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Nozze di famiglia: Harmony Destiny
Nozze di famiglia: Harmony Destiny
Nozze di famiglia: Harmony Destiny
E-book145 pagine1 ora

Nozze di famiglia: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Annie e Tucker si sono conosciuti in circostanze bizzarre: gli anziani parenti con cui vivevano hanno deciso di sposarsi, e i due ragazzi dopo aver cercato di dissuaderli dal compiere quella che secondo loro è un'autentica follia, sono costretti ad aiutarli a cercare una nuova sistemazione. Obbligati a frequentarsi, i due diventano primi amici, poi amanti, ma si oppongono risolutamente all' attrazione che li unisce. Entrambi hanno altri problemi da affrontare e risolvere, senza complicarsi la vita...
LinguaItaliano
Data di uscita10 nov 2016
ISBN9788858956021
Nozze di famiglia: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    Nozze di famiglia - Dixie Browning

    successivo.

    1

    Il messaggio era nella zuccheriera, dove non gli sarebbe potuto sfuggire. Tucker lo lesse. E imprecò. Era l'ultima goccia in una settimana traboccante di ultime gocce.

    «Maledizione, papà, spero proprio che sia uno scherzo» mormorò.

    La prima goccia era stata lunedì, quando uno dei suoi subappaltatori lo aveva piantato in asso. Poi, il martedì, nel traffico dell'ora di punta in Hanes Mall Boulevard, a uno dei suoi camion si era guastato l'albero di trasmissione.

    Come se non bastasse, dopo una settimana di pioggia ininterrotta il cantiere era un mare di fango. Lo sterramento era in ritardo rispetto alla tabella di marcia e gli operai, impossibilitati a lavorare, avevano festeggiato ubriacandosi, azzuffandosi e distruggendo un bar. Ora due carpentieri erano in prigione e un terzo si reggeva sulle stampelle.

    Se soltanto fosse servito a risolvere almeno uno dei suoi problemi, Tucker stesso si sarebbe ubriacato, cosa che non aveva più fatto dal primo anno di college, e finalmente rassegnato: che la natura facesse pure il suo corso.

    Ma lui non beveva, se non occasionalmente una birra. Oltretutto, a cosa sarebbe servito chiudere la stalla quando i buoi erano fuggiti?

    Rilesse il breve messaggio scribacchiato a matita sul retro di una busta.

    Io e Bernice siamo in luna di miele al Blue Flamingo, vicino a Pilot Mountain. Non dimenticare di depositare il mio assegno il primo del mese. Harold.

    «Accidenti, papà!» ringhiò. Si sarebbe dato per scontato che un uomo di settantaquattro anni avesse il buonsenso di non gettare via i soldi della pensione in farmaci per la virilità e chissà quali distrazioni. E, soprattutto, di non ridursi a sposare la prima donna che era riuscito a portarsi a letto. Invece...

    Tucker voleva credere di essersi comportato con un po' più di dignità quando il suo stesso matrimonio era finito, sempre che si potesse chiamare dignità lavorare duramente fino a crollare esausto. Perlomeno non aveva fatto niente di stupido, tanto meno di pericoloso.

    «Dannazione, papà, perché rovinare tutto proprio ora che ci stavamo rimettendo in sesto?»

    Lui stava attraversando un periodo di difficoltà, quando il padre aveva deciso di tornare a casa. Con gli accordi per il divorzio, il mantenimento del figlio, le tasse scolastiche e l'impresa edile in momentanea crisi, si era sentito fortunato a trovare un tetto dove andare ad abitare.

    Shelly aveva ottenuto la casa, insieme a quasi ogni altra cosa da lui posseduta. Era stato troppo confuso per lottare. La collera era esplosa dopo, quando era stato troppo tardi.

    Nel momento in cui Harold lo aveva contattato per informarlo che intendeva tornare nel Nord Carolina, lui aveva appena cominciato a rendersi conto di quanto fosse vuota la sua vita senza una famiglia. Aveva pensato che avere il padre, vedovo, con sé avrebbe in parte arginato la solitudine che lo pervadeva quando era troppo stanco per lavorare o troppo nervoso per dormire.

    Così era andato a prenderlo all'aeroporto aspettandosi di vedere lo stesso uomo di sempre. Capelli grigi, i soliti pantaloni cachi con la medesima banale camicia a quadrettini.

    Stupefatto, si era trovato di fronte ben altro. Bermuda e camicia a fiori sarebbero stati accettabili. Dopotutto, i suoi genitori si erano ritirati in Florida e il padre aveva resistito alcuni anni, una volta rimasto vedovo, sostenendo che gli piacevano il sole, il mescolare le carte e le occasionali partite a softball.

    L'Harold Dennis che era sbarcato dall'aereo sfoggiava jeans sbiaditi e una volgare T-shirt, una coda di cavallo grigia, una incolta barba altrettanto grigia e un orecchino d'oro.

    Tucker era riuscito a malapena a trasformare una risata incredula in un saluto, ma aveva abbracciato il vecchio dicendogli che aveva un aspetto magnifico.

    Che male c'era, dopotutto, nel liberarsi di ogni freno un'ultima volta?, aveva pensato allora.

    Evidentemente, rifletteva adesso, il suo cervello era stato del tutto fuori fase. Era il primo ad ammettere di non essere stato granché come compagnia per un vedovo solo, ma insieme se l'erano cavata piuttosto bene.

    Una volta sistematosi, Harold aveva cercato i vecchi amici e se n'era fatto di nuovi.

    Così, quando il padre aveva cominciato a rincasare piuttosto tardi la sera, lui non si era preoccupato più di tanto.

    Finita la stagione del baseball, Harold si era iscritto a un dancing club e aveva cominciato a giocare un po' al bingo. Che male c'era?, si era ripetuto Tucker. Ed era stato contento che l'anziano genitore si fosse rifatto una vita dopo quarantasei anni di matrimonio felice. Perlomeno la casa in affitto non sembrava più tanto vuota al rientro dopo dodici ore di lavoro al cantiere.

    Il fatto era, e lui avrebbe dovuto rifletterci prima, che i tempi non erano più gli stessi di quando Harold era scapolo. Esistevano pericoli che un uomo della sua età non poteva neppure immaginare. Avrebbe dovuto avvertire il padre, raccomandargli prudenza, metterlo in guardia contro gli imbroglioni e contro le donne troppo furbe. Ricordargli di prendere la medicina per la pressione non era sufficiente.

    Invece si era dedicato esclusivamente al lavoro seppellendosi tra mappe catastali, cianografie e interminabili aggiornamenti contabili, per non parlare della costante preoccupazione per i tassi d'interesse in aumento, i crescenti costi del legname, le disposizioni restrittive e la contrazione del mercato immobiliare. Tutto ciò accompagnato dal pensiero di suo figlio, di come stava, e dalla speranza che Shelly permettesse al ragazzo di trascorrere almeno parte dell'estate con lui e con nonno Harold.

    Tucker lesse ancora il messaggio. E imprecò una seconda volta.

    Bernice. Il nome gli suonava sconosciuto. Quanto era tentato di mandare tutto al diavolo!

    Sì, al diavolo i vecchi genitori che non avevano abbastanza buonsenso per proteggere le loro rendite! Al diavolo le ex mogli che giocavano con i sentimenti di bambini vulnerabili! Al diavolo il governo e i meschini burocrati il cui unico effetto era azzoppare i piccoli imprenditori...

    Già che c'era, imprecò anche contro il tempo e contro chiunque avesse decretato che la responsabilità di un uomo era lavorare fino allo sfinimento mentre gli altri familiari si divertivano.

    Jay, suo figlio quattordicenne, era in gita scolastica in Colorado. Shelly, la ex moglie, era occupata a sperperare denaro mentre cercava un altro idiota da spennare. Suo padre, con indosso orecchini e collanine, si stava lasciando imbambolare da una certa Bernice.

    Detestando autocommiserarsi, considerò di montare in sella alla vecchia Harley e sfogare la propria crescente frustrazione mangiando un po' di polvere e zanzare.

    Lui era, e lo era sempre stato, un tipo apprensivo: ecco il problema. Si preoccupava per il figlio, che aveva una età difficile. Si preoccupava perfino per il suo socio, che era un abile venditore di case.

    E sì, si preoccupava per il vecchio padre.

    Maledizione!

    Lesse nuovamente il messaggio.

    Luna di miele?

    Pazzesco!

    Afferrò la giacca di pelle, s'infilò gli stivali e sbottò in un'altra serie di colorite imprecazioni.

    Ce ne voleva per scomporre la calma di Annie. Era fiera della propria flemma, anche se ultimamente non le era stato facile mantenerla. Ma, dopotutto, il suo secondo nome era dovere.

    In realtà era Rebecca, ma i suoi genitori si erano sempre vantati del suo senso di responsabilità rendendola ancora più determinata a non deluderli. Così era stata incaricata dalla sua classe di tenere il discorso di commiato al liceo e si era poi laureata con lode all'università facendo enormemente felice la sua famiglia. Personalmente era stata più orgogliosa di non avere mai avuto l'acne, ma cercava di non trastullarsi troppo in quel pensiero. Per quanto le risultasse confortante, infatti, era sia presuntuoso sia sconveniente.

    L'orgoglio porta alla rovina. Annie aveva sentito quel sermone tutta la vita. Era uno degli inconvenienti dell'essere figlia di un pastore. A volte si chiedeva come sarebbe potuta diventare se suo padre fosse stato un panettiere o un impiegato di banca.

    Probabilmente altrettanto opaca.

    Suo padre, James Madison Summers, era stato un rispettato pastore metodista. Sua madre aveva preso seriamente il proprio ruolo di moglie di un reverendo. Entrambi si erano vantati di essere modelli perfetti per la figlia, venuta al mondo quando ormai avevano perso ogni speranza di avere un bambino.

    Erano stati due genitori meravigliosi. Severi, ma solo perché l'amavano e volevano il meglio per quella loro creatura.

    Bambina obbediente, Annie si era impegnata duramente per guadagnarsi l'approvazione sia dei genitori sia di qualunque comunità in cui era capitato loro di vivere a quel tempo, facendo onore alla propria educazione.

    Anche questo ritornello lo aveva sentito più volte di quanto ci tenesse a ricordare. Quella Annie Summers fa davvero onore ai suoi genitori. Potrà non essere una bellezza a guardarla, ma di sicuro sarà una consolazione per loro, quando saranno vecchi.

    Solo molti anni più tardi, dopo che i genitori erano morti e lei, ancora nubile e senza prospettive matrimoniali in vista, si era trasferita nella malandata casa in stile vittoriano che il padre aveva acquistato allorché era andato in pensione, Annie aveva cominciato a chiedersi se essere un modello di ragazza fosse così importante e lusinghiero. Sfortunatamente, a quello stadio della sua vita era diventata un'abitudine. Non sapeva né avrebbe saputo essere niente altro.

    La cugina Bernice era la sua croce personale.

    Se mai due donne erano nate per scontrarsi, quelle erano Annie e Bernice Summers. E non soltanto per la differenza d'età che le divideva.

    A trentasei anni, Annie era una donna matura, equilibrata e responsabile che vestiva di beige e mangiava cibi sani.

    Bernice, a settantuno anni, era un'eccentrica superficiale che si tingeva i capelli di arancione, s'imbottiva il reggiseno e credeva che i grassi saturi fossero i componenti più importanti di una perfetta alimentazione. Portava occhiali dalla montatura viola, si truccava gli occhi con ombretto turchese e odorava di colonia alla gardenia e di linimento per l'artrite.

    Quando il decrepito condominio di Bernice era stato demolito per fare posto a un nuovo campo sportivo, Annie aveva insistito per ospitarla, dal momento che la cugina era anziana e lei era consapevole dei propri doveri. Inoltre erano entrambe sole al mondo e nella vecchia casa sulla Mulberry c'erano stanze in abbondanza.

    Da allora Bernice aveva fatto di tutto per convincere Annie a sistemarla in un

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