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E-book179 pagine2 ore

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Info su questo ebook

L'industriale Joshua Falcon è abituato a fare sempre quello che vuole. Durante le riunioni d'affari e a letto. Così, quando vede la splendida Jessie Adams a una festa, decide di volerla subito. Nuda, nel suo letto. Insieme possono avere una relazione appassionata e senza coinvolgimenti sentimentali.



Jessie è d'accordo e accetta la proposta di lunghe notti di sesso sfrenato senza legami. l'unica cosa che vuole è un bambino dall'uomo che in segreto ha sempre desiderato. Tuttavia Jessie e Joshua hanno in comune un passato sorprendente, un passato che li porterà dove non avrebbero mai pensato di poter arrivare...
LinguaItaliano
Data di uscita10 apr 2017
ISBN9788858963166
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    Anteprima del libro

    Prendimi - Cherry Adair

    successivo.

    Prologo

    «Mi sposi.»

    «Come ha detto?» Jessie Adams guardò lo sconosciuto che l'aveva chiamata presso il suo tavolo, in fondo al locale in cui lei prestava servizio.

    Fuori la pioggia scrosciava con violenza sul parcheggio deserto e sull'unica auto sportiva color argento. Gocce di pioggia brillavano tra i capelli scuri dell'uomo e sul suo cappotto nero. L'insegna al neon del bar illuminava il suo viso.

    Che tipo fantastico! E che piacevole diversivo. Era stata una giornata fiacca. Anzi, lo era stato tutto il mese. Jessie sospirò. Sarebbe passato anche quello.

    Per un attimo fantasticò che quel Principe Azzurro fosse venuto a rapirla e che la sua proposta fosse reale. Ma con la fortuna che si ritrovava era più probabile che fosse un balordo che mirava ai suoi venti dollari e ai soldi chiusi nella cassa.

    Gli lanciò un altro sguardo sospettoso. Che cosa avrebbe potuto fare se lo avesse colto sul fatto? Quel pensiero la fece sorridere.

    «Allora?» domandò lui.

    «Allora che cosa?» Quell'uomo aveva un profumo così buono che Jessie desiderò strofinarsi contro di lui e annusarlo.

    «Vuole sposarmi?»

    «Oggi è giovedì?»

    «Venerdì.»

    «Spiacente, io sposo gli sconosciuti solo il giovedì» rispose lei, riempiendogli la tazza di caffè. «Dovrà aspettare la prossima settimana.»

    «La prossima settimana sarà troppo tardi.» Lo sguardo dell'uomo le scivolò sul viso, sul seno piatto e sulle gambe sottili, poi fece il percorso inverso. «Che cosa diavolo ha fatto ai capelli?»

    Jessie si portò le mani alla capigliatura color carota. «Li ho tinti nella speranza che le bionde abbiano più fortuna. Ah!»

    «Quali che fossero le sue intenzioni...»

    «A me piacciono!» scattò Jessie. Quell'uomo era uno sconosciuto. Che importanza aveva quello che pensava dei suoi capelli? «Beva il suo caffè. Chiudiamo tra venti minuti.» Il pensiero che fosse quasi mezzanotte le ricordò altri problemi più urgenti. Le avevano dato due settimane per liberare il suo appartamento e alla scadenza mancavano solo quattro giorni. Fino a quel momento non aveva trovato niente che potesse permettersi. Si sarebbe dovuta trasferire a Sacramento o a Tahoe. Se solo avesse avuto più di ventisette dollari... Se il compagno di sua madre non le avesse portato via la macchina... Se...

    «Lei è perfetta» mormorò lo sconosciuto. «Ho una proposta da farle.»

    Ci scommetto. «Senta, amico, i piedi mi fanno male, devo finire il mio turno e, prima di andare via, devo pulire la cucina. Se non le dispiace...»

    «Mi ascolti.»

    Jessie fece il conto e lo sbatté sul tavolo. «Se vuole dell'altro caffè, si serva.»

    In cucina non c'era molto da fare. A parte due camionisti che avevano cenato, era stata sola tutta la sera. Il che significava niente mance. Finì di riempire la lavastoviglie e, voltandosi, vide che lo sconosciuto si era fermato sulla porta e la guardava.

    Sapeva bene ciò che quell'uomo sofisticato vedeva: una ragazza bruttina, troppo magra e i cui capelli bruciacchiati, legati in una crocchia, sembravano un mucchietto di paglia. L'unica cosa notevole erano gli occhi. Una volta un camionista le aveva detto che sembravano gli occhi di una mucca. Non era sicura che fosse un complimento, ma lui era stato sincero.

    «Quanti anni ha?»

    «Lei è molto insistente. Non gliel'ha mai detto nessuno?»

    «Troppe volte. Quanti anni ha?»

    Jessie lo guardò con curiosità. L'uomo sembrava ricco, viziato e abituato a ottenere quello che voleva. Aveva delle belle mani, con dita lunghe e affusolate e unghie ben curate. Le erano sempre piaciute le mani belle.

    Istintivamente nascose le sue dietro la schiena. «Venti... cinque.»

    Lui rise. «Bel tentativo, dolcezza.»

    «Ventuno.»

    «Legale.»

    Jessie lo vide avanzare e retrocesse verso il frigorifero. Era impossibile che arrivasse qualcuno a quell'ora. Lui avrebbe potuto farle tutto quello che voleva e nessuno lo avrebbe saputo. Sentendosi toccare il viso, trasalì. La settimana scorsa, quando le avevano rubato la macchina, non avrebbe dovuto domandare al Padreterno che altro poteva succederle. Il Signore non apprezzava il sarcasmo.

    «Perfetta.» Lo sconosciuto le afferrò il mento e le girò il viso da una parte all'altra. Da vicino il suo profumo era ancora più buono. Jessie dilatò le narici, ma capì a livello istintivo che lui non nutriva alcun interesse sessuale per lei.

    «Le concedo dieci secondi per togliermi le mani di dosso, altrimenti chiamerò la polizia. Che cosa vuole da me?»

    «Voglio che mi sposi. Questa notte. Andremo a Tahoe, ci sposeremo, poi la riporterò indietro in tempo per il suo prossimo turno.»

    «Lei è matto.»

    «Sono disperato» la corresse lui.

    Chi non lo è, amico? «Perché proprio io?» domandò Jessie, tornando nella sala illuminata. Lo sconosciuto la seguì, prese una tazza pulita dal banco e fece ritorno al suo tavolo.

    Che cosa faceva lì un tipo come quello? Non era un posto adatto a lui. La gente si fermava lì solo perché il locale si trovava sulla strada che portava dalla California nel Nevada. Il piccolo bar era uguale a milioni di altri nel paese. Sedili di vinile rosso, tavoli di formica beige bruciacchiati dalle sigarette, vecchie decorazioni natalizie. L'odore di grasso e di cibo impregnava le piante finte disseminate negli angoli.

    Jessie cercò di non guardarsi intorno. A volte soffriva fisicamente per la mancanza di bellezza e di stabilità.

    Non era contraria a lavorare, ma ogni tanto le sarebbe piaciuto fare una pausa. Purtroppo non poteva credere che un perfetto sconosciuto piombasse lì due giorni prima di Natale con l'intento di portarla via.

    «Sarò breve.» Lo sconosciuto prese la caraffa, versò il caffè in due tazze e le fece cenno di sedersi. «La mia è una proposta d'affari» esordì, passandosi le dita tra i capelli. «La situazione è questa. Mio padre e suo fratello possedevano un'industria. Mio padre è morto dieci anni fa e ha lasciato la ditta a mio zio Simon con la clausola che a tempo debito la metà sarebbe diventata mia. Ho sgobbato come un forsennato, mentre mio cugino Paul se l'è spassata in giro per il mondo. Quella ditta è mia per il cinquanta per cento. Me la sono guadagnata. Adesso Simon vuole ritirarsi, ma pretende che Paul e io ci sistemiamo, altrimenti cederà la sua quota a una coppia di playboy. Nella sua infinita saggezza, mio zio vuole che Paul e io ci sposiamo.»

    Jessie parve incredula. «Davvero?»

    «Purtroppo, sì. Non solo, ma il primo che si sposa avrà la maggioranza delle azioni.»

    «Qual è il problema? Un tipo bello e ricco come lei deve avere milioni di donne tra cui scegliere.»

    «L'ho chiesto a una ragazza... ma lei ha detto di sì a mio cugino.»

    Jessie strinse la tazza tra le mani. «Oh. Ma dev'esserci qualcun'altra...»

    «Si sposeranno a San Francisco domani a mezzogiorno. Il nostro incontro porterà dei vantaggi a entrambi. Immagino che le piacerebbe avere un'illimitata disponibilità economica per andare dove vuole e fare quello che vuole. Tutto quello che desidero è un contratto matrimoniale. Non voglio una vera moglie. Voglio una moglie sulla carta. Subito. Questa notte.»

    Lesse il suo nome sulla targhetta attaccata al grembiule e continuò. «Sposami, Vera. Ti darò un mensile finché vivrai. Diavolo, sono disposto anche a comperare questo locale, se è quello che desideri.»

    Jessie soffocò una risata. La targhetta con quel nome era appartenuta a una cameriera precedente e lei non si era presa la briga di cambiarla. «Non voglio questa tavola calda.» Il solo guardarlo le bloccava il respiro.

    «Avere il controllo della ditta è tutto per me. Immagino che anche tu abbia desiderato tanto qualcosa.» Gli occhi chiari di lui erano fissi sul suo viso. «Fa' questo per me e se un giorno tu vorrai qualcosa con tutto il cuore, te la darò. Hai la mia parola.»

    «Qualunque cosa?»

    «Sì.»

    Jessie rifletté. Quell'uomo le piaceva da impazzire. Era incredibilmente bello, forte, potente, ricco e aveva bisogno di lei. L'attrazione non era reciproca, ma Cenerentola non si era lamentata quando il Principe Azzurro l'aveva portata via dalla cucina.

    «Come faccio a sapere che sei sincero?»

    Lui tirò fuori dalla tasca un portafoglio di pelle e un cellulare. «Questo è il numero del mio avvocato. Chiamalo per farti confermare chi sono e chiedigli dell'ultimatum di mio zio.»

    Jessie prese il biglietto da visita. Era matta da legare... ma che cosa aveva da perdere?

    «Come ti chiami?» domandò, digitando il numero.

    «Joshua Falcon.»

    L'uomo che le rispose non parve contento di essere svegliato a mezzanotte da una pazzoide, ma confermò che Joshua Falcon era quello che diceva di essere ed era ricco come Creso.

    Poi l'avvocato pretese di parlare con il signor Falcon, così Jessie gli passò il telefono e si afflosciò sulla seggiola.

    Lui parlò, fissandola. «Certo che faccio sul serio.» Ascoltò un attimo e poi riprese. «In una tavola calda al confine tra la California e il Nevada.» Guardò Jessie, socchiudendo gli occhi. «Perché non dovrebbe? Probabilmente percepisce uno stipendio ridicolo e vive in un appartamento squallido con il suo gatto. Ti manderò via fax una copia della licenza matrimoniale e ti porterò più tardi l'originale.» Ci fu una breve pausa, poi rise. «No, niente viaggio di nozze. Le dirò di chiamarti per prendere accordi.»

    Joshua ascoltò. «Non c'è bisogno di fare del sarcasmo. Lei vale tanto oro quanto pesa. Oh, Felix, chiama Simon appena riceverai il mio fax.» Ascoltò di nuovo, poi sospirò. «D'accordo. Prendi il Lear. Ci vediamo davanti al palazzo di giustizia di Reno alle nove. Potrai consegnare a mano il certificato di matrimonio a mio zio.»

    Poi chiuse il cellulare e se lo mise in tasca.

    «Non ho un gatto.»

    «Come hai detto?»

    «Non ho...»

    «Era tanto per dire. Prendi il tuo cappotto.» Joshua gettò delle monete sul tavolo e cominciò ad abbottonarsi.

    «Non ho nemmeno un cappotto.»

    «Non hai un cappotto?»

    «Caspita. C'è un'eco qui dentro?»

    Rabbuiato, lui si sfilò il suo e glielo diede. «Mettiti questo e muoviamoci.»

    «Sei molto bravo a convincere una donna con delle paroline dolci.» Il cappotto aveva il suo profumo. Jessie si sentì illanguidire.

    «Cribbio» sospirò lui, aspettando che spegnesse le luci. «Devo essere più stanco e disperato di quanto pensassi.»

    Jessie si raggelò. «Ascolta, bello. Non sono venuta qui in ginocchio a pregarti. Deciditi, vuoi sposarmi o no?»

    Lui la guardò. «Che Dio mi aiuti. Sì.»

    Alle 9.45, Joshua mise il certificato di matrimonio nelle mani del suo avvocato Felix Montgomery.

    Alle 9.46, uscì dal palazzo di giustizia e non rivolse un solo sguardo a Jessie.

    Il Principe Azzurro non aveva nemmeno baciato la sposa.

    1

    Dicembre, sette anni dopo.

    Decine di ospiti vestiti con eleganza gremivano la casa di Simon Falcon. Da una distanza di sicurezza, Jessie osservò suo marito scrutare la folla con aria annoiata. Nato per indossare lo smoking, trasudava ricchezza e sicurezza di sé. Con la sua aria aristocratica e lo sguardo sprezzante, sembrava un re che sorvegliasse il suo regno. E la sua sensualità era così palese che tutte le donne si voltavano a guardarlo.

    Sette anni non l'avevano cambiato, mentre lei era cambiata in modo considerevole. Joshua non avrebbe mai potuto riconoscere in lei la cameriera di nome Vera che aveva incontrato. Solo lei sapeva che la sua aria sofisticata era solo una patina. Gli amici le dicevano che mirava troppo in alto. Tanto peggio. Lei era contentissima della vita che conduceva. Voleva una sola cosa da Joshua Falcon.

    Il loro matrimonio gli aveva assicurato il controllo della Falcon International. Adesso lei desiderava disperatamente una cosa in cambio. Desiderava un bambino, e Joshua avrebbe realizzato quel sogno.

    Glielo aveva promesso.

    Due mesi prima, Jessie aveva chiesto al suo avvocato di informare suo marito che era pronta a fare la sua richiesta e Joshua si era offerto di pagare un'inseminazione artificiale in una clinica di sua scelta. Ma lei non voleva il seme di uno sconosciuto. Voleva un figlio da suo marito.

    La buona notizia era che lui non nutriva alcun interesse per i bambini, ragione per cui non le avrebbe portato via quello che non desiderava.

    Squadrando le spalle, bevve un sorso di vino, poi, resistendo all'impulso di passarsi le mani sui fianchi per allisciare l'abito di jersey di seta, si raddrizzò la corona di pungitopo che si era messa sulla testa.

    In quell'attimo vide che il marito si dirigeva verso di lei e, con il cuore che le batteva forte, sollevò il mento e sostenne il suo sguardo.

    Joshua era più alto e più attraente di tutti gli uomini presenti. Un fiotto di adrenalina le corse nelle vene. Bevve un altro sorso di vino senza sentire alcun sapore, poi si premette il bicchiere contro la guancia in fiamme.

    Arrivandole alle spalle e cingendole la vita con un braccio, Simon rischiò di farle venire un infarto.

    «Sembri un angelo natalizio vestito di rosso, tesoro. Chi stai

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