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Il chirurgo francese: Harmony Bianca
Il chirurgo francese: Harmony Bianca
Il chirurgo francese: Harmony Bianca
E-book145 pagine2 ore

Il chirurgo francese: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Imparare una professione è facile, se hai un ottimo maestro. Quello che non si può mai davvero imparare fino in fondo è l'amore.



L'ambiziosa dottoressa Julie Montgomery è eccitata all'idea di partecipare a un corso di specializzazione in Francia sotto la guida di uno dei più famosi chirurghi in circolazione, Bernard Chapelle. Tuttavia si rende subito conto che la vera sfida, per lei, sarà opporsi all'attrazione che prova per quell'uomo. Se è vero che riesce a resistere ai suoi modi bruschi e arroganti, non può non sciogliersi fra le sue braccia quando si accorge che, dietro la facciata di chirurgo di fama mondiale, si nasconde un padre in difficoltà.
LinguaItaliano
Data di uscita10 dic 2018
ISBN9788858991718
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    Anteprima del libro

    Il chirurgo francese - Margaret Barker

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Summer With A French Surgeon

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2012 Margaret Barker

    Traduzione di Nicoletta Ingravalle

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-171-8

    1

    Sin da piccola, Julie aveva sempre cercato di apparire sicura di sé. Aveva dovuto farsi la pelle dura per sopravvivere alle prepotenze dei suoi tre fratelli maggiori. Eppure, osservando i colleghi del tirocinio, si sentiva decisamente nervosa. Dalla fine del disastroso matrimonio con Tony, che aveva fatto di tutto per toglierle ogni briciola di sicurezza, la sua vita era stata una lotta continua per tornare a sentirsi come quando era ragazza, in competizione con i suoi brillanti fratelli, studenti di medicina.

    Venire in Francia per la specializzazione in chirurgia era stato il primo passo per riconquistare la fiducia in se stessa. E, in effetti, mentre osservava il magnifico paesaggio che si dispiegava davanti a lei sulla strada verso St Martin sur Mer, si sentiva al settimo cielo. Quella vista mozzafiato le aveva fatto passare ogni preoccupazione.

    La nostalgia l’aveva sopraffatta alla vista delle dune ondulate che si riversavano nel mare e dei tipici alberghetti francesi, dei café, dei ristoranti, dei negozietti e delle case strette attorno all’ospedale ultramoderno.

    Riprovò la stessa eccitazione di quando i suoi genitori, entrambi medici, portavano tutta la famiglia lì in vacanza, ogni estate.

    L’ingresso del professore di chirurgia ortopedica la fece tornare al presente. Trattenne il respiro. Caspita! Bernard Chapelle era molto più giovane di quanto lei immaginasse e... molto bello. Quel pensiero la stupì. Era passato molto tempo dall’ultima volta in cui aveva guardato un uomo in quel modo.

    Ma lui era più che bello, era carismatico. Sì, quello. Irradiava quella sicurezza di cui lei stava cercando di reimpossessarsi. Forse, ma soltanto forse, tra una decina d’anni, quando sarebbe diventata un famoso chirurgo, avrebbe fatto calare il silenzio al suo ingresso e ispirato sguardi d’ammirazione nei suoi studenti, come il grande Bernard Chapelle.

    Se non si fosse ripromessa di rimandare ad un secondo momento qualsiasi relazione sentimentale, dopo quello che aveva passato con Tony, quel chirurgo le sarebbe piaciuto.

    Sì, certo. Non sarebbe successo. Non voleva nemmeno pensare a lui. Doveva solo concentrarsi e sfruttare al massimo quei sei mesi di corso, senza sprecare le sue energie fantasticando su un uomo irraggiungibile, che non l’avrebbe neanche notata.

    Bernard Chapelle si schiarì la voce, osservando gli altri medici. Era forse un po’ nervoso? Almeno avrebbe dimostrato di essere umano.

    «Buongiorno, e benvenuti a tutti» disse, accogliendoli all’Hopital de la Plage, il loro luogo di studio e lavoro per i prossimi sei mesi di corso. Spiegò loro che avrebbero studiato la teoria necessaria per un’operazione di chirurgia ortopedica, prima di passare agli aspetti pratici e poter assistere in sala operatoria. Avrebbero anche dovuto fornire assistenza pre e post operatoria ai pazienti, e lavorare, se necessario, alle Urgences, il reparto di pronto soccorso.

    Julie si rese conto che quasi tutto quello che stava dicendo il chirurgo era sulla brochure che aveva letto attentamente prima di iscriversi al corso. Si concesse allora la possibilità di studiare l’uomo che li avrebbe guidati verso gli esami finali, per conseguire quel prestigioso titolo di studio che le avrebbe dato la possibilità di diventare un chirurgo ortopedico di prima categoria.

    Erano in dieci a frequentare il corso, spiegò Bernard Chapelle. Li aveva scelti per i loro CV, ed era sicuro che, con le loro qualifiche e la loro esperienza, avrebbero dato il massimo nei prossimi sei mesi. Si fermò un momento e i suoi occhi percorsero velocemente la sala, prima di posarsi su Julie, seduta in prima fila.

    «È contenta che io parli in francese, dottoressa Montgomery?» chiese, in un inglese dal forte accento straniero, ma ugualmente affascinante.

    Julie non si aspettava di essere messa così al centro dell’attenzione. Tutti aspettavano una sua risposta. Deglutì e rispose: «Sì, certo. Mia madre è francese e mio padre è inglese, quindi sono bilingue».

    «Bene, mi sento molto più a mio agio parlando francese. Non le crea disagio essere l’unica donna della classe?»

    Lei si mise dritta, cercando di sembrare più grande di quanto fosse in realtà: «No di certo. Sono cresciuta con tre fratelli che facevano di tutto per mettermi a disagio, ma senza riuscirci».

    La sala fu attraversata da risate comprensive. Julie era terrorizzata, ma cercò di non darlo a vedere. Sperò che lui smettesse di guardarla e si concentrasse su qualcun altro.

    «Fantastico!»

    Uno studente che le sedeva vicino chiese, a voce alta e chiara: «Perché, secondo lei, le donne in chirurgia ortopedica si contano sulla punta delle dita?».

    Bernard Chapelle sembrò considerare seriamente la domanda. «Questo è un buon punto. Forse le donne sono più delicate e restie nell’intraprendere una professione che richiede una certa dose di forza, in alcune occasioni. Lei cosa ne pensa, dottoressa?»

    «Devo dire» continuò lei coraggiosamente, sforzandosi di apparire sicura di sé «che sono sorpresa di essere l’unica donna del corso. Finora non ho trovato che essere una donna sia uno svantaggio. Quando si opera, il paziente è generalmente sedato. Voglio dire, non dovrebbe opporre resistenza o...»

    La voce l’abbandonò piano piano, così come la sicurezza che aveva ostentato fino a quel momento.

    Lo studente che aveva dato il via alla discussione si intromise. «E c’è sempre un virile medico pronto a salvare una damigella in difficoltà, sperando che lei chieda il suo aiuto, così da farsi strada e...»

    Julie non riuscì a sentire la fine della frase per via delle risate che risuonarono fragorose nella stanza. A lei non sembrava così divertente. Aspettò che tornasse il silenzio e, con un profondo respiro, iniziò a parlare nel francese chiaro, conciso e corretto che sua madre le aveva insegnato.

    «Signori, posso assicurarvi che non approfitterò della mia fragilità, se così volete chiamarla. I miei fratelli mi hanno obbligata a frequentare un corso di judo quand’ero piccola. Sono cintura nera, e quello che ho imparato mi è spesso risultato utile. Quindi, come potete vedere, sono molto rari i casi in cui potrei aver bisogno d’aiuto.»

    «Brava!» disse il dottor Chapelle, con gli occhi che gli brillavano dall’ammirazione. Dalla prima fila, Julie notò che erano chiari, color nocciola. Era contenta di aver dovuto imparare ad essere forte sin da piccola. Aver finto sicurezza l’aveva realmente resa più fiduciosa, anche se capì che avrebbe esitato a partecipare al corso, se avesse saputo di essere l’unica donna.

    Be’, forse non molto. Guardandosi attorno, seppe che sarebbe riuscita a tenere a bada i suoi colleghi, qualsiasi cosa avessero fatto. Aveva imparato molto sugli uomini negli ultimi anni. Erano ancora ragazzini, preoccupati come lei per quello che avrebbero dovuto affrontare.

    Prima che uscissero tutti dall’aula per un primo giro dell’ospedale, il professore chiese loro di chiamarlo Bernard. Disse che non gli piacevano i titoloni, e che sarebbe stato più facile per lui conoscere gli studenti in un’atmosfera familiare. Si guardò attorno, come per valutare la reazione dei presenti a quella richiesta così inusuale.

    Seguì un silenzio stupito. Julie si sentì più a suo agio alla richiesta di Bernard, ma notò che gli altri non erano d’accordo con lei. Sembrava che Bernard Chapelle fosse sempre distaccato, anche quando parlava. Percepì un’aura di mistero attorno a lui, che lo rendeva distante, impenetrabile, decisamente enigmatico, da avvicinare con cautela. Certo, i suoi studenti lo avrebbero chiamato Bernard come aveva chiesto, ma sarebbero stati comunque diffidenti nei suoi confronti. Anche lei si sarebbe comportata in quel modo, ma per molte ragioni, alcune decisamente poco sagge, considerato il suo passato!

    Uscì per prima e si ritrovò con Bernard accanto. Era molto alto. Avrebbe dovuto mettersi i tacchi, ma non immaginava che avrebbero fatto un giro dell’ospedale.

    «Non ti dispiace se ti chiamo Julie, vero?»

    Aveva una voce profonda e seducente. Julie avrebbe dovuto essere molto dura con se stessa, per evitare di sentirsi attratta da lui. Lo ammetteva. Aveva potere e carisma, e quella scintilla negli occhi che poteva significare solo senso dell’umorismo, per non parlare della confezione che conteneva tutto quello e che lei non aveva certamente intenzione di aprire. Bernard poteva insegnarle i ferri del mestiere, e lei voleva solo quello da lui.

    Inoltre, probabilmente era sposato, con una moglie stupenda ad aspettarlo a casa. Anche se gli uomini sposati erano spesso inclini alle scappatelle, un’altra cosa che lei assolutamente non voleva era proprio quello.

    «Certo, chiamami pure Julie» disse, senza neanche sorridere, come se gli stesse facendo un favore.

    «Bene.»

    Entrarono in una delle sale operatorie, che quel pomeriggio non sarebbe stata utilizzata. Era piena di attrezzature brillanti e ultratecnologiche. Le sarebbe piaciuto moltissimo lavorare in un posto così.

    Alla fine del tour, Bernard li portò al bar riservato allo staff, e Julie si trovò nuovamente vicino a lui. Si chiese se si ritenesse in dovere di proteggerla dalle attenzioni degli altri studenti, nonostante lei avesse messo ben in chiaro che voleva essere trattata come tutti gli altri.

    «Allora, pensi che ti piacerà lavorare qui, Julie?»

    «Non so se piacere sia la parola giusta» disse, sorseggiando il caffè. «Voglio sfruttare al massimo questa opportunità, ma so che sarà dura.»

    «Sembri il tipo di persona a cui piacciono le sfide: determinata, decisa, che non si arrende facilmente. Dal tuo CV sembra che la tua vita sia stata intensa, dentro e fuori l’ospedale, o sbaglio?»

    Lei annuì. «Sì, direi di sì, o almeno è quello che mi dicono in molti. Ho passato la maggior parte della mia vita di adulta concentrandomi sul lavoro.»

    «E sei riuscita a ricavare del tempo per la tua vita privata?»

    «La mia vita privata? Be’ è...»

    Si bloccò. Non avrebbe confessato al suo insegnante il suo grande difetto di non essere capace di pensare ad altro che al lavoro. Specialmente la sua incapacità a riconoscere che perfetto idiota fosse in

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