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Una missione per il chirurgo: Harmony Bianca
Una missione per il chirurgo: Harmony Bianca
Una missione per il chirurgo: Harmony Bianca
E-book184 pagine2 ore

Una missione per il chirurgo: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

BONDI BAY HOSPITAL 3/4
Questi medici coraggiosi e sprezzanti del pericolo sono pronti a mettere le loro vite, e i loro cuori, in prima linea.


A tre anni di distanza dalla notte indimenticabile che hanno passato l'una tra le braccia dell'altro, il chirurgo Kate Mitchell e il dottore dell'esercito Angus Caruth si incontrano nuovamente per partecipare a una complicata missione di salvataggio. Lavorare insieme riaccende il desiderio che li aveva uniti in quelle ore di passione, ma rinnova in Kate un dolore che non è ancora pronta a condividere con Angus. Tuttavia il segreto che si porta dentro non le permette di guardare avanti, così decide di rivelare la verità all'uomo che ormai è certa di amare. Le ombre di un passato difficile da dimenticare finiranno con l'oscurare un presente in cui la felicità sembra finalmente a portata di mano?
LinguaItaliano
Data di uscita19 apr 2019
ISBN9788858996256
Una missione per il chirurgo: Harmony Bianca
Autore

Meredith Webber

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Una missione per il chirurgo - Meredith Webber

    successivo.

    1

    Kate adorava zia Alice, era la sua preferita e la sosteneva sempre. Ma era anche molto brava a coglierla in castagna. Come quella sera.

    «Hai fatto solo mezzo turno oggi e domani sei di riposo, approfittane. Hai anche la scusa dell'incontro di oggi pomeriggio» le disse.

    Era proprio quell'incontro il motivo per cui Kate aveva abbassato la guardia. Anzi, per dirla tutta era piuttosto confusa. Era arrivata in ritardo dalla Sala Operatoria e si era precipitata alla riunione della Squadra Specialistica di Soccorso ancora con indosso il camice. Entrando aveva cercato di sistemarsi i capelli, rimasti a lungo schiacciati sotto la cuffia e la prima persona che aveva visto era stata Angus.

    Non che gli altri passassero inosservati: uomini di un metro e ottanta con spalle muscolose e tutto il resto... Ma Angus?

    Cosa ci faceva lì?

    Era rimasta inebetita per un istante, ma poi, con le gambe molli, si era seduta nel primo posto libero, sperando di passare inosservata.

    O in una distrazione qualsiasi, tipo un terremoto, un tornado, l'intero ospedale in fiamme, qualsiasi cosa.

    La cosa peggiore era la consapevolezza che la scintilla che si era accesa fra loro tre anni prima su quell'isola era ancora viva ed elettrizzante come allora. Lo percepiva, come se una scossa avesse attraversato la stanza al suo ingresso. Non riusciva a vederla, ma percepiva la scarica che le scorreva nelle vene.

    «Puoi raccontare a Harriet quello di cui si è parlato alla riunione» insistette Alice, riportandola alla realtà. «È molto dispiaciuta di non esserci. Be', non tanto alla riunione, quanto all'interno della squadra. Avrebbe voluto partecipare ma credo che aspettasse Pete e, come sai, è stato piuttosto assente ultimamente.»

    Ad Alice non sfuggiva nulla, soprattutto della vita in ospedale. Anche perché viveva da tempo nel palazzo di fronte, che ospitava molti membri dello staff.

    Dentro di sé Kate sapeva che la sua prozia aveva ragione, e non solo a proposito delle continue assenze del ragazzo di Harriet. Prima che si ferisse alla gamba durante un'esercitazione della DSS, Harriet era stata parte integrante e molto attiva della squadra, ma ora, dopo aver lottato a lungo contro infezioni e svariate operazioni, le sue speranze di tornare a farne parte si erano affievolite sempre di più. Lei e Pete erano una delle coppie più chiacchierate al Bondi Hospital.

    Non che a Kate importasse, ma come tutti gli ospedali, anche quello aveva i suoi pettegolezzi.

    «Avanti» le disse Alice. «Vivi qui da due anni, tu e Harriet lavorate nello stesso ospedale, fate parte della stessa squadra e vi conoscete appena. Non puoi restare per sempre tagliata fuori, non è normale.»

    Angus.

    Non poteva essere lì!

    Invece sì.

    Cercò di tornare a focalizzarsi sull'argomento del discorso di Alice: Harriet Collins.

    «È un'infermiera specializzata. È solo che tra il lavoro, lo studio e l'allenamento per poter restare nella squadra non ho mai avuto tempo...»

    «Balle!» sbottò Alice. «Ti stai nascondendo da qualcosa. Dalla vita forse. So che avevi bisogno di piangere la perdita del bambino, ed è per questo che ti ho chiesto di venire a vivere qui con me. Un nuovo ospedale, un nuovo lavoro, nuove persone... ma adesso è ora di andare avanti. Questo isolamento autoimposto è durato abbastanza. Quindi va' a casa di Harriet e raccontale della riunione. Trova un modo per convincerla che potrà tornare presto nella squadra.»

    Kate sapeva di non avere voce in capitolo, quindi si fece una doccia, si infilò un paio di jeans e una felpa leggera e andò all'appartamento di Harriet, in fondo al corridoio. Il rumore di suoi passi le riecheggiava in testa insieme a una sorta di mantra.

    Non pensare ad Angus. Non pensare ad Angus. Non pensare ad Angus...

    L'appartamento di Harriet dava sulla facciata dell'edificio, e quando aprì la porta ? sorpresa di vederla ? Kate intravide dall'altro lato del soggiorno l'oceano, tinto dei colori del tramonto.

    «Kate!»

    «Spero di non disturbarti, ma ho pensato che magari ti farebbe piacere essere aggiornata sulla riunione.»

    Kate la fissò per un attimo. L'espressione triste dei suoi occhi e il pallore del viso contornato dai bei capelli ramati, confermarono che Alice ? come sempre ? aveva ragione. Harriet non era in forma.

    «Posso entrare?»

    Harriet fece un passo indietro e le indicò il soggiorno.

    «Che bella vista! Si vede tutta la baia. Incredibile. Vedrai il mare e la spiaggia cambiare ogni giorno... Sei una fotografa? Potresti fare migliaia di foto dal tuo balcone e sarebbero tutte diverse.»

    Kate stava parlando a vanvera, ma il silenzio di Harriet la imbarazzava, per la seconda volta quel giorno.

    «Ti ha mandata Alice per tirarmi su?»

    Non era esattamente l'approccio che Kate si era immaginata.

    «In realtà sì. È preoccupata per te. Siamo tutti preoccupati per te.»

    Fece un respiro profondo.

    «A dire la verità è preoccupata anche per me. Crede che lavori troppo. Però la riunione è stata interessante. Blake ha invitato un tizio dell'esercito che ha lavorato a un nuovo tipo di tenda di emergenza. Sai, una di quelle pieghevoli che possono essere portate sul posto del disastro e contengono tutto l'equipaggiamento medico. È un nuovo prototipo che vorrebbe provare la prossima volta che verremo chiamati per un intervento in qualche posto isolato.»

    «Certo, nel caso sia lontano da un ospedale o l'ospedale più vicino dovesse rimanere danneggiato o peggio, distrutto» commentò Harriet, cogliendo al volo il punto. «Ho incontrato soldati dell'esercito a delle esercitazioni in passato e sono veramente equipaggiati, con acqua e accampamenti per i soccorritori... in genere riescono a essere autosufficienti per almeno due settimane.»

    Prendendo quei commenti come una piccola scintilla di interesse da parte di Harriet, Kate disse: «Vuoi che te lo racconti? Ci sediamo?».

    Harriet era perplessa, ma quando Kate si accomodò sul divano, finì per cedere e prese posto sulla poltrona. La sua vicina, che aveva abitato dall'altra parte del pianerottolo per due anni e non si era mai fatta viva, si era appena messa comoda sul suo divano.

    E parlava, parlava, parlava...

    All'improvviso qualcuno suonò alla porta, e la confusione di Harriet aumentò.

    «Dev'essere qualcuno del palazzo, perché non hanno suonato al portone del piano terra.»

    Squillò di nuovo.

    «Vuoi che vada io?» si offrì Kate, dispiaciuta nel constatare come quella donna che ricordava tanto attiva e vivace, si fosse ridotta a una pallida ombra di se stessa.

    Un'ombra con una gamba ferita, ancora avvolta in un ingombrante tutore.

    «No, vado io.»

    Harriet si alzò e zoppicò fino alla porta, che si aprì rivelando la stessa persona che Kate stava cercando di scacciare dalla propria mente.

    «Scusa se ti disturbo» disse una voce profonda. «Sono Angus Caruth, Blake mi ha dato l'indirizzo di Kate, ma Alice mi ha detto che lei è qui e che non ti sarebbe dispiaciuto se fossi passato a salutare. Non l'avevo quasi riconosciuta prima alla riunione. Credo di non averla mai vista con i capelli asciutti.»

    A ogni sua parola lo stomaco di Kate si stringeva sempre di più, ma riuscì a riacquistare un minimo di controllo e quando Harriet fece entrare il nuovo ospite riuscì a mascherare con la rabbia ogni altra emozione che la tormentava da tutto il pomeriggio.

    «Blake ti ha dato il mio indirizzo?» chiese. «E che ne è stato della privacy?»

    «Oh, sarà stata Sam» commentò Harriet, visibilmente incuriosita dalla situazione. Indicò il divano e invitò Angus a sedersi. «Da quando lei e Blake stanno insieme, vede l'amore ovunque.»

    Si voltò verso Kate e sorrise. Un vero sorriso questa volta.

    «Allora, cos'è questa storia dei capelli?»

    Quel sorriso era un piccolo segnale della vecchia Harriet e Kate si sentì obbligata a rispondere.

    «Angus e io ci siamo conosciuti durante un ciclone. Tutti avevano i capelli bagnati.»

    Non distolse gli occhi da Harriet mentre parlava, ma il suo corpo percepiva la frizzante presenza di Angus come se la stesse toccando. Provava una sensazione più simile al disagio che alla...

    No, non poteva essere... attrazione.

    Come era possibile?

    Perché era finito proprio nel suo stesso ospedale?

    E perché, dopo tutto quel tempo, le faceva ancora quell'effetto?

    «Ci siamo incontrati durante un ciclone rende a malapena l'idea» continuò lui. «Eravamo bloccati nella sala ristorante di un hotel e un albero si era abbattuto su una delle vetrate. Avevamo sessanta persone terrorizzate da tenere a bada. Kate ha diretto le operazioni per far sì che i camerieri ci aiutassero a trasformare le tovaglie in bende di fortuna e dopo che i feriti furono sistemati alla meglio, ha persino convinto tutti a cantare. Credo fosse Guess Who Come to Dinner, a quattro voci, e di sicuro riuscì a distrarli dalla burrasca e dai fulmini che imperversavano all'esterno.»

    Rifiutandosi di lasciar riaffiorare quei ricordi, Kate cercò in tutti i modi di ignorare l'uomo seduto sul divano accanto a lei e l'innegabile magnetismo fra i loro corpi.

    Doveva cercare di capire cosa stesse succedendo e perché, dopo tre anni, provava ancora qualcosa per qualcuno che a malapena conosceva.

    Era da codardi, ma non poté farne a meno. Così si rivolse a Harriet.

    «Angus è il ragazzo di cui ti accennavo, quello con la nuova tenda. Ora che è qui, può parlartene lui.»

    Si alzò, sperando che il proprio viso non tradisse il turbine di emozioni che la stava divorando, che le sue gambe la reggessero, e soprattutto che Angus non si rendesse conto dell'effetto che la sua presenza provocava su di lei.

    «Ora dovrei proprio andare» aggiunse. «Tocca a me preparare la cena oggi.»

    Si avviò verso la porta, la aprì e si fermò un momento per fare un cenno di saluto con la mano.

    E per guardare un'altra volta il viso dell'uomo che aveva tormentato i suoi sogni negli ultimi tre anni.

    Si chiuse la porta alle spalle e si appoggiò alla parete del corridoio, con gli occhi chiusi. Riusciva a vederlo ancora, protagonista di molti ricordi.

    Non era cambiato. Aveva gli stessi occhi azzurri e profondi, il naso leggermente storto, risultato di qualche scazzottata adolescenziale e le labbra sensuali...

    Non voleva pensare alle sue labbra, per lo meno non alla loro forma, al loro colore o al loro tocco sulla sua pelle...

    Il cuore cominciò a batterle forte e per un momento fu di nuovo sull'isola ? di nuovo fra le sue braccia ? persa nella beatitudine...

    Si staccò con forza dal muro. Come aveva potuto Blake Cooper dargli il suo indirizzo? E come aveva osato Angus ricomparire così nella sua vita?

    Angus sentì subito la mancanza di Kate. Il che era ridicolo dal momento che non la vedeva da tre anni. Però aveva pensato molto a lei. Si era chiesto dove fosse, cosa stesse facendo, aveva persino pensato di contattarla, ma come?

    E poi, perché?

    Avrebbe finito per ferirla, come aveva ferito Michelle: non era mai stato presente quando aveva avuto bisogno di lui, non aveva mai capito quanto la loro lontananza fosse dura per lei.

    Quel nuovo progetto lo avrebbe tenuto ancora più impegnato. Gli ordini a partire arrivavano entro ventiquattro ore dallo scoppio di un'emergenza in qualsiasi punto del pianeta. Oggi qui, domani chissà... non era giusto nei confronti di nessuna, figuriamoci di una donna che aveva considerato speciale.

    Poi lei era piombata nella stanza mentre stava illustrando le caratteristiche della sua nuova struttura di emergenza. Si era passata le dita nei lunghi capelli castani, e a lui era mancata per un attimo la parola.

    Era troppo lontana perché riuscisse a vedere la sfumatura grigio-azzurra dei suoi occhi, ma non troppo da percepire la loro espressione scioccata nel vederlo.

    «Vorrei sapere del ciclone, più che della tenda.»

    Le parole di Harriet lo riscossero: si rese conto che stava ancora fissando la porta dietro la quale era sparita Kate.

    Notò l'espressione maliziosa di Harriet e le sorrise.

    «Be', lei è sempre stata una tipa piuttosto misteriosa» ammise Harriet. «Immagino che nell'esercito sia come in ospedale, tutti sanno tutto di tutti, ma Kate...» Fece spallucce. «Forse è meglio se parliamo della tenda.»

    Angus sorrise di nuovo e acconsentì, ma la sua mente brulicava di domande. Kate una tipa misteriosa? Blake Cooper gli aveva dato la stessa impressione. Un tipo solitario. La Kate che lui ricordava però era allegra ed espansiva, riusciva persino a nascondere il dolore che provava scherzando sul fatto di essere in luna di miele da sola sull'isola.

    «Be', l'ho prenotata e l'ho pagata» aveva detto con un sorriso che celava a malapena l'ombra di tristezza che le velava gli occhi.

    L'aveva fatta soffrire ancora di più?

    O al contrario l'aveva aiutata ad andare oltre?

    Riportò l'attenzione su Harriet.

    «Saprai tutto sulle normali strutture di emergenza. La maggior parte di loro sono pensate per l'utilizzo a lungo termine, come per esempio dopo i terremoti. La tenda, come l'ha chiamata Kate, è una cosa più piccola. È una struttura gonfiabile e facile da montare, che contiene un'unità deputata

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