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La moglie del playboy: Harmony Collezione
La moglie del playboy: Harmony Collezione
La moglie del playboy: Harmony Collezione
E-book167 pagine2 ore

La moglie del playboy: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Credeva di essere immune dal suo fascino. Il fascino del più incallito dei playboy...



Invece, in breve tempo, Katie Connor scopre di aver commesso il più grave errore della sua vita: essersi innamorata di Alexi Demetri. C'è solo una cosa che può fare: scappare da lui e non voltarsi più indietro.

Ma liberarsi di Alexi non è facile come lei pensa. Infatti il suo piano fallisce miseramente, e la sorpresa di fronte all'incredibile proposta che lui le avanza, una volta che l'ha ritrova, è davvero grande.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2017
ISBN9788858970799
La moglie del playboy: Harmony Collezione
Autore

Kathryn Ross

Americana, viene giustamente considerata uno dei nuovi "talenti" della narrativa rosa targata Harlequin.

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    Anteprima del libro

    La moglie del playboy - Kathryn Ross

    Definitivamente.

    1

    Entrando nell’atrio della Madison Brown, Katie avvertì un brivido di eccitazione. Era il primo giorno del suo nuovo lavoro, e non vedeva l’ora di iniziare.

    Le ci era voluto un mese per trovare quel posto. Un mese trascorso a spulciare una serie di offerte, cercando di mantenere i nervi saldi finché non si era imbattuta nella posizione ideale. Giusto in tempo, tra l’altro, dal momento che stava iniziando a vivere la solitudine del proprio appartamento come una sorta di tortura. Tutto quel silenzio le concedeva fin troppo tempo per ripensare ad Alexi, per sentirne la mancanza e, decisamente, non era quello di cui aveva bisogno!

    Perfino in quell’istante, le bastò aver rievocato il suo nome per sentir nascere dentro di sé una fitta di dolore che si sforzò di soffocare con un moto rabbia.

    Si stava comportando in maniera assurda. Quando aveva lasciato la Demetri Shipping sapeva a che cosa stava andando incontro. Era stata la cosa giusta da fare. E rompere con Alexi era stato ancora più giusto.

    «Buongiorno.» Con un sorriso salutò la receptionist, che aveva sollevato lo sguardo su di lei. «Sono Katie Connor, la nuova project manager

    «Ah, sì, signorina Connor. La stanno aspettando. Ultimo piano» le rispose la ragazza.

    Dirigendosi verso gli ascensori, cercò di ignorare l’improvviso attacco di nervi da panico del primo giorno.

    Andrà tutto bene, si rassicurò, decisa. Si poteva dire che le avessero dato la caccia, per quel lavoro. L’uomo che l’aveva chiamata per offrirle il posto le aveva rivelato che la commissione era rimasta favorevolmente impressionata dalla sua notevole esperienza. Era ovvio che l’aver gestito un progetto tanto importante per la Demetri Shipping aveva dato i suoi frutti.

    Lo stesso uomo le aveva anche spiegato che, per quando lei fosse giunta a lavorare alla Madison Brown, quest’ultima sarebbe stata una società satellite di una grossa conglomerata, la Tellesta.

    Svolgendo delle ricerche, Katie aveva scoperto che la Tellesta era una corporazione enorme, grande quasi quanto la Demetri Shipping.

    Quando le porte dell’ascensore si aprirono all’attico, si diresse verso la scrivania che si trovava all’estremità della stanza. Una giovane donna stava accendendo un computer e, nel contempo, smistava la posta.

    «Buongiorno, sono Katie Connor, la nuova...»

    «La nuova project manager» concluse l’altra per lei, sorridendole. «Io sono Claire. Mi è stato detto di accompagnarla nel suo ufficio.»

    Mentre la seguiva lungo un corridoio infinito, si guardò attorno con interesse. Gli uffici ultramoderni godevano di una vista spettacolare su Londra. La sala del consiglio che superarono era enorme, dotata di attrezzature all’avanguardia. «Questo posto è fantastico» mormorò, indugiando sulla soglia.

    «Tutto appena installato» le confidò Claire in tono orgoglioso guardandosi attorno. «La nuova casa madre ha ristrutturato completamente, senza badare a spese. E questo è il suo ufficio» concluse, aprendo una porta che si trovava in fondo al corridoio.

    Non riusciva a credere alla propria fortuna! Le avevano assegnato un immenso ufficio d’angolo, che si affacciava sul centro direzionale di Canary Wharf. Distogliendo a fatica lo sguardo dal panorama, si sforzò di concentrarsi sulla scrivania e sulle pile di documenti che la inondavano.

    «Mi hanno chiesto di raccogliere del materiale per lei» spiegò la segretaria, osservandola sfogliare le montagne di incartamenti. «E alle dieci dovrà presenziare a una riunione, nella sala del consiglio. L’amministratore delegato ha lasciato detto che vi vedrete alla riunione. Oh, e desidera che lei dia un’occhiata al budget natalizio e stenda un rapporto preliminare su come pensa che potrebbe essere migliorato. Ascolterà le sue idee durante la riunione.»

    «Vuole che prepari una relazione prima delle dieci?» Iniziava a innervosirsi.

    «Temo di sì» rispose la sua interlocutrice con una smorfia. «È un uomo impaziente.»

    «Direi proprio di sì!»

    Non appena Claire fu uscita, Katie si sfilò la giacca del tailleur e l’appese al gancio che si trovava a fianco degli schedari.

    Era esattamente quello che aveva desiderato, si disse, iniziando a smistare le cataste di dossier. Un lavoro denso di sfide, che distogliesse i suoi pensieri dal passato.

    Quando gli aveva comunicato la propria intenzione di lasciare la compagnia, Alexi l’aveva osservata con un’indifferenza quasi totale.

    «Si tratta di una decisione basata su una questione emotiva o professionale?» le aveva chiesto.

    «È rilevante?»

    «Sì. Perché, se le tue ragioni sono emotive, significa che i tuoi pensieri sono offuscati.»

    Sollevando il mento, lo aveva fissato, un lampo di sfida negli occhi. «Se non accetto il nuovo lavoro che mi stai offrendo è semplicemente perché per me è giunto il momento di andare avanti. La nostra collaborazione è arrivata al capolinea. Sento il bisogno di misurarmi con delle prove nuove.» Era riuscita a sembrare calma e controllata come lo era lui. Ma, nell’intimo, stava sanguinando.

    Quando aveva vuotato la scrivania, lui non c’era: si trovava negli Stati Uniti per affari. Se gli fosse importato qualcosa di lei non sarebbe riuscito a starle lontano. Non avrebbe messo il lavoro al primo posto.

    Abbassando lo sguardo, fissò gli incartamenti affastellati dinanzi a lei. Perché stava perdendo tempo pensando ad Alexi, quando doveva preparare una relazione importantissima, e urgentissima, per il suo nuovo datore di lavoro? Radunando i documenti, si costrinse a studiarli. Era una ventiquattrenne laureata in economia, non una sciocchina in balia di una cotta. Aveva commesso un errore. Aveva pensato di potersi destreggiare in una relazione senza permettere alle proprie emozioni di interferire, ma non aveva funzionato. Adesso doveva lasciarsela alle spalle e andare avanti.

    Tracciando un cerchio attorno ad alcune cifre che le balzarono agli occhi come insolite, ne seguì l’andamento; quindi iniziò a prendere appunti. Alle nove e quarantacinque aveva messo insieme un sommario rapporto preliminare. Non era perfetto, ma era il migliore che si potesse fare in un tempo così limitato. E aveva alcuni punti interessanti da sollevare durante la riunione.

    Disponendo ancora di qualche minuto libero, lasciò la scrivania per raggiungere il distributore automatico dell’acqua che aveva notato prima, lungo il corridoio.

    Rientrando nel proprio ufficio, si bloccò bruscamente. Per un attimo, pensò di aver sbagliato stanza. C’era qualcuno seduto al suo posto, dietro la scrivania. Non riusciva a vedere di chi si trattasse, poiché, chiunque fosse, aveva ruotato la sedia e guardava verso la vetrata. Tutto quello che riusciva a scorgere era una mano che stringeva il suo telefono. Che sfrontatezza! Comportarsi come se fosse nel proprio ufficio! E stava perfino leggendo i suoi appunti, realizzò all’improvviso, accigliandosi.

    «Mi scusi?» Si schiarì la gola, avanzando lentamente. «Posso esserle di aiuto?»

    «Ti richiamo, Ryan. Ho bisogno di parlare con una nuova dipendente prima della riunione.» Quelle parole, pronte ed efficienti, erano state pronunciate da una voce morbida come il velluto, con appena una leggera traccia di accento mediterraneo, che riconobbe all’istante.

    Quando la sedia ruotò su se stessa, una sensazione plumbea di shock le piombò addosso mentre, la bocca improvvisamente secca e lo stomaco annodato, si ritrovava faccia a faccia con l’uomo che aveva sconvolto il suo mondo: Alexander Demetri.

    Per un attimo, si domandò se non stesse iniziando a soffrire di allucinazioni.

    Poi lui riagganciò il ricevitore, si appoggiò allo schienale della sedia rivestita in pelle e la guardò.

    «Ciao, Katie.»

    Non era possibile immaginarsi quel tono freddo, sardonico, né il luccichio di quegli occhi scuri.

    No, quello non era un sogno.

    Era un vero incubo!

    2

    «Che diamine ci fai qui?» La sua voce, inebetita dall’incredulità, fece incurvare le labbra di Alexi in un sorriso beffardo, divertito.

    «Mmh, vediamo... direi che ti ho assunta per un lavoro che sostenevi di non desiderare affatto. Strano il mondo, vero?»

    Era così calmo, così controllato. Al contrario, Katie si sentiva tutto fuorché padrona di se stessa. Era sconvolta dalla miriade di emozioni che le turbinava dentro, e che non riusciva a gestire.

    «Non capisco» mormorò. «Il posto che mi avevi offerto era presso la Demetri Shipping...»

    «Ora la Demetri Shipping possiede la Tellesta e, di conseguenza, la Madison Brown» l’aggiornò lui. «Le ho acquisite entrambe, assumendone il controllo, all’incirca sei settimane fa.» Mentre le parlava, si permise di lasciar vagare lo sguardo su di lei.

    Era bellissima, notò, turbato. Nonostante l’aria professionale dichiarata dalla camicetta candida e fresca e dalla gonna nera a tubino, emanava un’intensa sensualità, suggerita dalla cintura alta che ne sottolineava la vita sottile, dalla sfumatura vermiglia del rossetto...

    Consapevole di quell’esame, Katie era sempre più tesa. Si chiedeva a che cosa stesse pensando. Esisteva anche solo una parte infinitesimale di lui che era felice di rivederla? Ma, già mentre si poneva quella domanda, non poté fare a meno di rimproverarsi per la propria tremenda ingenuità. Alexi non ragionava in quel modo. Per l’amor del cielo, lei era solo un’altra tacca sul suo fucile!

    «Perciò, era questa la compagnia per la cui acquisizione avevi appena firmato quando...» Era stata sul punto di dire quando stavamo insieme ma si fermò, prima di commettere quell’errore. «Quando lavoravo per te?» concluse invece. Non erano mai stati insieme, ricordò a se stessa, non nel vero senso della parola.

    Non come una coppia.

    Lui annuì.

    «Non me ne ero resa conto. Voglio dire, quando ho presentato la mia domanda di assunzione per questo lavoro, non sapevo che sarebbe stato per te.»

    «Lo avevo dedotto.»

    Che razza di arrogante!, pensò Katie, in preda all’ira. Ma quello che la faceva davvero infuriare era che una parte di lei fosse felice di vederlo. Non lo sopportava! Biasimandosi aspramente, si convinse che era solo il suo lato debole a pensarla così. Perché lei aveva chiuso con Alexander Demetri. Definitivamente.

    D’accordo, lo trovava ancora affascinante, ma avrebbe dovuto essere morta per non trovare eccitante quell’aspetto atletico e aitante. Qualunque donna sana ne sarebbe stata attratta.

    Cercò di non guardarlo troppo attentamente. Si sforzò di non notare piccoli dettagli quali il fatto che i suoi capelli folti e scuri fossero leggermente più lunghi e che ora arrivassero a sfiorargli il collo della giacca blu notte, o il fatto che ci fosse una leggera ombra di barba su quella mascella così mascolina, o ancora la curva sensuale, quasi crudele, delle sue labbra. Perché, quando notava quei particolari, ricordava come era stato essere baciata da lui, venire stretta contro di lui, la ruvida carezza della sua pelle contro la propria, la sua bocca famelica, decisa, esigente.

    «Sapevi che avresti incontrato me, oggi?» gli chiese all’improvviso. «Sapevi che la carica di project manager era stata affidata a me?»

    «Ovviamente!» Quella domanda parve divertirlo. «Il tuo nome è arrivato sulla mia scrivania all’incirca una settimana fa.»

    «Allora, come risolviamo la faccenda, Alexi?» Per un istante, nella sua voce trapelò una nota esposta, indifesa. «Non posso più lavorare per te.»

    Socchiudendo gli occhi, l’uomo si sentì attraversare da una strana emozione, che non riuscì a definire.

    Pensò che fosse rabbia. Quando Katie aveva declinato la sua offerta di continuare a lavorare per lui, per poi andarsene nella più totale indifferenza, si era infuriato da morire. E quella furia non era per niente diminuita nel corso delle ultime settimane. Di fatto, era addirittura aumentata. Era abituato a ottenere quello che voleva, a veder ballare le persone al ritmo della sua musica. Invece, lei si era allontanata prima che lui fosse pronto a lasciarla andare.

    «Mi sorprende che tu possa pensare una cosa del genere.» Tacque un attimo, misurando le parole. «Mi aspettavo che fossi più... professionale, riguardo a questa situazione. Hai appena firmato un contratto di quattro mesi con la Madison Brown

    «Ma questo succedeva prima che realizzassi che la compagnia era tua!»

    «Che cosa cambia?» L’uomo si strinse nelle spalle. «Io non ho alcun problema a tornare a lavorare con te, quindi... perché dovresti averne tu?»

    Il panico le zampillò dentro come un ruscello che sgorga da una fonte gelida. Oh, certo che lui non aveva problemi! Le sue emozioni non erano coinvolte!

    Probabilmente Alexi riusciva a vivere così bene la

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