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Scandalo a San Francisco: Harmony Destiny
Scandalo a San Francisco: Harmony Destiny
Scandalo a San Francisco: Harmony Destiny
E-book140 pagine2 ore

Scandalo a San Francisco: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Per Jason Reagert l'ambizione è un fuoco che lo consuma e lo spinge a correre sulla strada del successo. È questo il motivo per cui ora si trova alla Maddox Communications di San Francisco: per un pubblicitario di grido è il massimo a cui si può aspirare. Con in mano una prestigiosa campagna per un'azienda molto in vista, Jason può dirsi arrivato, se non fosse per un fastidioso tarlo che lo tormenta e che risponde al nome di Lauren Presley, la splendida rossa con cui ha passato una notte di fuoco mesi prima. Dimenticarla è impossibile, soprattutto quando scopre un segreto che la riguarda e che potrebbe cambiare tutta la sua vita.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2017
ISBN9788858970980
Scandalo a San Francisco: Harmony Destiny
Autore

Catherine Mann

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Scandalo a San Francisco - Catherine Mann

    vita.

    Capitolo

    1

    San Francisco, quattro mesi dopo

    DIMENTICARE LAUREN PRESLEY era stato più difficile di quanto Jason Reagert avesse pensato lasciando New York. Ma fino a sessanta secondi prima ci si era messo d’impegno.

    Intorno a lui, nel locale alla moda, il tintinnio dei bicchieri, le voci concitate e la musica anni Ottanta raggiunsero un livello assordante. Alzò gli occhi dalla foto sul suo Blackberry sulla donna con cui aveva flirtato nell’ultima mezz’ora, quindi tornò a guardare l’immagine, appena pervenuta, di Lauren Presley che festeggiava il Capodanno.

    Una Lauren Presley inequivocabilmente incinta.

    Non gli capitava spesso di restare senza parole, dopotutto era considerato uno dei migliori professionisti nel campo pubblicitario. Ma adesso? Nella mente gli si creò il vuoto. Forse perché il suo cervello era stato invaso da visioni di quell’impulsivo incontro nell’ufficio di lei. Avevano forse concepito un bambino? Da allora, non aveva più parlato con Lauren; d’altronde, nemmeno lei l’aveva mai chiamato. Di sicuro non per annunciargli una gravidanza. Ammiccò un paio di volte, rimettendo a fuoco il locale.

    Studiò l’immagine sconvolgente che un collega di New York gli aveva appena inviato mentre pensava al modo migliore per contattare Lauren. Non aveva certo esitato a metterlo alla porta l’ultima volta che si erano visti.

    Qualcuno lo urtò alle spalle e Jason si girò per proteggere il Blackberry dalla ressa che affollava il locale su Stockton Street. Il Rosa Lounge era piccolo, originale e molto costoso. Trovandosi a un isolato di distanza, era il luogo di ritrovo abituale degli impiegati della Maddox Communications quando concludevano un grosso affare.

    Accentuò la stretta sul Blackberry. Quel giorno si trovavano lì in onore suo. Un pessimo momento per essere al centro dell’attenzione.

    «Pronto?» Celia Taylor gli fece schioccare le dita davanti alla faccia. «Pronto? Ci sei, Jason?»

    Lui si costrinse a concentrarsi su Celia, una collega. Grazie al cielo, non aveva ancora iniziato a bere il suo Sapporo. Ci mancava anche che il liquore gli confondesse ancora di più le idee. «Ci sono. Mi dispiace di averti trascurata.» Infilò il Blackberry nella tasca della giacca. «Posso offritene un altro?» domandò, indicando il suo bicchiere vuoto.

    Era stato sul punto di chiederle un appuntamento quando era arrivata la foto. Non c’era che dire, la tecnologia aveva un senso ironico del tempismo.

    «Mi basta questo.» Celia tamburellò con l’unghia contro il bicchiere di Martini. «Quella doveva essere una e-mail molto importante. Potrei sentirmi insultata dal fatto che non ho tutta la tua attenzione, ma in realtà sono soltanto invidiosa perché il mio cellulare tace.»

    Celia scosse la testa, facendo ondeggiare la chioma.

    Capelli rossi.

    Occhi verdi.

    Come Lauren. Dannazione. La scoperta fu come un pugno allo stomaco.

    Si era illuso pensando che, quella sera, si stava lasciando Lauren alle spalle, soltanto per tentare di agganciare l’unica rossa presente nel locale. Naturalmente, i capelli di Lauren erano in un rosso più scuro, ramato, e aveva curve più morbide, che aveva esplorato, rischiando di impazzire...

    Jason posò la sua bottiglia sul banco e guardò in direzione della porta, avendo preso una decisione. Doveva sapere. Ma non voleva nemmeno offendere Celia. Era una brava persona, e non meritava di fungere da ripiego. «Ti dispiace se mi allontano un momento? Devo assolutamente fare una telefonata.»

    Celia arricciò il naso, quindi si strinse nelle spalle. «Certo, fa’ pure. Ci vediamo dopo.» Lo salutò con un cenno della mano e si voltò verso un altro collega.

    Una mano sbucò dalla massa di corpi e lo agguantò per una spalla. Voltandosi, Jason si trovò davanti i capi della MC, i fratelli Maddox, Brock e Flynn.

    Flynn fece cenno ad altri dipendenti della MC di avvicinarsi e sollevò il suo bicchiere in un brindisi. «All’uomo del momento, Jason Reagert! Congratulazioni per aver conquistato un cliente come Prentice. Siamo orgogliosi di te.»

    «Al ragazzo d’oro» gridò Williams.

    «A Reagert, il migliore» brindò Gavin.

    «Alla sua inarrestabile ascesa» dichiarò Brock.

    Jason rimediò un sorriso di circostanza. Accaparrarsi il Prentice Group era stato sicuramente un grosso colpo, ma anche il momento particolare aveva avuto il suo peso nella conquista della più grossa ditta di abbigliamento del paese. Jason si era appena trasferito in California in autunno quando Walter Prentice aveva liquidato la sua società di PR per aver violato la clausola sulla moralità.

    Prentice, un uomo ultraconservatore, godeva fama di scaricare qualsiasi ditta se veniva a sapere che il suo capo ufficio clienti era stato visto su una spiaggia per nudisti o che un suo dirigente frequentava contemporaneamente due donne.

    «Oggi ho parlato con Prentice, il quale non ha mancato di tessere le tue lodi» disse Brock. «È stata una buona mossa quella di riesumare con lui episodi di guerra.»

    Jason fremeva dall’impazienza di raggiungere la porta. E, dannazione, non si era servito di quegli episodi di guerra per farsi bello. «Stavo soltanto conversando educatamente con il cliente.»

    Flynn sollevò il suo bicchiere. «Sei un eroe, amico. Il modo in cui tu e quella squadra di SEAL avete eliminato quei terroristi... epico.»

    Dopo il college, Jason aveva servito nella Marina per sei anni, con la qualifica di sommozzatore, specializzato nella disattivazione di ordigni esplosivi. Certo, aveva collaborato all’eliminazione di alcuni terroristi, aveva salvato qualche vita, ma come tanti altri. «Stavo soltanto facendo il mio dovere.»

    «Sei decisamente nelle grazie di Prentice» disse Brock. «Stai attento a non commettere errori e andrai lontano. Accaparrarsi la linea di abbigliamento Prentice non avrebbe potuto capitare in un momento migliore, con la Golden Gate Promotions che ci alita sul collo.»

    La Golden Gate era la loro principale rivale, un’altra agenzia pubblicitaria a gestione familiare, alla cui guida c’era ancora il suo fondatore, Athos Koteas. Jason era consapevole del pericolo rappresentato da quel rivale. Il posto alla Maddox era tutto per lui e l’avrebbe difeso con le unghie e con i denti.

    Dall’interno della giacca, il suo Blackberry ronzò di nuovo. Altre foto? Il suo amico gli stava inviando un’ecografia? Provò un vuoto allo stomaco. Gli piacevano i bambini e voleva avere dei figli.

    Un giorno o l’altro.

    Flynn gli si avvicinò. «Riteniamo che tu abbia messo a segno un colpo grosso, intervenendo con un tiro vincente dopo che quel povero fesso si è fatto licenziare.»

    «Non doveva farsi beccare su una spiaggia di nudisti» commentò Brock.

    Delle risatine si levarono dalla folla di dipendenti della MC. Jason si passò un dito lungo il colletto della camicia. Era proprio il momento di ricordare che Walter Prentice aveva diseredato la nipote perché si era rifiutata di sposare il padre del suo bambino. Prentice teneva fede al suo motto: La famiglia è tutto.

    L’unica cosa importante avrebbe dovuto essere il rendimento sul lavoro. Alla MC lui era stato già soprannominato il ragazzo d’oro, un titolo per conquistare il quale aveva lavorato sodo. La parola chiave? Sgobbare. Era arrivato in cima, deciso a liberarsi dell’etichetta di figlio di papà. Non avrebbe permesso che un’azione impulsiva di quattro mesi prima mandasse in fumo le probabilità di raggiungere il successo.

    Aveva rifiutato l’offerta allettante di entrare nell’agenzia pubblicitaria del suo vecchio preferendo invece frequentare il college con una borsa di studio. Dopo sei anni di servizio militare, si era messo in proprio nel mondo della pubblicità. A New York, però, aveva continuato ad avvertire l’influenza del padre che gli alitava sul collo. Accettando l’offerta della MC di San Francisco, aveva messo l’intero paese tra se stesso e l’ombra ingombrante del suo vecchio.

    Ebbe un’ispirazione.

    Appena fosse riuscito a filarsela dal Rosa Lounge, sarebbe saltato su un volo per New York. Entro la mattina, si sarebbe presentato alla porta di Lauren Presley per affrontarla faccia a faccia. Se il bambino era suo, lei avrebbe dovuto trasferirsi in California. Semplice.

    Le chiacchiere sarebbero cessate appena l’avesse presentata come la sua fidanzata.

    Il gelido vento di gennaio costringeva la maggior parte della gente in casa. Di solito, Lauren sarebbe stata nel suo appartamento a curare le piante. Ma il freddo l’aiutava a superare la nausea perciò, in quel momento, lavorava sul tetto e controllava le condizioni del giardino condominiale che aveva creato un paio di anni prima.

    In ginocchio, rincalzò il telo di plastica lungo i bordi mentre il rombo dei motori e i clacson annunciavano che la Grande Mela si stava svegliando. In inverno, la città era ridotta a una tavolozza di bianchi e neri, di grigi e marroni, e una brezza pungente soffiava dall’East River.

    Aveva lo stomaco sottosopra, e non soltanto per via del bambino.

    La sua amica Stephanie l’aveva chiamata in preda al panico per informarla che suo marito aveva sconsideratamente informato Jason della sua gravidanza, grazie a una foto scattata al party di Capodanno della settimana passata.

    E adesso Jason stava per arrivare a New York.

    Tutto il suo mondo stava andando in pezzi.

    Jason intendeva chiederle spiegazioni del bambino della cui esistenza lei si era dimenticata di informarlo e... oh, a proposito, la sua attività era sull’orlo del baratro.

    Lauren si appoggiò alla fontana di cemento, dove l’acqua era ridotta a una lastra di ghiaccio. Una settimana prima aveva saputo che il suo contabile, Dave, si era appropriato di mezzo milione di dollari, approfittando del fatto che lei era a casa in malattia. L’aveva scoperto solo quando aveva assunto una contabile a tempo determinato per sostituire Dave mentre lui era in vacanza. Adesso sapevano tutti che non sarebbe più tornato dal luogo esotico, qualunque fosse, dove si era rifugiato per godersi il denaro rubato.

    Si passò una mano sulla curva dell’addome. Un bambino che dipendeva in tutto e per tutto da lei, e lei aveva incasinato la propria vita. Che genere di madre sarebbe stata?

    La porta che dava sul tetto cigolò un attimo prima che una lunga ombra si allungasse sopra di lei. Capì prima ancora di vederlo che Jason era riuscito a trovarla. Il faccia a faccia era ormai inevitabile.

    Lauren

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