Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Compagni di viaggio
Compagni di viaggio
Compagni di viaggio
E-book203 pagine3 ore

Compagni di viaggio

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Inghilterra, XIX secolo - Aimée Peters, in fuga da Londra e da un padre malvagio, risponde a un annuncio per diventare istitutrice nello Yorkshire. Ma quando giunge a destinazione capisce di essere finita in un nuovo guaio: il suo datore di lavoro, un ex capitano al servizio della marina inglese, non è né sposato né padre di figli. È appena diventato Conte di Bowdon e, poiché ha bisogno di una presenza femminile al suo fianco per iniziare la sua nuova vita, ha usato l'espediente dell'annuncio per trovare una moglie piacevole e istruita. Aimée, però, pur istintivamente attratta da lui, teme i suoi modi bruschi e vorrebbe scappare un'altra volta...
LinguaItaliano
Data di uscita10 gen 2018
ISBN9788858976982
Compagni di viaggio
Autore

Annie Burrows

Sposata, con due figli, ha messo a frutto la sua laurea in letteratura inglese e la sua incredibile fantasia nel creare avvincenti storie d'amore ambientate nei più diversi periodi storici.

Leggi altro di Annie Burrows

Correlato a Compagni di viaggio

Ebook correlati

Narrativa romantica storica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Compagni di viaggio

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Compagni di viaggio - Annie Burrows

    Immagine di copertina:

    Nicola Parrella

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Captain Corcoran’s Hoyden Bride

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2011 Annie Burrows

    Traduzione di Silvia Zucca

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved..

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5897-698-2

    1

    Cercasi: per nobile famiglia dello Yorkshire, una giovane donna di buona discendenza, che si occupi dell’educazione dei bambini. Non dovrà consumare i pasti insieme alla servitù, né eseguire lavori umili. Chiunque possa esibire prove della sua nascita, educazione e forte carattere, può presentarsi al Black Swan, giovedì 6 giugno, tra le ore tre e quattro del pomeriggio.

    Miss Aimée Peters sospirò mentre la campana della chiesa di Beckforth segnava l’ora. Di nuovo. Significava che era rimasta seduta sul suo bagaglio, nel cortile del King’s Arm, per più di un’ora.

    Ovvio, non poteva aspettarsi che i suoi padroni mandassero dei servitori ad attendere la carrozza con la quale sarebbe arrivata, come se fosse una persona di qualche importanza.

    Non c’era creatura al mondo più insignificante di un’istitutrice.

    Il che era proprio il motivo per cui aveva accettato quella posizione e aveva affrontato quel lungo viaggio. Nessuno degnava un’istitutrice di una seconda occhiata. Il suo passato e la sua educazione la tenevano separata dai servitori. E lo stipendio che recepiva faceva in modo che non appartenesse neppure alla famiglia.

    Era esattamente ciò che Aimée desiderava.

    Il vento freddo spirava nel cortile, mentre pensava che era stato un bel colpo riuscire a ottenere quel posto e perciò scomparire da Londra con tanto successo... Ma dove diavolo si era cacciato Mr. Jago?

    Le aveva lasciato una lettera al Black Swan, in cui le diceva che l’impiego era suo, se lo desiderava. Tutto ciò che doveva fare era recarsi al Bull & Mouth e prendere il mezzo che l’avrebbe portata a Beckforth, il villaggio più vicino alla casa del padrone.

    Ma ora si domandava se la risposta che gli aveva spedito, completa delle proprie referenze, gli fosse mai giunta. E se non fosse stata attesa affatto?

    Non poteva semplicemente starsene seduta sul suo baule all’infinito, a fissarsi il vestito cercando di ripulirlo dalle macchie di fango secco.

    Di certo era in grado di badare a se stessa. Le labbra le si incurvarono in un sorriso amaro. La sua disponibilità a viaggiare, o meglio la sua esperienza maturata viaggiando era stata, ne era convinta, decisiva nel farle ottenere il posto. Mr. Jago non le aveva fatto che poche domande sulla sua famiglia, ma l’aveva guardata con interesse quando gli aveva detto di aver imparato a parlare italiano e francese viaggiando per l’Europa, di città in città. Naturalmente, Aimée non aveva spiegato che tutti quegli spostamenti erano avvenuti nel cuore della notte, per via dei creditori che avevano assillato la sua famiglia.

    Mr. Jago, dopo essersi mordicchiato le labbra e averla squadrata coi suoi attenti occhi blu, le aveva spiegato che il suo padrone era un capitano di marina che stava cercando una donna di nerbo. Aimée si era solo parzialmente soffermata sulla scelta delle parole usate dal segretario per quella descrizione, pensando che un ufficiale navale avesse bisogno di stabilità per la sua famiglia, visto che sarebbe stata spostata ovunque il suo incarico l’avesse portato.

    Aimée aveva pensato che non le sarebbe stato difficile adattarsi a una vita raminga, perciò aveva orgogliosamente risposto che lei aveva spina dorsale da vendere.

    Si alzò dal baule e raccattò i suoi averi per poi attraversare con cautela la corte fangosa, fino alla porta socchiusa della locanda. Se Mr. Jago l’aveva assunta pensando che non si sarebbe fermata di fronte a niente, allora era meglio che iniziasse a dimostrarglielo! E avrebbe iniziato scoprendo dove si trovava il The Lady’s Bower, Il salottino della gentildonna, come graziosamente si chiamava la casa dove vivevano il suo padrone e la sua famiglia, e recandovisi da sola.

    Poteva aver mentito per ottenere quel posto, ma era così felice di avere la possibilità di guadagnarsi da vivere con un onesto lavoro che era determinata a che né Mr. Jago, né l’ufficiale navale dei cui bambini si sarebbe occupata si pentissero di averla assunta.

    L’odore della birra spillata, del tabacco e del sudore dei lavoratori vibrava già dalla soglia come un fitto tendaggio, ma mise da parte la propria repulsione ed entrò.

    «Di grazia, potete dirmi quanto dista The Lady’s Bower?» domandò all’individuo che se ne stava coi gomiti appoggiati sul bancone. «E sarebbe pratico per me da raggiungere a piedi?» Avrebbe potuto noleggiare un mezzo di trasporto lì alla locanda, altrimenti.

    L’uomo inspirò attraverso i denti serrati. «Voi non volete andarci davvero, miss» borbottò scuotendo il capo. «Volete restare qui per la notte e prendere la prima carrozza per Londra domattina. Vi faccio preparare una stanza?»

    «No, grazie mille!» Aimée si erse in tutta la sua altezza e scoccò un’occhiata di fuoco all’oste. «Decisamente non voglio tornare a Londra. Voglio solo raggiungere The Lady’s Bower prima di notte.»

    Il locandiere la fissò con durezza.

    «Fate come volete, allora...» mormorò. «Non saranno più di quattro miglia attraverso le terre di Sir Thomas Gregory. Certo, uno straniero che le attraversasse rischierebbe un bel proiettile da parte del guardaboschi.»

    «Mi volete far credere che questa zona è così selvaggia che le persone sparano ai forestieri?»

    «Bracconieri, sapete...»

    «Vi sembro un bracconiere?» si stupì lei, indicando i propri abiti. Li aveva scelti con cura, erano di seconda mano, ma le davano l’aspetto che cercava: quello di un’istitutrice. «Oppure un imbecille?» All’improvviso il pensiero di sembrargli una sprovveduta, pur se rispettabile, le aveva attraversato la mente. L’uomo ovviamente stava cercando di spaventarla. Solo perché era una straniera, pensava di poterla intimorire al punto da costringerla a restare per la notte in una delle sue stanze, per poi noleggiare un mezzo, che di certo le sarebbe costato ben più del dovuto, per coprire una breve distanza.

    Lui succhiò ancora l’aria tra i denti, facendo scorrere lo sguardo sulla figura minuta dall’espressione ostile che gli stava di fronte.

    «Potete andare per la strada, anche. Se siete tanto determinata ad andarci.»

    «Lo sono» ribatté lei, scartando l’idea di chiedergli un mezzo di trasporto, visto che l’aveva fatta irritare tanto.

    Le indicazioni che le diede erano così complicate, che fu certa che si sarebbe persa e avrebbe finito per girare in tondo e tornare da dove era venuta.

    In quel vecchio cortile.

    Dopo aver lasciato istruzioni per il suo baule, si avviò a testa alta, con la borsa ben stretta nella mano sinistra e una crescente antipatia per gli abitanti dello Yorkshire.

    Guardò i campi ai lati della strada, chiedendosi se gli sbuffi di foglie rossastre fossero quelli delle barbabietole. Se lo fossero state, secondo le indicazioni, avrebbe dovuto svoltare a sinistra al bivio successivo, poi ancora a sinistra, dopo aver attraversato il ponte sopra un ruscelletto.

    Trovare ponte e corso d’acqua non la incoraggiò più di tanto, visto che aveva l’impressione che l’oste le stesse facendo fare un giro vano.

    Forse avrebbe dovuto essere più conciliante con lui.

    Sua madre era stata solita dire che non c’erano scuse per le cattive maniere e che non si doveva essere scortesi neppure con le persone di rango inferiore.

    Quanto aveva avuto ragione! Perché anche quelle poi si vendicavano e ti mandavano in giro inutilmente per sei miglia. E quando stava per piovere.

    Si strinse la borsa al petto e sollevò gli occhi al cielo. Quando era uscita dalla locanda, non c’erano state nubi degne di nota, ma ora si stavano ammassando l’una accanto all’altra.

    E non c’erano edifici in vista.

    Ma vedeva, quanto meno, il bosco che il locandiere le aveva detto appartenere a Sir Thomas Gregory. C’era un muro di pietra a delimitare la proprietà, ma se la pioggia fosse scesa forte, non avrebbe avuto difficoltà a scavalcarlo e cercare riparo sotto gli alberi. Poteva solo sperare che il guardaboschi fosse tipo da restarsene in casa durante i pomeriggi piovosi.

    Rabbrividì stringendosi addosso il mantello e calandosi in testa il cappuccio, non appena sentì le prime gocce. Dove l’aveva acquistato, le avevano assicurato che impermeabile, e forse lo sarebbe stato se si fosse trovata in città, ma di fronte alla pioggia battente della campagna non c’era lana, per quanto fitta, che tenesse.

    Lanciò un’altra occhiata incerta al muro. E agli alberi dall’altra parte. Non sembravano poterle offrire un gran riparo, dopotutto. Ogni volta che il vento ne scuoteva i rami, cataratte d’acqua piombavano giù dalle foglie, come se milioni di piccole serve stessero svuotando i catini da invisibili finestre. E il muro stesso, che da asciutto le era sembrato tanto facile da scalare, ora appariva pieno di insidie scivolose.

    Non voleva presentarsi ai suoi nuovi datori di lavoro come un gattino bagnato. Ma sarebbe sempre stato meglio che restarsene seduta sul suo baule nel cortile della locanda, con l’aspetto di una donnina senza alcuna risorsa, che aveva bisogno di qualcuno anche solo per soffiarsi il naso!

    Rimase sulla strada. In ogni caso non avrebbe potuto bagnarsi più di così. Sentiva l’acqua fredda attraversarle il cappellino e i vestiti, appesantendo il suo abito. E non le fu di alcun giovamento che gli stivali fossero a tenuta d’acqua: la pioggia le aveva inzuppato le calze attraverso le vesti e le colava direttamente dentro le calzature, visto che non aveva via d’uscita. Se solo lei avesse avuto un po’ più di esperienza del nord dell’Inghilterra, avrebbe saputo che la stagione che andava da giugno a settembre, l’estate, non era una garanzia per permettersi abiti leggeri.

    Rabbrividì. Visto che quel giorno era tanto fortunata, di certo avrebbe iniziato a grandinare.

    Poi, all’improvviso, vide la biforcazione che il locandiere le aveva menzionato. Con un po’ di fortuna, significava che si trovava a metà strada.

    Il fragore del temporale le sembrò farsi più forte, così forte che in effetti sembrava più quello delle ruote di una carrozza.

    Si gettò un’occhiata alle spalle e, con chiarezza, vide sulla cresta della collina un veicolo che viaggiava a tutta velocità. Tanto che quando la raggiunse lei dovette spostarsi di lato, e quasi finì nel fosso fangoso che costeggiava la strada, per non essere travolta.

    Riuscì a rimanere in piedi a stento, sebbene sprofondasse nella melma fino alle caviglie. E si stupì quando sentì il cocchiere tirare le redini e far arrestare la carrozza, quindi gridare: «Miss Peters?».

    Quando lei annuì, si vide puntare contro il frustino con aria minacciosa. «Avete idea delle volte che ho fatto su e giù per questo sentiero per trovarvi?»

    Quelle parole le provocarono un brivido.

    Poteva essere un Bow Street Runner...? No, non dopo che lei aveva fatto così tanta attenzione per coprire le sue tracce. Nessuno poteva sapere che era nello Yorkshire.

    Allora come conosceva il suo nome se non era un investigatore pagato per rintracciarla? Lo fissò con trepidazione.

    Con l’estremità del frustino, questi spinse in su il cappellaccio che gli copriva il volto, facendo cadere una cascata d’acqua sulle spalle larghe e rivelando una benda sull’occhio destro. Quella benda inaspriva ancor più i suoi lineamenti scolpiti dalla pioggia, dandogli un tocco sinistro, che la fece rimanere pietrificata e senza fiato.

    Poi lui si abbassò lo sciarpone che gli copriva la metà inferiore del volto e disse: «Cosa diavolo pensavate di fare andandovene in giro per la campagna con questo tempo?».

    L’incongruenza di quella domanda la fece desistere dal suo proposito di correre via. Perché un uomo pagato per trovarla doveva interessarsi alla sua salute? A meno che non lo dicesse per se stesso. Doveva essere così. Era risentito perché lui stesso aveva dovuto subire le intemperie.

    Gli stava bene! Che razza di uomo accettava incarichi del genere?

    Lui la vide irrigidirsi, poi corrugare la fronte confusa. E si sentì come se qualcuno gli avesse scavato la cassa toracica e gli strizzasse il cuore. Come se qualcuno avesse lanciato un incantesimo sulla polena della Speedwell, facendole prendere vita e gettandola sulla terraferma, in mezzo al fango dei campi. Grondante d’acqua, confusa e impaurita, ma con ancora abbastanza spirito in corpo per sollevare il mento e raddrizzare le spalle, come a sfidarlo a dare il peggio di sé.

    «Mr. Jago!» gridò allora. Dietro di lui, si udì aprire il finestrino. Miss Peters distolse lo sguardo dalla torva figura. E lui intuì il momento in cui lei riconobbe Jago, poi chiuse gli occhi, travolta dal sollievo.

    Chi diavolo aveva pensato che fosse?

    Si voltò verso il finestrino. «Nella vostra lettera non specificavate che saremmo andati a prenderla al King’s Arm

    Aimée avrebbe voluto prendersi a calci. Certo, quel veicolo e il suo conducente erano stati mandati dal suo nuovo padrone. Era solo per via dei suoi nervi a pezzi che era subito saltata alla conclusione sbagliata.

    Grazie a Dio aveva un lavoro onesto ora!

    La sua coscienza sporca le aveva fatto temere di essere arrestata ogni minuto, nelle ultime due settimane.

    In qualche strano modo, il suo errore la rese furiosa con il conducente che le aveva messo quella paura.

    «Non urlate contro di lui!» gridò a quella specie di pirata. «La lettera che confermava il mio impiego diceva che qualcuno sarebbe venuto a prendermi, ma ho aspettato una vita nel cortile sporco di quella locanda, poi ho dato per scontato che il mio arrivo fosse stato dimenticato, così ho deciso di venire a piedi.»

    «Con questo tempo?»

    «Non stava piovendo quando mi sono messa in cammino» replicò lei secca. «E poi, non sono fatta di zucchero. Non mi sciolgo di certo.»

    Mr. Jago aprì il portello della carrozza e scese. «Ebbene, non ha importanza ora. Pensiamo solo a ripararci da questa pioggia.» Le porse la mano.

    Miss Peters strizzò le labbra in una smorfia, come se accettando la mano che lui le porgeva si sarebbe condannata alla perdizione. Ma alla fine, dovette decidere che era la cosa più pratica da fare, e ingoiò il proprio orgoglio. Il cocchiere annuì tra sé, soddisfatto. Alla fine era riuscito a trovare una donna con un po’ di spina dorsale. Il che era un bene, considerando ciò che l’attendeva. Ma, ancor meglio, aveva letto nei suoi occhi il bagliore di chi, a parte un forte temperamento, sapeva essere tanto saggio da piegarsi di fronte all’inevitabile.

    Non poté fare a meno di sorridere

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1