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Compagni di gioco
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E-book196 pagine3 ore

Compagni di gioco

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Info su questo ebook

Mai fidarsi del primo sguardo.

Sean McIntyre è nei guai sino al collo, non avrebbe dovuto posare gli occhi sulla bella e sensuale neo assunta Fiona Cruz: sfrontata e disinibita al punto da proporgli una scommessa molto audace. Lui accetta prontamente, anche perché non capita tutti i giorni che la donna dei tuoi sogni più proibiti si offra per il solo piacere fisico.

Potrebbe essere fatale.

Fiona è sicura di poter intrecciare una relazione puramente di sesso con Sean, i sentimenti saranno come sempre banditi. Peccato, però, che questa volta sia differente, un nuovo fattore, sino a quel momento mai preso in considerazione, sta per entrare in gioco: il fattore amore.
LinguaItaliano
Data di uscita10 nov 2016
ISBN9788858956090
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    Anteprima del libro

    Compagni di gioco - Crystal Green

    successivo.

    1

    La prima reazione di Sean McIntyre nel vederla fu sconvolgente. L'uomo primitivo che albergava in lui avrebbe voluto lanciare un ululato così possente da far crollare il grattacielo. Fortunatamente a Los Angeles gli edifici erano a prova di terremoto e di qualsiasi altro disastro naturale che sarebbe potuto essere scatenato dalla presenza della sua nuova collega.

    Affondando nello schienale della poltrona di pelle, permise alle sue labbra di incresparsi in un sorriso sornione osservandola appoggiata allo stipite della porta del suo ufficio. Era una vera visione con quelle gambe chilometriche, le curve perfette e lo sguardo intenso, da gatta.

    I capelli scuri e ondulati le cadevano in morbide onde oltre le spalle e gli occhi neri, da gitana, lo fissavano comunicandogli, insieme al sorriso sensuale che aleggiava sulle labbra scarlatte e carnose, pensieri proibiti più adatti a un ambiente a luci rosse che a un ufficio della Stellar Public Relations Incorporated.

    Sean inarcò un sopracciglio, divertito e intrigato da quella nuova presenza.

    Fu Louis Martin a rovinare quell'eccitante momento magico, irrompendo nella stanza con il suo solito e caratteristico atteggiamento da nevrotico incallito.

    «Eccoti qui. Non ti trovavo più» la rimproverò il dirigente basso e tarchiato, affetto da un'incipiente calvizie. «Mi sono voltato un attimo e sei...»

    La donna lo interruppe con un'occhiata infuocata. «Mi dispiace» mormorò con voce suadente, poi rivolgendo lo sguardo alla finestra e a Sean, aggiunse: «Preferisco la vista che si gode da qui ».

    Sean trattenne a stento un sorriso. La ragazza era anche sfrontata. Già gli piaceva e già si vedeva mentre la spogliava, sfilandole l'abito rosso e aderente che indossava.

    Louis intanto giocherellava nervosamente con la cravatta. «La vista. Giusto. Il tuo ufficio però è quello in fondo al corridoio.»

    Sean decise che fosse arrivato il momento di intervenire. «Questa è la tana del leone, non è adatta a una signora.»

    «Ora capisco perché mi sento a mio agio qui» osservò lei lanciandogli un'altra di quelle occhiate ardenti e distaccate allo stesso tempo.

    Sean si agitò sulla sedia. Perfetto. Le era bastata una occhiata per trasformarlo in un liceale trentaduenne eccitato al punto da chiedersi se fosse il caso di nascondere la reazione del suo corpo con un fascicolo di quelli che aveva sulla scrivania, mentre si alzava per stringerle la mano, o se fosse meglio muoversi sulla sedia dotata di rotelle e presentarsi a lei come lo zoticone qual era.

    Un gentiluomo si sarebbe alzato e si sarebbe presentato dichiarandosi onorato di fare la sua conoscenza. C'era anche da dire che un gentiluomo probabilmente non avrebbe avuto una reazione fisica così evidente come la sua.

    Alla fine si decise ad alzarsi e a tenderle la mano. «Sean McIntyre» si presentò.

    La donna osservò la sua mano tesa, poi il suo sguardo scese più in basso, si fermò all'altezza del cavallo dei pantaloni e le sue labbra si incurvarono in un sorriso pigro e sensuale.

    Stringendogli la mano gli accarezzò il pollice con un gesto deliberato. «Fiona Cruz. Piacere di conoscerti.»

    Cruz. Il nome non gli era nuovo. Aveva già sentito parlare di lei. Pareva che fosse un'eccellente professionista, la più abile nel promuovere le carriere degli attori che si facevano rappresentare da lei.

    Era maledettamente brava nel suo lavoro, tuttavia, se non ricordava male, c'era stato qualcosa... uno scandalo in cui era rimasta coinvolta e del quale, in quel momento, non rammentava i dettagli.

    Il tempo sembrò dilatarsi mentre la sua pelle bruciava al contatto con le dita di Fiona.

    Fu la voce di Louis a rompere l'incantesimo.

    «Ce la siamo accaparrata perché è un pezzo da novanta.»

    Sean annuì con un cenno del capo. Sapeva che quella presentazione era un modo come un altro per Louis di farlo sentire sulle spine.

    «Ne sono al corrente, Martie» commentò lui, usando di proposito il nomignolo che il capo detestava.

    Come previsto, Louis avvampò. «Mi chiamo Louis o caso mai Martin.»

    Intanto Fiona Cruz aveva preso a muoversi per l'ufficio, passando la mano sugli scaffali e sulla scultura in acciaio sistemata in un angolo.

    Sean non poté fare a meno di ammirare il suo bellissimo fondoschiena, immaginando di accarezzarlo mentre l'attirava contro di sé, aderendo alle sue curve voluttuose.

    «McIntyre?»

    Di nuovo Louis.

    «Sì? Che cosa c'è?»

    «Fiona ha portato con sé il suo cliente più promettente, Lincoln Castle.»

    Sean impallidì. «La stella delle soap? Quel Lincoln Castle?»

    Fiona si fermò davanti alla finestra che dava sull'assolato Wilshire Boulevard fiancheggiato dalle palme. «Esiste una sola persona con un nome così singolare.»

    La collera lo spinse a raggiungere Louis e torreggiando sopra di lui con il suo fisico imponente esclamò: «Forse non ti rendi conto di quanto Castle sia coinvolto con la mia cliente».

    Louis si strinse nelle spalle. «Certo che ne sono consapevole. Senti, McIntyre, adesso io mi devo incontrare con Edgar Lux e la sua casa di produzione. Puoi mostrare tu a Fiona il suo ufficio?» Poi abbassando la voce aggiunse: «Sempre che non si trovi più comoda sulla tua poltrona».

    Sean fu tentato di mandare Louis al diavolo, ma si trattenne, limitandosi a indirizzare al suo capo uno sguardo torvo che lo invitò ad allontanarsi senza ulteriori indugi.

    Louis si dileguò, lasciando Sean da solo con la donna che avrebbe potuto mettere fine alla sua carriera alla Stellar, sempre che la sua potesse ancora essere definita una carriera.

    Sforzandosi di tenere a freno la collera, spostò l'attenzione su Fiona e subito si distrasse osservando il modo in cui il materiale leggero del suo vestito attirava la luce permettendole di attraversarlo.

    «Lasciami indovinare» affermò lei senza voltarsi, «stai per avvertirmi che è meglio che faccia attenzione a Louis Martin.»

    «Quell'uomo è innocuo, a meno che tu non sia una frana in fatto di politica aziendale.»

    Fiona si voltò e sorridendo si appoggiò allo stipite della finestra, abbagliandolo con un altro fascio di energia sensuale.

    «Io me la cavo bene in questo tipo di giochi» dichiarò. «E tu?»

    Sean non riuscì a trattenere il sorriso sardonico che gli salì alle labbra. «Senti, signorina Cruz...»

    «Chiamami Fiona.»

    «D'accordo, Fiona» proseguì lui avvicinandosi abbastanza da respirare il suo profumo, una fragranza fruttata, fresca ed esotica. «Voglio essere diretto con te e per usare un linguaggio molto poco professionale so che il tuo compito sarà quello di rompermi le scatole.»

    Fiona allungò entrambe le mani per afferragli le code della cravatta disfatta che, insieme alle maniche rimboccate della camicia, lasciavano intendere come la sua fosse stata una giornata pesante. Le loro labbra erano molto vicine.

    «Romperti le scatole? Niente affatto» mormorò lei lasciandosi sfuggire una risata sommessa. «Non sono così brutale e comunque con te sarei molto gentile e delicata.»

    Le sue mani scivolarono lungo il torace di Sean, sempre più giù fino a sfiorare il cavallo dei suoi pantaloni, poi Fiona si allontanò andando a fermarsi a una certa distanza, le mani appoggiate sui fianchi e il viso atteggiato a un'espressione di sfida.

    A Fiona Cruz piaceva giocare. Amava tenere sotto controllo la situazione approfittando del suo fascino, proprio come era solito fare lui.

    Sean sapeva come bisognava comportarsi per tenere a bada le donne come lei. Prima parlare d'affari, poi... Che cosa avrebbe fatto se lui l'avesse presa in parola, accettando i suoi inviti più o meno espliciti?

    Sean si appoggiò allo schienale del divano di pelle, incrociando le braccia sul petto. «Sei arrivata qui alla Stellar armata fino ai denti, a quanto pare. Lincoln Castle. Il Brad Pitt delle soap opera.»

    «È un buon amico, ci conosciamo fin dai tempi dell'università, senza contare che io sono molto brava nel mio lavoro.»

    «Dovrai dimostrarlo ora più che mai, visto che la sua stella non è più luccicante come un tempo e che il suo tentativo di lasciare le soap per il grande schermo è miseramente fallito.»

    Fiona non si scompose. Non sorrideva più, ma le sue labbra erano ancora sollevate agli angoli e la sua espressione sembrava dire che lei sapeva qualcosa che lui ignorava.

    «A Linc piace recitare nelle soap e Flamingo Beach gli ha fatto un'offerta che non ha potuto rifiutare.»

    «Sì» replicò Sean, «è così contento di essere tornato alle soap che ha pensato bene di avvalersi della collaborazione di un'agente pubblicitario della tua fama.»

    Fiona non rispose alla provocazione. In effetti la maggior parte degli attori di soap opera si accontentavano di farsi seguire dagli addetti alle pubbliche relazioni che le case produttrici mettevano a loro disposizione, a meno che non avessero velleità di sfondare nel cinema o comunque di passare ai programmi della fascia serale.

    Solo quando ritenne che la pausa fosse stata lunga abbastanza da irritare il suo interlocutore, Fiona si decise a parlare. «Lincoln è molto ricercato, ma si dà il caso che in questo momento preferisca la sicurezza che gli deriva dalle soap. Tutto qui.»

    «Figuriamoci» commentò lui, poco convinto. Era stato sul punto di confessarle che sapeva tutto dei problemi che avevano costretto Castle a trascorrere qualche tempo in una clinica per il recupero dalle dipendenze e che era al corrente che nessuno, al di fuori dei produttori di soap delle quali era effettivamente l'attore più amato, era pronto a concedergli la possibilità di mettersi alla prova, ma non disse niente.

    Sean sapeva che cosa significava vedere la star per cui si lavorava precipitare dalla vetta e dover affrontare un disastro professionale dietro l'altro facendo l'impossibile per cercare di salvare il salvabile quando sui giornali appare la notizia che a questa stessa star piace la compagnia delle squillo o che l'attrice attempata che si avvia verso il viale del tramonto decide di occuparsi di politica rilasciando dichiarazioni da far raddrizzare i capelli. Nemmeno lui, per quanto bravo fosse, era riuscito a salvare la reputazione di tutti coloro che si erano avvalsi della sua collaborazione.

    Ora però, grazie al cielo, si trovava di nuovo sulla vetta. «Immagino che tu sappia che al momento mi occupo dell'immagine pubblicitaria di Lakota Lang.»

    «Ah.» Il sorriso le era tornato sulle labbra.

    «Non posso credere che Louis non abbia individuato un conflitto di interessi nell'assumerti tra le nostre fila.»

    «E perché avrebbe dovuto? Perché Lakota e Linc una volta andavano a letto insieme?»

    «Una volta andavano a letto insieme?» ripeté Sean in tono incredulo. «Quei due hanno fatto scintille insieme, lo sanno tutti» concluse accalorato.

    «Sì, è vero. La loro è stata una vera passione.» Fiona spostò lo sguardo sul soffitto e per un attimo assunse un'espressione sognante, poi nei suoi occhi scomparve ogni traccia di romanticismo mentre lei rientrava nei panni della spietata donna in carriera. «Non credi che sia conveniente per noi che siano tornati a recitare insieme? Immagina la pubblicità su cui potremo lavorare. Le possibilità sono infinite.»

    «Relative a che cosa? A come prima o poi riusciranno a farsi fuori a vicenda?» Sean scosse la testa. «Andrà a finire male, te lo dico io, e le tue aspettative rimarranno deluse.»

    «Sciocchezze.» Fiona si avvicinò alla scrivania e si sedette sul bordo mandando Sean su tutte le furie. Si comportava come se l'ufficio fosse suo, come se quello fosse il suo territorio. «Devi considerare il lato positivo della faccenda, Mac. Ci troviamo davanti a una miniera d'oro.»

    Mac? «Vedo che siamo già grandi amici» commentò lui in tono asciutto.

    «Ehi, tu dai una mano a me e io do una mano a te, è così che funziona.»

    Sean sorrise. «Questa mano, credi che potrebbe finire per...»

    «Sei proprio una canaglia» lo interruppe lei scuotendo la testa. «Stiamo parlando d'affari.»

    «Certo, infatti il tuo tono professionale e la tua timidezza lo hanno messo in evidenza.»

    Fiona lo osservò a lungo, studiando ogni suo movimento mentre si alzava dal divano. «A quanto pare hai deciso di mettermi in riga.»

    Se non proprio in riga, per lo meno gli sarebbe piaciuto metterla supina.

    L'ululato tornò a riecheggiargli in testa.

    Era proprio uno stupido.

    Non che qualche donna si fosse mai lamentata della sua libido esuberante né dei suoi eccessi. Sean amava le donne. Amava la loro pelle morbida che diventava scivolosa dopo aver fatto l'amore, amava i loro sospiri di piacere, i loro muscoli che si tendevano intorno a lui nel fremito della passione. Ogni tanto però gli capitava di chiedersi se, nel caso in cui fosse stato cresciuto in modo diverso, a quell'età non si sarebbe già trovato sposato, magari con qualche figlio, felice come i componenti delle famiglie della pubblicità.

    Meglio tornare a concentrarsi sul lavoro.

    Sean le passò accanto sfiorandola, sforzandosi di non lasciarsi inebriare dal suo profumo, poi si sedette sulla poltrona come a rivendicarne il possesso.

    Fiona lo seguì con lo sguardo, muovendo appena la testa. La sua espressione rimase insondabile. «Mi piacciono gli uomini che sanno il fatto loro e che vogliono mettermi alla prova. Faremo una bella squadra insieme.»

    «Io lavoro da solo.»

    Fiona si alzò, pronta ad andarsene. «Non è quello che ho sentito dire.»

    «Hai fatto ricerche su di me?» le chiese lui ridendo. «Non farò più l'errore di sottovalutarti.»

    Fiona si voltò alzando un dito. «E farai bene. Lo stesso vale per me. So che sei il migliore. Tre anni fa hai vinto il premio Guerrilla Marketer dell'anno indetto dalla rivista Brandweek con la campagna della Yum Gum. Niente male.

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