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Il segreto della legione occulta
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E-book70 pagine51 minuti

Il segreto della legione occulta

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Info su questo ebook

Vigiles in tenebris era il loro motto. Combattevano nell'ombra per la gloria di Roma

Dopo secoli la loro fortezza è tornata alla luce

Libia, rovine di Leptis Magna, 1932.
Nell'area in prossimità di importanti scavi archeologici fervono i preparativi per la visita ufficiale dell'erede al trono dei Savoia. Ma Alcide Saviani, l'archeologo che dirige i lavori, non è disposto a interrompere gli scavi per l'arrivo del principe. Proprio sotto al perimetro della Basilica dei Severi ha infatti rinvenuto una struttura dalle forme anomale, che per nessun motivo dovrebbe trovarsi lì. Ampie sale, mosaici giganteschi, lunghe camerate intervallate da iscrizioni in pietra che raccontano la storia di eroi capaci di parlare con gli dèi, di manipolare i metalli e di leggere i segni delle intemperie. Soldati dalle armature bianche come la neve e le tuniche nere come la notte, invisibili e vigili nelle tenebre durante la lunga storia della gloria di Roma. E dopo tanti secoli di oblio la loro fortezza segreta potrebbe finalmente tornare alla luce...


Roberto Genovesi
è giornalista professionista, scrittore e sceneggiatore. È direttore artistico di Cartoons on the Bay, il festival internazionale dell’animazione televisiva e cross-mediale della Rai. Già vicedirettore di RaiSat Ragazzi, RaiSat Smash e RaiSat Yoyo, è stato coordinatore editoriale di Rai Gulp. Con Sergio Toppi ha realizzato le biografie a fumetti di Federico di Svevia, Carlo Magno, Gengis Khan e Archimede di Siracusa. È autore del romanzo Inferi On Net. Docente universitario di Teorie e tecniche dei linguaggi multimediali interattivi, è considerato uno dei maggiori esperti italiani di videogiochi. Con la Newton Compton ha pubblicato i romanzi La legione occulta dell’Impero romano, Il comandante della legione occulta e La mano sinistra di Satana.
LinguaItaliano
Data di uscita16 dic 2013
ISBN9788854149625
Il segreto della legione occulta

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    Il segreto della legione occulta - Roberto Genovesi

    5

    Prima edizione ebook: novembre 2012

    © 2012 Newton Compton editori s.r.l.

    Roma, Casella postale 6214

    ISBN 978-88-541-4962-5

    www.newtoncompton.com

    Realizzazione a cura di Librofficina

    Immagine di copertina: © Shutterstock

    Roberto Genovesi

    Il segreto della legione occulta

    Iter perseveratum est…

    Al Khums, Tripolitania, 1932 d.C.

    I

    «Tutto questo è semplicemente incredibile», commentò l’archeologo Alcide Saviani soppesando il tassello di mosaico che gli avevano appena consegnato. Si trovava quasi al centro dell’area di scavo recintata, nel settore sudest delle rovine della città di Leptis la magnifica, conosciuta anche come la Roma d’Africa. Alcuni operai aspettavano immobili un suo comando stringendo tra le mani vanghe e scalpelli. Il programma della giornata prevedeva la ripulitura per quadranti del lastricato costruito per accedere alla Basilica giudiziaria. Il complesso monumentale chiuso, immaginato dall’imperatore Settimio Severo nel 210 d.C., aveva rivelato fin da subito alla squadra di archeologi italiani, incaricata degli scavi, una planimetria anomala rispetto ai canoni ufficiali dell’epoca. Per questo Saviani aveva deciso di estendere le ricerche: per capire se il perimetro esterno alla basilica potesse rivelare qualcosa sulle soluzioni progettuali tanto insolite adottate dagli architetti dell’impero romano. A metà pomeriggio, quando ancora il sole del Mediterraneo lambiva le coste sabbiose della Tripolitania, si era imbattuto in un cedimento non strutturale che aveva rivelato una piccola conca.

    «Ce ne sono molti altri», disse uno degli operai in un italiano stentato, agitando una lampada a petrolio.

    Saviani inforcò gli occhiali che gli pendevano dal collo e si mise in ginocchio accanto alla fossa. «Datemi quella lampada», chiese allungando la mano libera. Poi si piegò ulteriormente orientando la fonte di luce verso il basso. L’odore di terra umida gli arrivò subito alle narici. La conca sembrava profonda non più di un paio di metri. Un’altra mezza dozzina di tasselli, non più grandi di tre centimetri quadrati e non più spessi di uno, giacevano sparsi in un angolo lasciato libero dal crollo del lastricato. L’archeologo si sporse ancora e la fiammella della lampada tremolò prima di stabilizzarsi. «Cos’è quello?», chiese indicando una superficie scura dalla forma appuntita, che emergeva dalla terra e si protendeva verticalmente verso l’alto.

    Uno degli operai, con l’aiuto dei compagni, scese lentamente nella piccola voragine. Poi, fece luce con un’altra lampada. «Sembrerebbe qualcosa di solido e piuttosto spesso».

    «Batti con questo». Saviani gli consegno un martelletto che portava sempre in tasca.

    L’operaio obbedì e colpì più volte ma con estrema delicatezza.

    «Un po’ più forte, per favore», insistette Saviani. Il rumore che ricevette in risposta lo fece sobbalzare. «Risali», disse tendendo la mano all’operaio, «potrebbe cedere ancora».

    Quando l’uomo fu di nuovo in superficie, Saviani abbandonò la lampada a terra e cercò avidamente una boccata d’aria. Spesso l’agitazione rendeva il suo respiro accelerato, ricordandogli che l’asma e l’archeologia non andavano molto d’accordo. Poi diresse lo sguardo fino al Foro sul quale svettava il tempio della famiglia imperiale. Un sole dai contorni sfocati e violacei faceva capolino attraverso l’arco che annunciava l’ultimo ritrovamento dalla équipe italiana.

    «Dov’è Dryantilla?», domandò senza staccare lo sguardo dalla porta monumentale.

    «Vostra figlia?», domandò un operaio. «Credo sia alle terme».

    «Sì, l’abbiamo vista che discuteva con alcuni uomini», aggiunse un altro operaio, «tra cui il rappresentante della Sovrintendenza».

    Saviani distolse l’attenzione dal tramonto. «Come? La Sovrintendenza? Allora è arrivata la risposta alla mia domanda di proroga!». Mise frettolosamente il tassello di mosaico in tasca e si avviò verso il trenino della ferrovia interna che sonnecchiava poco fuori dal perimetro degli scavi. Saltò su uno dei vagoncini e aspettò che l’autiere avviasse la locomotiva. Si mise comodo poi tirò fuori il pezzetto di mosaico per esaminarlo con calma. Il trenino tossì un paio di volte prima di prendere velocità. Con un singhiozzante clangore di ferraglia si perse tra le rovine.

    II

    La strada ferrata costruita a scacchiera per agevolare gli spostamenti delle squadre di lavoro seguiva accuratamente la pianta di progettazione utilizzata ai tempi di Augusto e dei suoi successori. Il convoglio nel quale Alcide Saviani si era seduto per raggiungere sua figlia era verniciato di nero e, come tutti gli altri, recava ai lati lo stemma reale e il fascio littorio simbolo di quel

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