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Riflettori in corsia: Harmony Bianca
Riflettori in corsia: Harmony Bianca
Riflettori in corsia: Harmony Bianca
E-book169 pagine2 ore

Riflettori in corsia: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Quando le luci dei riflettori si spengono, l'unico copione da seguire è quello della passione.
In televisione formano una coppia affiatata, ma fuori dal set tra le star del talk-show Chiedilo al dottore volano i coltelli. I modi arroganti e bruschi del dottor O'Donnel irritano Eva più di quanto sarebbe lecito, mentre Mark non capisce come la dottoressa Veracruz possa accontentarsi di fare il medico solo per cinque giorni alla settimana!

Con il passare dei giorni - e delle puntate - però la chimica tra loro diventa esplosiva e quello che fino a poco prima sembrava assurdo a entrambi diventa tutto a un tratto semplicemente inevitabile.
LinguaItaliano
Data di uscita12 set 2019
ISBN9788830504486
Riflettori in corsia: Harmony Bianca

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    Anteprima del libro

    Riflettori in corsia - Connie Cox

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    When the Cameras Stop Rolling...

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2013 Connie Cox

    Traduzione di Maria Elena Giusti

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-448-6

    1

    La dottoressa Eva Veracruz guardò l’orologio, per la quinta volta negli ultimi due minuti.

    Nello studio dove si girava la trasmissione dal vivo Ask the Doc c’era un vivace mormorio di sottofondo e questo era un buon segno.

    Ma l’ospite non era ancora arrivato. E questo era un brutto segno. Anzi bruttissimo.

    «Dov’è finito? Dov’è il tuo aitante medico che doveva assicurarci un indice d’ascolto da capogiro?»

    Phil, regista della trasmissione, si strinse nelle spalle. «Arriverà» disse con tono poco convincente.

    «I nostri ascoltatori si fidano di noi» protestò Eva. «Si aspettano informazioni valide, competenza medica e professionalità e io rispetto la loro fiducia. Avrei preferito avere qualcuno che conoscesse la materia e che sapesse comunicare con il pubblico, indipendentemente dal suo aspetto fisico.»

    «Se non alziamo l’indice d’ascolto durante la settimana i nostri ascoltatori non avranno più informazioni, valide o non valide che siano» ribatté lui.

    Certo, Ask the Doc era solo una trasmissione di una televisione locale, ma locale in New Orleans significava già un pubblico molto vasto.

    Si era parlato di syndication, ma questo prima che la concorrenza decidesse di trasmettere un reality show nella loro stessa fascia oraria. Così mangiare larve e discutere a suon di cazzotti aveva messo in pericolo i validi consigli medici che avevano sulle prime ottenuto un discreto successo.

    Ovviamente gli sponsor non erano affatto contenti. Del resto era comprensibile, come potevano vendere le loro cremine per curare i sederini irritati dei neonati se nessuno guardava la loro pubblicità?

    Eva sospirò. Se non fossero riusciti a battere il reality show non avrebbero mai più sentito parlare di syndication e si sarebbero invece trovati fuori dal circuito televisivo.

    Phil alzò un sopracciglio. «Conosco il mio lavoro. Ho controllato il suo background. Il dottor O’Donnell è un noto medico di pronto soccorso specializzato nella sintomatologia degli arresti cardiaci nella popolazione femminile.»

    «Ma sa parlare davanti alle telecamere?»

    «Farlo parlare è compito tuo

    Phil lanciò un’occhiata all’orologio. «Pronta a decollare e... tieni d’occhio le quinte.»

    «Pronta.»

    Entrando sul set accompagnata dalle prime note della sigla, Eva ripassò mentalmente il discorso di apertura. Doveva introdurre brevemente l’ospite per preparare il pubblico, ma se non fosse arrivato...

    Sorrise controllando il suo aspetto nei monitor. Come spesso accadeva, l’umidità di New Orleans aveva dato un tocco ribelle ai suoi riccioli corvini.

    Forse la truccatrice aveva un po’ esagerato con il rossetto di un rosso vivo che doveva richiamare l’abito che indossava, ma il triangolino di vestito che spuntava dal camice bianco si armonizzava perfettamente con il colorito olivastro della sua pelle.

    «Salve, New Orleans. Benvenuti a Ask the Doc. Sono la dottoressa Eva Veracruz e sono qui per presentarvi un argomento molto importante per tutte voi donne qui presenti. Parleremo degli attacchi cardiaci e dei sintomi che non dobbiamo sottovalutare.»

    Con la coda dell’occhio vide Phil che indicava una figura non lontano da lui e in un attimo si riagganciò alla presentazione preparata in precedenza. «E a questo proposito vi presento un esperto in materia. Un bell’applauso per il dottor Mark O’Donnell della Crescent Street Emergency Care Clinic

    L’applauso composto del pubblico divenne più intenso quando O’Donnell fece la sua comparsa.

    Phil non aveva esagerato, quell’uomo avrebbe potuto benissimo essere un indossatore.

    Alto almeno un metro e novanta, aveva due occhi di un verde così intenso da sembrare quasi artificiale. I capelli, dal taglio ribelle e scompigliato, erano di un bel castano scuro con riflessi ramati.

    Non era il tipo di uomo dal quale era di solito attratta, vista la sua predilezione per il look militare, ma... era da un po’ che nessuno era in grado di attirare la sua attenzione...

    E perché il cuore aveva iniziato a batterle così forte da quando lo aveva visto entrare?

    Non era solo il suo aspetto... Era anche il suo portamento...

    Le personalità forti non l’avevano mai lasciata indifferente. E dal momento che lo sapeva, era anche in grado di difendersi da tipi come lui.

    Non era un problema. Non c’era ancora posto per un altro uomo nella sua vita.

    La sigla di presentazione svanì lasciando il posto alla parte registrata il giorno precedente con le informazioni su come contattare il personale di pronto intervento in caso di necessità.

    Doveva servirle per avere il tempo di fare accomodare l’ospite, ma la sicurezza con cui lui era entrato aveva già catturato l’attenzione del pubblico.

    Quell’uomo si muoveva come se fosse il padrone di casa, con quella disinvoltura quasi arrogante da cui lei aveva deciso di non lasciarsi più incantare.

    Anche il modo in cui era vestito la diceva lunga sulla sua fiducia in se stesso, quella di un uomo da cui una donna doveva guardarsi per non soffrire.

    Niente abbigliamento formale, come richiesto per la trasmissione, ma un camice bianco sopra la divisa da ospedale.

    Il bianco di quel camice con il bianco del camice che lei indossava avrebbe fatto un pessimo effetto sotto le luci dello studio...

    «Per favore dica qualcosa per controllare un’ultima volta il microfono» lo istruì.

    Lui la guardò stupito poi disse: «Qualcosa».

    Eva sorrise nervosa. La trasmissione si preannunciava interessante.

    Il dottor O’Donnell avrebbe fatto il suo intervento e lei avrebbe condotto il discorso riempiendo le pause fra una domanda e l’altra con commenti azzeccati e profondi.

    L’indice di ascolto sarebbe andato alle stelle e quella puntata sarebbe stata ritrasmessa durante l’estate.

    Le sembrava impossibile che fossero passati solo due anni da quando aveva lasciato l’ambiente medico per iniziare a lavorare in campo televisivo.

    Aveva imparato tanto in così poco tempo! E ora il suo orgoglio la spingeva a mirare più in alto, a livello nazionale.

    Il suo agente le aveva detto che era arrivato il momento di far sapere che era interessata a qualcosa di più prima che si spargesse la voce che l’indice di ascolto di Ask the Doc stava precipitando.

    Certo... Impegnarsi nella carriera televisiva avrebbe significato chiudere completamente con la pratica medica.

    Ma sarebbe riuscita a realizzarsi davvero? Avrebbe trovato un buon equilibrio se non si fosse più considerata un medico vero e proprio?

    Ebbe un attimo di esitazione davanti alla possibilità di girare le spalle alla carriera cui aveva dedicato gran parte della sua vita.

    Poi scosse la testa. Ora doveva concentrarsi. E non sul futuro! Ma sull’intervista all’affascinante medico che aspettava con un’espressione indecifrabile di fronte a lei.

    E doveva salvare la situazione.

    «Benvenuto, dottor O’Donnell» disse prendendo una decisione improvvisa. E invece di allungargli la mano, sbottonò il camice e se lo sfilò. Poi, rivolgendosi alle telecamere continuò: «L’abito rosso che ho scelto per oggi ha lo scopo di sottolineare quanto sia urgente occuparsi dei segnali che permettono di individuare in tempo utile un attacco cardiaco nelle donne».

    Vista la situazione cercò di ignorare l’imbarazzo dovuto all’abito intenzionalmente abbastanza aderente da essere indossato sotto il camice.

    «Ogni volta che vedrete un vestito rosso, questo vi farà pensare ai sintomi che preludono a un attacco cardiaco. Non dimenticate che la vostra reazione tempestiva potrà salvare la vita di una persona. Vero, dottor O’Donnell?»

    Fissò gli intensi occhi verdi notando solo allora il contorno dorato della pupilla.

    Lui la guardò a sua volta.

    «Certo» rispose infine.

    Una risposta che non apriva molte porte. Dalle premesse non sembrava affatto un’intervista facile...

    In quel momento Eva avrebbe scambiato volentieri quel piacere per gli occhi con qualcuno meno affascinante ma più eloquente e disposto ad affrontare l’argomento con decisione.

    Ma dal momento che non dipendeva da lei tanto valeva cercare di saltarci fuori al meglio.

    Gli fece segno di accomodarsi, notando che lui esitava in attesa forse che fosse lei a sedersi per prima.

    Buone maniere o solamente una natura sospettosa che non faceva nessuna mossa che non avesse deciso di persona?

    Da quanto le suggeriva il linguaggio del corpo, era pronta a scommettere che si trattasse della seconda possibilità.

    Conscia di indossare un abito più aderente del previsto, Eva cercò di posizionarsi in modo che la telecamera non mirasse direttamente nella scollatura, il che significava che sarebbe stata più visibile per il suo interlocutore...

    Il set non era infatti stato concepito per lasciare molto spazio personale fra intervistatore e intervistato, proprio per dare un’impressione di intimità che doveva comunicare un senso di fiducia e sicurezza al telespettatore.

    «Benvenuto a Ask The Doc, dottor O’Donnell. Che cosa ci può dire delle cifre riguardo agli attacchi cardiaci nella popolazione femminile rispetto a quella maschile?»

    Una domanda abbastanza generica da permetterle di affrontare qualsiasi risposta visto che il successo della trasmissione dipendeva proprio dalla sua capacità di prendere rapide decisioni e di dirigere la conversazione nella direzione che le era più congeniale.

    Una qualità che aveva acquisito durante i tre anni e mezzo di lavoro nell’affollato centro di riabilitazione per tossicodipendenti di New Orleans.

    A quel proposito aveva cercato di convincere i produttori a concederle una puntata sull’abuso di droghe, finora senza risultato. Ma al momento della rinegoziazione del contratto di lavoro avrebbe insistito per una serie di trasmissioni volte ad aiutare le famiglie a individuare i segni di dipendenza da droghe per affrontarne le conseguenze.

    Troppa gente aveva bisogno di quel tipo di informazione e troppa gente sfuggiva all’idea.

    Ma ora aveva un problema più contingente da affrontare mentre il dottor O’Donnell sfuggiva alle telecamere.

    Dopo la nottata al pronto soccorso, Mark doveva lottare per tenere gli occhi aperti e per trovare la forza di farlo si concentrò sulla donna che aveva di fronte, con i folti riccioli scuri, le forme molto interessanti e le labbra carnose che sembravano fatte apposta per...

    «Arrivano molte donne al pronto soccorso sapendo di avere un attacco cardiaco?»

    Era la seconda domanda e lui non aveva neppure risposto alla prima.

    Forza, dottor O’Donnell. Mi conceda un po’ di attenzione!

    «Le donne che arrivano con sospetto attacco cardiaco sono meno degli uomini ma questo non significa che le donne non ne siano colpite. In tutti questi anni, pensando che la maggior parte delle vittime fossero uomini non abbiamo fatto diagnosi appropriate per le donne.»

    Lei annuì incoraggiandolo a continuare, come avrebbe fatto con un bambino. «Infatti, le malattie cardiache sono la principale causa di morte per le donne, vero, dottor O’Donnell?»

    «Proprio così.» Mark pensò alla donna che aveva ricoverato la sera precedente insistendo perché la sottoponessero a un ECG anche se lei era convinta di avere solo l’influenza.

    «Ci parli dei sintomi mentre li facciamo scorrere a video per i telespettatori.»

    La dottoressa Veracruz indicò lo schermo.

    Non gli era facile considerarla un medico. Quella donna era un dottore in medicina come lui era una ballerina...

    Come si chiamava poi? Edna? Ella? Eva?

    Doveva essere un’Eva, sì, era un’Eva perfetta.

    Con gli orecchini che luccicavano fra i folti riccioli scuri e la scollatura più profonda del Grand Canyon sarebbe probabilmente svenuta alla vista di una goccia di sangue.

    Mark lesse il primo punto. Mancanza di respiro.

    Poi guardò nella lente della telecamera come aveva imparato all’università durante le interviste sportive e indirizzò un sorriso alla lucina rossa che lampeggiava.

    «Ecco i principali segnali che indicano che state avendo un attacco di cuore»

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