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Il figlio del deserto: Harmony Destiny
Il figlio del deserto: Harmony Destiny
Il figlio del deserto: Harmony Destiny
E-book162 pagine2 ore

Il figlio del deserto: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

LA CONFRATERNITA DI BLACK CASTLE - Una volta divenuti ricchi e potenti dovranno scegliere tra amore e vendetta.

Fin dal loro primo, fatale incontro la Principessa Jenan Aal Ghamdi rimane turbata dalla sensualità travolgente del potente Sceicco Numair Al Aswad e non esita a chiedergli aiuto per evitare un matrimonio impostole dalla famiglia. Sa che dovrà pagare un prezzo, ma non immagina quale!

Durante i venticinque anni di prigionia al servizio dell'Organizzazione, Numair si è prefisso due scopi: distruggere chi lo ha rapito da bambino e riprendersi il suo regno nel deserto. L'incontro con Jenan si rivela vitale per i suoi piani. Ciò che le propone, però, è troppo persino per una donna innamorata.
LinguaItaliano
Data di uscita20 apr 2016
ISBN9788858947449
Il figlio del deserto: Harmony Destiny
Autore

Olivia Gates

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Il figlio del deserto - Olivia Gates

    successivo.

    1

    Jenan Aal Ghamdi osservò l'uomo che sarebbe diventato il suo fidanzato muoversi rapidamente tra la folla di persone che desideravano congratularsi e lo stomaco le si rivoltò.

    Era sempre così. Ogni volta che posava gli occhi su di lui o che pensava a lui, veniva assalita dalla nausea. L'unica cosa che la tratteneva dal cedere era l'avversione all'idea di tornare alla tragica farsa della festa di fidanzamento. Aveva impiegato un'ora per sfuggire all'orda dei curiosi e trovare rifugio in fondo all'ampio salone da ballo. Era sgattaiolata via inosservata solo perché si era rifiutata di indossare gli abiti che il fidanzato le aveva fatto pervenire. Lui desiderava ostentare la spropositata ricchezza e addobbare la sua nuova acquisizione con un opprimente costume riccamente ornato e pacchiano. Con il suo abito da sera opaco e triste, si nascose nella parte buia della sala.

    Ritraendosi adagio ma inesorabilmente, riprese a respirare con regolarità, pervasa da un senso di surreale distacco. Come se ciò che accadeva attorno a lei non la riguardasse. Un sogno che sarebbe svanito nel momento in cui si fosse destata.

    Quella serenità artificiale durò pochi istanti prima che la realtà si ripresentasse sotto forma di voltastomaco. Stava davvero per fidanzarsi con Hassan Aal Ghaanem, re di Saraya, che teneva in ostaggio il limitrofo regno desertico di Zafrana, sua terra natia.

    No, non stava per legarsi a quell'uomo. Stava per essere barattata, venduta. Era la fine della propria vita e ne era consapevole. Tutto ciò che sarebbe accaduto dopo il matrimonio, non si poteva considerare vivere. Almeno, non secondo le proprie regole.

    Tuttavia, sebbene il destino fosse ineluttabile, aveva rifiutato che quel ricevimento si tenesse a Saraya e tantomeno a Zafrana. E lui aveva concesso di spostarlo a New York, nella sua città preferita.

    La Grande Mela era la sua casa da una dozzina di anni. Vi si era stabilita, determinata a non ritornare più in patria, se non per brevi visite. Purtroppo, l'avrebbe abbandonata una volta che fosse divenuta la moglie di Hassan. Tuttavia non intendeva seppellirsi nel deserto per il resto dei propri giorni un secondo prima che non fosse necessario.

    Aveva rimpianto la propria insistente scelta nel momento in cui era venuta a sapere dei preparativi esagerati e inappropriati di quell'uomo. Se c'era una cosa che aborriva, era essere al centro dell'attenzione in un evento tanto stravagante.

    Se quella festa fosse stata organizzata nelle loro patrie, avrebbe avuto la copertura che le misure sulla privacy delle classi socialmente elevate imponevano. Nel cuore di New York, invece, e con tutti quei personaggi di prestigio, quell'evento sarebbe apparso su ogni giornale, rete televisiva e siti internet in tutto il mondo. Questo avrebbe dovuto insegnarle a non agitarsi mentre affondava nelle sabbie mobili. Il suo tentativo di rivendicare i propri diritti, l'aveva solo fatta precipitare sempre più in quel pasticcio.

    Insegnarle a non sfidarlo non era stato l'obiettivo di Hassan nell'organizzare quello spettacolo. Lui considerava unicamente se stesso. Come sovrano di un recente e prospero regno – adesso che il re Mohab Aal Ghaanem di Jareer avrebbe ceduto a Saraya il trenta per cento della ricchezza petrolifera del regno – Hassan si era dato ad attività frenetiche, dopo decenni di ristrettezze economiche.

    Così erano lì, sul terrazzo del Plaza, dove le più leggendarie celebrità avevano tenuto indimenticabili eventi. Dopo tutto, Hassan si sentiva pari a quelle persone.

    In un altro momento, avrebbe apprezzato i cinquecento metri quadri dell'elegante sala da ballo, ristrutturata finemente e riportata alla magnificenza dei primi anni del novecento. Quando, in precedenza, aveva avuto occasione di recarsi lì, i soffitti affrescati, gli archi e i pilastri, l'avevano trasportata ai tempi del Rinascimento, mentre i candelieri di cristallo, i rivestimenti delle pareti e i tappeti avevano aggiunto un tocco raffinato e classico. Adesso, in quella orrenda occasione, le pareva di trovarsi in un incubo. E, in effetti, lo era.

    Distogliendo lo sguardo dalla massa degli ospiti che inondava il salone, osservò le proprie mani. Non aveva accettato i gioielli reali di valore inestimabile come suo shabkah, cioè vincolo. Non avrebbe mai portato ciò che per lei rappresentava una catena da schiava.

    «Sei sicura di quello che fai, Jen?»

    La voce gentile, appena percettibile sopra la musica assordante, le procurò uno spasmo di malinconia al petto. Zeena, la sua sorellina, era colei che soffriva maggiormente per quella situazione.

    Si volse, forzando un sorriso.

    «Certo, Zee. Non c'è altra via d'uscita per salvare nostro padre e Zafrana. Devo sposare quella vecchia capra.»

    La situazione era tragica da diverso tempo e lei ne era indirettamente coinvolta. Tutto era iniziato quando suo padre, Khalil Aal Ghamdi, era succeduto al re Zayd – suo cugino di secondo grado – sul trono di Zafrana, dopo la sua morte. Costretto a una posizione che non gli era congeniale, suo padre, grande sognatore e artista, non era stato in grado di assumere il ruolo di uomo di stato ed era stato mal consigliato da una corte infida e incompetente.

    Quando lei era tornata a Zafrana dopo essersi laureata in economia e gestione aziendale alla Cornell University, aveva rilevato come le politiche imprudenti del padre avessero condotto a un costante deterioramento del regno. Aveva tentato di guidarlo, ma i consiglieri del re si erano opposti con feroce determinazione, annullando tutto ciò che lei aveva realizzato. Così si era ritrovata di fronte a un bivio: dedicare la propria vita a combattere quella cerchia di incapaci, o ritirarsi dalla battaglia e abbandonare il paese che era divenuto ormai una maledizione per lei. Aveva scelto di mollare e andarsene.

    Al suo ritiro, il regno si era ritrovato immerso nei debiti con Saraya. E Hassan era ormai pronto ad annettere Zafrana attraverso un matrimonio di stato che sarebbe stato – come suo padre aveva tenuto a evidenziare – l'unico modo per salvare il regno.

    «Ma non puoi sposarlo! È... vecchissimo!»

    Il lamento inorridito di Zeena la fece sbuffare con ironia.

    «L'ho notato. Difficile non accorgersi che il tuo futuro sposo potrebbe essere tuo padre. Inoltre, è noioso. E pensare che ho rifiutato di sposare Najeeb.»

    Gli occhi color ambra della sorella si accesero di speranza. «Forse non è troppo tardi per ritrattare. So che vuoi bene a Najeeb come a un fratello, ma almeno lui è un bravo ragazzo, oltre a essere bello. Che ne sai, potresti finire con l'innamorarti di lui.»

    Jen fissò la splendida diciassettenne e si rammentò nuovamente la motivazione che la spingeva a compiere quel passo. Sospirò. «Credi che non avrei colto l'occasione se avessi potuto farlo? Najeeb è stato irremovibile nel rifiutarsi di sposarmi solo per servire le ambizioni politiche di suo padre ed è partito per una missione umanitaria in giro per il mondo. Ecco perché Hassan si è offerto di sposarmi.»

    «Quest'uomo non possiede un minimo di decenza. Ha persino due anni in più di nostro padre!»

    «Lui ritiene di avere agito nobilmente offrendo prima il figlio maggiore, principe ereditario. È stato il rifiuto sia mio sia di Najeeb che lo ha spinto a prendere questa decisione. Il che non fa una piega, in effetti.»

    Zeena pareva sul punto di scoppiare a piangere un'altra volta. Non aveva smesso da quando aveva appreso la notizia di quelle nozze. «Se devi davvero farlo, forse non sarà per molto.»

    «Ti auguri che muoia presto per liberarmi da questa prigionia?» Scosse la testa all'ingenuità della sorella. «Zee, tesoro, capisco che chiunque abbia superato i quarant'anni per te sia anziano. Io ne ho appena trenta e mi fai sentire vecchia ogni volta che ritieni che faccia cose che credi riservate ai giovani. Hassan è un uomo robusto di sessantacinque anni e mi aspetto che viva ancora a lungo.»

    La ragazzina non comprendeva ed era terrorizzata. Le lacrime le rigarono il viso. «Almeno dimmi che sarà solo una scena» la supplicò con voce rotta.

    Jen sospirò ancora. Il padre l'aveva rassicurata che era così, ma lei era certa che l'avesse sostenuto solo per sentirsi meno in colpa. Hassan aveva già messo le mani sulle risorse e i beni di Zafrana ma, nella loro regione, il sangue conta più del denaro quando si tratta di politica. Il loro matrimonio avrebbe dovuto produrre un erede così che Hassan potesse acquisire il potere assoluto sul regno che avrebbe annesso. E una volta che il figlio fosse divenuto re, Hassan avrebbe ricoperto il ruolo di reggente finché non avesse raggiunto la maggiore età. E lei era la pedina che gli avrebbe permesso tutto questo.

    Zeena lesse la verità nel suo sguardo rassegnato e singhiozzò. «Se sono solo i debiti che lui vuole recuperare, potremmo trovare qualcuno pronto a saldarli. Magari un altro monarca della regione. Sono certa che il re Kamal e il re Mohab potrebbero darci una mano.»

    Jen scosse la testa, ansiosa di chiudere quella conversazione. «Mi sono già rivolta a chiunque abbia potere nella regione, ma tutto ciò che i re Kamal, Mohab, Amjad e Rashid hanno potuto fare è stato tentare di convincere Hassan a girare i debiti a loro e lui ha rifiutato. Senza ricorrere a misure drastiche, non c'è nulla da fare.»

    «Perché non intendono impiegarle? La situazione è drammatica!»

    «Non è così semplice, Zee. Questi uomini hanno il dovere, nei riguardi dei loro regni, di non lasciarsi coinvolgere nei conflitti delle altre nazioni. A causa del petrolio, Hassan ha alleati stranieri con grandi interessi a Saraya che si risentirebbero se gli altri regni entrassero in conflitto con esso. Inoltre, per la natura tribale della regione, hanno anche alleanze familiari con Saraya, il che complica parecchio le cose.»

    Era consapevole che tutti i re avrebbero distrutto Hassan con le loro mani, se solo i protocolli lo avessero permesso. Invece, erano stati costretti ad accettare ogni forma di risoluzione di pace, sebbene scalpitassero per qualcosa di più drastico. Al momento, lei stessa rappresentava la soluzione pacifica alla situazione.

    «Quindi, non esiste via di scampo?»

    «No.»

    La laconica risposta ricadde su Zeena come una mannaia. Abbracciò la sorella scoppiando in singhiozzi disperati. Anche gli occhi di Jen si velarono di lacrime, incapace di sopportare la sua disperazione.

    Oltre ad amarla con tutto il cuore, Zeena e Fayza avevano sempre seguito il suo esempio come modello di perfezione, e ogni suo successo aveva rappresentato un trionfo. Perciò, l'aberrante futuro di Jenan era per Zeena la perdita della speranza anche per se stessa.

    Ciò che lei aveva celato alle sorelle, per non accrescere la loro sofferenza, era che accettando quelle nozze avrebbe protetto il loro futuro. Jen avrebbe potuto rifiutare e lasciare che il padre e Hassan se la vedessero fra loro. Tuttavia non l'aveva fatto per due motivi.

    Il primo era che detestava che suo padre venisse umiliato e offeso. Gli voleva bene, nonostante la sua debolezza e, forse, provava nei suoi confronti un senso di protezione proprio a causa di essa. Sapeva che fare il re era pesante e inadatto a lui. Purtroppo il fato aveva deciso diversamente e lui aveva sacrificato le proprie aspirazioni per Zafrana.

    La difficile circostanza attuale, tuttavia, non era solo colpa sua. Con il proprio desiderio d'indipendenza, di fare carriera e trasferirsi negli Stati Uniti, Jen aveva smesso d'interessarsi al regno, finché le cose non erano precipitate. La situazione interna era talmente instabile che, se le tribù più importanti non avessero trovato una soluzione, con i loro interessi minacciati dall'annessione imminente, sarebbe scoppiata la guerra civile.

    Il motivo principale, però, erano le sue sorelle. Non poteva abbandonarle a un triste destino. Se Hassan non avesse potuto avere lei, avrebbe chiesto la mano di Zeena o Fayza. E il loro padre non avrebbe potuto rifiutare. Ma erano troppo giovani, ingenue e inesperte di come andava la vita e in fatto di uomini. Non possedevano la forza di un'altra nazionalità e la sicurezza di una ricchezza personale come lei.

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