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Un appuntamento sconveniente: Harmony Bianca
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E-book170 pagine2 ore

Un appuntamento sconveniente: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Per ogni cattiva ragazza c'è sempre un uomo pronto a redimerla.

Sono passati quattro anni da quando la ricca ereditiera Daniela Donatello ha gettato la sua potente famiglia nello scandalo. Desiderosa di rientrare nelle grazie del padre, accetta di lavorare come fisioterapista nella squadra di rugby di quest'ultimo.
C'è solo una cosa - anzi, un uomo - che potrebbe impedirle di ritrovare il rispetto per se stessa. Il suo nome è Zac Price, il medico ufficiale della squadra. Con il suo modo di fare sexy e arrogante rappresenta una costante lusinga per Daniela che, ancora una volta, è tentata di infrangere tutte le regole.
LinguaItaliano
Data di uscita10 lug 2019
ISBN9788830501485
Un appuntamento sconveniente: Harmony Bianca

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    Anteprima del libro

    Un appuntamento sconveniente - Louisa George

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Last Doctor She Should Ever Date

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2013 Louisa George

    Traduzione di Francesca Tessore

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-148-5

    1

    Papà, mi devi un favore. Un grosso favore.

    Nervosa, Daniela Donatello esitò un istante fuori dalla sala da ballo. Ce la puoi fare, si disse, traendo un profondo sospiro. Quella serata era solo uno dei tanti ostacoli che stava per incontrare. Al contrario del resto della sua famiglia, detestava stare sotto i riflettori, ma se fosse riuscita a fare contento suo padre, forse sarebbe finalmente riuscita a ricucire il loro rapporto.

    Mosse le dita dei piedi dentro le assurde scarpe con i tacchi alti che era stata obbligata a indossare, si toccò i capelli, per accertarsi che l’acconciatura fosse in perfetto ordine, e sfiorò i drappeggi dell’abito di seta grigio perla. Okay, era pronta. Qualsiasi cosa fosse successa, sarebbe stata capace di affrontarla. Ne aveva visto di peggio, in vita sua. Aprì la porta e...

    «Dani? Dani Donatello? È lei?»

    «Ehi, signorina Donatello, guardi qui!»

    «New Zealand News, mi permetta una domanda!»

    Un muro di fotografi e giornalisti le si parò davanti, la luce dei flash che quasi l’accecava. In attesa che gli occhi si abituassero al bagliore, Dani alzò una mano per nascondere il viso, ma realizzò immediatamente che non serviva a niente.

    «Dani, come ne pensa dei Jets?»

    «Non ho nessun dettaglio sulla squadra. Dovete chiedere a mio padre o a Desere.» L’imperturbabile Desere, sua sorella maggiore, sposata con il difensore della squadra. «O magari a Deanna... forse lei vi dirà qualcosa, in cambio di un servizio di cinque pagine.»

    La più giovane delle sorelle Donatello, l’affascinante Deanna, come la stampa l’aveva soprannominata, impegnata con l’attaccante dei Jets, aveva venduto ai giornali un’esclusiva del loro privatissimo fidanzamento.

    E come sempre era stato il padre a orchestrare tutto, proprio come quella sera. Davide Donatello, finanziatore e presidente del migliore team di rugby della storia di Auckland, in qualche modo era sempre riuscito a combinare gli affari con il piacere delle sue figlie, usandole come un’esca per accaparrarsi i più abili giocatori sul mercato. Adesso anche Dani era caduta nella trappola.

    «Avanti, Dani, ci dica qualcosa!»

    «Il mio interesse per i Jets è di natura puramente professionale» ribatté Daniela, con un sorriso di plastica.

    «Intende dire che è interessata solo ai loro corpi?»

    «Ovviamente sì.» No, maledizione. Le era uscita proprio male. Le guance le si infiammarono. «Solamente per lavoro.»

    «Non ha puntato gli occhi su nessuno, quindi?» la incalzò un altro giornalista.

    «Assolutamente no.» Un nodo le strinse la bocca dello stomaco. Perché dovevano sempre metterla sul piano personale? Lo sguardo fisso davanti a sé, giocherellò con una ciocca di capelli. Dietro la crocchia dei fotografi, la gente chiacchierava e rideva, rilassata, godendosi la musica. Ancora una decina di passi sul tappeto rosso e sarebbe stata in salvo anche lei.

    Mise un piede avanti, mentre i flash non la smettevano di immortalarla.

    Impettita. Sorridente. Educata. Le parole base dell’educazione di sua madre. Dani era stata perseguitata dalla stampa fin dal giorno del suo battesimo. Perché non poteva liquidare quei paparazzi con una bella linguaccia, come faceva spesso da piccola?

    «Dani! Un’altra cosa!» Un microfono per poco non la colpì sulla bocca. «Ci parli della riabilitazione. L’esaurimento nervoso è definitivamente acqua passata?»

    «Cosa?» Dani sbatté le palpebre, il sorriso che le abbandonava le labbra. Grazie, caro. Giusto nel caso che in Nuova Zelanda ci fosse qualcuno non ancora a conoscenza dei dettagli più sordidi che avevano determinato la sua permanenza all’Inner Sanctum. La lingua le si incollò al palato.

    Nella stanza si fece silenzio. Gli occhi di tutti erano rivolti verso di lei.

    «Qualche commento in merito, Dani?»

    Oh, sì, ma troppo maleducato per essere trasmesso via etere ai milioni di telespettatori in attesa. «Sto benissimo, grazie» Tagliò corto. Le dita inanellarono ancora una ciocca di capelli. «Per tutti noi è acqua passata, oramai. È stato tanto tempo fa.» Quasi cinque anni, per la precisione.

    Conscia di aver perso un po’ della sua compostezza, Dani si strinse nelle spalle e cominciò ad avanzare. Otto passi ancora alla libertà.

    «Deve essere stata una fortuna per lei che la polizia abbia...»

    «Grazie, signori. Direi che per una sola serata è più che abbastanza.» Una voce imperativa e profonda e un braccio fermo l’allontanarono dalle telecamere. Ma i flash iniziarono, ancora più intensi di prima.

    Confusa, Dani lanciò uno sguardo all’uomo che si era materializzato al suo fianco. Anche con i tacchi alti, gli arrivava appena alle spalle. Girò il collo, incontrando due profondi occhi castani e un sorriso genuino, con una fossetta sulla guancia sinistra. E poi dei capelli che gli accarezzavano, morbidi, la fronte e delle spalle larghe che sembravano fatte apposta per proteggerla... quanto le sarebbe piaciuto rifugiarvisi dentro!

    I flash dei fotografi crepitavano attorno a loro come fuochi d’artificio. E anche in lei qualcosa si mise in subbuglio.

    La voce dell’uomo emanava una calma immensa. «Si stringa al mio braccio e in un attimo ne saremo fuori.»

    «Sto bene, grazie» replicò Dani, a denti stretti. Non si sarebbe fatta incantare da un giocatore di rugby, per quanto sexy da togliere il fiato. L’ennesima sceneggiata organizzata da suo padre, naturalmente. «Sono perfettamente in grado di cavarmela da sola.» Meglio soli che male accompagnati. Soprattutto dopo il fallimento della sua ultima relazione.

    Ma i piedi sembravano incollati a terra. Fantastico. Non le ci mancava che quello... Non aveva bisogno di un salvatore, tanto meno in forma di novello Adone.

    «È il suo nuovo fidanzato, Dani?»

    «No, per carità!» Già si immaginava i titoli dei rotocalchi. Dani Donatello di nuovo in pista. Cercò di liberarsi dalla sua presa, ma lo sconosciuto non la lasciò scappare. E all’improvviso Dani si rese conto che non poteva essere un giocatore di rugby. Il fisico era quello giusto, ma aveva orecchie perfette e nessuna cicatrice. Sul volo aveva osservato a lungo la figurina del nuovo acquisto della squadra, e non si trattava dello schianto che aveva accanto a sé. Avrebbe riconosciuto quegli occhi dovunque.

    «Non discutiamo davanti ai bambini.» Il suo sussurro le accarezzò il viso, facendola rabbrividire. Dani provò di nuovo ad allontanarsi, ma l’uomo la trattenne, sfiorandole l’orecchio con le labbra. «Il segreto per affrontarli è immaginarseli tutti nudi.»

    «Oddio, devo proprio?» Una risata le salì alle labbra. Il giornalista che aveva davanti doveva avere più o meno l’età di suo nonno.

    Si voltò verso il suo salvatore. Immaginatelo nudo.

    Cosa? No!

    Sì!, ribatté dentro di lei una vocina tentatrice.

    Cosa celava quel completo di lusso?

    Dani deglutì, mentre un lieve rossore le imporporava le guance. Rimproverandosi mentalmente, avanzò di un altro passo, dando un’occhiata fugace al profilo dell’uomo. Nonostante la fretta di salvarla, sembrava a suo agio in mezzo ai riflettori. Un moto di irritazione le percorse la schiena. L’ennesimo damerino che aveva già imparato a conoscere, pronto a usarla per arrivare a suo padre o prendersi un quarto d’ora di fama.

    Il palmo della mano sulla sua schiena, lo sconosciuto la spinse delicatamente in avanti, e l’irritazione di un istante prima si trasformò in qualcosa di decisamente più erotico.

    «Be’, a quanto pare la storia del nudo sembra funzionare» le mormorò in tono cospiratorio. «È molto meno rigida di dieci secondi fa. Adesso si sforzi di sorridere, Dani, non la ucciderà. E la smetta di mordersi i capelli, o finirà per rimettere palle di pelo, come i gatti.»

    «Cosa?» Okay, sapeva il suo nome. Sarebbe stato assurdo che non fosse così, dopo che i paparazzi lo avevano urlato ai quattro venti. «Non lo sto facendo affatto.»

    «Sì, invece. Quindi la smetta, abbassi la mano e sorrida. Non vorrà mica sporcarmi le scarpe davanti a questi avvoltoi. Questo sì che sarebbe da prima pagina.»

    «Consideri le sue scarpe salve.»

    «Per fortuna.» L’uomo rise, una risata cristallina e sincera. «Non vorrei passare la serata del mio primo giorno di lavoro a nascondere i piedi.»

    Dani abbassò lo sguardo sulle scarpe stringate di lucido cuoio nero. Erano lunghissime. Com’è che diceva il proverbio? Piede lungo, lungo... Deglutì. Lungo calzino. Ma chi diavolo era?

    Bastò un cenno della sua mano a far spostare i reporter. «Deve mettersi al loro livello, senza farsi intimidire.»

    «Sto bene. È solo che con tutte quelle luci davanti si fa fatica a vedere.»

    «E allora si aggrappi al mio braccio.»

    Prima che Dani potesse rifiutare, l’uomo l’aveva già presa a braccetto, conducendola oltre la calca. Pochi passi e avevano superato la porta a vetri che separava il caos dall’oasi di pace. Al party di gala per l’inizio del torneo che avrebbe visto la squadra di Auckland entrare definitivamente nella storia del rugby, era stata invitata tutta la migliore società della Nuova Zelanda. E Dani, recitando il ruolo più impegnativo della sua vita, forse sarebbe finalmente riuscita a fare breccia nel cuore del padre.

    Cercando di recuperare la calma, divincolò il braccio dalla presa dello sconosciuto. «Adesso ce la faccio da sola, grazie.»

    «Almeno mi permetta di accompagnarla al suo tavolo.»

    «Non deve andare da nessuna parte?» In un altro continente, magari?

    «Certo... a una noiosa festa, per incontrare il nuovo fisioterapista della squadra, che senza dubbio mi intrappolerà in una piacevole discussione su tendini e muscoli e altri argomenti che di certo mi farebbero addormentare.» Si chinò verso di lei, sfiorandole i capelli. «Mentre lei, invece, mi terrebbe ben sveglio.»

    Dani cercò di ignorare il brivido di eccitazione che le percorreva la schiena. Quello che aveva davanti era un uomo, punto e basta. E in quel momento della sua vita, dopo Paul il verme, gli uomini erano nemici.

    Per aggiungere torto a offesa, poi, lo schianto aveva probabilmente qualcosa a che fare con la squadra, quindi con suo padre. Inspirando profondamente, indietreggiò. Buffo che il primo ragazzo capace di suscitare in lei qualche reazione dopo Paul fosse uno dei tirapiedi di suo padre... Roba off limits, quindi.

    «Sa chi sono?» gli chiese, senza sorridere.

    «Certamente. Lei è Dani Donatello, una delle figlie di Davide.»

    «Ah.» Dani si morse un labbro per reprimere una risata. «E quale precisamente?»

    «Questo non lo so. La prima, la terza, la sesta? Quante ne ha?»

    Dani alzò tre dita. Aveva già un’unghia sbeccata. «Tre, almeno ufficialmente.»

    «La sua famiglia è sulle prime pagine dei giornali talmente spesso che a volte si rischia di perdere qualche particolare. Anche se mi pare di ricordare che sia da un po’ che non la si vede, o altrimenti me lo sarei ricordato di sicuro.» La guardò, incuriosito. «Ho sentito poco fa che è quella che è stata a lungo in cura, quella che... ah, sì! Quella. È un po’ cambiata. Ha i capelli più corti, mi pare.» Un sorriso incurvò le sue labbra dannatamente perfette.

    Stava per dirle ciò che negli ultimi quattro anni si era sentita ripetere fino alla nausea, realizzò Dani. Sarebbe mai riuscita ad andare per strada senza attirare su di sé sguardi incuriositi e compassionevoli?

    «Okay, signore» lo invitò con aria di sfida. «Si lasci pure andare.»

    «Scusi?»

    «Il titolo del giornale... so che muore dalla voglia di dirlo.»

    «Gesto avventato di Dani la disperata

    Dani la disperata... Dani rabbrividì. Altro che pugno nello stomaco.

    L’uomo sorrise, un sorriso diverso da quello che Dani strappava sempre agli esseri di sesso maschile. Era empatico. «Si guardi adesso, invece. Comunque non era male nemmeno nuda in una fontana nel giorno del suo compleanno. Il ventunesimo, vero?»

    «Ventitreesimo» lo corresse lei. «Ero molto ubriaca, e molto sciocca.» E troppo ingenua per rendersi conto del danno che aveva fatto. Ma ora lo sapeva. E, come lei, anche il tirapiedi di suo padre. La stampa aveva fatto girare la fotografia in mezzo mondo, sprecando fiumi di inchiostro per deprecare lo stile di vita dissoluto delle giovani ragazze di buona famiglia. E umiliando, nel frattempo, suo padre.

    Ci era voluto molto tempo per superare quell’episodio, e anche adesso la relazione che aveva ricostruito con lui era talmente fragile che sarebbe bastato un nonnulla per spezzarla di nuovo. Ma la situazione stava per cambiare grazie al torneo. «Perché se lo devono ricordare tutti quanti?»

    «Perché era una fotografia memorabile. Dani Donatello nuda a cavalcioni di un cavallo di

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