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Mordechai Vanunu. Prigioniero di Israele
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Mordechai Vanunu. Prigioniero di Israele
E-book80 pagine1 ora

Mordechai Vanunu. Prigioniero di Israele

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Info su questo ebook

Una notte di settembre del 1985, Mordechai Vanunu, un giovane tecnico che lavora nei sotterranei del reattore nucleare di Dimona, in Israele, con una fotocamera documenta il segreto della fabbricazione di bombe atomiche. Un anno dopo, molte delle foto scattate compaiono nelle prime pagine del giornale Sunday Times di Londra, insieme ai dettagli sulla costruzione degli ordigni. La storia rivela che Israele è in possesso di alcune testate nucleari, e si trova nella posizione di poter costruire le armi più sofisticate e micidiali. Una volta scoperto il traditore, il governo israeliano invia un'agente di nazionalità statunitense allo scopo di sedurre, rapire e riportare in patria il fuggitivo per processarlo. Il piano riesce, e Vanunu viene condannato a diciotto anni di prigione. Dopo aver scontato la sua pena, per la maggior parte in regime d'isolamento, oggi non può considerarsi un uomo libero poiché è sottoposto a dure restrizioni che non gli permettono di viaggiare fuori dal paese o avere contatti col mondo esterno a quello ebraico.
LinguaItaliano
Data di uscita28 nov 2019
ISBN9788831648271
Mordechai Vanunu. Prigioniero di Israele

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    Anteprima del libro

    Mordechai Vanunu. Prigioniero di Israele - Ivan Maffei

    633/1941.

    Introduzione

    Una notte di settembre del 1985, Mordechai Vanunu, un giovane tecnico che lavora nei sotterranei del reattore nucleare di Dimona, in Israele, con una fotocamera 35 mm documenta il segreto della fabbricazione di bombe atomiche. Un anno dopo, molte delle foto scattate compaiono nelle prime pagine del giornale Sunday Times di Londra, insieme ai dettagli sulla costruzione delle armi. La storia rivela che Israele è in possesso di alcune testate nucleari, e si trova nella posizione di poter costruire le armi più sofisticate e micidiali.

    Le reazioni di Gerusalemme sono di sdegno e rabbia, e, una volta scoperto il traditore, il governo israeliano invia un’agente di nazionalità statunitense allo scopo di sedurre e rapire Vanunu, riportarlo in patria e processarlo. Il piano riesce, e Vanunu viene condannato a diciotto anni di prigione. Dopo aver scontato la sua pena, per la maggior parte in regime d’isolamento, oggi non può considerarsi un uomo libero poiché è sottoposto a dure restrizioni che non gli permettono di viaggiare fuori dal paese o avere contatti col mondo esterno a quello ebraico. Questa che racconterò è la sua storia: perché l’ha fatto, come ha potuto riuscirci e perché il suo atto rappresenta la più grave violazione della sicurezza nella storia di Israele. Ma nessuno sospettava che il governo israeliano aveva scoperto il piano di Vanunu prima che fosse messo in atto, e decise comunque di lasciarlo fare. I vertici militari erano convinti che quelle rivelazioni potessero giocare a favore di Israele come deterrente nei confronti dei nemici arabi.

    Le origini

    Mordechai Vanunu nasce il 13 ottobre 1954 a Marrakech, in Marocco. È il secondo di undici figli in una famiglia borghese che vive nel quartiere ebraico della città. Suo padre, Solomon, gestisce un piccolo negozio di generi alimentari e sua madre, Mazal, lavora come sarta. Nonostante la vita confortevole che la famiglia conduce, le cose cominciano presto a cambiare. Il Marocco nei primi anni cinquanta si muove verso l’indipendenza, e il sentimento antiebraico aumenta. Più di centomila ebrei emigrano in Israele negli anni successivi alla nascita della nazione, ma quando lo stato maghrebino ottiene l’agognata indipendenza dalla Francia nel 1956, le porte di uscita si chiudono sotto la pressione degli altri paesi arabi, decisi a impedire la crescita di Israele.

    I servizi segreti israeliani (Mossad), riescono comunque a far uscire migliaia di ebrei dal Marocco. La comunità ebraica di Marrakech si riduce rapidamente tra il 1955 e il 1963, quando molte famiglie accettano le lusinghe di reclutatori sionisti che vanno casa per casa cercando di persuadere gli ebrei a emigrare. Nel 1963, quando Mordechai ha nove anni, pur tra mille dubbi e incertezze Solomon decide anch’egli di partire. Vende la maggior parte dei suoi beni, raccogliendo una considerevole quantità di denaro per finanziare il nuovo inizio in Israele. Insieme alla moglie e ai sette figli (altri quattro nasceranno in Israele), prende un treno notturno per Casablanca, dove un’imbarcazione, fornita dal governo israeliano, sta aspettando di trasferirli in un campo di delocalizzazione in Francia.

    La famiglia Vanunu trascorre circa un mese in una località poco fuori la città di Marsiglia. Il viaggio in nave verso Israele dura poco più di una settimana, con una sosta di un giorno in Italia. La mattina del 12 giugno 1963 arrivano finalmente nella terra promessa. La famiglia aveva pianificato di trasferirsi nei pressi di parenti che vivevano vicino a Haifa, ma i funzionari dell’immigrazione ignorano la richiesta di Solomon, dicendogli che li avrebbero condotti in un nuovo insediamento a Beersheva. Accompagnati in bus, dopo poche ore arrivano in una terra desertica e si ritrovano una piccola capanna di legno come casa. La delusione è grande, e Solomon si reca ad Ashkelon, una città che si affaccia sul Mediterraneo, per chiedere consiglio a familiari insediatisi lì da qualche tempo. Gli dicono però di accettare la sistemazione, poiché in Israele si fa come dice il governo. Non volendo accettare questa imposizione, si trasferisce con la famiglia in un insediamento a est della città di Haifa, ma sei settimane dopo la polizia lo rintraccia e gli ordina di tornare a Beersheva. Dopo essere rientrati, ricevono alcuni elettrodomestici comprati precedentemente in Francia, purtroppo inutilizzabili a causa della mancanza di energia elettrica.

    Alla fine del 1963, la famiglia viene trasferita in un nuovo appartamento dentro un enorme edificio di un quartiere degradato. La nuova vita non è facile, e, dopo tanto penare, Solomon riesce a trovare lavoro come operaio di una ditta che costruisce strade. Per colpa delle alte temperature e dello stress però si ammala e rimane a letto lungo tempo, rimpiangendo la vita in Marocco, dove era un commerciante relativamente agiato e un rispettato leader della comunità ebraica. Per fare quadrare i conti durante la convalescenza, aveva cominciato a vendere alcuni beni di famiglia al mercato centrale della città. Scopre successivamente che a Tel Aviv può acquistare beni di seconda mano e rivenderli a Beersheva, dove anche la merce usata è molto cara. Affitta quindi una bancarella al mercato e apre una nuova attività, specializzandosi nella vendita di articoli religiosi. Comunque,

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