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Irresistibile tentazione: Harmony Collezione
Irresistibile tentazione: Harmony Collezione
Irresistibile tentazione: Harmony Collezione
E-book173 pagine2 ore

Irresistibile tentazione: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Aveva solo sbagliato indirizzo?

Una promettente carriera, le sue amicizie, una casa stabile. Olivia Butler è talmente convinta dei sentimenti che prova nei

confronti del suo attuale fidanzato che ha deciso di lasciare "tutto" per lui e fargli la sorpresa di raggiungerlo a Londra.

Quando suona alla sua porta, però, scopre...
LinguaItaliano
Data di uscita10 feb 2017
ISBN9788858960974
Irresistibile tentazione: Harmony Collezione
Autore

Sara Craven

E' nata nel Devon ed è cresciuta in mezzo ai libri, in una casa nei pressi del mare. Ora vive nel Somerset.

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    Anteprima del libro

    Irresistibile tentazione - Sara Craven

    successivo.

    1

    «Informiamo i signori passeggeri che tra pochi minuti arriveremo alla stazione di Paddington!»

    Olivia deglutì stringendo le dita sul manico della borsetta di pelle che teneva sulle ginocchia, poi si alzò e tirò giù la sua valigia dalla rastrelliera. Era stata nervosissima per tutto il giorno e ora che era quasi arrivata sentiva lo stomaco chiuso in una morsa.

    Va tutto bene, si disse. Presto sarai insieme a Jeremy e tutto sarà perfetto. È quello che hai sempre desiderato e sognato in tutti questi mesi. Resisti! Ormai ce l'hai quasi fatta.

    Estrasse un foglietto di carta dalla tasca e lo rilesse per l'ennesima volta. 16, Lancey Gardens, W11.

    «È la zona di Ladbroke Grove a Nottingh Hill» le ave va spiegato Beth perplessa. «Molto in, senza dubbio.»

    «Può permetterselo, ha un lavoro fantastico» aveva detto lei con orgoglio.

    «Anche tu ne hai uno. Perché vuoi gettare tutto al vento per imbarcarti in un'avventura?»

    «Lo sai benissimo.»

    «Per l'amor del cielo, Livy! È sposato!»

    «È un matrimonio finito, credimi. Sua moglie è diventata socia di uno studio legale qui a Bristol. Pensa solo alla sua carriera.»

    «Oggigiorno è una cosa permessa anche alle donne, o no?» aveva ribattuto Beth con tono secco. «Comunque questo non ti dà affatto il diritto di inseguire suo marito a Londra.»

    «Jeremy e io vogliamo stare insieme ed è giunto il momento di fare un passo in questa direzione» aveva insistito Olivia.

    «Anche Jeremy la pensa così?» Beth l'aveva scrutata preoccupata. «Mio Dio, Livy, tu gli hai detto che hai intenzione di raggiungerlo, vero?»

    «Non proprio, ma era sottinteso che avremmo vissuto insieme a Londra. Era solo questione di tempo e adesso il momento è arrivato.»

    «Non avreste dovuto discuterne insieme prima?»

    «Ha avuto molto da fare. Nuovo lavoro, nuovo appartamento. Ci siamo scritti e ci siamo parlati al telefono.»

    «Tu gli hai scritto» aveva puntualizzato Beth. «E Jeremy telefona ogni tanto. A me non piace il modo in cui ti tratta quell'uomo, Livy.»

    «Non capisco perché» aveva risposto lei, sistemando i vestiti in valigia.

    «Io da una relazione vorrei qualcosa di più di una manciata di vaghe promesse di felicità eterna.» Il tono di Beth si era inasprito.

    «Se è al sesso che alludi...»

    «Anche.»

    «Ma io voglio anche quello, però non mi sembrava giusto farlo finché Jeremy viveva a Bristol con Maria. Ma ora che la separazione è ufficiale, noi saremo finalmente liberi di...»

    «Ma che passione! Che ardore!» l'aveva presa in giro Beth.

    «La nostra non è solo una relazione» aveva protestato Olivia. «Vogliamo avere una casa, una famiglia, e trasferirmi a Londra costituisce il primo passo.»

    «Allora Livy, ti faccio i miei migliori auguri.» Beth l'aveva abbracciata con calore. «Comunque aspetterò prima di cercare un'altra coinquilina, non si sa mai.»

    Al ricordo, Olivia si accigliò avviandosi verso l'uscita. Era sabato mattina e l'atrio della stazione era affollatissimo. Per la maggior parte si trattava di gente che si recava a fare shopping nella capitale.

    Raggiunta la pensilina dei tassì, tirò un sospiro di sollievo. Il più era fatto, pensò mettendosi in coda.

    Beth forse aveva ragione, ma non conosceva Jeremy. In un certo senso aveva sempre fatto parte della sua vita. Erano cresciuti insieme nel Somerset. Olivia aveva sempre avuto una leggera soggezione dei suoi capelli biondi e dei sei anni di differenza che c'erano tra loro. Ricordava la sua timida felicità quando Jeremy tornava a casa per le vacanze e quanto aveva sofferto quando anche lei si era trasferita per frequentare l'università. Aveva pensato che non l'avrebbe mai più rivisto.

    Il loro incontro in un'enoteca di Bristol, due anni prima, era stato una pura coincidenza.

    Olivia c'era andata con un collega sperando di rilassarsi dopo una giornata passata a insegnare principi d'informatica a un gruppo di segretarie svogliate e distratte.

    Jeremy era circondato da un mucchio di persone che si stavano congedando. Lei l'aveva riconosciuto subito e, quando si era avvicinato al banco, l'aveva raggiunto.

    «Ciao, Jeremy!» l'aveva salutato toccandogli una manica. «Forse non ti ricorderai di me...»

    L'espressione dubbiosa che l'uomo aveva inizialmente scomparve subito. «Livy Butler! È meraviglioso! Non credo ai miei occhi! Ma quanto tempo è passato?»

    Troppo!, ricordava di aver pensato lasciandosi avvolge re dal calore del suo sorriso.

    «Sei qui con qualcuno?» le aveva chiesto guardando oltre le sue spalle.

    «A dire il vero me ne stavo andando.»

    «Non farlo, dobbiamo festeggiare il nostro incontro. Guarda, laggiù c'è un tavolo libero. Cosa vuoi bere?»

    Poco dopo erano seduti vicini, e lui alzava il suo bicchiere in un brindisi. «Al nostro incontro, Livy! Che cosa fai di bello a Bristol?»

    Ti sto aspettando, aveva pensato lei, sorseggiando il vino e abbassando gli occhi. Ma non me n'ero resa conto fino a ora.

    La ragazza sentì crescere l'impazienza dentro di sé. Ma perché tutte queste persone che vogliono andare da Harrods non si fanno un po' furbe e prendono un tassì insieme? Risparmierebbero tempo e denaro. E io anche.

    Non vedeva l'ora di vedere Jeremy. Già immaginava il suo viso illuminarsi di gioia e le sue braccia che la stringevano.

    La loro storia era cominciata in modo naturale. Due vecchi amici che si erano ritrovati, dopo anni, per puro caso. Jeremy non le aveva mai nascosto di essere sposato. Olivia non ricordava quando aveva cominciato a percepire che nel suo matrimonio qualcosa non andava. Jeremy le aveva sempre parlato con orgoglio dei successi professionali della moglie, tanto che aveva cominciato ad ammirarla anche lei.

    Ma un pomeriggio, l'uomo l'aveva chiamata invitandola a uscire quella stessa sera. Arrivata al ristorante, era rima sta sorpresa nel vedere che si trattava di una cena a lume di candela con tanto di bottiglia di champagne.

    «È il mio compleanno» aveva spiegato. «Ma mia moglie è troppo impegnata a difendere gli interessi di una grossa società davanti alla Crown Court e non può festeggiarlo con me. Grazie per essere venuta, Livy.»

    Quella sera, per la prima volta, le aveva parlato apertamente delle difficoltà del suo matrimonio.

    «Per Maria viene prima la carriera e poi il lavoro» aveva confessato con amarezza. «Non sono nemmeno sicuro di essere al terzo posto nella sua scala dei valori.»

    «Non può essere!» aveva esclamato lei, sfiorandogli una mano. «Siete sposati da così poco tempo... Dovete parlarne, troverete certamente un compromesso.»

    «Credimi, non è possibile discutere con una persona che non vuole ammettere di avere un problema.» Jeremy aveva scosso la testa. «Non sono sicuro che il nostro sia mai stato un vero matrimonio...» Le dita dell'uomo si erano intrecciate con le sue. «Avrei dovuto aspettare, Livy» aveva aggiunto in un sussurro. «Aspettare di rivederti. Ora lo so. Dimmi che non è troppo tardi, ti prego.»

    «Sveglia, tesoro!» La voce rude del tassista la riportò alla realtà. «Vuole salire o no?»

    «Oh, certo!» Arrossendo Olivia gli diede la valigia e si affrettò a sedersi sul sedile posteriore.

    Conosceva Londra a malapena. Vi era stata anni prima in occasione di alcune veloci gite scolastiche. Viverci ora sarà molto diverso. Si guardò in giro: il traffico di Bristol non era nemmeno lontanamente paragonabile al caos che le stava intorno. Il suo tassì era circondato sui due lati da due colonne interminabili di macchine. Un bel caos!

    Si voltò a guardare i negozi alla sua sinistra convincendosi che, con il tempo, le sarebbero divenuti familiari. Il tassista non si dimostrò molto loquace così non gli chiese neanche in quale zona di Londra si trovassero e preferì rimanere in silenzio.

    Dopo un po' i negozi lasciarono il posto a delle abitazioni grandi e imponenti, circondate da giardini, e il tassì imboccò una via laterale alberata. Olivia sentì che un nodo le stringeva la gola. Non doveva mancare molto.

    «Ha detto al numero sedici?» chiese l'autista.

    «Esatto» confermò lei mentre la macchina si arrestava davanti a una grande casa bianca. Sporgendosi dal finestrino scorse i davanzali ornati da fiori colorati che risplendevano alla limpida luce del sole settembrino.

    Una volta scesa, rimase un attimo immobile in mezzo al marciapiede guardando il tassì sparire dietro la curva, come se si trattasse del suo ultimo contatto con la realtà. Poi si girò e osservò l'edificio. Le tende erano chiuse, ma da una finestra aperta al primo piano proveniva il debole suono di una musica. Jeremy deve essere in casa, pensò sollevata.

    Con un ultimo sforzo sollevò la valigia e salì i gradini che portavano al grande portone. C'erano due campanelli in ottone, su uno dei quali era incisa una grande B. Olivia premette con decisione l'altro e aspettò.

    Per un momento lungo un'eternità non successe nulla. Stava quasi per suonare un'altra volta quando sentì il rumore della chiave che girava nella toppa.

    Trasse un profondo respiro e cercò di sorridere per non lasciar trasparire il suo nervosismo.

    La porta si aprì e Olivia si trovò davanti un perfetto sconosciuto. O non lo era? Sebbene sapesse con certezza di non averlo mai incontrato prima di allora, il suo viso le sembrò vagamente familiare.

    Era un uomo alto, dal naso adunco e dai folti capelli scuri che ricadevano scompigliati sulla fronte. Gli occhi erano di un bellissimo colore che univa le sfumature del blu e del grigio, così che avevano dei riflessi argentati. Due segni più accentuati ai lati della bocca rivelavano una persona normalmente dotata di senso dell'umorismo.

    In quel momento, però, dava l'impressione di essere profondamente irritato.

    Dandogli una veloce occhiata, Olivia si rese conto, con un certo imbarazzo, che indossava solo una vestaglia di seta blu, aperta sul petto, che lasciava intravedere un torace forte e dai muscoli ben delineati e copriva metà delle cosce, lasciando scoperte le lunghe gambe.

    Lui la osservò annoiato con uno sguardo pieno di sufficienza, poi esaminò il suo tailleur in cotone grigio chiaro. Olivia sostenne con fermezza il suo sguardo e vide che la bocca di lui si irrigidiva.

    «Sì?»

    Lei sollevò il mento. «Vorrei vedere Jeremy Attwood, per favore. Mi sta... mi sta aspettando» aggiunse secca.

    Notò che l'uomo di fronte a lei non ebbe nessuna reazione alla sua richiesta, ma si appoggiò con noncuranza allo stipite dell'ingresso, incrociando le braccia e osservando la valigia ai suoi piedi. «Non credo» disse infine cercando di chiudere la porta.

    «Oh, aspetti!» Olivia allibita, l'afferrò con una mano. «Se solo potesse dire a Jeremy che sono qui...»

    Lui scosse la testa con decisione. «Non posso e per favore tolga la mano dalla mia porta» aggiunse poi fredda mente. «Potrebbe rischiare di farsi male.»

    Lei ignorò la minaccia. «Ma abita qui, no?» Ricevuto un cenno affermativo, continuò: «E allora perché non lo chiama?».

    «Perché non è qui ora» le rispose. «È andato via per il fine settimana e quindi non è possibile che aspettasse visite, tanto meno che attendesse lei. E ora levi la mano dalla mia porta e sparisca da brava ragazza, senza fare tante storie.»

    «Non è qui?» ripeté Olivia incredula. «Non ci credo.»

    Gli occhi argentati divennero di ghiaccio. «Non ho intenzione di proporle di perquisire la casa, signorina...?»

    «Sono Olivia Butler. Jeremy non le ha mai parlato di me?» In silenzio lui scosse lentamente la testa. Delusa, trasse un profondo respiro sforzandosi di sorridere. «Be', non ha molta importanza. Mi dispiace che... Mi rincresce di essere arrivata in un momento inopportuno. È chiaro che prima mi sarei dovuta mettere d'accordo con Jeremy, ma non è stato poi un grande sbaglio.»

    «Ritengo» disse lui piano, «che dovrei essere io a dirlo. Che cosa desidera esattamente, signorina Butler?».

    «Innanzitutto vorrei entrare. Ho viaggiato su un treno affollatissimo e vorrei rinfrescarmi.»

    «È comprensibile» commentò lui, «ma cosa le fa pensa re che sia questo il luogo adatto per farlo? Non c'era un luogo di ristoro alla stazione di... Euston, Waterloo...?»

    «Vengo dalla stazione di Paddington» concluse lei. «Certo che c'era. Ma non credo che sia questo il punto.»

    «E quale sarebbe allora?» L'uomo le stava ancora sbarrando l'accesso. «Mi piacerebbe davvero saperlo.»

    Olivia decise di non usare mezzi termini. «Sono venuta qui per viverci. Per stare con Jeremy.»

    Lui non fece alcun cenno di spostarsi e il suo viso non cambiò minimamente espressione, tuttavia lei avvertì una tensione pericolosa nell'aria e dovette vincere l'impulso di indietreggiare di un passo.

    «Non sa che Jeremy è sposato?»

    «So che è separato» lo corresse lei freddamente. «In ogni caso sono affari nostri, non suoi.»

    «Al contrario, è anche affar mio.» L'uomo tacque per un secondo. «Le consiglio

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