Oltre il desiderio: Harmony Destiny
Di Joanne Rock
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Info su questo ebook
Tra i fratelli McNeill e la loro eredità c'è solo il matrimonio... d'amore o di convenienza.
Quando Cameron McNeill arriva ai Caraibi per valutare il resort in cui ha investito, mai si sarebbe aspettato di incappare in una receptionist affascinante quanto Maresa Delphine. Sebbene entrambi vogliano evitare qualunque coinvolgimento, dato il rapporto di lavoro che li lega, ben presto la passione divampa, così quando la prospettiva di un matrimonio a tempo si rivela vantaggiosa per entrambi la scelta appare naturale.
Che senso ha un matrimonio di convenienza se, oltre al desiderio, si affacciano via via anche sentimenti più duraturi? I fantasmi del passato e le incomprensioni, però, sono dietro l'angolo: Maresa e Cameron lo scopriranno presto...
Joanne Rock
Laureata in letteratura inglese, prima di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura di romanzi sia storici sia contemporanei ha lavorato in televisione e in pubblicità, ed è stata attrice, fotomodella e persino insegnante.
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Oltre il desiderio - Joanne Rock
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1
«Rafe, ho bisogno di te nella suite Antille oggi.» Maresa Delphine porse al fratello minore una confezione di bagnoschiuma. «Attendiamo un ospite che desidera un bagno caldo al suo arrivo.»
Il ragazzo ventunenne, che aveva da poco subito un trauma cranico in un incidente automobilistico, non prese il bagnoschiuma. I suoi occhi color nocciola seguivano i movimenti di una barista che, in quel momento, stava servendo un drink molto speciale, la Vendetta di Barbanera, a un cliente sulla veranda fuori dall'atrio.
Le gigantesche finestre del Grand Hotel Carib permettevano la vista del chiosco sulla spiaggia e dello scintillante Mar dei Caraibi alle sue spalle. All'interno dell'albergo, le attività pomeridiane avevano preso vita da quando Maresa si era precipitata ad acquistare i prodotti per il bagno. Tutti i suoi dipendenti erano impegnati a soddisfare le richieste dei clienti, così era toccato a lei. Non aveva idea di che cosa avesse fatto suo fratello. Era in via di guarigione e aveva bisogno di lavorare in un ambiente monitorato. Non aveva risposto alla radio ed era necessario che rispettasse il programma se desiderava mantenere l'impiego. E Maresa sarebbe stata incolpata dei suoi passi falsi. Lei manteneva la famiglia e non poteva permettersi di perdere il lavoro di addetta alla reception in un hotel esclusivo su un'isola privata poco distante da Saint Thomas.
Era davvero importante che Rafe conservasse la propria occupazione in un luogo in cui potesse tenerlo d'occhio e che gli assicurasse di poter proseguire le dispendiose cure. Imponeva al fratello regole più severe, così che il personale non vedesse la sua assunzione come un conflitto d'interessi.
Il direttore dell'hotel aveva accettato la sua richiesta, e lei gli aveva promesso che avrebbe sorvegliato Rafe durante i tre mesi di prova.
«Rafe.» Sospinse il ragazzo verso il contenitore di bagnoschiuma profumato, rammentando il consiglio della sua analista di aiutarlo a concentrarsi sul proprio incarico quando si distraeva. «Ho preso dei croissant dalla pasticceria. Li mangeremo alla tua prossima pausa. Adesso, però, ho davvero bisogno d'aiuto. Potresti portare questa nella suite Antille? Vorrei che tu aprissi l'acqua calda e aggiungessi il bagnoschiuma, non appena t'invio un messaggio.»
Il loro esigente ospite sarebbe potuto arrivare da un momento all'altro. Il signor Holmes aveva telefonato quella mattina, incerto sull'orario, insistendo, però, sul bagno caldo. E quella non era stata che la prima di una lunga lista di richieste.
Controllò il sottile orologio da polso che le era stato donato dal suo ex datore di lavoro all'hotel di Parigi dove aveva trovato l'impiego dei suoi sogni. Maresa aveva amato quella posizione, ma non era stata in grado di mantenerla dopo l'incidente d'auto che aveva coinvolto sua madre e in cui Rafe aveva riportato un trauma cranico circa un anno prima. Così aveva accettato il posto a Charlotte Amalie, la capitale delle isole Vergini, per aiutare il fratello.
Non avrebbe lasciato che fallisse al Grand Hotel Carib. La cattiva salute della madre non le permetteva di tenerlo d'occhio a casa e averlo con sé tutto il giorno era l'ideale.
«Vado alla suite Antille.» Rafe afferrò la confezione di liquido profumato senza distogliere l'attenzione da Nancy, la deliziosa barista che si era dimostrata subito molto gentile nei suoi confronti. «Tu mi chiamerai al telefono per dirmi quando devo aprire l'acqua calda.»
Maresa gli accarezzò la guancia per ottenere la sua totale attenzione, sfiorando la vistosa cicatrice sotto l'orecchio sinistro. La madre, che soffriva di sclerosi multipla, aveva avuto una paralisi temporanea mentre si trovava al volante di notte, mandando l'auto contro un palo del telefono. Rafe era stato catapultato fuori dal parabrezza... aveva slacciato la cintura di sicurezza per recuperare il cellulare che era scivolato sotto il sedile. Da quel momento, Maresa era stata coinvolta nel suo recupero mentre la madre combatteva i propri gravi problemi di salute.
Il padre era sempre stato inutile, un perdigiorno americano che lavorava nel settore delle crociere. Veniva a trovarli, illudendo la madre con la promessa di portarli a vivere nel Wisconsin. Non era mai accaduto, anzi li aveva abbandonati, trasferendosi in Europa quando Maresa aveva dieci anni.
Le ferite del fratello avrebbero potuto essere fatali, invece, lui faceva ancora parte del suo mondo. Avrebbe dovuto affrontare momenti di confusione, vuoti di memoria e irritabilità, insieme a difficoltà di apprendimento, tuttavia Rafe era sempre Rafe, il fratello che adorava.
Lui l'aveva consolata quando, due anni prima, il fidanzato l'aveva lasciata una settimana prima delle nozze, incoraggiandola ad andare a Parigi e diventare la sua superstar. Ora toccava a lei sostenerlo nel momento del bisogno.
«Rafe? Vai alla suite e io ti scriverò un messaggio quando sarà ora di aprire l'acqua calda» ripeté le istruzioni di nuovo, consapevole che sarebbe stato meglio trasferirlo nella squadra di manutenzione o in quella dei giardinieri dove poteva eseguire lavori ripetitivi. Chi lo avrebbe controllato, però? «Ricordati di aggiungere il bagnoschiuma. D'accordo?»
Prendendo un lungo respiro, aspirò il profumo delle tuberose bianche che aveva sistemato sul ripiano di granito.
«Un bagno con le bolle.» Rafe sorrise con occhi scintillanti. «Posso farlo.» Si allontanò verso l'ascensore, fischiettando.
Il sollievo durò un breve istante perché, proprio allora, vide una limousine che si fermava davanti all'hotel.
Le finestre le concedevano la vista diretta del viale d'accesso a forma di ferro di cavallo, attorniato da fontane. Gli addetti si mossero verso l'auto, pronti ad aprire gli sportelli e a occuparsi dei bagagli.
Lei sistemò l'orchidea appuntata sulla giacca di lino azzurro. Se questo era il signor Holmes, aveva bisogno d'intrattenerlo per dare tempo a Rafe di riempire la vasca.
Al telefono, l'ospite era stato brusco, al limite della maleducazione, richiedendo una suite con erba vera ? e che fosse di un certo tipo ? per il suo cane maltese. Aveva anche ordinato un dog sitter con almeno tre anni d'esperienza e un tosatore a sua disposizione. Gigli freschi ogni giorno e torte speciali provenienti da un negozio di una zona di New York per il suo snack serale.
E questo era solo l'inizio. Era impaziente di vedere cos'altro avrebbe preteso durante le due successive settimane di soggiorno. Quello era il tipo di cliente che poteva farti guadagnare una promozione o rovinarti la carriera. Che aveva necessità specifiche che lei avrebbe dovuto soddisfare all'istante.
Aveva scelto quel lavoro, orgogliosa delle proprie capacità organizzative. E poiché non esistevano molti impieghi che venissero retribuiti in modo da poter mantenere i suoi, Maresa doveva assolutamente conservare il posto al Carib.
Prese un lungo respiro e si calmò ripiegando un foglio sul bancone e allineando la penna accanto. Aprì l'elenco dei numeri di telefono dei ristoranti sul computer così da poter riservare un tavolo all'istante. Gli abituali piccoli gesti di ogni giorno le servirono per controllare i nervi tesi, ripetendosi che svolgeva il proprio lavoro con meticolosità.
Poi sollevò lo sguardo.
Wow.
Dalla limousine scese un uomo alto e affascinante, che le fece mancare il respiro. I suoi lineamenti singolari attiravano la carezza di una donna. Stringere amicizia con i clienti era, contro le regole e Maresa non era mai stata tentata d'infrangerle. Tuttavia, se mai avesse desiderato sgarrare, quelle spalle possenti sotto il raffinato abito firmato erano di certo un attributo che l'avrebbe intrigata irresistibilmente.
Il nuovo ospite svettava su tutte le altre persone presenti nel patio, incluso Big Bill, il capo dei portieri. Con un abito grigio scuro, confezionato magistralmente per la sua struttura longilinea e atletica, si abbottonò la giacca, celando il torace muscoloso che lei aveva scorto appena era sceso dall'auto. Aggiustandosi la cravatta, lui sbirciò attraverso la vetrata e i suoi occhi azzurro ghiaccio si posarono su di lei.
Colpo diretto.
Maresa avvertì una scossa elettrica attraversarla dalla testa ai piedi. Quell'esemplare di pura mascolinità non poteva essere il signor Holmes. Il suo cervello non riusciva a immaginare che un uomo dalla mascella squadrata e dal naso affilato ordinasse gigli per se stesso. Quotidianamente.
Rilassandosi, Maresa sospirò mentre il nuovo arrivato si girava verso l'auto e attendeva che un maltese bianco balzasse regalmente nelle sue braccia.
In teoria, Cameron McNeill amava i cani.
Animali grandi che crescevano sani all'aria aperta che riuscivano a correre con lui. Il maltese a pelo lungo che stringeva sotto un braccio, invece, aveva vinto un premio a una mostra e aveva bisogno di una serie infinita di accessori.
Il cane aveva già diversi anni e gli era stato prestato per quell'ispezione sotto copertura di una proprietà acquistata di recente dalla McNeill Resorts. La collaborazione di Poppy era indispensabile per quell'operazione segreta come insopportabile ed esigente ospite dell'albergo. Se fosse giunto al Grand Hotel Carib ? che al momento navigava in cattive acque ? come proprietario e vicepresidente della McNeill Resorts, avrebbe ricevuto la massima attenzione e non avrebbe compreso i problemi che minavano la struttura. Come signor Holmes, invece, rompiscatole di prima classe, Cam avrebbe messo sotto pressione lo staff, controllando le loro reazioni.
Dopo aver esaminato i resoconti dell'albergo degli ultimi due mesi, Cameron si era accorto che c'era qualcosa che non andava nelle operazioni quotidiane. E, poiché era stato proprio lui a raccomandare l'acquisizione di quella proprietà, non era disposto a lasciare che un'agenzia esterna si occupasse di eseguire un controllo a un prezzo esorbitante. Non che la loro compagnia non potesse permetterselo, ma era una questione d'orgoglio scoprire che cosa gli fosse sfuggito nelle ricerche iniziali. Inoltre, la sua famiglia aveva appena scoperto un ramo sconosciuto di parenti ? i figli segreti che suo padre aveva avuto dall'amante ? che vivevano su un'isola vicina. Cam avrebbe avuto tempo e modo per indagare sugli altri McNeill personalmente.
Ma, al momento, venivano prima gli affari.
«Benvenuto al Grand Hotel Carib» lo accolse un anziano portiere con un inchino riverente e un sorriso cordiale.
Cam si costrinse ad aggrottare la fronte per trattenersi dal ricambiare la cortesia. Il che non fu poi così difficile dato il modo in cui il pelo di Poppy stava imbrattando la sua giacca e come il ciuffo sulla sua testa gli solleticava il mento. Se continuava così, Cam non avrebbe avuto alcuna difficoltà a fingersi un insopportabile ospite. In realtà, lui era un tipo socievole e apprezzava coloro che lavoravano per la McNeill Resorts. Tuttavia, quella era la maniera migliore per scoprire al più presto cosa stesse accadendo in quell'hotel. Non avrebbe permesso che il consiglio d'amministrazione dubitasse delle sue capacità proprio in un momento delicato come quello, in cui il nonno stava mettendo alla prova i propri eredi riguardo al loro impegno nell'azienda di famiglia.
L'entrata del Carib era accogliente, come rammentava dalla sua ultima visita sei mesi prima quando la proprietà era stata chiusa per un breve periodo. Le due ali dell'hotel fiancheggiavano l'area della reception con i ristoranti che si trovavano al piano rialzato. Ma l'ingresso attirava i visitatori grazie alle vetrate incorniciate da enormi ceste di fiori esotici sull'invitante spettacolo delle bellezze caraibiche.
Il profumo dei fiori lo seguì non appena varcò la soglia dell'hoteò. Poppy sollevò il nasetto, sistemandosi sul suo avambraccio come una regina sul trono.
L'addetto alla reception era impegnato con un altro cliente. Il fattorino di Cameron, un ragazzo, gli indicò il bancone di granito dietro al quale gli sorrideva una splendida brunetta.
«La signorina Delphine l'aiuterà con il check-in, signore» lo informò il giovane, caricando i suoi bagagli su un carrello. «Desidera che mi occupi del cane mentre lei si sistema?»
Nulla come scaricare ? Poppy ? e il suo pelo bianco che si attaccava ovunque e gli aveva tappato il naso ? lo avrebbe reso più felice.
«Il suo nome è Poppy» replicò Cam con aria seccata al povero fattorino, mentre continuava a osservare la bella dipendente che aveva attirato la sua attenzione non appena era sceso dalla limousine. «Avevo richiesto un dog sitter referenziato.»
Il fattorino si allontanò con un cenno, lieto di lasciare lo scontroso ospite nelle mani della bella ragazza che si avvicinava a Cameron per dargli il benvenuto.
Lei possedeva quella mescolanza etnica molto comune nei Caraibi. La carnagione ambrata faceva risaltare i suoi intensi occhi dorati mentre i riccioli naturali erano striati di biondo sulle punte. La postura perfetta e il rigoroso abito di lino le donavano un'aria professionale, benché le lunghe gambe affusolate avessero attirato la sua attenzione più di ogni altra cosa. Naturalmente, anche se si fosse presentato come il suo capo, non si sarebbe lasciato trasportare da una momentanea attrazione. Tuttavia, era un vero peccato dover tormentare quella deliziosa creatura per le due settimane successive. La posizione di addetto alla reception era la chiave di volta di tutto lo staff e la missione di controllo di Cam iniziava proprio da lei.
«Benvenuto, signor Holmes.» Il fatto che lo accogliesse sapendo già chi fosse lo colpì favorevolmente. «Sono Maresa. Lieta di vedere lei e Poppy.»
Aveva parlato con Maresa Delphine al telefono, assalendola di proposito con una serie di richieste per vedere come si sarebbe comportata. Non appariva nervosa. Per il momento. Lui doveva sfidarla per sollecitare tutte le sfaccettature della gestione per fare emergere i punti deboli.
L'hotel non era in perdita, tuttavia era solo una questione di tempo.
«Poppy sarà felice di conoscere il proprio dog sitter.» Asserì senza mezzi termini, ignorando lo scodinzolio della cagnolina mentre Maresa le rivolgeva parole affettuose. Chissà quanti peli avrebbe trovato anche sul retro della giacca. «Ha già