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Innamorati per una notte: Harmony Jolly
Innamorati per una notte: Harmony Jolly
Innamorati per una notte: Harmony Jolly
E-book170 pagine2 ore

Innamorati per una notte: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Alexa Moore è una donna emancipata e di successo: gestisce un proprio ristorante, riesce a tenere testa al fratello che è entrato in affari contro di lei assumendo il suo più agguerrito rivale, Benjamin Foster, e soprattutto non ha alcun problema a realizzare il proprio desiderio di avere una famiglia... da sola!

Ma quando Benjamin viene in suo soccorso fingendo di essere il suo fidanzato per una notte, il bacio appassionato che si scambiano fa scattare in lei il desiderio di avere qualcosa di più. È possibile che quello che ha sempre considerato un nemico sia invece la sua occasione di essere felice?
LinguaItaliano
Data di uscita20 mag 2021
ISBN9788830528789
Innamorati per una notte: Harmony Jolly

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    Anteprima del libro

    Innamorati per una notte - Therese Beharrie

    successivo.

    Prologo

    Alexa Moore non aveva mai pensato che, la pressione che i genitori le avevano messo addosso per tutta la vita, l'avrebbe condotta fin lì. Conteneva a malapena l'esclamazione di gioia che aveva in gola.

    Suo padre era seduto in macchina accanto a lei, sua madre sul sedile posteriore ed entrambi erano indaffarati con il telefono... a controllare la posta, rispondere o scrivere messaggi. Leighton e Karla Moore erano così. Il lavoro prima di tutto. Avevano creato una famiglia con quella priorità, trattando i figli come fossero essi stessi un lavoro. Ecco perché Alexa e suo fratello Lee – di un anno più piccolo – erano cresciuti in quel modo: il lavoro era la cosa più importante e, essendo i figli di Leighton e Karla, dovevano lavorare più di chiunque altro.

    Dopotutto chi aveva bisogno di una famiglia affettuosa e che ti supportava emotivamente?

    Ma quel giorno non voleva polemizzare. Quello era un giorno di felicità, un nuovo inizio e Alexa non era così cieca da non riconoscere il contributo dei suoi genitori. Loro le avevano insegnato quanto fosse importante lavorare e guadagnarsi da vivere.

    All'età di sedici anni, infatti, aveva già cominciato a lavorare e i suoi genitori avevano preteso metà dei guadagni come contributo per le spese per la casa e l'altra metà per alimentare un fondo di investimento.

    Nel mentre si era laureata in economia con lode, aveva vinto una borsa di studio e aveva potuto studiare alla Culinary Institute. Ora, grazie ai guadagni del fondo, aveva un bel gruzzoletto per realizzare il suo sogno.

    Una laurea in economia le era sembrato un buon compromesso per ottenere le competenze necessarie per realizzare il suo sogno e placare i malumori dei suoi ambiziosi genitori. Non le avevano mai perdonato di aver rinunciato alla borsa di studio in matematica – offerta da una prestigiosa università – e non si sarebbero accontentati di un diploma rilasciato da un'accademia di cucina, sebbene fosse la più prestigiosa di Cape Town.

    Tuttavia, la gioia di quel momento la ripagava di tutta la fatica e dell'attesa. Non aveva debiti universitari, aveva una laurea in economia, due anni di studi nel campo gastronomico e due anni di esperienza nel settore delle imprese. Finalmente era pronta. Era il passo decisivo.

    Parcheggiò davanti al grande edificio moderno e, prima di scendere dalla macchina, emise un sospiro di soddisfazione. La facciata in mattoni le dava una sensazione piacevole, come la prima volta che l'aveva vista. Come la prima volta che aveva deciso di correre il rischio.

    «Eccolo.»

    Mise le mani dietro la schiena per evitare che si vedesse il tremore.

    «Questo?»

    «Sì.» Al tono di disapprovazione nella voce del padre si mise sulla difensiva. «È una zona in espansione.»

    «Non sembra sicura, Lex» osservò Karla.

    «Oh, figurati.» Fece un cenno noncurante. «Sai com'è il centro di Cape Town. La strada più elegante confina con quella meno raccomandabile. Inoltre, c'è così tanta gente in giro.»

    A dimostrarlo, un gruppo di ragazzi li sorpassò, probabilmente studenti. Non esattamente il suo target di clienti, ma la loro presenza coinvolgeva quella di insegnanti e genitori che sarebbero stati attratti da quel locale di classe, anche se la zona non era particolarmente elegante. Scrollò le spalle.

    «Lo chiamerò Diamond in the rough, perché questo posto è così... un diamante grezzo.» Sorrise. «Sarà...»

    «Lee, caro!»

    A quell'esclamazione, Alexa sentì il mondo attorno rallentare. O era il suo cuore che batteva spaventosamente veloce? Perché suo fratello era lì?

    «Che cosa ci fai qui?» gli chiese, con tono freddo, cercando di controllare le emozioni che provava. Non intendeva mostrarsi vulnerabile.

    Lui strinse la mano al padre. «Circa una settimana fa papà mi ha detto che li avresti portati a vedere un immobile, mi ha dato l'indirizzo e mi ha chiesto di fare qualche indagine.»

    «E perché mai?»

    «Non posso sapere cosa combina mia sorella?»

    No, avrebbe voluto rispondergli. Lo avrebbe fatto, se i loro genitori non fossero stati lì... ma non voleva indispettirli. Chissà perché, dopo anni trascorsi a cercare inutilmente di ottenere la loro approvazione, continuava a desiderarla. E a odiare l'insensata voglia di competizione di suo fratello.

    «A dire il vero, non ho ancora fatto nulla.» Cercava di comportarsi in modo civile, come aveva sempre fatto, e di essere corretta anche con Lee, ma quando avrebbe imparato la lezione?, si chiese. Quando avrebbe capito che della sua famiglia non c'era da fidarsi? «Volevo che mamma e papà vedessero questo posto, prima di acquistarlo.»

    «Lo so. E ti ho battuta sul tempo.»

    Alexa aggrottò le sopracciglia. «In che senso?»

    «Ho fatto un'offerta.» Mise le mani in tasca con un sorriso sornione. «E la proprietaria l'ha accettata. Questo posto sarà mio.»

    Seguì un silenzio stupito. I suoi genitori lo interruppero chiedendo a Lee perché lo avesse comprato. Lei colse solo qualche frammento della sua risposta. Voleva assicurarsi quel locale per fare una sorpresa ad Alexa. Era un buon investimento nel campo immobiliare, in una zona da tenere d'occhio. Se lui e Alexa avessero lavorato insieme, avrebbero condiviso i rischi. I Moore sarebbero diventati una potenza nell'industria dell'ospitalità.

    Bugie. Tutte bugie.

    Lee parlava in modo sicuro e fluente. Le sue abilità linguistiche erano impressionanti come le sue capacità matematiche. Conosceva cinque delle undici lingue ufficiali del Sud Africa. E sapeva anche come ingannare i loro genitori. Faceva di tutto per apparire un fratello buono e solidale, ma in realtà era un vero manipolatore. Solo per la voglia di vincere una competizione a cui lei non era mai stata interessata a partecipare.

    «Alexa» la chiamò Karla. «Che cos'hai? Sembri su un altro pianeta, cara.»

    Lei batté le palpebre. «Mi spiace.»

    «Hai sentito cos'ha fatto tuo fratello?»

    «Sì.»

    «Non sei felice?»

    «Perché dovrei?»

    Sua madre scambiò un'occhiata con il marito.

    Leighton intervenne. «È stata una buona mossa. Non è un buon momento per comprare, per cui avresti potuto perdere l'occasione di avere questo immobile. Lee ha più capitale e più influenza di te, per cui aveva maggiori possibilità di concludere l'acquisto.»

    «Lee non avrebbe saputo che questa proprietà era in vendita se tu non glielo avessi detto» replicò lei. «E ha maggiori capitali solo perché lavora da più tempo.» Nel settore commerciale, che era più remunerativo. «La proprietaria ha detto che non ha ricevuto molte offerte da quando l'immobile è in vendita.»

    «È stata entusiasta della mia offerta.»

    Colse la soddisfazione nella voce di Lee e quando la vide riflessa sul suo volto, le si spezzò il cuore. Non era come le altre volte. Non era come quando correva a tavola, si girava e le diceva: «Ho vinto!». O quando portava un compito a casa dicendo che aveva preso un voto più alto di lei.

    Questa volta era un'espressione molto più malevola. Più... infida. E dimostrava che lei sarebbe sempre stata un bersaglio per lui.

    A meno che non avesse preso provvedimenti.

    «Spero che troverai presto un affittuario, Lee.»

    «Aspetta!» disse Lee, non appena sua sorella si diresse verso la macchina. «Pensavo che interessasse a te.»

    «Così tu potrai intrometterti nei miei affari quando vorrai? Per togliermi il tappeto da sotto i piedi ogni volta che penserò di essere al sicuro?» Scosse la testa. «Apprezzo l'offerta, ma dovrai trovare qualcun altro.»

    «Alexa, ti stai comportando da sciocca.»

    «No, papà, sono realista. Ma è una bella zona.» La voce s'incrinò, facendo eco al suo cuore. «Lee troverà presto un socio o qualcuno a cui affittarlo.»

    «Cara, tuo fratello vuole solo darti una mano.»

    Alexa fece un sospiro profondo, poi rivolse un sorriso a sua madre. «Lo so.» Nemmeno dopo che lui aveva infranto i suoi sogni e i suoi genitori lo giustificavano, aveva la forza di ribellarsi. «Non posso accettare il suo aiuto o non renderei i Moore orgogliosi di questo nome, no? Mi avete insegnato che si può essere orgogliosi solo di ciò che è frutto del nostro sforzo e del proprio ingegno. Perciò non posso accettare la sua... offerta.» Fece un altro sospiro. «Andate pure con Lee al ristorante che avevo prenotato per voi stasera. Lui lo merita. E ha qualcosa da festeggiare.» Sorrise, ben consapevole che quel sorriso non raggiungeva gli occhi. «Spero che il cibo sia di vostro gradimento.»

    Salì in macchina e se ne andò, lasciando il cuore e i suoi sogni in frantumi dietro di sé.

    1

    Quattro anni dopo

    «Oh» disse Alexa con tono piatto. «Sei tu.»

    Benjamin Foster non riuscì a evitare di ridere. «Sì, sono io.»

    Alexa Moore, proprietaria dell'Infinity – uno dei ristoranti più eleganti di Cape Town – e la donna che probabilmente lo odiava più di chiunque altro al mondo, lo guardava in cagnesco.

    «Devi smetterla di seguirmi.»

    «Non ti sto seguendo» protestò lui.

    «Sei sicuro? Sembri essere ovunque io sia.»

    «Perché lavoriamo nella stessa attività.»

    Alexa smise di guardarsi attorno e posò lo sguardo su di lui. Uno sguardo tagliente. «Sei qui per offrire a Cherise de Bruyn un lavoro.»

    Lui inclinò il capo. «Come fai a saperlo?»

    «Pensi che non sappia che Victor Fourie ha lasciato il Diamond in the rough per un altro ristorante?» Sorrise, ma non in modo amichevole. «Non si sfugge al karma, vero?»

    «Non capisco cosa c'entri Cherise.»

    Alexa gli lanciò un'occhiata. «Ho capito. Sei qui anche tu per offrire un lavoro a Cherise.»

    Lo ignorò. Perché gli sorrideva? Quell'uomo era scortese e insolente, visto che era lui la ragione per cui era costretta a offrire un lavoro a Cherise.

    Benjamin si rivolse al barman e ordinò da bere. «Posso offrirti qualcosa?»

    «Non voglio debiti con te, per cui no, grazie.»

    Lui fece una smorfia. «Non mi pare un atteggiamento molto maturo, Alexa.»

    «L'accondiscendenza è per i deboli» borbottò lei.

    Questa volta lui non si preoccupò di nascondere il sorriso, ma pagò il conto e replicò: «Non sono d'accordo con te».

    «E perché dovresti esserlo, Benjamin?» disse lei con un sospiro. «Te l'ho detto. Come principio, non puoi essere d'accordo con me acciocché tu non sembri un debole.»

    «Acciocché?»

    «Significa affinché.»

    «So cosa significa. Mi chiedevo perché l'hai detto.»

    Alexa sospirò di nuovo, come se lui stesse mettendo a dura prova la sua pazienza. Il che probabilmente era vero. Si conoscevano da otto anni ormai. O forse sarebbe stato meglio dire che sentivano parlare l'una dell'altro da otto anni. Non si conoscevano per niente. Avevano solo frequentato insieme il Culinary Institute il luogo in cui si trovavano quel giorno, e nei sei anni successivi si erano solo incrociati.

    Quando succedeva, si punzecchiavano e quello causava una tensione così intensa che a volte Benjamin faceva fatica a capire cosa provava per lei. Da un lato, Alexa non si arrendeva mai, diceva cose interessanti – come acciocché - e lo faceva ridere. Dall'altro era la sua più grande rivale.

    Come poteva essere socievole con una rivale?

    L'Infinity aveva recensioni positive in tutti i siti web. Sentiva spesso il mormorio dei clienti del suo ristorante che paragonavano il cibo e l'atmosfera del Diamond in the rough a quello dell'Infinity.

    In effetti erano due dei ristoranti più famosi di Cape Town.

    «Sul serio?» chiese lei quando lui si appoggiò al bancone. «Possibile che in questo posto così bello e, soprattutto, grande, non riesci a trovare qualcun altro da importunare?»

    «Importunare te è più divertente.»

    Per tutta risposta lei gli rivolse un'occhiataccia. Benjamin rispose con un sorriso, sorseggiò il drink e continuò a guardarla.

    Alexa aveva ragione... la

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