlio! So che le donne ti piacciono ancora perché mi è arrivata voce che avessi un certo debole per le ballerine e le cantanti d’opera, a Vienna. Dunque non devi fare altro che trovare una fanciulla di buona famiglia e sposarla. È il tuo dovere e non puoi sottrarti, ricordatelo!»

    «Hai ragione» le rispose in tono stranamente conciliante. «È il mio dovere.»

    Lady Kentham fu sorpresa da tanta improvvisa docilità. Forse lo aveva giudicato male, non era più testardo come un tempo, o forse la notizia che Felicity aveva tradito il marito e che suo fratello non aveva voluto portargliela via lo aveva colpito profondamente. Come erano ingenui gli uomini, pensò. Bastavano un paio di begli occhi per rovinare loro la vita.

    Comunque il pronipote non aveva perso molto lasciando al fratello maggiore una donna, che lo avrebbe reso infelice. David infatti non era come James e si sarebbe accorto degli innumerevoli tradimenti della moglie.

    «Bene, se ti rendi conto che devi sposarti al più presto, datti da fare» gli ordinò la gentildonna alzandosi dalla poltroncina dov’era seduta.

    «Te ne vai già?»

    «Certo che me ne vado, tuttavia prima voglio che tu sappia che cosa penso di te. Dodici anni all’estero non hanno affatto migliorato la tua educazione, ragazzo mio. Si offre sempre qualcosa a un ospite, anche se non è affatto gradito, e tu non mi hai offerto neppure una tazza di tè!»

    «Ho sentito distintamente, zia, prima di entrare in questo salotto» replicò lui con la massima calma, «che stavi dicendo al mio maggiordomo di non importunarti più con l’offerta di tè, di dolci o di Madera. Gli hai anche intimato di lasciarti in pace e di rendersi utile altrove. Quindi, non volendo che tu mi riservassi lo stesso trattamento, ho evitato con cura di offrirti qualunque cosa.»

    «E hai fatto malissimo!»

    «Avresti rifiutato?»

    «Certo, ma tu dovevi offrirmela! E ora torno da Grillon’s

    «Zia, ti prego» cercò di fermarla. «Perché vuoi tornare in albergo? Sai benissimo che saresti un’ospite più che gradita in casa mia.»

    «Gradita?»

    «Sai che ti voglio bene, nonostante il tuo carattere. Voglio dire, zia» si corresse prontamente, «che ho sempre apprezzato la tua sincerità.» Era vero. David aveva sempre avuto un debole per la terribile zia Maria, la sorella di suo padre che diceva in faccia a tutti quello che pensava.

    «Mi fa piacere, tuttavia tornerò da Grillon’s. Resterò solo un paio di giorni a Londra, poi tornerò da Fanny. Non posso lasciare sola tua nipote a Helford Place per molto tempo.»

    «Sei venuta dal Warwickshire solo per ordinarmi di sposarmi?»

    «Certo che no, sciocco!» Si appoggiò al bastone che un tempo era appartenuto a suo padre e che nascondeva, all’interno, la lama di una spada. «Sono venuta a Londra anche per andare a teatro. Sai che vado matta per l’opera.»

    David si ritirò in biblioteca, dopo che la zia Maria se ne fu andata, ma anche lì non riuscì a calmarsi del tutto. Quello che aveva saputo era troppo sconvolgente.

    La sua prozia gli aveva rivelato dopo dodici anni che suo fratello James non era stato il mostro di crudeltà e d’invidia che lui aveva sempre creduto, non gli aveva portato via l’unica donna che aveva amato, Felicity, solo per una stupida rivalità, per farlo soffrire. E per ribadire che era lui il fratello maggiore e che aveva il diritto di fare tutto quello che voleva senza alcun rispetto per i sentimenti altrui.

    Proprio la convinzione che James avesse voluto di proposito ferirlo e umiliarlo lo aveva spinto ad andare in esilio. Si era già reso conto di che tipo di donna fosse Felicity, nonostante avesse continuato a desiderarla con l’ossessività di un pazzo. Eppure, all’inizio, aveva creduto che avesse davvero avuto un animo puro e innocente, l’aveva amata come un ragazzo giovane e inesperto poteva amare una donna che gli sembrava l’incarnazione di tutti gli ideali e i sogni.

    Lei l’aveva assecondato, ma allora David ignorava che aveva l’abitudine di assecondare tutti gli spasimanti, vecchi o giovani che fossero. La sua audacia di innamorato si era spinta fino al punto di presentarsi al padre dell’amata e di chiederla in sposa. Ma il padre di Felicity si era dimostrato molto drastico nel rifiutare la proposta di matrimonio: sua figlia era già promessa a un altro, gli aveva detto senza mezzi termini, e poi gli aveva ordinato di tenersi alla larga da lei da quel momento in poi, senza più osare importunarla.

    David aveva sofferto molto e tutti i suoi sforzi per rivedere Felicity e parlarle erano stati inutili. Chi era l’altro? Chi era l’uomo che suo padre voleva imporle come marito, incurante dei suoi sentimenti? Perché David, fino a quel momento, era ancora persuaso che la bella e nobile fanciulla fosse innamorata di lui e che solo l’autorità paterna la costringesse a un matrimonio combinato.

    Poi una sera, tornando a casa, aveva appreso la verità. Aveva sentito sua madre che annunciava agli amici di famiglia, riuniti per una cena, le imminenti nozze del figlio maggiore con Felicity. Era proprio suo fratello James il rivale!

    Quella scoperta lo aveva sconvolto, così dopo cena David aveva affrontato la madre.

    «Tu sapevi che amavo Felicity!» l’aveva accusata.

    La viscontessa gli aveva risposto freddamente che suo fratello James, grazie al titolo che aveva ereditato dal padre, sarebbe stato un partito migliore per Felicity di un figlio cadetto e squattrinato come lui. Quindi, se l’avesse amata davvero come dichiarava, avrebbe dovuto essere contento di quel matrimonio.

    David non le aveva più rivolto la parola. Il giorno seguente era riuscito a incontrare di nascosto Felicity, per chiederle spiegazioni di quanto era accaduto.

    «Che cosa potevo fare, David?» gli aveva risposto lei, sforzandosi di mostrarsi dispiaciuta. «Mio padre mi ha ordinato di sposare tuo fratello James. Non posso oppormi alla sua volontà, è il mio dovere di figlia assecondarlo e, dopotutto, tuo fratello è un visconte e tu non sei nulla. Sarei una pazza a sposare te e rifiutare lui. Non ti pare?»

    Allora lui aveva capito quanto fosse gretta e meschina la donna che amava, ma anche in quel momento aveva continuato a desiderarla, odiandosi nel frattempo per i sentimenti che lo turbavano.

    E purtroppo non era ancora finita! Felicity gli aveva rivelato anche un altro aspetto del suo carattere che ignorava.

    «Del resto, mio caro» aveva aggiunto per consolarlo, «sai benissimo come vanno a finire i matrimoni. Lascia che dia a tuo fratello l’erede che desidera per il suo nome e per il suo titolo poi, quando avrò fatto il mio dovere, non ci sarà alcun motivo perché noi non possiamo incontrarci quando tu vorrai.»

    Per David era stato lo schiaffo peggiore. Si era sentito fortunato per non averla sposata e aveva avuto un moto d’orgoglio pensando che, sposando una simile donna, James sarebbe stato ripagato del male che gli stava facendo.

    Così David se n’era andato. All’inizio non era stato facile, però alla fine era riuscito a dimenticare, arruolandosi nell’esercito e combattendo con grande coraggio.

    Ma se l’amore per Felicity era svanito, l’odio per suo fratello no, anzi si era annidato nel suo cuore fino a quel giorno, fino alla sconvolgente rivelazione della prozia Maria.

    Quindi la verità era che James non aveva mai saputo che lui era innamorato di Felicity, né era venuto a conoscenza delle innumerevoli infedeltà della moglie. Almeno in quello il destino era stato giusto con lui, visto che non meritava l’infelicità che il fratello gli aveva augurato durante tutti quei terribili anni.

    David decise che non poteva rimanere in casa per tutto il pomeriggio. Aveva bisogno di distrarsi, di pensare ad altro, perché troppi dolorosi ricordi gli stavano tornando alla mente.

    Una bella passeggiata in Bond Street era proprio quello che ci voleva per rasserenare l’animo. Avrebbe rivisto i vecchi amici di un tempo, i compagni dei giorni felici della sua giovinezza. Fino a quel momento era rimasto in incognito e non aveva cercato di incontrare nessuno, tuttavia adesso tutti dovevano sapere che era tornato a Londra.

    E poi avrebbe pensato anche al matrimonio, come aveva promesso alla prozia. Non glielo aveva detto soltanto per farla stare tranquilla, aveva davvero intenzione di sposarsi.

    Si era ripetuto anche durante il viaggio da Vienna che ormai era giunto il momento di trovare una moglie e mettere su famiglia, quindi era bene impegnarsi per provvedere subito a risolvere il problema.

    L’orribile esperienza con Felicity gli aveva insegnato a non fidarsi mai delle donne e soprattutto a non innamorarsi. Per ben dodici anni aveva accuratamente evitato di legarsi a una donna che potesse indurlo al matrimonio, e del resto chi sarebbe riuscito a convincerlo a un tale passo? Le ballerine e le cantanti dell’Opera di Vienna erano più che sufficienti per rallegrargli le notti e lui non chiedeva altro.

    Adesso le cose erano cambiate. Doveva cercare una moglie e lo avrebbe fatto secondo le regole che gli erano state insegnate così bene da Felicity. Prima di tutto voleva una ragazza ricca e titolata e poi di moralità ineccepibile, assolutamente incapace di tradire il marito, visto che non aspirava a trascorrere gli anni futuri della propria vita nel ridicolo e nella vergogna, com’era successo a suo fratello.

    Non sarebbe stato facile trovare una donna che rispondesse a quelle esigenze. Doveva cominciare a cercarla al più presto.

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1