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Una famiglia per ricominciare: Harmony Bianca
Una famiglia per ricominciare: Harmony Bianca
Una famiglia per ricominciare: Harmony Bianca
E-book141 pagine2 ore

Una famiglia per ricominciare: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Quando la passione per la medicina incontra le ragioni del cuore, la famiglia diventa il posto in cui sentirsi a casa.

Il chirurgo Ian Spencer è un uomo carismatico e un professionista rigoroso e inflessibile, ma la dottoressa Frannie Wentworth sa che dietro il suo atteggiamento intransigente e provocatorio si nasconde un dolore che non gli lascia tregua.

Così, dopo un turno particolarmente difficile in pediatria, lo incoraggia ad aprirsi e a rivelarle le circostanze strazianti in cui ha perso suo figlio. L'intimità e la vicinanza che si creano tra loro sfociano in una notte di passione che però non rimane senza conseguenze. Diventare madre è sempre stato il sogno di Frannie, ma come potrà convincere Ian a concedersi una seconda possibilità?
LinguaItaliano
Data di uscita19 giu 2020
ISBN9788830516076
Una famiglia per ricominciare: Harmony Bianca

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    Anteprima del libro

    Una famiglia per ricominciare - Deanne Anders

    successivo.

    1

    Tutte le donne nel reparto girarono la testa. Tutte esclusa lei. Frannie capì che il dottor Ian Spencer era appena entrato in pediatria senza nemmeno bisogno di voltarsi. Come sempre, non appena lui faceva il suo ingresso, un gruppo di donne dall'intelligenza spiccata perdeva improvvisamente la testa.

    Aveva assistito a quel fenomeno negli ultimi cinque mesi e ancora non riusciva a capacitarsene. Certo, era un uomo affascinante, il classico bel tenebroso, ma questo non giustificava l'aura di adorazione che suscitava al suo passaggio. Frannie di certo non lo vedeva come un eroe. Era stato una spina nel fianco sin da quando lei aveva convinto il consiglio d'amministrazione dell'ospedale a sovvenzionare il suo progetto di terapia al fianco dei minori dell'unità pediatrica di chirurgia traumatologica. Il programma era avviato ormai da cinque mesi, ma ogni volta che lei cercava di discutere dei loro casi comuni, il dottor Spencer era troppo impegnato per parlarle.

    Coi suoi capelli neri e gli occhi blu poteva forse ambire alla parte del medico sexy in una serie televisiva, ma di certo non dimostrava molto interesse per i suoi pazienti che non fosse prettamente legato alle cure mediche. Poteva anche essere un genio in sala operatoria, ma di certo doveva migliorare i rapporti sociali con il resto dello staff medico.

    Alzando lo sguardo dagli appunti si accorse che persino la signora Emily, un'anziana volontaria, si era fermata per ammirare Ian, poi si era girata verso di lei, aveva sollevato le sopracciglia e le aveva fatto l'occhiolino, cosa che le aveva strappato una risata.

    «Scusa» suonò una voce alle sue spalle.

    Un brivido le percorse la schiena e il cuore le sussultò. Per qualche strana ragione quell'uomo la metteva in agitazione. Forse erano quei suoi profondi occhi blu che le davano le palpitazioni o le sue spalle ampie che riempivano il camice lasciandola senza fiato.

    In quel momento si sentiva come tutte le altre donne adoranti del reparto.

    No. Non si sarebbe fatta incantare dal suo aspetto. C'erano cose che contavano molto di più dell'apparenza. Aveva imparato la lezione durante il suo tirocinio, quando era stata ingannata da un affascinante collega. Non sarebbe più successo.

    Si strofinò le mani sul camice e si girò cercando di sfoderare il suo miglior sorriso. «Ian, mi stavo chiedendo se avessi un minuto per discutere...»

    Stava parlando con la sua schiena. Davvero, lui le aveva dato le spalle a metà della frase? Frannie si sentì divampare dalla rabbia. Quell'uomo non conosceva le buone maniere!

    Rivolgendosi nuovamente verso le infermiere si accorse che molte di loro le stavano rivolgendo sguardi di compiacimento.

    Non era un segreto che il primario di chirurgia pediatrica non approvasse il programma di terapia introdotto nel suo reparto. Per mesi lei aveva provato a parlargli dei progressi che stava facendo con i suoi giovani pazienti chirurgici o che avevano subito dei traumi. Le aveva provate tutte per costringerlo ad ascoltarla, le mancava solo di chiuderlo in un armadio, ma lui aveva continuato a evitarla, indipendentemente dai suoi sforzi.

    Certo, il denaro per finanziare il programma di Frannie proveniva dalle riserve del reparto, ma possibile che non capisse quanto il sostegno psichiatrico ai suoi pazienti giovasse anche a lui? E come poteva, dal momento che si preoccupava solo dei rapporti medici, senza accorgersi che i problemi dei suoi pazienti condizionavano il loro comportamento e la loro salute mentale. Se solo fosse stata in grado di comprendere il motivo per cui lui continuava a ignorarla, sarebbe magari stata capace di risolvere la situazione.

    L'atteggiamento di Ian non era positivo né per lei né per i bambini che rappresentava. Aveva superato il limite. Se per attrarre la sua attenzione avrebbe dovuto percorrere il reparto mezza nuda, sul carro del Mardi Gras dell'ospedale, lo avrebbe fatto.

    Il pensiero di ritrovarsi anche solo seminuda davanti allo scontroso chirurgo la fece diventare rossa, spingendola a dare un freno ai propri pensieri. D'accordo, forse così sarebbe stato troppo, ma doveva fare qualcosa. Voleva capire cos'aveva contro di lei e il suo programma.

    Sapeva quanto i chirurghi fossero lunatici, aveva vissuto con uno di loro per la maggior parte della sua vita, ma questo non giustificava l'atteggiamento che Ian aveva nei confronti suoi e del suo lavoro con i pazienti di pediatria.

    Lo vide fermarsi davanti alla stanza di uno dei loro pazienti comuni, Danny Owens. Lasciò la cartellina che stava consultando al coordinatore del reparto e raggiunse Ian. Aveva lavorato sodo per ottenere un seppur minimo progresso con quel ragazzo negli ultimi due giorni e non avrebbe lasciato che il chirurgo rovinasse tutto. Non aveva idea di cosa sarebbe successo se lo avesse turbato.

    Si fermò un secondo davanti alla porta, si sistemò il camice, rimise gli occhiali e aggiustò il badge sul quale campeggiava la scritta Dott.ssa Francis Wentworth, Psichiatra. Gli amici la schernivano per quegli enormi occhiali, ma a suo parere una facciata seria e professionale era quello che ci voleva. Inoltre non voleva essere giudicata per il suo aspetto.

    Inspirò profondamente. Sarebbe stata garbata, ma diretta, e una volta finito con Danny, lei e quel medico scorbutico avrebbero parlato.

    Bussò ed entrò, notando subito che il suo paziente aveva la stessa espressione meditabonda del proprio medico. Il diciassettenne era in piedi davanti alla finestra e fissava la strada oltre i cancelli dell'ospedale.

    Aveva lavorato con lui negli ultimi giorni, ma per il momento non era riuscita a farsi raccontare nulla, né a convincerlo a mangiare. Era stata convocata al pronto soccorso quando Danny e la sua ragazza Ashley erano arrivati in seguito all'incidente che avevano subito. Un'auto aveva invaso la loro corsia mentre stavano tornando a casa da scuola. Lui si era procurato qualche costola rotta, una lacerazione al fegato e la frattura del femore, mentre Ashley aveva riportato un trauma cranico ed era intubata e in stato di incoscienza dal loro arrivo in ospedale.

    Il neurologo era positivo, ma più passava il tempo senza che lei si risvegliasse, più Danny si chiudeva in se stesso. Frannie aveva parlato con i suoi genitori, incoraggiandoli ad avere pazienza, ma cominciavano a diventare ansiosi e lei non poteva dar loro tutti i torti. Stava tenendo tutto dentro e il rischio era che esplodesse all'improvviso.

    Osservandolo ripetere ossessivamente il gesto di stringere i pugni, si rese conto che presto si sarebbe lasciato consumare dal dolore e avrebbe lasciato sfogare la propria rabbia con la violenza. Doveva trovare un modo per fermarlo prima che perdesse il controllo, per mantenerlo più calmo possibile. Metterlo alle strette in quel momento era come innescare una bomba.

    A giudicare dal suo sguardo però, era chiaro che Ian avesse perso tutta la pazienza. Sembrava di essere in una stanza piena di dinamite con il dottor Spencer pronto a innescare la miccia.

    «Danny, so che sei sconvolto, ma non parlarci non è d'aiuto» lo stava ammonendo il chirurgo. «L'infermiera mi ha detto che non stai mangiando e che non hai dormito la notte scorsa. Se continuerai così dovrai restare più tempo in ospedale. È questo che vuoi? Restare in ospedale?»

    «Dottor Spencer» intervenne Frannie. «Ho parlato con Danny e gli ho detto che non lo costringeremo a fare qualcosa che non si sente di fare, a meno che non metta a rischio la sua salute, ovviamente. Gli ho anche prescritto qualcosa che lo aiuti a dormire, se vuole.»

    «Se non comincerà a mangiare entro breve, gli farò mettere il sondino gastrico» sentenziò Ian. «Gli serve nutrimento per guarire.»

    Accidenti a lui... se avesse letto i suoi appunti nella cartella di Danny, avrebbe saputo che prenderlo con la forza non serviva assolutamente a nulla. Motivo in più perché la smettesse di fingere che lei e il programma che portava avanti non esistessero. Non sarebbe di certo sparita anche se lui avesse continuato a ignorarla.

    Danny si girò a guardarli. La sua espressione distrutta le strinse il cuore. Era troppo giovane per sperimentare un tale trauma nella sua vita.

    Ma era questo il problema con la maggior parte dei suoi pazienti: erano troppo giovani per affrontare situazioni simili. Ecco perché avevano bisogno del suo aiuto. Il suo compito era consentire loro di trovare gli strumenti per superare le prove che la vita metteva loro davanti e uscirne integri. Certo, non sarebbero stati più gli stessi, ma sarebbero stati più forti e in grado di gestire i cambiamenti nelle loro esistenze.

    «Danny, sono sicura che il dottor Spencer non ha intenzione di nutrirti a forza, a meno che tu non peggiori» lo rassicurò Frannie, lanciando un'occhiataccia a Ian e sfidandolo a interromperla. «Ma sappi che i tuoi genitori sono molto preoccupati per te e so che tu non vuoi che lo siano. Vuoi per favore almeno cercare di mangiare qualcosa oggi? Fallo per loro.»

    Danny lasciò cadere le spalle e abbassò lo sguardo, poi annuì. Era un bravo ragazzo e Frannie sapeva quanto tenesse ai suoi genitori. Coinvolgerli lo avrebbe aiutato più di qualsiasi altra cosa. Sfortunatamente molti dei suoi pazienti non avevano questo genere di supporto familiare.

    «Lascerò perdere l'idea del sondino se mi prometti che oggi mangerai almeno metà dei tuoi pasti. Dirò all'infermiera di ordinarti quello che vuoi o possiamo chiedere ai tuoi genitori di portarti qualcosa. D'accordo?» gli propose, tendendogli la mano.

    Danny alzò lo sguardo sulla sua mano tesa e per un attimo Ian fu certo che non avrebbe accettato, ma poi allungò il braccio e gliela strinse.

    Il medico gli tenne la mano per qualche secondo e risalì con le dita fino al polso per tastarglielo. Il battito era forte e regolare, ma la stretta era molto debole. Quel ragazzo era in uno stato pessimo. La dottoressa Wentworth poteva coccolarlo quanto voleva, ma Ian era responsabile della sua salute e non gli avrebbe permesso di lasciarsi morire di fame.

    Forse non sarebbe arrivato al punto di nutrirlo a forza, ma non era necessario che Danny e la dottoressa lo sapessero. Se la sua minaccia avrebbe convinto il ragazzo a mangiare, allora aveva ottenuto il suo scopo, il che era molto più di quello che stava facendo lei con i suoi discorsetti amorevoli.

    Gli lasciò andare la mano e lo informò che sarebbe tornato il giorno successivo per vedere come stesse. Era certo

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