Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Passione senza prezzo: Harmony Destiny
Passione senza prezzo: Harmony Destiny
Passione senza prezzo: Harmony Destiny
E-book154 pagine2 ore

Passione senza prezzo: Harmony Destiny

Valutazione: 5 su 5 stelle

5/5

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Affari milionari
Soldi e potere aprono ogni porta.
Tranne quella del cuore.

Gabe Masters è un pianificatore, e ogni passo della sua vita è scandito da regole ferree, che non lasciano spazio ai sentimenti. Neppure se a suscitarli è una donna stupefacente come Chastity Steven, l'ex moglie del fratello. Per provare al mondo che lei è solo un'arrampicatrice sociale, decide di assumerla come segretaria personale, ma quei continui contatti e l'accidentale gioco di sguardi che ogni giorno diventa più infuocato portano Gabe a voler tentare il tutto per tutto per smascherarla: la porterà nel suo letto e, una volta alla sua mercé, le estorcerà ogni più intimo segreto.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2018
ISBN9788858985670
Passione senza prezzo: Harmony Destiny
Autore

Sandra Hyatt

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

Leggi altro di Sandra Hyatt

Autori correlati

Correlato a Passione senza prezzo

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Passione senza prezzo

Valutazione: 5 su 5 stelle
5/5

1 valutazione0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Passione senza prezzo - Sandra Hyatt

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Magnate’s Pregnancy Proposal

    Silhouette Desire

    © 2010 Sandra Hyde

    Traduzione di Eleonora Motta

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-567-0

    1

    La porta della sala riunioni della Masters’ Developments Corporation si spalancò, battendo contro il muro con un tonfo sordo.

    Dalla sua postazione a capotavola, Gabe Masters fulminò con lo sguardo l’inopportuno seccatore.

    Due occhi blu come il mare lo fissarono e lui trasalì. Solo l’esperienza e il forte autocontrollo di cui si vantava evitarono che schizzasse in piedi con gli occhi spalancati.

    Come osava?

    La sua assistente personale apparve al fianco della nuova arrivata col viso in fiamme. Chastity Stevens, con i capelli color miele perfettamente raccolti e un aderente abito nero come se fosse ancora in lutto, riusciva a far sembrare trasandata e sciatta la sempre elegantissima Julia. Le labbra erano illuminate dal rossetto color rubino e i tacchi a spillo mettevano in evidenza la perfezione delle sue gambe.

    Tesa e inquieta, stringeva la borsa con tanta forza che le nocche erano diafane.

    «Sono desolata, signore. Ma non sono riuscita a fermarla» si scusò Julia, scuotendo la testa e indirizzando un’occhiata in tralice all’intrusa.

    «È tutto a posto, Julia. Me ne occuperò io.»

    Quando l’assistente se ne andò, chiudendosi la porta alle spalle, Gabe si alzò.

    Gli occhi di tutti i presenti erano puntati su Chastity, sulla sua pelle di porcellana, gli occhi a mandorla incorniciati da lunghe ciglia e sulle sue forme sinuose.

    Proprio quelle curve erano costate a suo fratello una cifra spropositata e persino la vita.

    Gabe esalò un profondo respiro per mantenere la calma. «Temo che abbia scelto un momento poco opportuno, signorina Stevens.» Calcò con particolare enfasi il titolo. Lei non aveva mai accettato di prendere il cognome di Tom e ora ne era felice. «Se non le dispiace, dovrebbe fissare un appuntamento. La mia assistente sarà a sua disposizione.»

    «Non fingere di non sapere che sono settimane che tento di avere un incontro con te» lo aggredì lei, dandogli del tu, come è norma fare tra parenti, anche se acquisiti.

    «Sono stato molto impegnato» affermò lui, condividendo un sorriso cospiratore con gli uomini presenti, che ridacchiarono tra loro. Tutti quanti erano stati costretti a presenziare a interminabili riunioni per la negoziazione del suo nuovo villaggio turistico.

    A parte questo, Gabe non aveva avuto la minima intenzione di incontrare quella misera sfruttatrice che aveva seminato zizzania nella sua famiglia. Un danno impossibile da rimediare, ora che Tom non c’era più.

    «Se i signori vogliono scusarmi.» Gabe sospirò avvicinandosi a lei. «Ora vattene» le intimò in un sibilo. «Julia prenderà un appuntamento. Hai la mia parola.»

    Aprì la porta e la sospinse garbatamente fuori. Gli aveva già procurato abbastanza fastidi e non le avrebbe permesso di mettere a repentaglio un affare milionario, oltre la sua reputazione. Aveva fatto i salti mortali per riuscire a riunire tutti gli interessati durante un periodo di tradizionale rallentamento del lavoro in Nuova Zelanda, nel mese estivo di gennaio. L’accordo andava firmato entro oggi. Quindi, bando alle interruzioni.

    Gabe venne avvolto dalla sua innocente fragranza di fiori e, proprio per questo, così poco adatta a lei che lo stava fissando con durezza. O ansietà, forse.

    Dopo qualche istante, lei girò sui tacchi e lasciò la stanza. Gabe la seguì, dopo aver fatto un cenno a Marco, il suo braccio destro.

    «La tua parola per me non vale nulla» lo aggredì, appena lui ebbe chiuso la porta alle loro spalle.

    «Non ho tempo per discutere di questo adesso. Ti ho chiesto di andartene. Se non lo farai, ti garantisco che non avrai mai più la possibilità di ottenere un incontro con me.»

    Chastity s’irrigidì e i suoi occhi divennero duri come l’acciaio. «Se tu non mi ricevi adesso, ti garantisco che non vedrai mai il bambino che aspetto. Il sangue del tuo sangue.»

    Gabe digrignò i denti, indeciso sul da farsi. «Nel mio ufficio» le indicò, infine. «La terza porta a sinistra.»

    Come se non lo sapesse, considerò lui con amara ironia. Chastity aveva lavorato lì fino a due anni prima, finché non aveva deciso che diventare la moglie di suo fratello era una posizione molto più redditizia di quella di assistente.

    Pallida e tesa, lei si fermò davanti alla porta e, invece di entrare, invertì la rotta e si diresse verso l’area della reception, per poi prendere a correre, con una mano sulla bocca, in direzione della toilette.

    Lui l’attendeva fuori, quando riemerse qualche minuto più tardi, col viso ancora più slavato ma a testa alta. Sapeva bene che non doveva attendersi compassione dall’uomo che una volta le aveva chiesto, o meglio, ordinato di non frapporsi tra Tom e la sua famiglia.

    Entrarono nell’ufficio. Gabe chiuse la porta e attese.

    Ora che aveva ottenuto la sua attenzione, Chastity sembrava riluttante a parlare. Con aria malferma, si accomodò su una sedia davanti alla sua scrivania.

    Diresse lo sguardo verso la finestra e osservò il cielo sereno di Auckland. L’orizzonte, tuttavia, sembrava minacciato da cumuli di nubi scure, foriere di un temporale imminente che, lei si augurava, avrebbe spazzato via la soffocante afa degli ultimi giorni.

    Gabe la studiò. La fronte imperlata di sudore, le mani aggrappate ai braccioli della sedia non erano un buon segno. Decise di offrirle un bicchiere d’acqua fresca, che lei afferrò senza nemmeno guardarlo.

    Lui si allontanò e assunse di nuovo la posizione d’attesa, a braccia conserte.

    Chastity avrebbe voluto parlare ma la nausea che provava era troppo violenta. Per favore, non davanti a lui, pensò, serrando le palpebre. Sarebbe stata un’umiliazione troppo grande.

    La famiglia Masters, primo fra tutti Gabe, non avrebbe preso bene la notizia, ora che tutti pensavano di essersi finalmente liberati di lei.

    Era ormai da un mese che Chastity rifletteva su come affrontare l’argomento e, settimana dopo settimana, quando lui non aveva risposto alle sue chiamate, l’angoscia era andata aumentando, trasformandosi da frustrazione in collera.

    La rabbia era giunta a un punto tale da spingerla a precipitarsi lì per tener fede alla promessa che aveva fatto a Tom. Prese un altro sorso d’acqua per placare quella nausea che le aveva tolto tutte le energie.

    La notte precedente, davanti allo specchio, aveva ripetuto quanto aveva stabilito di dire. Calma, concisa e sicura, come l’uomo davanti a lei. Eppure, ora che si trovava lì, nel suo lussuoso ufficio, sembrava incapace di pronunciare una sola sillaba.

    «Allora, che cosa vuoi? E sii breve, per favore» la incalzò, con un tono di disprezzo. «Devo tornare alla riunione.»

    «Se tu mi avessi ricevuto quando te l’ho chiesto, non sarei stata costretta a comportarmi così.»

    Gabe aggrottò le sopracciglia e lasciò che proseguisse.

    «Sto cercando di fare la cosa giusta» asserì lei, incontrando il suo sguardo cupo.

    «Trovo difficile crederlo...»

    Chastity non poteva biasimarlo per il suo cinismo. A sua insaputa, Tom l’aveva usata come scudo per tagliare i ponti con la propria famiglia. Quando l’aveva scoperto, non aveva protestato, augurandosi che la sua presenza non gli togliesse lo spazio di cui affermava di aver bisogno.

    «Sono incinta» esordì lei, senza troppe smancerie.

    Prima che potesse continuare, gli occhi di Gabe caddero sul suo addome piatto, coperto dalla giacca.

    «Questo non fatico a ritenerlo possibile.»

    L’indignazione quasi la soffocò. Tom era morto da soli tre mesi e quell’uomo insinuava che fosse già andata a letto con un altro. Si alzò di scatto e si preparò ad assestargli un ceffone.

    Lo sguardo fermo di Gabe le fece abbassare il braccio. Non gli avrebbe dato la soddisfazione di buttarla fuori per averlo aggredito.

    Lunghi attimi di tensione caricarono l’atmosfera di elettricità.

    «Credi davvero di convincere qualcuno che il tuo bambino abbia a che fare con me o la mia famiglia?» ruggì. «Mio fratello era sterile.»

    Non aveva intenzione di continuare quella discussione. Gli aveva comunicato di essere incinta, come aveva promesso.

    «Me ne vado» annunciò, raggiungendo la porta.

    Lui la fissò, sprezzante. «Non pensavo che ti potessi abbassare a tanto. È chiaro che ti avevo sopravvalutato.»

    Chastity strinse i pugni, fino a conficcarsi le unghie nel palmo delle mani. Aveva fatto delle scelte e lui non aveva alcun diritto di giudicarla.

    Uscì nel corridoio e si diresse verso l’ascensore, ignorando lo sguardo incuriosito della ragazza della reception.

    Lanciò un’occhiata sopra la propria spalla. Gabe era ancora là, le braccia conserte, le gambe leggermente divaricate come un buttafuori di una discoteca. Voleva assicurarsi che lei lasciasse davvero l’edificio.

    Le porte dell’ascensore si aprirono con un fruscio e, una volta entrata, si voltò e lo scrutò da lontano. L’uomo di marmo, lo aveva definito Tom. Eppure, Chastity rammentava la sua cortesia quando lavorava come sua assistente.

    Sospirò, considerando di avergli comunicato solo una parte della faccenda. Doveva anche informarlo su come il bambino era stato concepito. Fermò con la mano le porte che si stavano chiudendo, mentre lui si stava allontanando.

    Gabe si girò di scatto. «Cosa diavolo...?»

    «Le cose non sono mai come sembrano. E il mondo non gira solo secondo le tue rigide regole.» La tensione nell’aria era palpabile. «Prima di morire, Tom e io abbiamo fatto ricorso alla fecondazione artificiale. Abbiamo usufruito del seme che aveva depositato nell’apposita banca prima della chemioterapia.»

    Chastity abbassò il braccio e le porte si chiusero, lasciandola con la soddisfazione di aver cancellato l’espressione arrogante dalla faccia di Gabe che era rimasto con gli occhi sbarrati a fissare il vuoto.

    2

    Al pianterreno, Chastity si ritrovò nell’atrio pieno di luce e ammirò la fontana che vi troneggiava in mezzo. Osservò i giochi d’acqua che, un tempo, aveva trovato bellissimi e rilassanti, quasi ipnotici. Ora, invece, la sua mente riusciva solo a visualizzare uno sguardo cupo e accusatore.

    Avrebbe dovuto sentirsi sollevata per aver mantenuto la promessa fatta a Tom. Finalmente poteva lasciarsi il passato alle spalle e andare avanti. Ma, chissà per quale motivo, avvertiva solo un fastidioso senso di presagio.

    «Spiegamelo un’altra volta.»

    Una voce profonda alle sue spalle la fece trasalire. Si voltò e si trovò

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1