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Tentazione sotto copertura
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E-book200 pagine2 ore

Tentazione sotto copertura

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Info su questo ebook

A Harley Price non poteva andare peggio: un'investigazione sotto copertura al fianco di Mac Gerard, l'uomo più ricco, arrogante e viziato che conosca, ma dannatamente sexy. Come si potrebbe non detestare un individuo del genere e nello stesso tempo non desiderarlo per passare delle notti incandescenti? Harley può fare solo una cosa: cedere ai richiami del suo corpo.

A Mac non poteva andare meglio: lavorare in coppia con la conturbante Harley Price. Lui non può e non deve lasciarsela sfuggire, ricorrerà a tattiche anche molto sleali pur di raggiungere lo scopo finale: avere nel suo letto per una notte intera l'agente investigativo Harley Price.
LinguaItaliano
Data di uscita11 apr 2016
ISBN9788858947982
Tentazione sotto copertura

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    Anteprima del libro

    Tentazione sotto copertura - Jeanie London

    sua.

    1

    «Con questo anello, io sarei morta» bofonchiò tra sé Harley Price.

    Una volta aveva sentito dire che la ragione migliore per sposarsi era l'opportunità di godere di orgasmi costanti. Sarebbero dovuti essere orgasmi intensi come terremoti per indurre lei a sopportare una tortura del genere.

    La tortura era il ricevimento seguito alla cerimonia nuziale dei nuovi coniugi Sinclair, fianco a fianco per la prima performance ufficiale come marito e moglie.

    Harley non sarebbe intervenuta alle nozze, se il suo capo non avesse insistito. Lo aveva accontentato, si era congratulata con gli sposi e, finalmente, stava per andarsene.

    Harley scivolò con discrezione verso l'uscita, passando accanto ai tavoli apparecchiati con fini porcellane e splendide decorazioni floreali.

    Emerse nell'ingresso, un'ampia sala ottagonale circondata da scale e balaustre che salivano per tre piani. Stava per raggiungere l'uscita, quando una voce femminile risuonò alle sue spalle. «L'avevo detto a Josh che avresti cercato di svignartela se non ti avessimo tenuta d'occhio.»

    Harley sospirò vedendo emergere dalla sala da ballo una delle testimoni della sposa, fasciata da un elegante abito rosso. Sfortunatamente, non era una testimone qualsiasi, ma Lennon Eastman, la moglie del suo capo.

    «Non avrai guidato fino a qui per perderti tutto il divertimento» intervenne Josh raggiungendo la consorte.

    «Mi hai chiesto di assistere alla cerimonia, ti ho accontentato.»

    Josh scambiò uno sguardo fin troppo eloquente con Lennon. Non era necessario essere un investigatore privato per capire che Harley era nei guai. Ma perché?

    Meglio non chiedere, Harley stava già camminando sul ghiaccio sottile con il suo capo. Josh Eastman, un uomo sui trentacinque anni con i capelli scuri, sembrava più a suo agio quando dava la caccia ai cattivi che in abito da sera. Almeno secondo Harley.

    Lei aveva cominciato a lavorare per la sua agenzia investigativa appena terminato il college e Josh l'aveva colpita subito, guadagnandosi il suo rispetto, per le brillanti tecniche investigative e la propensione a sporcarsi le mani qualora il lavoro lo richiedesse.

    Apparentemente anche Harley aveva guadagnato il rispetto di Josh, perché dopo avere sposato Lennon ed esteso il campo delle proprie operazioni investigative, lui le aveva offerto un lavoro a tempo pieno. Lei aveva accettato, considerandosi fortunata finché... Josh aveva assunto l'ultimo investigatore.

    Il pensiero di Mac Gerard le ricordò che per un giorno aveva già abusato della propria fortuna.

    «D'accordo, modificherò i miei piani» concesse.

    Lennon la prese sottobraccio e la trascinò verso la sala da ballo. «Ti divertirai, ho chiesto a Ellen di sistemarti a un tavolo dove ci sia qualcuno che conosci.»

    «Grazie» ribatté lei, cercando di mettere un po' di entusiasmo nella propria voce.

    «Il tuo tavolo è là» la informò Lennon mentre prendeva a braccetto il marito.

    Harley guardò nella direzione indicatale da Lennon e chiuse gli occhi. Seduto accanto alla sedia vuota riservata a lei c'era l'uomo che non avrebbe più voluto vedere in tutta la sua vita.

    Mac Gerard.

    Impossibile non riconoscerlo, perfino fra trecento invitati. Forse in virtù del suo atteggiamento altero, o della risata profonda che attirava l'attenzione.

    O forse a causa dell'abito su misura che gli fasciava impeccabilmente le spalle, o dei tratti virili talmente cesellati da non sembrare veri. I folti capelli scuri e la pelle abbronzata facevano risaltare in modo incredibile gli occhi grigio argento.

    Quell'uomo era troppo attraente, quello era il suo maggiore difetto secondo Harley. Gerard sembrava perfetto, intelligente, sexy, affascinante... Se non fosse stato così ridicolmente magnifico, forse non l'avrebbe sorpresa che fosse anche un tale idiota.

    E Harley avrebbe pranzato accanto a lui. Che fortuna! Raggiunse il tavolo e si sedette prima che Gerard potesse alzarsi. Mister Sangue Blu in occasioni come quella manteneva un comportamento impeccabile, ma Harley non intendeva dargli un altro vantaggio oltre a quello che già aveva: gli eventi mondani erano l'ambiente di Mac Gerard, non il suo.

    Insieme con Josh, Lennon e lo sposo, Gerard faceva parte della Banda del Garden District, un gruppo di amici cresciuti nei quartieri esclusivi di New Orleans intorno a Rue St. Charles. Il Garden District non era lontano da dov'era cresciuta Harley, ma gli isolati che avevano separato la sua giovinezza dalla loro erano come galassie.

    Gli occhi di lui erano così chiari sotto le ciglia scure, che Harley percepì il suo sguardo fin nelle dita dei piedi.

    «Vedo che indossi un abito, e per di più aderente, Harley. Dove hai messo la tua pistola?»

    «Dove preferisci non saperlo.»

    «Non ne sarei così certo. Sono venuto da solo perché Lennon mi ha accennato che non avresti avuto un cavaliere.»

    Harley non si sarebbe aspettata un'affermazione del genere, ma trattandosi di Gerard non si sarebbe dovuta stupire.

    «Questa è la prima occasione ufficiale cui partecipiamo insieme dopo l'addestramento aziendale.»

    «E allora?»

    Lui la illuminò con un sorriso che le accelerò le pulsazioni. «Non volevo perdere l'opportunità di familiarizzare con te. Riesco a relazionarmi con te in modo diverso quando non lavoriamo.»

    «Tu non riesci affatto a relazionarti con me.»

    «Ti sbagli, non vedo l'ora di farlo.» Si chinò verso di lei e le sussurrò: «Dobbiamo capire come gestire la nostra attrazione e questa è l'occasione ideale per discuterne».

    Prima che lei potesse rispondere, Gerard si raddrizzò sulla sedia e la presentò agli altri ospiti. Tra loro c'era anche Stuart, suo nonno.

    Dapprima Harley temette di essere destinata a un pomeriggio di tortura, suppliziata da due generazioni di Gerard, ma il più anziano dei due le dimostrò ben presto che i geni dell'arroganza avevano graziato almeno una generazione nella famiglia.

    Uomo molto distinto, aveva una folta capigliatura candida e occhi argentei come quelli del nipote. Ma sorrideva spesso e non indispettiva Harley con osservazioni stupide.

    «Così lei è l'abile investigatrice della quale ho tanto sentito parlare» esordì. «È un piacere conoscerla, mia cara.»

    Se era stato il nipote a parlargli di lei, Harley era pronta a scommettere che abile non era l'unico aggettivo usato per descriverla. «Anche per me, signore. Molti miei conoscenti sono convinti che bisognerebbe dedicarle una piazza per i risultati raggiunti quando era procuratore distrettuale.»

    «È bello sapere che qualcuno si ricorda ancora di me» replicò Stuart sorridendo. «Fortunatamente l'attuale amministrazione si sta comportando in modo egregio.»

    Non certo grazie a suo nipote; Harley sapeva che Gerard aveva lasciato l'ufficio del procuratore distrettuale e la fidanzata, in preda a una crisi di mezza età anticipata. Se avesse seguito le orme del nonno, non sarebbe finito a lavorare per Josh.

    Tenne per sé quel pensiero e allungò la mano verso il bicchiere dell'acqua.

    Gerard le prese la mano. «Balliamo.»

    «Come hai detto, prego?»

    «Balliamo» ripeté lui.

    La sua arroganza non aveva limiti.

    «Non ti interessa ballare con me più di quanto a me interessi ballare con te» gli sussurrò.

    «Pensi sempre di conoscere tutte le risposte, e invece sbagli» ribatté lui.

    «Se è stato Josh a chiedertelo, non preoccuparti, me la vedrò io con lui. Non può assegnarci un lavoro tanto sporco.»

    Un sorriso apparve lentamente sul viso di Gerard; Harley si accorse che evitava troppo spesso di guardarlo, non aveva mai notato davvero la sua bocca, con le labbra carnose, i denti bianchi e l'accenno di fossetta nella guancia sinistra.

    Approfittando di quell'attimo di distrazione, Mac serrò le dita intorno al polso di lei e si portò la sua mano alla bocca, sfiorandole la pelle con le labbra. Harley sentì un brivido risalirle lungo il braccio.

    «Josh non c'entra. Per me ballare con una donna stupenda non è un lavoro sporco.»

    Harley si pentì di avere lasciato la pistola nel baule dell'auto.

    «Lascia perdere, Gerard, non so ballare.»

    «Ieri mi hai messo al tappeto durante l'allenamento, eppure peso una quarantina di chili più di te. Fidati, puoi ballare eccome.» Le dita serrate intorno al polso di lei, la costrinse ad alzarsi dalla sedia.

    Per non provocare una scenata, Harley si lasciò tirare fino alla pista da ballo. Senza lasciarle andare la mano, Gerard le cinse la vita con l'altro braccio, stringendola troppo a sé per i gusti di lei.

    «È facile, basta che segui il ritmo e ti fidi di me.»

    Fidarsi di lui? Improbabile, soprattutto mentre Harley sentiva guizzare i suoi muscoli contro il proprio corpo.

    «Vedi, Harley? Ti muovi bene.»

    Muoversi bene, per lei, sarebbe equivalso a tornare a sedersi. Essere costretta a restare tra le braccia di Gerard mentre il suo corpo traditore reagiva a quella vicinanza era una tortura.

    Poteva accettare che fosse un idiota, ma non di essere attratta da lui. La reazione chimica che la sconvolgeva, la consapevolezza imperiosa, non le erano gradite. Il peggio era che Harley non era l'unica a provarle, a giudicare dallo sguardo intenso e sensuale di lui. Ridicolo! Loro due non potevano sopportarsi!

    «Non mi piace ballare con te» dichiarò seccamente.

    «A me invece sì. È bello abbracciarti.»

    Per sottolineare quelle parole, Gerard la strinse, premendo le cosce contro le sue. Harley si vide costretta a inarcare il dorso, cercando di mantenere l'equilibrio, ma né i pantaloni di lui né il suo abito la protessero dal gioco di muscoli spinti contro di lei. Ogni terminazione nervosa di Harley prese fuoco, tentandola con una consapevolezza che lei non avrebbe voluto sperimentare.

    «Smettila» minacciò, «altrimenti ti ritroverai al tappeto un'altra volta.»

    «Ieri puoi anche avermi proiettato a terra, ma non è detto che tu ci riesca pure oggi.»

    «Te la caverai solo perché non ho intenzione di perdere il lavoro a causa tua. Josh si infurierebbe se causassimo una scenata.» Cercò di staccarsi da lui di qualche centimetro, ma Gerard non cedette. «Mi stringi troppo forte, potremmo sembrare osceni.»

    «Stiamo ballando. E poi mi piace starti vicino senza dover parare i tuoi pugni.»

    Le appoggiò la guancia al capo e tacque, lasciandola interdetta. «Perché questo bisogno improvviso di abbracciarmi?»

    «È più divertente di quando cerchi di prendermi a calci in testa.» I suoi occhi argentei sfavillarono. «E poi, voglio esplorare quest'alchimia. È una fantasia che ormai non riesco a togliermi dalla testa.»

    Harley lo guardò a bocca aperta. «Se stai cercando di farmi infuriare perché non sono armata, ci stai riuscendo benissimo.»

    «Un complimento, tanto per cambiare» commentò Gerard, in tono beffardo. «A ogni modo, conoscendoti, sospetto che tu abbia nascosto un'arma da qualche parte.»

    «Arma che non potrei impugnare senza offrire uno spettacolo scandaloso a tutti i presenti.»

    Lui chiuse gli occhi e inspirò profondamente. «Ecco un'immagine che mi terrà sveglio tutta la notte. Voglio vederti nuda, Harley, questa è un'altra delle mie fantasie.»

    «Stai davvero esage...»

    «È bello vedervi impegnati in qualcosa di diverso da un combattimento, tanto per cambiare.» La voce di Josh la interruppe.

    Lei e Gerard si voltarono verso il loro capo, che stava ballando abbracciato a Lennon.

    «Ogni tanto fa bene uscire dall'ufficio» commentò sua moglie.

    Harley non ribatté, sarebbe stato inutile, Josh stava guardando Lennon con espressione adorante, espressione che non sarebbe mutata nemmeno se la donna si fosse trasformata in un alieno blu.

    «Non innervosirla, Mac» riprese Josh con tono scherzoso. «Altrimenti Harley non resisterà tutto il ricevimento senza estrarre la pistola.»

    Gerard rise mentre Josh e Lennon si allontanavano. «Vedi? Anche lui è convinto che tu sia armata!»

    «Continua così e lo scoprirai presto.»

    Divertito, Gerard si chinò su di lei, costringendola a piegarsi all'indietro per non cadere.

    «Preferirei continuare a stringerti tra le braccia» disse, mentre spingeva una gamba tra le sue. Harley dovette aggrapparsi alle sue spalle per mantenere l'equilibrio.

    Una vampata di calore le esplose dentro e fu costretta a controllare l'impulso di premerglisi contro la coscia.

    «Gerard» ringhiò minacciosa.

    Lui la strinse per un altro secondo, per dimostrarle di avere il controllo e di essere conscio della sua reazione. Poi la aiutò a raddrizzare la schiena e la premette a sé con tale impeto, che Harley boccheggiò.

    Il corpo di lui parve avvolgere il suo mentre ballavano, le braccia forti, i fianchi ancorati ai suoi, tanto vicini da essere quasi indecenti.

    Harley capì che voleva provocarla e si rifiutò categoricamente di cedere al desiderio di farlo cadere.

    «Mi piace il punto in cui il sangue ti pulsa alla base del collo» dichiarò Gerard all'improvviso e, con orrore di Harley, si chinò per sfiorarle la pelle con le labbra.

    Le parve di essere lambita da una fiamma e nascose un brivido di eccitazione.

    «Smettila di tormentarmi» disse, ma Gerard sorrise.

    «Non ti sto tormentando, sono solo onesto.»

    Le ci volle un momento per controllare il respiro e poter parlare. «Onesto? Non vorrai farmi credere che questo cambiamento a trecentosessanta gradi non è solo una scusa per tormentarmi!»

    «Capirei questo ragionamento, se non ci fossimo baciati.»

    «Non è stato un vero bacio, Gerard. È stata colpa di quel ridicolo addestramento aziendale, dell'atmosfera qui alla piantagione e delle storie di pirati. Ci siamo lasciati... prendere la mano. Consentimi di ricordarti che abbiamo deciso di dimenticare l'accaduto.»

    «Una tua proposta che io non ho mai accettato. Mi è piaciuto baciarti» ribatté Gerard, serio.

    «Insomma! Che cosa vuoi da me?» sbottò lei.

    «Voglio te, Harley. Ti sogno continuamente. Cerca di considerare la questione da un punto di vista puramente pragmatico.» Le si premette addosso, lasciandole intuire l'erezione celata sotto gli eleganti pantaloni scuri. «Siamo attratti l'uno dall'altro, ignorarlo palesemente non è servito e le nostre emozioni stanno interferendo con il lavoro.»

    La tentazione di negare era forte, ma Harley sapeva che sarebbe stata una menzogna. Lei era attratta da Gerard, e chiunque entro venti miglia dalla Eastman Investigazioni sapeva che non andavano d'accordo. «È stato solo uno stupido bacio!»

    «È stato un bacio

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