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Il profumo della tentazione: Harmony Collezione
Il profumo della tentazione: Harmony Collezione
Il profumo della tentazione: Harmony Collezione
E-book155 pagine2 ore

Il profumo della tentazione: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Un uomo dal tocco magico. In ogni senso...
Drake Ashton si è lasciato alle spalle i difficili e dolorosi anni della giovinezza, ed è diventato un architetto di fama mondiale lontano da casa. Ora vive a Mayfair, uno dei quartieri più eleganti di Londra, e può avere qualunque cosa voglia. Ma il destino ha deciso per lui che è tempo di tornare nei luoghi dove è cresciuto, per una nobile missione. E Drake è un uomo a cui piacciono le sfide...
Layla Jerome sa bene cosa significhi essere ingannata: ricchezza e fascino non la abbagliano più. Di fronte a uomini come Drake, però, certe cose è molto più facile pensarle che riuscire a metterle in pratica.
LinguaItaliano
Data di uscita10 dic 2020
ISBN9788830522374
Il profumo della tentazione: Harmony Collezione
Autore

Maggie Cox

Quando non è impegnata a scrivere o a badare ai figli, ama guardare film romantici mangiando cioccolato.

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    Anteprima del libro

    Il profumo della tentazione - Maggie Cox

    Copertina. «Il profumo della tentazione» di Cox Maggie

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    What His Money Can’t Hide

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2012 Maggie Cox

    Traduzione di Anna Vassalli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-237-4

    Frontespizio. «Il profumo della tentazione» di Cox Maggie

    1

    «È come la ricordava, signor Ashton?»

    La domanda innocente di Jimmy, l’autista che lo stava conducendo a una destinazione poco gradita, fu simile a una ferita da arma da taglio. Sì... la sua cittadina natale era proprio squallida e deprimente come ricordava. La memoria non l’aveva ingannato.

    Guardando dal finestrino e notando gli edifici cadenti e quel diffuso senso di disperazione che aleggiava nell’aria come una nube oscura, provò una sensazione alla bocca dello stomaco che somigliava molto alla nausea.

    Cosa gli era venuto in mente di tornare in quel luogo che non gli aveva causato altro che sofferenza? Era incredibile che avesse accettato l’incarico da parte del Consiglio di creare un complesso edilizio a prezzo contenuto, esteticamente gradevole, per attrarre nell’area nuovi residenti.

    Drake attribuì quella decisione a un momento di follia. Non riusciva proprio a immaginare chi, sano di mente, decidesse di abitare in un tale buco senz’anima. Guardandosi intorno riviveva con immutata sofferenza squallide scene del passato.

    Accantonando queste immagini, si rese conto che Jimmy era ancora in attesa di una risposta.

    «Sì, mi dispiace ammetterlo, ma è esattamente come la ricordavo.»

    «Così, a occhio, ha proprio bisogno di un restauro.» Il viso simpatico riflesso nello specchietto esprimeva simpatia.

    «Dove sei cresciuto, Jimmy?» chiese Drake.

    «Sono nato e cresciuto nell’Essex. Non avevamo molti soldi, ma ce la siamo cavata. Eravamo uniti, e in casa nostra c’erano risate oltre alle lacrime.» Sorrise.

    Drake esibì un sorriso forzato. Avrebbe voluto poter dire lo stesso della propria infanzia, ma purtroppo c’erano state ben poche risate dopo che sua madre se n’era andata. L’aveva allevato il padre, ma con un’amarezza e un risentimento tali che gli avevano impedito di chiedere qualsiasi cosa. Persino la benché minima richiesta lo faceva infuriare, rendendolo particolarmente crudele. Ben presto aveva imparato a essere autosufficiente e a trovare risorse... semplicemente perché era costretto.

    Smettila con quest’inutile, penosa introspezione!

    Borbottando, Drake si sporse in avanti. «Conducimi alla strada principale, poi vai a parcheggiare, Jimmy. Ho appena visto un bar e ho bisogno di un caffè. Devo anche controllare alcuni documenti. Dammi un paio d’ore, poi ti chiamo e passi a prendermi.»

    «Certo, signor Ashton. Vuole portare con sé il giornale?»

    «Grazie.»

    L’aroma di caffè agì come il richiamo di una sirena mentre apriva la porta di vetro del bar che aveva notato.

    Anni prima, quando andava a scuola, quel vecchio edificio vittoriano aveva ospitato il negozio di giornali e tabacchi dove il padre acquistava il quotidiano e il tabacco, e in seguito, quando si era trasformato in un mini market, anche le lattine di birra.

    I ricordi dolci e amari rischiarono di rovinargli l’idea di un buon caffè, così li cacciò in un angolo recondito della mente, nello stesso modo in cui eliminava le mail indesiderate. Si concentrò invece sulla vetrinetta che esponeva dolci, croissant e muffin da far venire l’acquolina in bocca.

    Al diavolo la solita tazza di caffè e pane tostato bruciacchiato... la mia colazione tipica, perché sono inevitabilmente di fretta.

    Appunto mentale: assumere al più presto una governante che sappia cucinare. L’ultima che aveva assunto era bravissima a rifare i letti, pulire il bagno e spolverare, ma riusciva a stento a far bollire un uovo, figurarsi preparargli una colazione decente! Così l’aveva licenziata.

    Quella mattina aveva bisogno di qualcosa di sostanzioso... soprattutto in vista del compito che lo attendeva. In ogni caso, qualsiasi fossero i sentimenti nei confronti della sua città natale, avrebbe portato a termine quel sopralluogo con l’abituale professionalità. Si trattava del necessario preliminare per organizzare il lavoro con altri professionisti per la riqualificazione di un’area che era sempre stata squallida e fatiscente.

    Quando era stato contattato da un funzionario del Consiglio era stato tentato di rifiutare. I ricordi relativi a quella cittadina erano difficilmente collegabili a un’infanzia felice... tutt’altro.

    La maggior parte del suo lavoro, poi, riguardava il settore privato, e Drake era ben felice che fosse così. Dopo tutto, si era arricchito oltre ogni immaginazione e, grazie al cielo, era riuscito a prendere le distanze dalle sofferenze dell’infanzia e dell’adolescenza. Eppure, alla fine, aveva accettato l’incarico come se fosse una sorta di esercizio catartico, un’opportunità per liberarsi dalle sofferenze del passato. Per quanto riguardava un eventuale restauro, Drake aveva già deciso che era inutile. Meglio abbattere buona parte degli edifici e ricostruire.

    Suo padre era morto da tempo, e questa drastica azione l’avrebbe aiutato a liberarsi definitivamente dalla sua influenza. Si vedeva affrontare il padre e dirgli: a dispetto di tutto ciò che mi hai fatto quando ero bambino, il tuo comportamento deprecabile non avrà nessuna influenza sulla mia vita. Ora sono io che ho il controllo. Demolirò questi edifici dimenticati da Dio, e costruirò al loro posto qualcosa che testimoni che un membro della famiglia ha, come minimo, una certa integrità... che si preoccupa di rendere questa città un po’ migliore!

    Drake avrebbe fatto questo. Aveva avuto problemi quando abitava lì, ma nessuno poteva accusarlo di essere un codardo e di non combattere i propri demoni. Per tenere separato il privato dal professionale, si era ripromesso di considerare questo incarico come qualsiasi altro lavoro e intendeva dedicarvisi con la consueta abilità professionale che l’aveva reso un architetto di grande successo.

    Fino a quel momento aveva sempre creduto che il modo migliore per venire a patti con i ricordi della sua infanzia infelice fosse di affossarli e dimenticarsene. Non sempre aveva funzionato ma, se non altro, la politica di focalizzarsi esclusivamente sul futuro l’aveva ricompensato al di là di ogni immaginazione.

    «Buongiorno. Cosa desidera?»

    Interrompendo l’occhiata distratta alla vetrinetta dei dolci, Drake alzò lo sguardo su un paio di occhi castani incredibili. Ammesso che nella sua mente in quel momento ci fosse qualche pensiero, avrebbe detto che si sentiva semplicemente incantato. Quegli occhi appartenevano a una ragazza bella da mozzare il fiato. Indossava una semplice maglietta con il logo del bar e un paio di jeans, con un grembiule legato intorno ai fianchi. L’abbigliamento semplicissimo enfatizzava la sua bellezza.

    I capelli scuri erano legati in una coda di cavallo e il viso era semplicemente sublime. L’unica traccia di trucco era del rimmel sulle ciglia.

    Fantastico, pensò. Troppe donne, al giorno d’oggi, si vestivano per andare al lavoro come se dovessero recarsi al night. L’altra cosa che notò era una certa somiglianza con un’attrice italiana con la differenza che questa ragazza era più bella.

    Era del tutto impreparato alle sensazioni che lo assalirono. Mentre con lo sguardo avido indugiava su viso di lei, aveva l’impressione di perdersi in quegli occhi. Continuò a fissarla impotente, come un adolescente ammutolito.

    «Vorrei un caffè lungo, un paio di croissant e... avete dei panini?» chiese, la voce strozzata perché la visione di quella bellezza l’aveva spiazzato. «Questa mattina sono affamato.»

    La giovane spalancò gli occhi immensi come se fosse divertita, poi li abbassò velocemente. «Non abbiamo panini, ma se vuole le porto un muffin caldo con del bacon, o bacon e uova?»

    Quando, per un attimo, i loro sguardi si incrociarono di nuovo, Drake notò che il sorriso gentile era guardingo. Aveva registrato la sua ammirazione?

    Una giovane di quella bellezza doveva essere abituata all’ammirazione e probabilmente ne aveva la nausea. Non c’era da stupirsi per quell’apparente cautela.

    «Va benissimo il muffin con il bacon.»

    «D’accordo.» La cameriera già stava raccogliendo delle tazze quando, guardandolo, gli propose: «Perché non si siede a un tavolo? Le porto le consumazioni».

    «Certo... grazie.»

    Drake aveva notato che il piccolo bar non era particolarmente affollato in quella fresca mattina di settembre. Controllò i dettagli con più attenzione. La tinteggiatura delle pareti era un po’ scolorita, ma c’erano dei divani ricoperti da cuscini etnici e una libreria ricolma di libri che aiutavano a dare al locale un aspetto accogliente e amichevole. Inoltre, tutto appariva scrupolosamente pulito. Tuttavia un bar in quella posizione, lungo la strada principale, a quell’ora sarebbe dovuto essere affollato. Per di più i prezzi che aveva letto sul menù erano bassi. Il proprietario, ovviamente, non aveva una mente commerciale.

    Aggrottò la fronte, provando all’improvviso un senso di rimpianto. Evidentemente quella zona non era prosperata nel corso degli anni. Si sentì fortunato per essere fuggito dalla povertà che attanagliava buona parte dei residenti, e che il clima economico attuale non aveva fatto altro che peggiorare. In ogni modo, scelse un divano d’angolo, si passò le mani sui capelli e si ritrovò a fissare di nuovo la splendida cameriera. La grazia con cui si muoveva mentre preparava le sue ordinazioni gli ricordò una farfalla.

    Nel bel mezzo di quelle fantasie, fu assalito da una certa irritazione. Normalmente niente lo distoglieva dal lavoro, ma in quel preciso momento l’istinto lo portava a focalizzarsi esclusivamente su di lei. Di conseguenza le planimetrie dell’area che gli erano state consegnate dal Consiglio e che aveva nella ventiquattrore, rimasero lì. Preferì dare un’occhiata al Financial Times, che il previdente Jimmy gli aveva consegnato prima che scendesse dalla macchina ma, di tanto in tanto, lo sguardo correva alla cameriera.

    Come architetto di successo, a Drake non era mai mancata l’attenzione femminile. Tuttavia ormai erano trascorsi sei mesi da quando Kirsty, la progettista sua amante da un anno, aveva rotto con lui, definendolo troppo ossessionato dal lavoro per realizzare le sue aspettative di creare una famiglia.

    Lui non aveva negato le accuse. Francamente era sorpreso che la storia fosse durata così a lungo. Di solito le sue relazioni non superavano i tre, quattro mesi.

    Per la verità, Drake non era interessato a un impegno duraturo. Preferiva la propria libertà. L’unico problema era che, avendo una libido sana, non era incline a incontri casuali per fare sesso. Lui e Kirsty non erano stati una coppia perfetta, ma negli ultimi sei mesi gli era mancata.

    «Ecco.» La cameriera che aveva preparato la colazione gli rivolse un altro sorriso cauto mentre posava il caffè e i muffin sul tavolo. «Spero che vada bene» aggiunse con il chiaro intento di tornare il più rapidamente possibile al proprio lavoro.

    «Come si chiama?» La domanda sfuggì a Drake prima che potesse trattenerla.

    Lei irrigidì impercettibilmente le spalle. «Perché?»

    La sua reticenza non lo turbò. Drake alzò le spalle. «Perché sono curioso.»

    Ribaltando la domanda, lo sfidò: «E lei come si chiama?».

    «Drake.»

    «È il nome o il cognome?»

    «Il nome completo è Drake

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