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Una ricompensa per il conte: Harmony History
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Una ricompensa per il conte: Harmony History
E-book231 pagine4 ore

Una ricompensa per il conte: Harmony History

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Info su questo ebook

Londra, 1816
Aggredita mentre si trova in una zona malfamata di Londra, Miss Emma Waverley viene tratta in salvo da Lance Harley, Conte di Houndsmere. Quest'ultimo rimane subito colpito dall'animo impetuoso di Emma e dai segreti che sembra nascondere. Abituato ad avere sempre ciò che desidera, Lance è convinto di poter ottenere i favori della giovane offrendole una ricca ricompensa. In cambio lei dovrà diventare la sua amante. Nonostante Emma stia lottando con tutte le forze per salvare la famiglia, caduta in disgrazia, non si sognerebbe mai di venir meno ai propri principi morali e rifiuta ogni approccio del conte, almeno fino a quando Lance scopre la verità sul passato che lei nasconde.
LinguaItaliano
Data di uscita20 set 2019
ISBN9788830503953
Una ricompensa per il conte: Harmony History
Autore

Mary Brendan

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Una ricompensa per il conte - Mary Brendan

    successivo.

    1

    Londra, 1816

    «Vi prego, padre, mettete giù la pistola! Questo gentiluomo non mi ha recato alcun danno, anzi, mi ha prestato soccorso.» Miss Emma Waverley cercò di tenere la voce bassa. Con la coda dell'occhio aveva notato una tenda scostarsi in una delle finestre della casa accanto.

    «Soccorso!» ruggì Mr. Bernard Waverley. «È così che l'ha definito, vero?» Scese un altro gradino in direzione del marciapiede. Allungando il braccio gracile, puntò la pistola da duello a due pollici da un panciotto di squisita fattura. «Questi dannati libertini non conoscono la vergogna!» Scosse l'arma per ribadire la propria intenzione di premere il grilletto. «Basta guardarlo per capire che è un mascalzone.» I suoi occhi lacrimosi studiarono l'aria leggermente ebbra e l'aspetto scarmigliato dello sconosciuto.

    Adesso che lo osservava con maggior attenzione, Emma notò che era decisamente attraente e che doveva essere anche molto ricco. Abiti così raffinati non potevano fare a meno delle amorevoli cure di un valletto. Per quanto riguardava poi la carrozza parcheggiata sul bordo della strada, solo i damerini più ricchi possedevano vetture tanto appariscenti.

    Se temeva di morire per mano di suo padre, non lo dava a vedere. Non sembrava spaventato, i suoi lineamenti esprimevano solo stanchezza. «Forse sarà il caso di discutere la faccenda dentro casa» suggerì l'uomo con pesante sarcasmo, indicando con un cenno del capo il pubblico che avevano attirato.

    Emma seguì il suo sguardo. Dal lato opposto della strada due domestiche avevano smesso di sbadigliare e di strofinare i gradini per girarsi e fissare con aria basita lo spettacolo di un anziano con indosso una camicia da notte e una papalina che puntava una pistola al petto dell'ipotetico seduttore della figlia. Presto l'alba avrebbe lasciato il posto a una splendida mattinata primaverile, e la piazza si sarebbe riempita di gente e di carrozze. Di certo in molti avrebbero gradito iniziare la giornata con un bello spettacolo.

    «Per favore, padre, datemi la pistola!» Emma allungò la mano per prendere l'arma, ma lui, cocciuto, se la tirò al petto con un ruggito ammonitore.

    «No! Prima voglio sapere perché ti ha riportato a casa a quest'ora del mattino. Credevo tu fossi a letto.» Bernard guardò con occhi di brace la figlia. «Sei proprio nei guai, signorina, spero che te ne renda conto.»

    Emma se ne rendeva conto... più di quanto il padre immaginasse. Tuttavia la coscienza non le avrebbe permesso di accusare qualcun altro e nascondere la propria colpevolezza. Portò lo sguardo sul suo salvatore, trasalendo nel notare il bagliore sardonico nei suoi occhi azzurri. Non sembrava irritato. Non rimpiangeva di essersi fermato ad aiutarla. Si erano parlati a malapena, eppure lei avrebbe scommesso che non era tipo da mettere in discussione il proprio comportamento. Non era parso dispiaciuto, quando aveva picchiato due uomini per difenderla.

    Imprecando fra sé, l'uomo salì due scalini e, afferrata la bocca dell'arma da fuoco, strappò la pistola dalle dita ossute di Bernard, che parve stupefatto di essere stato disarmato con tanta facilità.

    Con il pericolo imminente ormai superato, Emma afferrò il padre per il braccio e lo allontanò dagli occhi delle domestiche curiose.

    Rimasto solo per strada, Lance Harley, Conte di Houndsmere, mise una mano abbronzata sulla ringhiera arrugginita e si esaminò le nocche escoriate. Vedere un vecchio infuriato puntargli addosso una pistola da duello scarica era stata un'esperienza unica, sebbene non fosse nuovo a tali minacce, anche se in altri casi aveva fronteggiato rivali gelosi. Era tentato di proseguire verso casa, invece, con un sospiro, salì i gradini due alla volta, ansioso di mettere fine a quella storia. Entrò in un ingresso buio e si richiuse la porta alle spalle. Poiché la casa era silenziosa, rimase dov'era, sperando che la giovane avrebbe placato il padre senza bisogno di altro aiuto. Voleva andarsene a dormire, non essere costretto a difendere le proprie, incaute azioni eroiche.

    Nonostante i postumi della sbornia, si era sentito in obbligo di comportarsi in modo onorevole e di accompagnare la giovane a casa per avere la conferma che fosse una donna rispettabile quanto affermava di essere. Che lo fosse, però, non ci avrebbe giurato. Lance aveva dei sospetti sul motivo per cui una giovane di buoni natali si fosse trovata fuori da sola, a quell'ora. Era una bellezza dai capelli neri e dagli occhi dorati, non nel primo rigoglio della giovinezza, e forse non era la prima volta che usciva di nascosto per vedere il proprio innamorato. Era possibile che il padre non fosse sgomento quanto dava a vedere, sorprendendola mentre tornava a casa a quell'ora impossibile. Se quella vecchia volpe credeva di fingersi un genitore indignato per volgere la situazione a favore della figlia zitella, si sbagliava di grosso. Non era la prima volta che Lance era vittima di un qualche intrigo ideato allo scopo di indurlo a presentarsi all'altare per impalmare una debuttante. Intrighi falliti, dal primo all'ultimo.

    La giovane in questione doveva aver debuttato tempo prima, probabilmente nell'anno in cui il vecchio conte era morto e Lance aveva lasciato l'esercito per assumere il titolo. All'epoca la sorella Ruth lo aveva assillato affinché partecipasse ad alcuni balli da Almack's, nella speranza che trovasse moglie. Non ricordava di avervi mai visto la donzella in pericolo. Si sarebbe ricordato di un tipo come lei. Anzi, forse sarebbe addirittura passato alla storia chiedendole un ballo, invece di trascorrere la serata con gli amici, in attesa che arrivasse un'ora decente per andarsene e cercare la compagnia di donne meno decorose. Un sorriso nostalgico gli curvò le labbra nel ripensare ai vecchi tempi...

    Emma comparve sulla soglia del salotto e vide che il suo riluttante eroe aveva un'espressione divertita. Be', almeno qualcuno aveva voglia di sorridere, pensò, stizzita. Poiché lui l'aveva notata, lo invitò a seguirla con un cenno del capo, quindi si slacciò il cappellino, lasciando ricadere i boccoli color ebano.

    «Prego, raggiungeteci qui, signore.» Emma cercò di scusarsi con il tono di voce e l'espressione dei grandi occhi dorati. L'occhiata che ricevette, tuttavia, l'allarmò e la infastidì al tempo stesso. Il giovane sembrava intendesse fare qualche commento beffardo, ma si stava trattenendo. Be', non era stata lei a chiedergli di comportarsi come un cavaliere dalla scintillante armatura, benché dovesse ammettere di essere contenta che l'avesse soccorsa. Se non fosse intervenuto, sarebbe finita violentata, o uccisa, o entrambe le cose. Sapeva che il padre era convinto che lo sconosciuto avesse intenzioni lascive, nei suoi confronti, ma in verità non l'aveva affatto maltrattata. A parte caricarla con forza sul phaeton per riaccompagnarla a casa a rotta di collo, non l'aveva nemmeno sfiorata finché non l'aveva aiutata a scendere dalla vettura.

    «Potete cominciare presentandovi, signore!» Impaziente, Bernard era apparso sull'uscio del salotto di fianco alla figlia.

    «Sedetevi, padre» lo pregò Emma, imbarazzata. «Anche voi, se volete, signore.» Tornò a guardare lo sconosciuto. Sembrava combattuto se obbedirle o andarsene. Non la biasimava.

    «Lance Harley, al vostro servizio, signore.» Un inchino indolente seguì a quella presentazione. Poi lui si avvicinò a Bernard e posò la pistola su un tavolo.

    «Ho già sentito questo nome.» L'altro ignorò la mano allungata del giovane e si accigliò. «Forse non è la prima volta che mi create guai, Harley?»

    «Sono sicura che non l'abbia mai fatto, padre» intervenne Emma. «Dovreste ringraziarlo. È stato così gentile da fermarsi e salvarmi dalle grinfie di alcuni briganti, quindi di riportarmi a casa.» Forse suo padre ricordava il nome dello sconosciuto perché frequentavano lo stesso circolo, rifletté Emma. Tuttavia, vista la differenza d'età, era improbabile che avessero amici in comune. Non che al padre ne fossero rimasti tanti, beninteso. «Mi dispiace di avervi fatto preoccupare tanto, ma per fortuna non è successo niente di male.»

    «Niente di male?» tuonò Bernard. Si sfilò la papalina, svelando ciuffi di capelli ingrigiti, e cominciò a marciare avanti e indietro per la stanza. «Lo vedremo, una volta che le pettegole avranno avuto il tempo di compiere il loro lavoro. Non sarai più nel fiore degli anni, figlia mia, ma sei ancora abbastanza giovane da suscitare il desiderio negli uomini e la gelosia nelle donne.»

    Emma si sentì arrossire fino alla cima dei capelli. Di norma, un commento simile non l'avrebbe infastidita, ma che la sua età fosse stata sbandierata alla presenza di quel gentiluomo era mortificante.

    Bernard parve ignaro dello sconcerto della figlia. «Dunque per poco non sei stata derubata... e non solo della borsetta, scommetto.» Si girò verso il buon samaritano. «Di certo vi aspettate che vi ringrazi e che vi dia denaro affinché non raccontiate in giro del comportamento di mia figlia. Be', non otterrete niente di tutto ciò. Non vi ricompenserò perché vi siete lasciato coinvolgere in questo bello scherzetto.»

    Sempre più a disagio, Emma lanciò uno sguardo di scuse al gentiluomo. Incrociò due occhi color zaffiro cinici e divertiti. Tornò quindi a girarsi verso il padre, quando si sentì scuotere il braccio con veemenza.

    «Cosa diavolo pensavi di fare, sgattaiolando fuori di casa alle mie spalle?» Il padre era furibondo, ma Emma sapeva che non era manesco, quindi si stupì quando vide Harley avvicinarsi, come per intervenire.

    «Ne parleremo dopo, in privato, padre.» Lanciò un'occhiata d'ammonimento al suo salvatore, e lo vide irrigidirsi. Certo, lui non poteva sapere che la famiglia Waverley era abituata a mantenere dei segreti. «Mr. Harley forse gradirà una tazza di tè, prima di ripartire.» Aveva parlato in tono sbrigativo, immaginando che lui preferisse andarsene.

    Lui rispose alle sue aspettative, facendo cenno che non c'era bisogno di disturbarsi.

    Lance si coprì la bocca con una mano, soffocando uno sbadiglio. Era stato occupato quasi tutta la notte, in gran parte per piacere, finché non aveva udito le grida della ragazza, che cercava di impedire che le rubassero la borsetta. A quel punto aveva esaurito il resto delle energie in una scazzottata. Gli sfuggì un mezzo sorrisetto. L'aveva vista sganciare un paio di colpi sui tipacci.

    «E voi mi farete la cortesia di presentarvi a vostra volta?» Era curioso di sapere chi fosse quella ragazza.

    «Siete stato da solo con mia figlia e non vi siete nemmeno curato di chiederle come si chiama?» Waverley sembrava esterrefatto.

    «Non conosco ancora il suo nome, ma ditemelo e vi prometto che non lo scorderò.» Lance fissò la giovane, catturando il suo sguardo prima che lei lo distogliesse. Si rese conto che aveva detto la verità. Non avrebbe dimenticato quella donna, sebbene non comprendesse perché ne era rimasto tanto colpito, visto che si erano a malapena parlati, o toccati.

    Poiché Waverley sembrava troppo sdegnato per presentarsi, lei affermò: «Mi chiamo Emma Waverley, e questo è mio padre, Bernard».

    Quel nome risvegliò di colpo l'interesse di Lance, che non si sentì più annoiato, né tanto stanco. Aveva già sentito parlare di Bernard Waverley, e conosceva per sommi capi la sua storia.

    Ora che sapeva con chi aveva a che fare, era più incline a credere che la giovane si fosse trovata per le strade malfamate di Londra non per caso, ma di proposito. Dopo averla salvata non le aveva chiesto cosa stesse facendo lì, ma solo il nome e l'indirizzo. Lei si era ben guardata dal rivelargli la sua identità, limitandosi a informarlo che viveva in Primrose Square, a Marylebone. Poi, una volta che l'aveva ringraziato, aveva tenuto la testa girata per il resto del tragitto. Adesso che conosceva il suo nome, rammentò che anni prima aveva sentito dire che suo padre era addirittura stato rinchiuso nella prigione per i debitori. Lance ricordò alcune battute sentite al club riguardo a Bernard Waverley, un gentiluomo sommerso dai debiti, al quale era rimasta da vendere solo la figlia.

    Era evidente che Waverley era ancora al verde e che non avrebbe voluto che gli eventi della nottata peggiorassero la situazione della sua famiglia. Il ton abbondava di donne maligne, che non avevano nient'altro da fare se non mandare in frantumi la reputazione di giovani signorine, in modo che la loro progenie potesse guadagnare in popolarità. Su quello, Bernard Waverley aveva avuto ragione.

    A giudicare dal mantello e dal cappellino modesto della ragazza, Lance aveva creduto si trattasse di una domestica d'alto rango, che si trovava in quella zona in visita ai propri parenti poveri. La sua buona educazione gli era tuttavia parsa ovvia, una volta che si erano scambiati alcune parole. Lance aveva quindi supposto che avesse avuto un convegno amoroso con un innamorato irresponsabile, che non aveva avuto la decenza di riaccompagnarla a casa. Nella zona si trovavano tante pensioni poco costose in cui vivevano impiegati e apprendisti. Poteva anche darsi, però, che lei non avesse alcun fidanzato e che invece avesse fatto visita a qualcuno che era disposto a pagare per la sua compagnia.

    L'East End di Londra era famoso per commerci di ogni tipo. Bordelli e case da gioco si trovavano di fianco a uffici con targhe in ottone nei quali uomini istruiti facevano affari. Al calar della sera, diversi gentiluomini cercavano svago in quel quartiere. Lance era uno di loro, sebbene la sua amante alloggiasse in una strada migliore rispetto a quella in cui aveva trovato Miss Waverley. Non sarebbe stata la prima volta che una donna di nobili natali, caduta in disgrazia, era costretta a usare le risorse che possedeva per restare a galla. E senza dubbio Emma Waverley aveva qualcosa che valeva la pena di vendere. Pur con tutto il suo sdegno, era possibile che il padre fosse consapevole di quello che combinava, perché era sopravvissuto alla bancarotta grazie a lei.

    Emma notò il cambiamento che era avvenuto nel suo salvatore. Aveva riscontrato la stessa espressione scaltra sui volti di altri gentiluomini mentre riflettevano sulla sua situazione poco invidiabile di nobile impoverita e futura vecchia zitella.

    «Non c'è motivo perché vi trattenga ancora, signore» dichiarò con decisione. «Vi ringrazio ancora per l'aiuto, ma mio padre deve tornare a letto.»

    Era un congedo in piena regola, e Harley sorrise. Non doveva capitargli spesso che qualcuno tentasse di buttarlo fuori di casa. Emma lo vide prendere di nuovo la pistola dal tavolo. «Se in futuro intendete ancora minacciare qualcuno con una pistola scarica» dichiarò, «evitate di puntarla verso la luce. Chi è stato nell'esercito capirà subito che state fingendo.» Poi riconsegnò l'arma al proprietario.

    Bernard impallidì e si girò verso la figlia. «Hai parecchio da spiegare, signorina.» Si diresse verso la porta, la pistola in mano. «Se ciò che hai detto è vero, allora sei in debito con quest'uomo. Non vedo il motivo di fare tanti giri di parole. Accompagnalo alla porta, poi raggiungimi nello studio.» Quindi uscì dalla stanza sbattendo la porta.

    Emma sapeva che non era solo il padre a voler sapere cosa avesse combinato. Harley sembrava curioso di sapere perché avesse rischiato la vita e la reputazione in un quartiere degradato nelle primissime ore del mattino. Gli doveva più di un ringraziamento e di una scusa, ma non gli avrebbe offerto altro. Non poteva raccontare la verità a qualcuno di cui non si fidava. Avrebbe potuto svelarla solo al padre, il quale sarebbe rimasto sgomento nell'apprendere per quale motivo sua figlia si fosse recata in una squallida pensione nel cuore della notte.

    «Spero mi userete la cortesia di tenere questo episodio per voi, signore.» Le parole le erano uscite con più impeto di quanto avesse voluto.

    Un bagliore pericoloso illuminò gli occhi di lui, ed Emma suppose che nessuno gli dicesse mai cosa fare.

    «E spero che voi mi spiegherete perché dovrei.»

    «Comune decoro, direi, Mr. Harley.»

    «Un comune decoro che mi è parso tristemente assente dal vostro comportamento, Miss Waverley. Cosa stavate combinando in quel postaccio?»

    «Potrei rivolgervi la stessa domanda» ritorse lei. «Mi dispiace» si affrettò a scusarsi. «Sono stata impertinente. Non mi riguarda il motivo per cui vi trovavate in una via popolata da delinquenti.»

    Le labbra di lui si curvarono a quella replica. «Non mi trovavo in quella via. Stavo passando lì vicino quando vi ho sentita gridare, tutto qui. Frequentate regolarmente quella zona?»

    Emma lo guardò con occhi di brace. Se quell'uomo pensava che fosse una sgualdrina, che avesse almeno il coraggio di dirglielo in faccia!

    «Allora, mi rispondete?»

    «Vi dirò questo, signore, e nient'altro: non ero lì per affari, ma per incontrare qualcuno.»

    «Credo sia la stessa cosa, mia cara.»

    «Per incontrare un parente!» sbottò lei, non sopportando il suo sarcasmo.

    «Di cattivo gusto, certo, ma non inaudito, o così mi hanno detto» ribatté lui con lo stesso tono mordace.

    «Era mio fratello!» esplose lei. Sconvolta da ciò che aveva appena svelato, Emma gli voltò le spalle, sgomenta. Era caduta nella trappola.

    «Vostro fratello?» ripeté lui dopo un breve silenzio.

    Emma non aggiunse altro, ma ispezionò la polvere sul piano del tavolo con la punta delle dita mentre pensava a una maniera di distrarre Harley finché non avesse potuto accompagnarlo alla porta, nella speranza che dimenticasse quanto si era lasciata sfuggire.

    «Non fingerò di essere del tutto ignaro della situazione della vostra famiglia, Miss Waverley. So per certo che vostro fratello è

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