Pettini-fini
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Anteprima del libro
Pettini-fini - Maria Messina
Indice
Prefazione
Pettini-fini
Janni lo storpio
Le nove torrette
Al buio
Coglitora d’olive
Il compagno
Prima di farla…!
Grazia
Maria Messina
Pettini-fini
e altre novelle
Prefazione
Figlia di un maestro di scuola elementare e di una casalinga appartenente ad una casata nobiliare decaduta, Maria Messina nacque a Palermo il 14 Marzo 1887. Divenuto direttore, il padre, nel 1903, venne trasferito a Mistretta dove soggiornò con la famiglia fino al 1909. Fu nella allora popolosa cittadina dei Nebrodi che la giovanissima Maria, avendo a modello le storie del già celebre Giovanni Verga, pensò di trasferire la sua spiccata sensibilità in trame narrative che certamente traevano spunto da personaggi e ambienti del luogo dove soggiornava. La topografia narrativa dei racconti contenuti nelle sue due prime raccolte di novelle "Pettini-fini e
Piccoli gorghi è infatti densa di scorci urbani e campestri che inequivocabilmente si riferiscono al territorio di Mistretta. Il quartiere di Santa Caterina, la strada di Santo Nicola, la strada di Santa Maria, il quartiere Rosario, l’orologio della Matrice, la contrada Cànnito, la contrada Treppiedi, la contrada Buscardo, citati in questo libro, fissano geograficamente percorsi, suoni e solitudini di personaggi immersi in travagliati contesti familiari. Attenta osservatrice di usi e costumi che corredano le trame, Maria Messina, nel mentre fissa remote consuetudini del territorio, comincia a scandagliare nella diversità dei caratteri umani e, come ape volante di fiore in fiore, soffermandosi in alcuni di essi, ne succhia il nettare e lo espone nelle sue pagine, a beneficio delle generazioni successive. Emergono così alcuni dei tanti marginali tipi della società (Janni lo storpio, Grazia), con le loro particolari angosce che tanto somigliano a quelle della gente comune dotata di particolare sensibilità che usa spesso interrogarsi e già nella descrizione di tali figure, Maria Messina comincia ad affrancarsi dallo stereotipo letterario del Verga. Cosicché
Pettini-fini ed altre novelle" è preludio dei successivi sviluppi narrativi della scrittrice, mistrettese d’elezione.
La cittadinanza onoraria attribuitale dal consiglio comunale di Mistretta nell’anno 2009, quindi 65 anni dopo la sua morte, avvenuta su proposta del sindaco pro tempore, il recupero della salma traslocata dal Cimitero della Misericordia di Pistoia al Cimitero monumentale della cittadina, chiesta e ottenuta da quella Amministrazione comunale su proposta dell’associazione culturale locale Progetto Mistretta
, consolida il rapporto fra la scrittrice siciliana e la cittadina dei Nebrodi che lei portò nel cuore durante il suo peregrinare al seguito del padre che, essendo divenuto ispettore scolastico, per motivi professionali visse in varie Regioni d’Italia.
Come è noto, dopo la pubblicazione di Pettini-fini e Piccoli gorghi, Maria Messina dedicò diversi anni della sua vita alla narrativa per l’infanzia pubblicando "I racconti di Cismè nel 1912,
Pirichitto nel 1914 e
Cenerella" nel 1918, che si pongono come opere interlocutorie rispetto alle altre sue novelle e ai suoi più noti romanzi pubblicati in seguito, dei quali La casa nel vicolo, del 1921, e L’amore negato, del 1928, secondo la critica moderna, ne costituiscono l’apice. Appare, tuttavia, lecito pensare che la maestria raggiunta in seguito dalla scrittrice sia un naturale consolidamento delle sue prime esperienze letterarie esercitate durante i suoi 6 anni di permanenza al terzo piano della casa mistrettese della Via Tolentini, oggi via Paolo Insinga, che la ospitò con la famiglia, il cui balcone si affacciava alla vista di diversi crinali montuosi dei Nebrodi occidentali.
Filippo Giordano
Pettini-fini
Lo chiamavano Pettini-fini, perché aveva cominciato a fare il merciaiolo portando una cassetta appesa al collo per le cigne: con pochi nastri, lacci da scarpe, forcine, pettini di legno, e quei specchietti da due soldi che comprano i bimbi e le ragazze; e perché andava gridando: - Pettini fini! Specchi fini! – Durò poco, così; poi tutt’a un tratto la cassetta si riempì d’oggetti buoni, sciarpe, nastri e fazzoletti di seta. Pettini non n’ebbe più e per non gridare portava un piccolo corno, che sonava nelle strade ove non era tanto conosciuto; nel quartiere di Santa Caterina s’era fatto le clienti fisse che scendevano sulla porta ad acquistare roba, quando lo vedevano o lo sentivano passare. Ma il nomignolo Pettini-fini gli restò: non