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E-book194 pagine2 ore

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Info su questo ebook

Il Bad Reputation di Mallory Carson è diventato il locale più trendy della città. Pensare che tutto era nato quasi per scommessa. Lei e le altre bariste avevano iniziato a ballare sul banco del bar di tanto in tanto, per gioco e per divertimento, ma poi i clienti erano arrivati in massa e Mallory aveva fiutato l'affare.



La sua famiglia gestisce da tre generazioni un tranquillo pub irlandese, ben diverso dal locale chiassoso della Carson. Shay O'Connor dovrebbe tenere d'occhio la "concorrenza", ma dopo aver visto il corpo di Mallory e il modo in cui lo muove ballando, vuole fare molto di più che sorvegliarla.
LinguaItaliano
Data di uscita10 mar 2017
ISBN9788858961698
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    Anteprima del libro

    Cattiva reputazione - Kristin Hardy

    successivo.

    1

    «Su, Dave, tu vuoi che abbia degli Orgasmi da urlo, no?» Mallory Carson si mise comoda e accavallò le lunghe gambe, gettando un'occhiata sensuale all'uomo seduto davanti alla scrivania. Un tempo l'ufficio era suo, ma adesso apparteneva a lei.

    Dave si lisciò i baffi rossicci. «Ehi, tesoro, non c'è niente che desidererei di più che darti degli Orgasmi da urlo, ma hai già raggiunto il tuo limite per questo mese.» Studiò il foglio che aveva in mano. «Sei nostra cliente soltanto da quattro settimane» considerò. «E vivi qui solo da cinque. Non possiamo estendere il tuo credito. Conosci le regole.»

    Mallory non conosceva regole che non potessero essere piegate a suo favore, soprattutto se la persona in grado di farlo era un uomo. «In queste due ultime settimane siamo andati alla grande» gli disse in tono convincente. «La gente beve. Come posso gestire un bar che si chiama Bad Reputation senza poter offrire un Orgasmo da urlo?» Lo guardò negli occhi, seria. «Tu sei il mio fornitore, Dave. Che cosa dovrei fare, secondo te?» Doveva bluffare come a poker, pensò nervosa.

    Dave tamburellò con le dita sulla scrivania.

    «Gli affari vanno davvero così bene?»

    «A gonfie vele!» esclamò Mallory in tono compiaciuto, cercando d'ignorare la tensione ai muscoli dello stomaco. «Newport non ha mai visto niente di simile prima d'ora. Ma se dovrò dire ai clienti che non sono in grado di servire i drink che vogliono, le cose cambieranno in fretta. Devo forse rivolgermi a qualcun altro?»

    Dopo un attimo di esitazione, lui annuì. «D'accordo» accettò alla fine. «Prorogherò il tuo credito per due settimane, ma mi serve già oggi un deposito di garanzia di cinquecento dollari.»

    Lei sorrise, emettendo un impercettibile sospiro di sollievo. «Nessun problema» disse in tono allegro. «In contanti ti va bene?»

    «Benissimo. Già che ci siamo, lascia che ti dica del contratto che ho ottenuto per la birra alla spina. Sam Adams.»

    «Sei stupendo, Dave. Dimmi che cosa hai in mente.»

    Era una di quelle meravigliose giornate dell'estate di San Martino in cui il cielo era così azzurro da ferire gli occhi. Mallory infilò la strada per Rhode Island, il camioncino carico di merci da portare al bar che era diventato la sua vita, e rifletté sulla proposta di Dave. Di lì a otto mesi avrebbe compiuto trent'anni e si aspettava che per allora il bar funzionasse come un bancomat. Ben diverso dall'ultimo lavoro di Lowell, Massachusetts, dove aveva gestito un bar di fronte a uno stadio di baseball.

    Prese il cellulare e ascoltò gli squilli che provenivano da quattro stati di distanza.

    «Pronto» disse una voce assonnata.

    Lei sorrise, maliziosa. «È il Dipartimento di Igiene e Sanità di Newport» disse con voce più stridula possibile. «Cerco Devlin Carson, socio del bar Bad Reputation. Ci è arrivato un reclamo relativo a un'epidemia di salmonella nella vostra cucina.»

    «Come?» Evidentemente, il cervello di Dev non era ancora in grado di funzionare.

    «Salmonella, signor Carson. I suoi clienti si sono sentiti male appena usciti dal suo locale. Deve presentarsi da noi.»

    «Io... io non posso... vivo a Baltimora» disse lui, confuso, mentre Mallory soffocava una risata.

    «Il problema non ci riguarda, signore. Vogliamo delle risposte e le vogliamo subito.»

    «Ma noi non serviamo da mangiare. Mia sorella Mallory è socia e direttrice del bar. Vi dirà lei co...» Devlin si interruppe. «Mal? Sei tu, vero?»

    Mallory fece una risatina compiaciuta. «Alzati e cammina, dormiglione.» Infilò la superstrada in direzione di Newport. «Che cosa ci fai ancora a letto? Di solito sei mattiniero.»

    «Oh, ieri sera sono uscito con un paio di amici e abbiamo tirato tardi.» Dev gemette. «Dio, la mia povera testa.»

    «Ne stai pagando il prezzo, eh?»

    «Questo è niente. Il prezzo da pagare sarà quando Melissa tornerà dal giro di shopping con sua sorella e si butterà su di me.»

    «Per essere uscito con gli amici? Non ci trovo niente di male.»

    «Voleva che la portassi fuori a cena ieri sera e io invece sono uscito con gli amici. Era il compleanno di Riley.»

    «Non sei certo un festaiolo. Capita a tutti di fare tardi una volta tanto. Dille che è normale. So che è stupenda e che siete fidanzati, ma non mi sembra proprio la tipica felicità prematrimoniale. Sei sicuro che sia la donna giusta?»

    «Quando le cose vanno bene, non mi stanco mai di lei. Hai solo avuto una cattiva impressione quando sei venuta a trovarci. A volte, è un po' gelosa di te» disse il fratello, poi cedette a uno sbadiglio così rumoroso da arrivarle attraverso il telefono.

    «Sono tua sorella. Perché mai dovrebbe essere gelosa?» gli chiese, disorientata.

    Lui rise. «Eravamo usciti a cena e tutti gli uomini guardavano te.»

    «È la tua fidanzata. Che cosa le importa se guardano un'altra?»

    «Orgoglio, forse? Non lo so. So solo che queste cose la innervosiscono.»

    Mallory scosse la testa. Proprio non capiva. Non si fidava di Melissa, anche se Devlin era pazzo di lei. «Allora, sei uscito con i tuoi amici e lei si preoccupa che tu vada in cerca di donne?»

    «Ohi, devo avere dell'aspirina da qualche parte» borbottò Dev. «Aspetta un momento.» Dall'apparecchio arrivò il rumore dei suoi passi. Probabilmente era andato a cercare l'aspirina. «Non so, forse ha il diritto di arrabbiarsi» riprese dopo un attimo. «Dobbiamo sposarci fra cinque mesi. Forse sarei dovuto uscire con lei. Comunque, mi ripete sempre che bisogna fare delle rinunce, se si vuole che un rapporto funzioni.»

    Tipico di Melissa, pensò lei. Aveva avuto dubbi sulla ragazza del fratello nel momento stesso in cui aveva scoperto che Melissa lo obbligava a frequentare un consulente matrimoniale. Mallory sospirò. «Già, be', vedi allora di non comprometterti troppo.»

    «Sto solo cercando di capire come devo comportarmi. Insomma, ammettiamolo, dai nostri genitori non abbiamo imparato molto.»

    «Sì, invece» disse lei senza riflettere. «Non permettere a nessuno di avvicinarsi troppo o te ne pentirai.»

    «Sei una vera dura» la provocò Dev. «Il matrimonio può anche essere bello, se affrontato nel modo giusto.»

    «Vuoi forse farmi credere che siamo cresciuti in case diverse? Lo so che sei più vecchio di me, perciò forse ti ricordi i loro momenti felici, ma sappiamo tutti e due che inferno è stato.»

    Seguì uno scatto in sottofondo, seguito dal rumore dell'acqua che scorreva, e Mallory dedusse che il fratello aveva trovato la medicina.

    «Va bene» disse Dev, poi sospirò. «Tra poco starò meglio. Comunque, non mi avrai certo chiamato per rovinarmi la mattinata. Che cos'è successo?»

    «Ho appena parlato con Dave. Mi ha fatto un buon prezzo per la birra alla spina Sam Adams. È sempre molto cara, però io penso che in termini di vendita ne valga la pena. Non tutti quelli che entrano vogliono una Bud.»

    «Sei tu a gestire il bar» le ricordò lui. «A me basta non superare il budget, sono solo un investitore.»

    «Be', il problema è che per migliorare dobbiamo modificare le condizioni del nostro contratto con Dave. Ci vorranno più soldi.» Mallory strizzò gli occhi. «Nel lungo termine, andrà tutto bene, ma i costi di avvio pesano.»

    «Ho visto le cifre. Gli affari vanno un po' a rilento, sorellina.»

    Mallory si mordicchiò il labbro. «Niente di cui preoccuparsi, però il mese prossimo potrebbe esserci bisogno di altro capitale.»

    Dev sospirò. «Mallory, sono disposto ad aiutarti, ma anch'io ho le spese per il matrimonio da affrontare. Sei sicura di volerlo fare? L'ultima e-mail che mi hai mandato non mi sembrava molto promettente.»

    «Dev, siamo aperti solo da un mese» gli fece notare lei, rafforzando la stretta sul volante. «Non puoi pretendere di guadagnare già il primo anno. Ne abbiamo parlato. Saremo già fortunati ad andare in pari.»

    Quello che non disse era che, se fosse uscita in strada ad attirare personalmente la clientela, avrebbero avuto profitti alla fine del primo anno. Senza l'aiuto di Dev, sarebbe stata ancora nella cittadina del Massachusetts a versare da bere nella speranza di poter avere un giorno un bar tutto suo. Suo fratello aveva rischiato per lei, così come aveva fatto in tutti quegli anni dopo la morte del padre, quando gli si era presentata davanti alla porta, una ragazzina senza un posto dove andare. Voleva a tutti costi che il Bad Reputation avesse successo. Lo voleva per Dev.

    Lo voleva per se stessa.

    Dev si schiarì la gola. «Senti, Mal, non mi aspetto di fare un sacco di grana, mi stavo solo chiedendo se non sia il caso di rimandare l'accordo per la Sam Adams a quando la situazione sarà più solida.»

    Mallory rifletté. «Ho previsto una spesa iniziale del dieci percento e un probabile dodici percento in più sulle vendite a lungo termine. Direi che in tre mesi dovremmo andare in pari.»

    «Hai calcolato tutto mentalmente? Gesù, ricordami come mai non sei riuscita a trovare un posto in qualche grande azienda?»

    «Nelle aziende bisogna seguire le regole» ribatté lei con un sorriso.

    «Che non sono il tuo forte.»

    «No» concordò Mal. «Comunque, farò meglio i conti e ti darò altri dettagli. A proposito, c'è stata una ripresa nell'attività.»

    «Ah, sì? Per merito tuo o per il passaparola?»

    «Oh, per tutte e due le cose. Ho riflettuto sul perché la gente va al bar.»

    «Per fare profonde conversazioni filosofiche?»

    Lei rise. «No. Alcol, musica e sesso» disse in tono pratico. «Noi forniamo tutte e tre le cose e avremo il locale pieno tutte le sere. Ovviamente, l'alcol l'abbiamo già. Abbiamo anche la licenza per la musica dal vivo e comincerò a fare delle audizioni per il sabato sera.»

    «E per il sesso?» chiese Dev, sospettoso.

    Mal sorrise. «Che cosa hai detto? Non c'è campo.»

    «Io ti sento benissimo. Non cercare di fare la furba. Ti conosco. Che cosa hai in mente? Non vorrai rischiare che ci chiudano il locale, spero?»

    «Non capisco una parola di quello che dici. Ti saluto.»

    Quello che Mallory aveva in mente non le avrebbe fatto correre il rischio di dover chiudere.

    O almeno, così si augurava.

    «Il solito, Dermott?» Shay O'Connor guardò il vecchio con i gomiti appoggiati al banco che tamburellava con le dita al ritmo della musica.

    «Lo stesso che mi serviva tuo nonno, giovanotto» rispose Dermott, lisciandosi i pochi capelli bianchi rimastigli. «O'Connor's è ancora l'unico posto in città che sa come servire una pinta.»

    Shay mise un bicchiere sotto la spina e la riempì di Guinness. «L'unico pezzetto d'Irlanda in città» ribatté, enfatizzando l'accento irlandese.

    «Accidenti, ragazzo, parli proprio come se venissi dalla contea di Kerry» disse Dermott, guardandosi intorno. Legno ovunque, dal pavimento al soffitto a cassettoni, tende di pizzo alle grandi finestre da cui si godeva la luce del crepuscolo, pannelli di legno scuro a dividere la zona ristorante da quella più intima del bar. Sugli scaffali alle pareti, vecchi libri, giocattoli e bottiglie antiche, testimonianze del passato.

    Una ragazza flessuosa dai capelli rossi e occhi quasi troppo grandi per il suo viso ovale venne a depositare il suo vassoio sul banco. «Due Bass, una Guinness e una Murphy, Shay» ordinò in tono brusco. «E svelto.»

    «Sono tutte così impazienti, le donne irlandesi?» scherzò Shay.

    Dermott annuì con forza. «Sì, anche peggio. Per questo sono venuto qui.»

    «Credevo che fossi venuto in cerca di fortuna» disse Fiona, inarcando le sopracciglia.

    «Anche» borbottò il vecchio arrossendo.

    Nel bar entrò un giovane dai folti capelli neri spettinati.

    «È bello vedere che finalmente hai deciso di unirti a noi, Colin O'Connor, una rockstar come te» osservò Fiona in tono ironico.

    Colin le lanciò un'occhiata divertita. «Se avessi saputo che c'eri tu, sarei arrivato prima.»

    «Certo, e il Papa mangia bistecche il venerdì» replicò lei, ripartendo con il suo vassoio carico.

    Shay guardò il fratello minore. «Sei in ritardo.» Oltre ai capelli neri, i due avevano in comune anche gli occhi azzurri, ma la somiglianza finiva lì. Colin aveva un viso aperto e un sorriso fanciullesco, mentre gli occhi infossati e le guance scavate conferivano a Shay un aspetto più cupo e seducente, come del caramello paragonato allo zucchero bianco.

    Colin si legò un grembiule in vita. «Scusami. Ho cercato di sganciarmi, ma mi hanno trattenuto.»

    «Così tutti sanno come sta andando quel nuovo bar in Washington Square?» chiese Shay in tono indifferente, pensando alla telefonata ricevuta da un suo amico nel primo pomeriggio.

    Dermott agitò una mano e si accigliò. «Se vuoi sapere la mia opinione, fanno una gran confusione. Ci sono passato ieri sera tornando a casa. Donne mezze nude che ballano sul banco e tutta la gente in strada che si ferma a guardare.» Bevve la sua Guinness tutta d'un fiato e rimise il bicchiere sul banco. «Dovrebbero farlo chiudere. È indecente.»

    Colin guardò Shay. «Donne mezze nude, eh? Forse dovrei andare a controllare.»

    Fiona tornò con il vassoio vuoto. «Che cos'è questa storia delle donne mezze nude?»

    «Al nuovo bar di Washington Square.»

    «Oh, le Cattive Ragazze.»

    «Tu che cosa ne sai?» chiese Shay, incuriosito.

    Lei alzò le spalle e passò l'ordinazione a Colin, poi si rivolse a Shay. «Non molto. Hanno aperto solo poche settimane fa.»

    «Indecente» ripeté Dermott.

    «No, invece. È solo che quando ne hanno voglia le bariste si mettono a ballare sul banco, ma con i vestiti addosso. Non c'è niente di male.» Fiona lanciò un'occhiata a Colin che stava versando un whisky. «Io l'ho trovato divertente.»

    «Vuoi andare da loro, Fee?» chiese Colin.

    «Forse dovrei. Pare che siano molto più apprezzate di quanto lo sia io qui.»

    Colin aprì una bottiglia di birra. «Dai, Fee, tu sei la

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