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Patto con lo sceicco (eLit): eLit
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E-book164 pagine1 ora

Patto con lo sceicco (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Frances Callam, giornalista inglese, sta cercando di ottenere una intervista con lo sceicco Ali Ben Saleem, ma lui non ha alcuna intenzione di discutere d'affari con una donna, a meno che non sia disposta a seguirlo nel suo emirato.
E perché no? Cos'ha lei da perdere?
LinguaItaliano
Data di uscita30 mag 2018
ISBN9788858987551
Patto con lo sceicco (eLit): eLit
Autore

LUCY GORDON

Lucy Gordon cut her writing teeth on magazine journalism, interviewing many of the world's most interesting men, including Warren Beatty and Roger Moore. Several years ago, while staying Venice, she met a Venetian who proposed in two days. They have been married ever since. Naturally this has affected her writing, where romantic Italian men tend to feature strongly. Two of her books have won a Romance Writers of America RITA® Award. You can visit her website at www.lucy-gordon.com.

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    Anteprima del libro

    Patto con lo sceicco (eLit) - LUCY GORDON

    successivo.

    1

    Era un principe, uno di quelli veri. Alto, capelli scuri, portamento fiero, Ali Ben Saleem, sceicco di Kamar, attirò l'attenzione generale non appena mise piede nel casinò.

    Non si trattava solo del suo aspetto, la cui bellezza emanava allo stesso tempo forza e grazia. C'era qualcosa in lui che sembrava conferirgli un'aura d'onnipotenza. Gli uomini lo osservavano con invidia, le donne con interesse.

    Anche Frances Callam lo stava guardando, ma con uno scopo diverso. Per lei era un oggetto d'indagine.

    Fran era una giornalista free lance, molto richiesta per la sua bravura nel tracciare profili di personaggi ricchi e famosi. E Ali era uno degli uomini più ricchi del mondo.

    «Cercavi lui?» sussurrò Joey Baines, osservando lo sceicco avanzare verso i tavoli da gioco. Joey era un detective privato di cui Fran si avvaleva come assistente. Quella sera era lì in veste di accompagnatore per permetterle di osservare Ali senza destare sospetti.

    «Sì» gli rispose a bassa voce. «È senz'altro all'altezza della sua fama. Almeno nell'aspetto esteriore.»

    «Cos'altro si racconta di lui?»

    «Che la sua parola è legge e che non deve rendere conto a nessuno dell'uso che fa del suo denaro.»

    «Che noi sappiamo provenire dai pozzi petroliferi che si innalzano dal deserto.»

    «E molto di quello stesso denaro sparisce in posti come questo» lo informò lei, guardandosi in giro con aria di disapprovazione.

    «Ehi, Fran, rilassati. Non possiamo goderci la vita, almeno per una sera? È per una buona causa.»

    «Già, inchiodare un uomo a cui non piace dare risposte su se stesso, e scoprire che cosa nasconde» ribatté lei con determinazione.

    Joey si passò un dito nel colletto. Si sentiva decisamente a disagio, nel vestito da sera che aveva dovuto indossare perché obbligatorio per gli uomini. «Non posso credere che tu sia venuta qui vestita come una regina solo per lavoro!» esclamò lanciando un'occhiata inequivocabile alla figura slanciata di lei, alla sua pelle chiara e ai suoi capelli ramati.

    «Buono, Fido...» scherzò Fran. «Stasera è questo il mio abito da lavoro. Devo dare l'impressione di frequentare abitualmente posti del genere.»

    E c'era riuscita perfettamente. Il suo vestito era un unico bagliore dorato dalla scollatura vertiginosa e dallo spacco laterale altrettanto provocante. Aveva esitato a noleggiarlo, ma ora era felice di averlo fatto. Nel luminoso e sofisticato ambiente del Golden Chance, il miglior casinò di Londra, era senz'altro l'abito giusto.

    Anche i gioielli che portava non erano da meno. Orecchini a goccia accentuavano la lunghezza del suo collo, mentre due braccialetti d'oro le impreziosivano i polsi e un lungo pendente si insinuava tra i seni, sottolineando la scollatura.

    Sembro a caccia di un riccone, pensò stupita di se stessa. Come ogni donna presente, del resto.

    Avrebbe sicuramente avuto gioco facile sulle donne che circondavano lo sceicco Ali, tutte in lotta per ottenere la sua attenzione, o anche un sorriso o un bacio indirizzato loro di sfuggita. Quello spettacolo la irritò.

    «Che persona arrogante» sibilò. «Uomini come lui dovrebbero essere già estinti da un pezzo.»

    «Guardati intorno, Fran. Ogni uomo qui vorrebbe essere lui, e ogni donna vorrebbe stare con lui» considerò saggiamente Joey.

    «Non tutte» dichiarò lei con fermezza. «Non io.»

    Intanto Ali era arrivato a uno dei tavoli e si era seduto. Faceva delle puntate molto alte, e sembrava non dar peso alle perdite. Fran era incredula alla vista delle somme che il principe sperperava. Notò anche che, nel momento in cui aveva iniziato a giocare, aveva completamente dimenticato le donne che aveva intorno: un attimo prima stava flirtando con loro, l'attimo dopo non esistevano più.

    Quando poi il gioco terminava, lui ritornava a elargire loro il suo fascino, aspettandosi naturalmente di riprendere da dove aveva interrotto. E il peggio era che quelle donne glielo permettevano!

    «Guarda che roba!» sbottò Fran. «Perché nessuna di loro gli sputa in un occhio?»

    «Prova a sputare in un occhio a qualcuno che possiede miliardi e poi dimmi quanto è facile!» replicò Joey. «Perché sei così puritana, Fran?»

    «Non posso farci niente. È il modo in cui sono stata educata. Non è giusto che un uomo abbia così tanto, così tanto...» Stava per dire denaro, ma Ali aveva tanto sotto ogni aspetto. Dal momento in cui era nato tutto era stato facile per lui. Suo padre, lo sceicco Saleem, aveva sposato una donna inglese, rimanendole fedele per tutta la vita. Ali era il loro unico figlio.

    Aveva ereditato il suo piccolo principato all'età di ventun anni e, per prima cosa, aveva cancellato tutti gli accordi con le compagnie petrolifere mondiali, allo scopo di rinegoziarli e portare così in Kamar una percentuale più alta di profitti. E le compagnie erano state costrette a cedere.

    Nei dieci anni successivi Ali aveva decuplicato le ricchezze del suo paese, dividendosi tra due mondi: possedeva infatti lussuosi appartamenti a Londra e a New York, da dove si spostava con il suo jet privato per portare a termine in ogni luogo affari importanti e complessi.

    Quando però si annoiava della bella vita in occidente faceva ritorno nel suo regno, rifugiandosi in uno dei suoi palazzi o recandosi a Wadi Sita, un ritiro segretissimo nel deserto dove si raccontava che indulgesse in ogni sorta di eccesso.

    «Howard sa che sei qui stasera?» chiese Joey alludendo all'uomo con cui Fran si vedeva regolarmente.

    «Certo che no. Non approverebbe mai. Gli ho chiesto di parlarmi di Ali e si è limitato a fornirmi le classiche notizie da comunicato stampa su quanto Ali sia importante e quale pregevole alleato sia il Kamar. Quando gli ho detto che intorno alla sua ricchezza c'è più di un mistero, Howard è impallidito e ha replicato: Per carità, vacci piano

    «Che codardo!» esclamò Joey per stuzzicarla. «E tu sposerai un tizio del genere?»

    «Non l'ho mai detto» si affrettò a precisare Fran. «Ma è probabile. Un giorno. Forse.»

    «Diamine, hai proprio perso la testa per lui, eh?»

    «Possiamo concentrarci sul nostro obiettivo?» tagliò corto lei con freddezza.

    «Fate il vostro gioco, prego!»

    Ali puntò una forte somma di denaro sul ventisette rosso, appoggiandosi poi all'indietro con un'aria di totale indifferenza. Fran trattenne il respiro, lo sguardo fisso sulla ruota finché la pallina non si fu fermata.

    Ventidue rosso.

    Il croupier raccolse le puntate. Fran indirizzò allo sceicco Ali uno sguardo cupo: quell'uomo non aveva neanche fatto caso alla fortuna che aveva dilapidato. Stava già pensando alla prossima puntata.

    Improvvisamente lui la guardò.

    Fran rimase senza respiro. Due fari luminosi l'avevano investita, catturandola.

    Poi lui sorrise, il sorriso più intrigante e avvolgente che avesse mai visto. Era un invito al piacere più segreto e qualcosa in lei la spinse ad accettare. Si sorprese quindi a ricambiargli il sorriso.

    Il suo buonsenso le suggeriva che era stato solo il caso a dirigere lo sguardo di Ali verso di lei, ma in fondo non ci credeva. Lui aveva percepito la sua presenza. In mezzo alla folla, aveva sentito il suo sguardo e non aveva potuto evitare di guardarla.

    Ali si piegò verso di lei, tendendole la mano dall'altra parte del tavolo. Come ipnotizzata Fran allungò la sua e lui la strinse, facendole scorrere per un attimo lungo le dita sottili una sensazione di potere implacabile. Poi si avvicinò la mano alle labbra.

    A Fran sfuggì un gemito quando la sua bocca le sfiorò la pelle. Un tocco leggerissimo, ma sufficiente a farle percepire la sensualità e la pericolosità che vibravano nel corpo di quell'uomo.

    «Fate il vostro gioco, prego.»

    Lui le lasciò la mano, ma solo per fare la sua puntata. Uscì il ventidue nero, e Ali non sembrò farci caso. Durante la corsa della pallina aveva sì dimenticato le altre donne, ma aveva continuato a guardare Fran, ignorando la ruota. E lei si era ritrovata a ricambiare il suo sguardo, contro la propria volontà.

    Ventidue nero.

    Quando il croupier gli consegnò la vincita, Ali sembrò destarsi da un sogno. Era una somma considerevole, che copriva quasi interamente le sue perdite precedenti. Poi lui sorrise, indicandole il posto al suo fianco con un impercettibile movimento del capo. Le altre donne si mostrarono offese, oltre che riluttanti a cederle il posto, ma lui le congedò con un gesto appena accennato.

    Fran pensava di sognare. Quella sera aveva deciso di studiare lo sceicco, e il destino le aveva offerto l'occasione perfetta.

    «Ora deve rimanere accanto a me» le raccomandò l'uomo non appena si fu seduta, «così anche la dea bendata starà al mio fianco.»

    «Non sarà per caso superstizioso?» gli domandò lei sorridendo. «La sua fortuna arriva e se ne va. Non ha niente a che fare con me.»

    «Io non ne sono affatto convinto» ribatté lui con un tono che non ammetteva ulteriori repliche. «L'incantesimo che lei ha creato ha valore solo per me. Per nessun altro uomo. Se lo ricordi.»

    Stupido arrogante, pensò lei. Se non fossi qui per lavoro, ti avrei già messo a posto!

    «Fate il vostro gioco.»

    Con un gesto Ali la invitò a puntare per lui. Fran scelse il quindici rosso e trattenne il respiro mentre la pallina veniva lanciata.

    Quindici rosso.

    Tutti gli spettatori lanciarono un grido di stupore.

    Tutti tranne uno.

    Ali era l'unico a non aver guardato. I suoi occhi fissavano ammirati Fran, e quando gli fu consegnata la vincita reagì con un semplice gesto.

    «È stata pura fortuna» sussurrò lei. «Ora dovrebbe fermarsi. Si tenga quello che ha.»

    Lui sorrise, come se questa fosse una preoccupazione per uomini da poco.

    «Punti ancora per me» l'esortò. «Punti tutto.»

    Stupita, lei si apprestò a obbedire, esitando però sul numero.

    «Qual è il giorno del suo compleanno?»

    «Il ventitré.»

    «Rosso o nero? Scelga.»

    «Nero» stabilì lei agitata.

    «Allora ventitré nero.» Poi soggiunse: «Non guardi là. Guardi me, al resto penseranno gli dei».

    «Anche loro fanno ciò che lei desidera?»

    «Tutti fanno sempre quello che desidero» le rispose con semplicità.

    La ruota intanto si era fermata.

    Ventitré nero.

    Fran sentì un brivido correrle giù per la schiena. Ali vide il suo sguardo sbigottito e rise.

    «Stregoneria pura» affermò divertito. «E lei è la più affascinante delle streghe. Possiede la magia. E io non so resistervi.» Chinò poi la testa e le pose le labbra sul palmo della mano.

    Una strana sensazione le penetrò attraverso la pelle: stava avvertendo un segnale di pericolo e avrebbe desiderato ritirare la mano, ma un atto del genere non si sarebbe adattato al personaggio che stava interpretando. Quindi sorrise, sperando di sembrare a proprio agio.

    Il croupier consegnò la vincita.

    «Mi fermo qui» annunciò Ali.

    L'uomo dietro di lui contò i gettoni e scrisse la somma su un foglio. Fran ammutolì alla vista di quella cifra.

    «Ora ceneremo insieme» decise Ali alzandosi e conducendola via dal tavolo verde.

    Lei esitò. L'istintiva saggezza femminile le suggeriva che non era una buona idea accettare un invito così repentino da un uomo conosciuto da non più di mezz'ora. Ma era a caccia di una storia, e certo non l'avrebbe ottenuta rifiutando il primo spiraglio che le veniva offerto. Inoltre, un ristorante era pur sempre un luogo pubblico.

    Strizzò quindi l'occhio a Joey, rimasto a bocca aperta, e uscì al braccio di Ali.

    La Rolls Royce dello sceicco era in attesa all'uscita, con l'autista che teneva la portiera aperta per loro. Con galanteria, Ali l'aiutò a salire. Subito dopo l'autista mise in moto, senza attendere ulteriori istruzioni.

    Durante il tragitto Ali le rivolse un sorriso ambiguo e le mostrò due astucci: uno conteneva una collana di perle di inestimabile valore, l'altro una collana di diamanti.

    «Quale?» le domandò.

    «Quale... cosa?»

    «Una di queste è sua. Scelga.»

    Possibile? Portava gioielli simili con sé,

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