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Una notte in più
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E-book178 pagine2 ore

Una notte in più

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Seductive Nights Series

Dall'autrice bestseller di New York Times, USA Today e Wall Street Journal

L’avvocato Clay Nichols pensa di aver finalmente raggiunto il lieto fine: Julia Bell, la barista sexy che gli ha fatto perdere la testa, ha chiuso con i problemi del passato e ora vive con lui a New York. Per Clay è ovvio che più niente ostacola la loro bollente storia. Ma la vita, si sa, riserva sempre delle sorprese e i due appassionati amanti si troveranno a fronteggiare nuove sfide proprio quando si apprestano a coronare il loro rapporto. Ancora una volta la minaccia più grande proviene dal passato di Julia: chi è l’uomo che la segue ovunque e la osserva nascosto nell’ombra?
E riuscirà Clay a proteggere la donna che ama? 

«Una meravigliosa, rovente sorpresa estiva, e Clay Nichols la personificazione di sensualità e romanticismo. Cinque stelle, seducenti!»
Lauren Blakely
autrice bestseller di New York Times, USA Today e Wall Street, da quando ha pubblicato il suo primo romanzo ha venduto più di un milione di libri. Le sue storie romantiche e sexy sono piene di calore, cuore e umorismo. È una grande fan di dolci e cani, e ha immaginato interi romanzi mentre portava a spasso i suoi amici a quattro zampe. Vive in California con la sua famiglia.
LinguaItaliano
Data di uscita31 mar 2017
ISBN9788822707437
Una notte in più
Autore

Lauren Blakely

A #1 New York Times Bestselling author, and #1 Wall Street Journal Bestselling author, Lauren Blakely is known for her contemporary romance style that's hot, sweet and sexy. She lives in California with her family and has plotted entire novels while walking her dogs. With fourteen New York Times bestsellers, her titles have appeared on the New York Times, USA Today, and Wall Street Journal Bestseller Lists more than 100 times, and she's sold more than 2.5 million books. To receive an email when Lauren releases a new book, sign up for her newsletter! laurenblakely.com/newsletter

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    Anteprima del libro

    Una notte in più - Lauren Blakely

    Capitolo Uno

    Giovedì, 9:03, New York

    Da: cnichols@gmail.com

    A: purplesnowglobe@gmail.com

    Data: 14 agosto, 9:03

    Soggetto: Tu, nuda e profondamente addormentata a letto stamattina…

    Non hai idea di quanto sia stata dura per me non svegliarti prima di uscire per andare al lavoro e farti cose sconce.

    Da: purplesnowglobe@gmail.com

    A: cnichols@gmail.com

    Data: 14 agosto, 11:18

    Soggetto: Mi sono svegliata ora…

    Sono un po’ confusa. Hai appena detto che hai rinunciato a farmi cose sconce? Non riesco a pensare ad una sola ragione per cui l’avresti fatto.

    Da: cnichols@gmail.com

    A: purplesnowglobe@gmail.com

    Data: 14 agosto, 11:22

    Soggetto: Riposati finché puoi…

    Ogni tanto sono un gentiluomo in camera da letto, e avevi bisogno di dormire. Specialmente pensando alle cose che progetto di farti questo weekend. Non sarò un gentiluomo, allora.

    Da: purplesnowglobe@gmail.com

    A: cnichols@gmail.com

    Data: 14 agosto, 11:43

    Soggetto: Allora non sarò una signora…

    Non solo cose sconce, spero. Ma cose molto sconce? Stiamo andando nella città del peccato, dopotutto. Mi aspetto che tu non tralasci nulla nei tuoi intenti peccaminosi.

    Da: cnichols@gmail.com

    A: purplesnowglobe@gmail.com

    Data: 14 agosto, 11:55

    Soggetto: Non tralascerò nulla, anzi…

    Ho così tante cose peccaminose in serbo per te che verrei bloccato alla dogana. Se Las Vegas avesse una dogana.

    Da: purplesnowglobe@gmail.com

    A: cnichols@gmail.com

    Data: 14 agosto, 12:07

    Soggetto: Perquisiscimi, per favore

    Hai intenzione di dirmi qualcosa riguardo a questo weekend? Per esempio, sarò ammanettata?

    Da: cnichols@gmail.com

    A: purplesnowglobe@gmail.com

    Data: 14 agosto, 12:16

    Non caverai una parola da me a riguardo. Tutto ciò che ho da dire è questo: Aspetta. E. Vedrai.

    Capitolo Due

    Venerdì, 8:36, New York

    Coi capelli selvaggiamente aggrovigliati e gli occhi ancora appannati per quello che Clay le aveva fatto, Julia si alzò a sedere sul sedile in pelle della limousine e diede un’occhiata fuori dal finestrino oscurato, intravedendo le case che passavano oltre. Alcune in mattoni rossi, altre in legno giallo, tutte con i prati rasati di fresco e le siepi potate. Spostando lo sguardo dal vetro, abbassò di nuovo la gonna fino alle ginocchia, poi lanciò un sorriso intontito al suo uomo che significava "Grazie per il fantastico O".

    Lui le fece l’occhiolino mentre si aggiustava la cravatta. La sua cravatta fortunata color porpora con cui aveva sostituito quella indossata la mattina, una cravatta di seta giallo sole che lei gli aveva comprato da Barney’s qualche settimana prima senza una ragione precisa, tranne il fatto che sapeva gli sarebbe stata bene. Infatti la cravatta gialla aveva messo in risalto il suo aspetto da avvocato di potere durante un’importante riunione di lavoro. Poi Clay aveva reso la cravatta ancora più affascinante quella sera quando l’aveva legata attorno ai polsi di Julia. Lei stava appoggiata sul bancone della cucina in attesa di essere presa come aperitivo, prima che entrambi si godessero la cena.

    Anche se Julia aveva bei ricordi della cravatta gialla, aveva insistito perché Clay indossasse quella color porpora. Era un viaggio a Las Vegas dopotutto, e avrebbero giocato d’azzardo per divertimento, per cui avevano bisogno che la dea Fortuna fosse dalla loro parte. Qualsiasi vantaggio quella cravatta gli avesse portato, lei voleva che viaggiasse con loro fino alla città da cui mancava da qualche tempo. Il luogo che negli ultimi anni aveva odiato per principio, ma di cui era pronta a innamorarsi di nuovo durante quella vacanza.

    «Questo è il modo giusto per cominciare una vacanza», disse lei, accoccolandosi al fianco del suo bellissimo uomo che le aveva appena dato piacere. Quella era una delle cose che lui preferiva farle, e che l’aveva portata a così tanti O in così tante limousine negli ultimi mesi, cominciando da quel primo weekend in cui lei gli aveva fatto visita a New York.

    Clay l’aveva trattata piuttosto bene dentro i veicoli in movimento. A dirla tutta, l’aveva trattata bene in qualsiasi fottuto luogo e oltre.

    «Ne ho altri in serbo di O», disse lui, avvolgendole un braccio intorno e attirandola a sé.

    «Non mi aspetto mai niente di meno che una regolare fornitura della tua bocca piena di talento», disse lei, accarezzando la mandibola quadrata di Clay e incrociando i suoi profondi occhi castani che la conoscevano così bene. Passò le dita nei folti capelli, perché le era dannatamente quasi impossibile tenere le mani lontano da lui. Julia si avvicinò per un bacio, ma notò qualcosa con la sua vista periferica: le case oltre i finestrini.

    Case?. In quel momento comprese, non c’erano case sulla strada per l’aeroporto. Non c’erano giardini perfettamente rasati e porticati carini sulla strada che prendevano di solito. Era tutta autostrada, ma negli ultimi minuti era stata troppo impegnata a gemere, a contorcersi e a muovere i suoi fianchi contro la faccia di Clay per accorgersene.

    Fece cadere la mano dai suoi capelli e socchiuse gli occhi. «Questa non è la strada per Newark», disse, con un po’ di panico nella voce.

    Lui inclinò la testa e si grattò la mandibola. «Uhm. Non lo è?».

    Lei batté sul finestrino. «Guarda, Clay», disse. «Questa non è la strada che prendiamo di solito. Penso che il tuo autista stia andando dalla parte sbagliata. Dobbiamo farglielo sapere».

    «Faresti bene a dirglielo, allora».

    Premette il bottone del divisorio. Il vetro, che separava l’autista dalla loro lussuosa alcova del piacere, si abbassò con un leggero sibilo.

    «Ehi, scusa», disse Julia in tono allegro.

    «Sì, signora? Cosa posso fare per lei?»

    «Penso che potremmo aver preso una svolta sbagliata. Non sono sicura che questa sia la strada per Newark e il nostro aereo parte tra un’ora».

    «Arriveremo certamente in tempo, signora».

    «Oh, quindi adesso torna indietro?», chiese lei, avvicinandosi. Gli angoli delle labbra dell’autista si mossero come se stesse cercando di reprimere l’inizio di un ghigno inappropriato.

    «Conosco una strada secondaria per l’aeroporto, signora. Taglia attraverso questa città. Saremo lì presto», disse lui, le mani sul volante, gli occhi sulla strada, il piccolo barlume di un sorriso sulle labbra.

    «Se lo dice lei», disse allegramente. «Quanto manca per arrivare all’aeroporto?»

    «Circa cinque minuti».

    «Grazie mille. E comunque, grazie per aver reso questo viaggio così tranquillo», aggiunse, poi lanciò uno sguardo malizioso a Clay. Lui sapeva esattamente il motivo per cui, pochi minuti prima, Julia si era accorta a malapena di quello che le stava intorno, quando le aveva affondato il viso tra le gambe e l’aveva fatta fluttuare e urlare. Tornò al suo posto e gli sussurrò: «È strano, non pensi? Non ho mai sentito di una strada secondaria per Newark. Verrebbe da pensare che tutti la conoscano, o che è il genere di informazione che viene condivisa tra amici. Pensi che riusciremo a prendere quel volo United? Il successivo è al completo e ho quella riunione con Farrell Spirits alle due, col fuso orario di Las Vegas».

    Lui allungò la mano verso la sua, intrecciando le dita con le sue, stringendo forte. «Non c’è la minima possibilità che non arriviamo in tempo a Las Vegas. Te lo prometto. Arriverai alla tua riunione, e forse saremo anche in anticipo. Ho controllato i voli questa mattina, il tempo ci permetterà di fare un viaggio tranquillo».

    Lei inarcò un sopracciglio, non del tutto sicura di sapere da dove venisse la sua arrogante fiducia riguardo ai viaggi in aereo, ma poi smise di preoccuparsene quando realizzò che c’era ancora un po’ di tempo per svolgere il suo lavoro preferito. Colpì forte il bottone del divisorio che li isolava dall’autista e si sistemò accanto al suo uomo sexy, facendo cadere la mano sul suo inguine, felice di scoprire che lui era ancora eccitato.

    «Sei ancora duro per quello che mi hai fatto», disse invitante.

    «Bellissima, quando mi stai vicino sono duro quasi tutto il tempo».

    «Quindi bisogna che io faccia qualcosa a riguardo, perché abbiamo cinque minuti e questo autista guida dannatamente bene».

    «Metti le tue labbra su di me e vediamo quale viaggio mi farai fare», rispose lui, e la sua voce rauca le provocò una scarica di brividi lungo la schiena.

    «Sai che amo le sfide, Clay. E adesso te lo dimostrerò».

    «Lo fai sempre. Ma non sono facile. Non so se ci riuscirai in cinque minuti», disse lui, provocandola volutamente.

    Lei agitò il dito contro di lui, poi slacciò la cerniera dei suoi jeans blu scuro in una sola, veloce mossa, abbassando anche i suoi boxer. «So esattamente come leccare, succhiare e toccare il tuo membro per un pompino da due, cinque e dieci minuti», disse lei, poi abbassò la bocca sulla sua erezione, prendendolo in un unico rapido gesto.

    Lui gemette all’istante. «Forse», disse, come se non le credesse. «Quale sarà dei tre?».

    Lei lo leccò fino alla punta, poi lo strofinò contro le sue labbra, perché sapeva che così lo faceva impazzire. Vedere il suo membro accarezzato e amato dalla bocca di Julia era la sua rovina. I suoi occhi si fecero più scuri e li chiuse per un attimo, la sua testa cadde indietro contro il sedile di pelle mentre artigliava i capelli di lei con le sue dita forti. «Riporta quelle labbra dove devono stare. Attorno a me».

    «Sarà il trattamento da due minuti, quindi», disse lei, soffiando un refolo d’aria contro di lui, e lui aprì gli occhi sussultando. «Prima di’ che lo vuoi. Ammetti che posso farti venire in due minuti», disse lei, strofinando ancora una volta la sua pulsante erezione contro le sue labbra per dimostrargli che conosceva il sentiero per il suo piacere.

    «Fallo!», ringhiò Clay.

    Era tutto ciò che Julia voleva sentire per riconciliare il suo membro con il fondo della sua gola, strinse le sue labbra intorno alla base e succhiò forte. Poi prese in mano i suoi testicoli, facendoli rotolare con le dita. Clay emise un lungo, profondo gemito. Lei sorrise tra sé alle sue reazioni, amava il fatto che poteva fargli questo. Continuò nella sua impresa, succhiando forte, leccando maliziosamente, e godendo di ogni secondo mentre i gemiti di Clay crescevano e le sue dita la stringevano più forte. Lo finì in fretta, gustando il suo sapore in bocca e il suono dei gemiti nelle orecchie.

    Quando tornò al suo posto, mentre lui si allacciava i jeans, quasi saltò fuori dal finestrino posto sul tettuccio, mentre i cartelli per l’aeroporto Teteboro si avvicinavano.

    «Questo decisamente non è Newark», urlò lei. «Dove mi stai portando?»

    «Benvenuta all’aeroporto di servizio, bellissima. Voleremo con un jet privato fino a Las Vegas».

    Capitolo Tre

    Venerdì, 8:58, New York

    «Prima le signore», disse Clay, indicando i gradini che scendevano dal Cessna argento brillante simile a un proiettile. Lei strinse il suo braccio, poi salì la scala. No, è sbagliato, si corresse. Si pavoneggiò, scuotendo il fondoschiena sexy per lui, dirigendosi felicemente dentro il jet.

    Tenerla occupata durante il viaggio era stato il sistema migliore per distrarla e preservare la sorpresa che aveva in serbo per lei. Il jet era una parte del weekend che Clay aveva programmato per Julia a Las Vegas. Ogni dettaglio era stato pianificato alla perfezione; ogni regalo era stato predisposto in anticipo. Voleva ricoprirla di ogni lusso, e la ciliegina sulla torta sarebbe stato l’anello di diamanti da tre carati taglio smeraldo che le avrebbe regalato l’indomani, mentre le avrebbe chiesto di diventare la signora Julia Nichols per sempre. L’anello era stato spedito da Tiffany ed era già al sicuro nella Città del Peccato; il brillante era stato estratto da una miniera in Canada, una delle tante che operano secondo linee guida socialmente responsabili nell’industria dei diamanti. Brent, suo fratello, teneva l’anello sotto chiave nel suo appartamento a Las Vegas. All’inizio Clay aveva pensato di far spedire l’anello alla casa che lui e Julia condividevano nel West Village. Ma quando lei un mese prima, mentre erano sdraiati sulla terrazza a bere scotch e a guardare le stelle, gli aveva scherzosamente confessato che da bambina sbirciava i suoi regali di Natale, Clay aveva capito che era più sicuro tenere l’anello lontano dagli occhi curiosi di Julia.

    «Una volta, quando avevo circa dieci anni, McKenna mi ha quasi scoperta. Mi ha sorpresa una mattina presto mentre richiudevo con lo scotch un pacchetto di Natale. La mia faccia era diventata rosso fuoco, ma poi le ho detto che il nostro gatto stava giocando con una decorazione e aveva fatto cadere alcuni regali, quindi lo scotch doveva essersi staccato».

    Clay rise della sua bugia. «E lei ha creduto a quell’inverosimile frottola multistrato?».

    Julia scosse la testa, un sorriso le incurvava le labbra. «No. Così ho provato un’altra tattica. Le ho dato il mio bene più prezioso: il mio album con tutte le favolose fotografie di Jordan Catalano di My So-Called Life», disse. Lui aveva sorriso a sentire il nome del telefilm di cui lei e sua sorella erano state grandi fan da piccole. Quella era un’altra cosa che lui e Julia avevano in comune: non lo show, ma la passione per il cinema e la televisione come occasione di svago e di incontro nei momenti speciali della vita.

    «Sei subdolamente scaltra, e voglio ringraziarti

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