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Seduzione di natale: Harmony Destiny
Seduzione di natale: Harmony Destiny
Seduzione di natale: Harmony Destiny
E-book167 pagine2 ore

Seduzione di natale: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

La prima regola del protocollo recita: è vietato per un membro della famiglia reale intrattenere relazioni con il personale. Ma per il principe Adam Marconi si tratta per lo più di una linea guida, che può ben contemplare un'eccezione. Soprattutto quando si tratta di Danielle St. Claire, amica d'infanzia e sua autista personale. Anche un principe ha diritto a un po' di sano divertimento, e dividere una, o due... o dieci notti di passione con una donna estremamente riservata a cui insegnare l'erotica danza dell'amore non potrà certo rivelarsi un pericolo per il regno. Almeno fino a quando nel gioco non subentra un imprevisto che potrebbe far scoppiare lo scandalo del secolo.

LinguaItaliano
Data di uscita21 gen 2013
ISBN9788858907771
Seduzione di natale: Harmony Destiny
Autore

Sandra Hyatt

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Seduzione di natale - Sandra Hyatt

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Lessons in Seduction

    Harlequin Desire

    © 2011 Sandra Hyatt

    Traduzione di Lara Zandanel

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5890-777-1

    www.eHarmony.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Keep calm and carry on. Danni St. Claire aveva letto quello slogan da qualche parte e le sembrava veramente appropriato alla situazione. Piegò le dita ricoperte dai guanti, prima di tornare a stringerle intorno al volante.

    I suoi passeggeri, al di là del divisorio, non le prestavano attenzione. Lo facevano raramente. Soprattutto se lei si limitava a fare bene il suo lavoro. In quel caso, il lavoro consisteva nel riportare alle rispettive destinazioni Adam Marconi, erede al trono del principato di San Philippe, e la sua favolosa compagna della serata.

    Senza incidenti.

    E, cosa più importante, senza che Adam si rendesse conto che era lei alla guida. Poteva farcela. Soprattutto se teneva la bocca chiusa. A volte aveva delle difficoltà su quel fronte, parlava a vanvera quando non era richiesto. Ma quella sera poteva riuscirci. Quanto poteva essere difficile? Non aveva motivo di parlare. Si sarebbe occupato qualcun altro di aprirgli e chiudergli la portiera. Tutto quello che lei doveva fare era guidare. E se l’avesse fatto come si deve, non avrebbe attirato l’attenzione. Sarebbe stata invisibile. Un’ombra. Ferma a un semaforo si sistemò il cappello da autista di suo padre leggermente più calcato sulla fronte.

    Un compito delicato, da svolgere con riservatezza, le avevano comunicato a palazzo. Sapeva che suo padre non avrebbe mai voluto che quel lavoro andasse a Wrightson, l’uomo che considerava un rivale per la posizione di autista capo. Danni ricordava ancora con chiarezza l’ultima volta che aveva guidato per un membro della famiglia reale, mentre frequentava il college. Non aveva più visto Adam da allora.

    In ogni caso, non sapeva che sarebbe stato lui il suo passeggero di quella sera. Quando aveva intercettato la chiamata, aveva pensato di dover andare a prendere la compagna di Adam, una bellissima ed elegante ricercatrice di una famosa università, e accompagnarla al ristorante. Ma poi – avrebbe dovuto sapere che ci sarebbe stato un poi – avrebbe dovuto accompagnarli entrambi a casa. Era ovvio, a ripensarci, che ci fosse qualcosa a giustificare la riservatezza della richiesta.

    Il suo stomaco gorgogliò. Non aveva avuto tempo di cenare. E suo padre non vedeva la necessità di tenere una scorta di snack nel vano portaoggetti. Nel frigo sul retro della limousine c’era ogni sorta di prelibatezze ma difficilmente avrebbe potuto chiedere che gli passassero qualcosa. Nel migliore dei casi sarebbe stato poco appropriato. Avrebbe dovuto farsi bastare la confezione di mentine che aveva in tasca.

    A un altro semaforo diede un’occhiata nello specchietto retrovisore e alzò gli occhi al cielo. Se a palazzo avevano ritenuto il compito delicato per quello che sarebbe potuto accadere sul sedile posteriore, non avrebbero dovuto preoccuparsi. Adam e la sua accompagnatrice erano assorti nella conversazione; entrambi sembravano assolutamente seri, come se stessero discutendo di come risolvere i problemi del mondo. E forse era così. Forse era quello che facevano principi e ricercatrici agli appuntamenti. Di certo, non si preoccupavano di cosa sarebbero stati in grado di scovare in frigorifero per la cena.

    Tuttavia era convinta che lo scopo di un appuntamento fosse conoscersi. Non risolvere i problemi dell’umanità, né discutere così seriamente da assomigliare a due membri della corte suprema riuniti per emettere una sentenza. Danni sospirò. Chi era lei per pretendere di conoscere il protocollo reale? Le cose erano diverse nel mondo di Adam. Era sempre stato così. Anche da ragazzino sembrava portare su di sé il peso del mondo. Aveva preso seriamente le sue responsabilità e i suoi doveri. Troppo seriamente, riteneva lei.

    Quel che sapeva era che Adam era alla ricerca della moglie perfetta.

    E una delle possibili candidate era con lui sul sedile posteriore.

    Secondo i giornalisti, giunto all’età di trentun’anni, suo padre e il suo Paese si aspettavano che facesse la cosa giusta. E la cosa giusta consisteva nello sposarsi, sistemarsi e avere un erede, possibilmente maschio, per dare continuità alla dinastia Marconi e garantire la successione.

    Se l’avessero chiesto a Danni, lei sarebbe stata felice di condividere la sua opinione, secondo cui il principe aveva bisogno di movimentare un po’ la sua vita, non di sistemarsi. Aveva sempre pensato che la concentrazione sul suo ruolo impedisse ad Adam di considerare tutte le opzioni e le possibilità che aveva di fronte a sé. E il suo ruolo impediva agli altri di vedere chi realmente lui fosse.

    Per Adam, trovare la donna giusta significava appuntamenti. Cene romantiche come quella a cui era appena stato nel ristorante panoramico che dominava la città nuova.

    Forse, invece di concentrarsi su Adam, Danni avrebbe dovuto tentare di carpire qualche consiglio su come una vera donna avrebbe dovuto comportarsi a un appuntamento. Guardò di nuovo nello specchietto retrovisore. Ovviamente, stare seduta diritta era importante, le mani curate raccolte in grembo, sorrisi cortesi, risate pacate, occasionali battiti delle lunghe ciglia, un lieve movimento della testa per mettere in mostra il sottile collo pallido.

    Chi voleva prendere in giro? Danni non sbatteva le ciglia. E, lavorando nell’industria delle corse automobilistiche, la manicure sarebbe stata uno spreco di tempo e denaro.

    A volte avrebbe voluto non essere vista semplicemente come uno dei ragazzi della squadra formata da soli uomini, ma sapeva di non essere in grado di comportarsi come un clone di Barbie. Be’, perfino Barbie avrebbe avuto più personalità della donna seduta sul sedile posteriore. Danni si sforzò di interrompere quel flusso di pensieri. Stava riversando le sue insicurezze e inadeguatezze su una donna che non conosceva neppure.

    Alzò di nuovo lo sguardo, determinata a pensare il meglio della coppia alle sue spalle. No, non poteva essere vero! Ma una seconda occhiata confermò che Adam aveva tirato fuori il suo computer portatile e tutti e due stavano indicando qualcosa sullo schermo.

    «Il modo giusto per affascinare una donna, Adam» mormorò.

    Non poteva averla sentita, non con il divisorio sollevato e il microfono spento, ma Adam alzò lo sguardo e per una frazione di secondo i suoi occhi incrociarono quelli di lei nello specchietto. Danni si morse la lingua. Fortunatamente lui non parve riconoscerla. Non si soffermò a osservarla, come se fosse invisibile. Il che era positivo.

    Perché non avrebbe dovuto guidare per lui. L’aveva bandita da quella carica. In realtà, non si era trattato di nulla di ufficiale. Le aveva solo comunicato che non voleva più che conducesse la sua auto. Ma nei circoli di palazzo un’affermazione di Adam valeva tanto quanto un divieto. Non era necessario che venisse ufficializzato.

    Anche se, onestamente, nessuna persona ragionevole l’avrebbe incolpata per quell’incidente con il caffè. Non c’era modo di evitare quella buca. Sospirò. Non che le servisse quel lavoro, né allora né adesso. A quel tempo doveva dedicarsi agli studi e ora faceva parte della squadra impegnata a portare il Gran Premio di Formula 1 a San Philippe.

    Ma ricordò a se stessa che a suo padre il lavoro serviva. Come scopo nella vita e realizzazione di sé, se non per i soldi. Prossimo alla pensione, aveva iniziato a temere di essere rimpiazzato nel ruolo che aveva dato un senso alla sua esistenza. Il lavoro di suo padre e del padre di suo padre.

    Danni non tornò a guardare nello specchietto, non verso il sedile posteriore, comunque. Si consolò pensando che l’allontanamento era avvenuto cinque anni prima, durante le vacanze estive, e sicuramente Adam l’aveva dimenticato, avendo cose ben più importanti a cui pensare. Senz’altro l’aveva perdonata. Negli anni era diventato un estraneo. Così continuò a guidare, senza prendere scorciatoie, fino all’hotel più lussuoso di San Philippe, fermandosi bruscamente di fronte all’ingresso.

    «Aspetti qui.» La voce profonda di Adam, abituata al comando, risuonò nel microfono.

    Un cameriere dell’hotel aprì la portiera e Adam e Miss Brillante Ricercatrice, con un abito elegante e gambe chilometriche, scesero dall’auto. Clara. Così si chiamava.

    Aspetti qui poteva significare tutto, da trenta secondi a trenta minuti, perfino ore – era già accaduto con altri passeggeri. Lui stava accompagnando a casa una donna dopo un appuntamento; Danni non aveva idea se quello fosse il primo o secondo incontro, o qualcosa di più. Forse Clara l’avrebbe invitato a salire. Forse gli avrebbe allentato la cravatta, sfilato la giacca dalle ampie spalle e l’avrebbe attirato nella sua camera d’albergo, le labbra incollate alle sue, facendolo smettere di pensare per lasciare spazio alle sensazioni, le dita tra i suoi capelli scuri che scendevano a esplorare il suo petto perfettamente scolpito. Wow. Danni mise un freno al flusso dei suoi pensieri che troppo facilmente l’aveva portata a immaginare Adam senza camicia.

    Era cresciuta nelle tenute del palazzo, quindi nonostante i cinque anni di differenza, loro due avevano giocato insieme da bambini. C’era stato un tempo in cui aveva pensato a lui quasi come a un amico. Come suo alleato e, a volte, protettore. Proprio non riusciva a vederlo solo come un membro della famiglia reale anche se prima o poi sarebbe stato principe regnante. E sapeva che non avrebbe dovuto immaginare il principe regnante a torso nudo. Sapeva anche che la sua immaginazione avrebbe potuto andare oltre fin troppo facilmente.

    In effetti, non aveva colto quel genere di segnali dalla coppia, ma dopotutto, cosa ne sapeva lei. Forse le persone colte e di buona famiglia si comportavano in maniera differente. Forse erano più brave a dominare la passione.

    Si rilassò sul sedile, alzò lo stereo e si abbassò la visiera del cappello sugli occhi.

    Tornò a raddrizzarsi quando sentì la portiera aprirsi alle sue spalle.

    Erano passati solo pochi minuti. Spense lo stereo. Calò il silenzio mentre Adam saliva in auto.

    Stranamente in perfetto ordine. Non un bottone slacciato, un capello fuori posto, o uno sbaffo di rossetto. Sembrava serio come poco prima. Non c’era niente di dolce in lui. Perfino la leggera gobbetta sul naso, che avrebbe dovuto turbare la perfezione del viso, non faceva che aumentarla.

    Si erano almeno baciati?

    Danni scosse la testa e mise in moto. Non avrebbe dovuto importarle. Non le importava.

    Normalmente, con un altro passeggero, avrebbe detto qualcosa. Un semplice Bella serata, signore? A volte l’autista diventava una sorta di maggiordomo al volante. Ma Adam non era un passeggero qualunque e, considerato che aveva la testa appoggiata al sedile e gli occhi chiusi, chiaramente non aveva voglia di fare conversazione. Le bastava che il silenzio durasse ancora un po’. L’avrebbe

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