La Tiella e il Caniscione di Gaeta: Con il ventre nel cuore
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La Tiella e il Caniscione di Gaeta - Giuseppe Nocca
La Tiella ed il Caniscione di Gaeta
di Giuseppe Nocca
Direttore di Redazione: Jason R. Forbus
ISBN 9788833465746
Pubblicato da Ali Ribelli Edizioni, 2020©
Saggistica – Triclinium
www.aliribelli.com – redazione@aliribelli.com
È severamente vietata la riproduzione, anche parziale del testo, effettuata con qualsiasi mezzo, senza l’espressa autorizzazione dell’Editore.
Giuseppe Nocca
LA TIELLA E IL CANISCIONE DI GAETA
Con il ventre nel cuore
Edizioni
A mia madre
Ode alla Tiella
Carezza al palato,
conforto del figlio lontano:
nel mondo,
immancabile passaporto
del popolo gaetano.
di Jason R. Forbus
Sommario
Introduzione
Italiano o dialetto
Usi della tiella
La sfoglia
La motivazione nutrizionale
Evoluzione nutrizionale
I pasticci e le torte
La tiella e la pizza
Il pomodoro
La farina
Il vantaggio nutrizionale
Il caniscione
Origine
Viaggio attraverso il Mediterraneo
Conclusioni
Introduzione
Appassionanti folate di vento stanno attraversando l’alimentazione italiana, incuneandosi nelle gole della storia, lungo le vallate del gusto e ci restituiscono le radici del nostro essere, sepolte da una comunicazione sempre più aggressiva. Questo scenario si va sempre più rischiarando in un’epoca di scambi culturali, ove tutto sembra perdere i propri connotati e le tinte sembrano più sfumate. La riscoperta del nostro passato inizia dalla percezione del gusto dei cibi passati ove arte, cultura, dialetto e storia tendono a fondersi armoniosamente. Il successo di una città come Gaeta, al centro di un ducato che disponeva di una forza di penetrazione sul mare, non poteva prescindere dalla disponibilità di alimenti e pietanze che rendessero possibili traffici, commerci, guerre e vita quotidiana.
Fig. 1 – Stemma della marineria gaetana – Formia, Sorgente di Capodacqua.
Fonte: archivio dell’autore.
La tiella
ed il caniscione
sono due cibi identitari di questa città poiché, come in altre realtà, le pietanze non sono il frutto di un casuale gioco creato in cucina, ma sono il punto di equilibrio tra disponibilità di ingredienti, risorse, nutrienti e stile di vita. Nel corso di questo saggio faremo un viaggio nel tempo, collimando arte, lingua e gastronomia alla ricerca di tutti i possibili punti di tangenza che ci permettono di ricostruire una pietanza nella sua complessità. Molti ritengono che la storia di una pietanza possa essere ricostruita solo attraverso citazioni, testi o memorie; questo non è sempre verificabile poiché il passato ci insegna che le parole, da sole, non hanno mai assunto lo stesso significato nel tempo e le sole citazioni non possono essere esaustive, se non verificate alla luce di altre tipologie di fonti. Ogni pietanza rappresenta il punto di arrivo di numerosi fattori, che nel tempo si sono sovrapposti e fusi, giungendo fino ad oggi in un delicato equilibrio tra uomo, risorse ed ambiente. Questo saggio propone un lungo viaggio nel tempo, attraverso un’analisi puntuale di ricette, termini e significati che hanno accompagnato le rotte del cibo e che si sono infine coagulati nel territorio della città di Gaeta e più in generale nel territorio del suo ducato, divenendo identitario di una comunità che intorno al cibo ha ritrovato le sue radici.
Italiano o dialetto
Il termine tiella
da tempo viene utilizzato nel dialetto della citta di Gaeta, come anche nella cucina teramana e tarantina e, più in generale, nella cultura pugliese. La distanza tra il territorio laziale e quello pugliese è motivata solo dalle migrazioni tutte interne all’Italia meridionale, e l’utilizzo popolare del termine, estraneo alla cucina internazionale, è stato ritenuto per molto tempo come emanazione del dialetto locale. Uno studio finalizzato è stato condotto recentemente da studiosi di etimologia medioevale¹ i quali confermano la completa intercambiabilità tra Tiella
, Tiolla e
Tegghia, come meglio si vedrà oltre. Il termine
tiella" era un termine della lingua italiana corrente già nel XVI secolo, ricorrente nella cucina aristocratica, come ben ci documenta Cristoforo da Messisbugo: