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Soccorso immediato: Harmony Bianca
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E-book184 pagine2 ore

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Info su questo ebook

Cuori in emergenza 1/2
Salvare vite è la loro specialità. Ma quando si tratta di mettere in salvo il proprio cuore, nessuna medicina sembra essere efficace.

L'ultima persona che il pediatra Ethan Reid si aspettava di incontrare durante la sua ultima missione umanitaria è l'infermiera Claire Durand, la donna con cui ha appena condiviso una bollente notte di passione.

Fare sesso in ascensore non faceva certo parte della lista di priorità di Claire, ma un incontro fugace e appassionato con un enigmatico e sensuale straniero era proprio ciò che le serviva. Tanto di una cosa è certa: non lo rivedrà mai più! Quando il giorno dopo però lo ritrova a bordo della nave impegnata a salvare i naufraghi nelle acque del Mediterraneo, capisce di essere in guai seri.
LinguaItaliano
Data di uscita20 apr 2020
ISBN9788830512801
Soccorso immediato: Harmony Bianca

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    Anteprima del libro

    Soccorso immediato - Louisa George

    successivo.

    Prologo

    Buio. Buio totale. Fredda oscurità, silenzio, qualcosa di pesante gli schiaccia il torace. Freddo. Dolore alla testa. Poi un acuto stridore metallico. Paura. Panico. Buio gelido. Freddo e paura.

    «Johnny? Nick? Eddie? Ethan? C'è qualcuno?»

    Chiamano me, sono io, Ethan Reid.

    Un tremore incontrollabile gli salì da dentro, invadendo ogni fibra del suo corpo. Il cuore gli batteva all'impazzata e gli faceva male la testa pulsante. Qualcuno, là fuori, nella completa oscurità, lo stava chiamando.

    «Ho freddo, male alla testa.» L'aveva detto forte, ne era sicuro, ma senza udire la propria voce. Impossibile respirare, qualcosa gli stava addosso, gli impediva di muovere gambe e braccia, lo inchiodava al suolo freddo e umido. Cercò di alzare il capo, di capire, senza vedere nulla, il cuore sempre più agitato. Dov'era? Cosa era successo?

    Dove sono? Pensa. Pensa. Pensa.

    Buio dovunque, così freddo e denso da annegarvi dentro. Da cadervi dentro, all'infinito.

    «Freddo!» Provò a dire ancora, tremando.

    «Ethan? Grazie al cielo sei tu... Aspetta!»

    Una mano, calda, sulla sua. Non vedeva... Un momento, c'era una luce minuscola, là sopra... «Ethan? Ethan... Mi senti?»

    Voleva annuire, ma non poteva muovere la testa. Gli doleva tutto.

    «Stringi la mia mano, se mi senti.» Era Chase, la sua voce, Chase Barrington, proprio lui, e voleva che gli stringessi la mano, e perché mai doveva stringergliela? Avevano litigato, no? Succedeva spesso... Ma forse era importante, in quel momento... Ethan la strinse.

    «Ehi, Ethan, stringimi la mano, se mi senti!»

    Credeva di averlo appena fatto.

    Il calore della mano svanì. Poi, a tratti, sentì la voce di Chase di nuovo. Parlava con qualcuno, là fuori. «C'è Ethan, sì, mentre gli altri... L'avevo visto nell'essiccatoio, prima che... Non posso tirarlo fuori, è sotto quasi tre piani di mattoni, intonaco e una trave spezzata, e non è cosciente.»

    No! Sono qui, sono qui... Aiutatemi...

    Altre voci, soffocate, incomprensibili. Poi ancora quella di Chase. «Nick? L'avete trovato? Dov'è? Dove? Qui è tutto distrutto... Oh. No.»

    Poi delle grida. «No, non resterò qui ad aspettare, senza fare niente, chissà quanto ci vorrà prima che li tirino fuori, è incredibile... Nick o Ethan sono là sotto, e io non dovrei muovermi, vi pare? Basta, posso raggiungerlo, va bene? Prima che muoia congelato o peggio.»

    Morirò di freddo, al buio.

    Immagini sfocate apparivano nella mente di Ethan, nel tentativo di ricordare. Neve... Sì, era ancora sulla neve. Un rifugio di montagna, ma dove? Francia. I campionati mondiali di sci. Sì... e Chase. Ricordò di essere nell'essiccatoio. Le tute ad asciugare. Pugni stretti, un braccio pronto a colpire... La piccola luce azzurra che si era allargata, e nel bagliore bluastro aveva visto i fili che pendevano dall'alto, le travi spezzate, e poi parte di un muro gli era crollata sopra una gamba... «Aiuto! Qualcuno mi tiri fuori di qui!»

    «Ethan, hai detto qualcosa? Resta immobile, okay? O ci fai cadere tutto addosso, hai capito?»

    Chase Barrington. Ancora lui. Perché proprio lui, tra tutti gli altri? Va bene, sto fermo, smetto di tremare. «Ho freddo.»

    «Ho una coperta termica, ma non riesco a mettertela addosso...» Qualcosa di scricchiolante venne spinto alla sua destra, un soffio di aria tiepida. «Ma non ci vorrà ancora molto.»

    «Chi?» Era sempre la voce di Chase?

    Cerca di ricordare...

    «La squadra di soccorso. Stanno arrivando, ma c'è una bufera di neve...» Era uno strano tono, quello di Chase, più calmo del solito, per un diciassettenne sempre così autorevole. «Devi restare sveglio, d'accordo?»

    «Peso enorme... Sul petto. Bloccato.» Provò un dolore acuto al capo, ma era impossibile passarvi le dita, senza alzare un braccio. «Cosa è successo?»

    «Una valanga, il rifugio è stato spazzato via.» Chase cercò di introdursi nello spazio ristretto, spinse con i piedi su mattoni e travi spezzate, senza risultato. «Sei in una specie di trappola, Ethan.»

    Arrivarono altri frammenti di memoria. Le prove di sci a squadre, il rifugio. Poi un forte boato, vento freddo improvviso, e cadere, cadere... Poi più nulla. «Ho freddo.»

    «Lo so, siamo sulle dannate Alpi, ed è quasi mezzanotte» rise Chase, con ironia forzata. «Ma tu cerca di non pensarci» aggiunse, puntando la torcia in alto.

    Un altro prolungato, minaccioso rumore metallico. Poi uno schianto e un fitto getto di polvere, controluce.

    Grida.

    Paura.

    Ethan cercò di sfuggire a quel rumore, ma era letteralmente inchiodato al suolo.

    Tirami fuori di qui. «Che sta succedendo?»

    «Solo un po' di movimento, niente paura, è dalla parte opposta...»

    «Non ho paura, ho tanto freddo, qui è così umido...»

    «Non fai che lamentarti, eh?» replicò Chase, stranamente tollerante. «Su, prendimi la mano.»

    La mano di Chase trasmise a Ethan un po' di calore. Per un attimo smise di tremare. Si sentirono nuovi forti schianti e Chase si irrigidì. «Tutto bene, ora respira, Ethan.»

    Se solo potessi mettere aria nei polmoni... «Da quanto tempo sono qua sotto?»

    «Sette ore, forse otto.»

    «Così tanto?» Ecco perché aveva così freddo... Forse era solo un incubo: era in trappola insieme al tipo che detestava di più, senza riuscire a respirare. Tra poco mi sveglierò, pensò. «Dove sono gli altri?»

    Ci fu un lungo silenzio e il cuore di Ethan sprofondò.

    «Fuori.»

    «Ah, Meno male. E stanno tutti bene?»

    «Tutti, meno te e Nick... Ma.. se la caverà.» La voce di Chase apparve ancora troppo calma, seppur leggermente incrinata, a dimostrare che Nick non stava bene per niente.

    «Allora come mai sei qui, e non con lui? Siete talmente amici da sembrare una coppia di coniugi anziani.» In realtà Nick era stato la causa della lite tra lui e Chase. La solita vecchia storia, chi vinceva, chi perdeva, chi era troppo timido, chi avrebbe battuto gli avversari nello slalom. La tipica ironia che alimentava l'aggressività degli adolescenti. E il fatto che Nick fosse sempre così maledettamente sicuro di se stesso. Lui era sempre dato per vincitore nella squadra juniores, mentre Chase ed Ethan, come gli altri, lottavano per posizionarsi subito dietro di lui.

    «Lo so... Ma finché non arrivano i soccorsi, dovrai sopportarmi. Sei fortunato. Riesco giusto a strisciare attraverso l'unico passaggio verso l'esterno.»

    «Fortuna? Ho un'intera parete sulle gambe!» Ma gli altri erano al sicuro, o almeno, non in trappola come lui... Un momento. Forse per Nick non c'era stata la stessa fortuna. E Chase aveva scelto di aiutare lui? Non aveva senso, ma il mal di testa non gli consentiva di ragionare.

    «Riesci a parlare, è già qualcosa.»

    Provò un dolore acuto ai polmoni. La densa oscurità li aveva colmati, togliendogli l'aria. «Non respiro...»

    Chase gli batté sulla mano. «Se parli, vuol dire che respiri. E ti avverto, Reid, che quando saremo fuori di qui, sulla La Sache, io ti farò mangiare la mia neve.»

    «Come no!»

    «Ehi, guarda che mi hai sempre battuto, in quella discesa. Allora? Cosa mi dici di solito, per fermarmi? Avanti, Reid, parla!»

    «Non sento più i piedi...»

    Silenzio.

    Chase imprecò. Senza gambe non avrebbe più potuto sciare. «Sarà solo per il freddo...»

    Ethan sentì risalire l'ondata di panico. Non sentiva piedi e schiena; tremava, al buio, tra gelo e umidità soffocante, senza aria... Voleva uscire, respirare, non avere più freddo, ma abiti asciutti. Afferrò la mano di Chase. «Non voglio morire. Non qui, e in questo modo...» Era troppo presto morire a diciassette anni, con un'intera vita da vivere, giusto?

    Un attimo dopo, sentirono un nuovo schianto minaccioso, e la neve, sciogliendosi prese a gocciolare su di loro. Chase trattenne il respiro, finché quello che restava del rifugio alpino in cui erano, smise di muoversi e scricchiolare. «Tu non morirai!»

    «Sto congelando, sono ferito, bloccato dentro un rifugio crollato...» La pelle scoperta di Ethan pungeva. «Adesso brucio, toglimi la coperta!»

    «Non è possibile che tu abbia caldo, sarà ipotermia. Ascolta, devi resistere, presto qualcuno arriverà a tirarti fuori.»

    In quel minuscolo spazio, Chase massaggiò le mani di Ethan, le braccia e il torace, per favorire la circolazione. Passò alla gamba, e poi al viso. E riprese dalle mani, continuando per alcuni minuti. «Non dire mai a nessuno che ho fatto questo, d'accordo?» borbottò.

    «Tranquillo, manterrò il tuo segreto.» Decise per l'onestà. Se doveva morire tanto valeva... «Ho paura...»

    Con il cuore a mille, Ethan si pentì subito di quell'ammissione. Doveva fingere di non avere paura, che tutto sarebbe andato bene, come diceva Chase.

    «Adesso pensa che stiamo volando giù sulla La Sache» disse Chase. «È una giornata perfetta, cielo azzurro, sole abbagliante. Sei in gran forma, e...»

    Fu interrotto da un nuovo schianto. La terra tremò sotto Ethan, arrivò un soffio d'aria, forse da una canna fumaria. «Esci, Chase. Vai via, prima che crolli tutto.»

    Ma Chase invece si avvicinò di più, strinse ancora più forte la mano di Ethan. «Allora, dove eravamo rimasti? Sì, sulla La Sache, fai tre curve perfette. Wuush. Wuush. Whoos...»

    Al nuovo schianto, a Chase mancò il respiro. «Bene, sembra che dobbiamo fare davvero qualcosa, e in fretta» disse, puntando la torcia a led sulla trave che bloccava Ethan. «Proviamo ancora.»

    Muovendosi a fatica, nello spazio ridotto, si piegò all'indietro, puntando i piedi contro la parte della trave che bloccava Ethan e spinse più forte che poté. «Si sposta? Senti che può muoversi?»

    «No.» Ethan cercò di sgusciare via, ma a ogni movimento di Chase, polvere e frammenti di soffitto cadevano a pioggia.

    «Al mio tre... Pronto?» avvertì Chase, guardando il soffitto ondeggiante. Da un momento all'altro poteva cadere su di loro, soffocandoli. «Uno, due, tre!»

    Stavolta la trave si spostò quel tanto perché Ethan liberasse una gamba. «Sì, quasi...» Si sentirono altri scricchiolii. «Vai, è troppo pericoloso, lasciami qui, ma esci subito, accidenti, non ti voglio sulla coscienza!»

    Chase scosse il capo, afferrando la trave. «Gli organizzatori saranno ben lieti se ti tiriamo fuori, non vedo l'ora di guardarli in faccia!»

    «I miei sono qui?» Ethan sapeva che Chase cercava di distrarlo, di farlo parlare, tenerlo in vita.

    «Il signor Wheeler avrà avvertito le famiglie di tutti, arriveranno in aereo.»

    «Bene. Digli pure che...» Cosa? Ethan non era sicuro di vederli, ma in caso scelse con cura il messaggio per loro. «Digli che li perdono.»

    «Non sarà necessario, glielo dirai tu di persona. E ci saranno anche i media, vanno matti per storie del genere, sarai famoso, Ethan. Il bambino sopravvissuto

    «E tu chi sei, la maga Hermione?»

    «Ti piacerebbe, Reid, eh?»

    Cascate di polvere sopra e intorno a loro. Fuori, qualcuno gridava a tutti di non muoversi. In francese.

    Odio il francese, pensò Ethan. Odiava la neve, essere in trappola. Non voleva morire.

    Si udirono voci spaventate. Una sirena, altre sirene. Chase lo guardò dritto negli occhi, con determinazione. «Okay, proviamo di nuovo. Non avrei mai pensato di dirtelo, Ethan, ma ho bisogno del tuo aiuto, dammi una mano, con tutta la forza che puoi, d'accordo? Altrimenti moriremo qui sotto, e non vorrei davvero che vada così. Pronto? Uno, due, tre!»

    L'immagine successiva fu Ethan sollevato in aria, in barella, oltre le macerie e la neve, e un sentimento nuovo, sconosciuto, che a Chase sembrava dolce, ma nello stesso tempo non gradito.

    Ethan prese quanta più aria fresca potevano i suoi polmoni affaticati, guardando il luogo dov'era un attimo prima disintegrarsi nel nulla tra macerie e polvere.

    Era vivo. Chase Barrington lo aveva salvato.

    Era qualcosa che non avrebbe mai creduto possibile.

    Più tardi lo vide, mentre, accanto all'ambulanza, i paramedici gli curavano le prime ferite. Chase parlava con uno della squadra di salvataggio, le spalle piegate, una mano sugli occhi. Poi una fila di furgoni gli chiuse la vista; parenti in lacrime ne scendevano a frotte. Ethan allungò il collo, per scorgere anche i suoi.

    Non c'erano.

    Proprio come pensava. Si chiese cosa mai di eccezionale dovesse ancora capitargli, per ottenere la loro attenzione.

    Poi, mentre lo stavano caricando in ambulanza, Ethan rivide Chase. Si stava allontanando da una donna in lacrime. Lo chiamò forte.

    Chase tornò sui suoi passi, e gli apparve davanti. Ma non sembrava più lo stesso, senza l'aria vincente di prima, quando erano nella stessa prigione. Aveva gli occhi arrossati, l'espressione desolata. Non era altro che un diciassettenne nel bel mezzo di un incubo. «Senti, Reid, ora devo andare.»

    «E Nick?» chiese, fermando la chiusura della porta.

    Chase scosse il capo. «Lui non ce l'ha fatta» mormorò, la voce spezzata. «Quella è sua mamma, è distrutta. Nick era figlio unico.»

    Uno dei paramedici aggiustò la flebo di Ethan. «Credevo fossero solo quattro; mi dispiace, ragazzi» disse piano.

    Quattro morti? Tutti della squadra? Erano come fratelli di sport. Guardò Chase. «Ma tu mi hai detto che stavano bene!»

    Chase scrollò le spalle. «Ho detto che erano fuori.» Risposta priva di significato. Il suo migliore amico era in pericolo, e lui aveva scelto di salvare la vita di un altro. Cosa poteva provare, adesso? C'era una possibilità, ma lui non l'aveva considerata. Aveva scommesso su un altro. Che oltretutto neanche gli piaceva.

    «Mi hai fatto credere che fossero vivi, al sicuro.»

    «Dovevi aggrapparti a qualche certezza.»

    E lui lo aveva fatto. «Mi dispiace davvero, per Nick. Ho sentito, che hai scelto di salvare

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