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La cameriera del milionario: Harmony Collezione
La cameriera del milionario: Harmony Collezione
La cameriera del milionario: Harmony Collezione
E-book155 pagine2 ore

La cameriera del milionario: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

La timida Molly Miller ce la mette davvero tutta per soddisfare le esigenze del facoltoso Salvo De Gennaro, ospite nella villa dove lavora, ma nulla sembra mai essere abbastanza per lui. Tuttavia, quando Salvo la trova in lacrime per essere stata ingiustamente rimproverata dalla padrona di casa, si preoccupa per lei e cerca di consolarla... regalandole l'esperienza migliore di tutta la sua vita!

La notte passata tra le braccia di Salvo si rivela subito un errore, uno sbaglio che le costa anche il posto di lavoro, eppure Molly non riesce a esserne pentita. E quando arriva il momento di cercare un nuovo impiego, lui le fa una proposta davvero irresistibile.
LinguaItaliano
Data di uscita21 dic 2020
ISBN9788830522800
La cameriera del milionario: Harmony Collezione
Autore

Sharon Kendrick

Autrice inglese, ama le giornate simili ai romanzi che scrive, cioè ricche di colpi di scena.

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    Anteprima del libro

    La cameriera del milionario - Sharon Kendrick

    successivo.

    1

    Salvo De Gennaro fissò le luci della villa mentre doppiava di corsa il capo. Il bagliore delle candele dietro le finestre della casa gli ricordava il Natale, ma lui non voleva pensare al Natale. Non quando mancavano ancora sei settimane.

    Intorno a lui le acque scure dell'Atlantico si frangevano sugli scogli, ma Salvo non riusciva a godere di tanta bellezza. Le labbra gli s'incresparono. Natale. Il periodo più brutto dell'anno. Il peggiore in assoluto.

    Rallentò il passo a una corsetta regolare mentre l'oscurità gli si addensava intorno sotto forma di una brumosa cortina grigia. La pioggia si era infittita e pesanti goccioloni avevano cominciato a sferzargli il corpo arroventato dall'esercizio fisico, ma lui neanche li notava.

    Correva perché doveva. Perché così era cresciuto, perché faceva parte di lui. Fatica e sudore intrecciati nel tessuto della sua giornata, ovunque si trovasse. Una disciplina che era parte del suo essere quanto il respiro e che l'aveva reso robusto, forte. A stento si accorgeva di avere la canottiera ormai incollata al torso, i pantaloncini aderenti alle cosce toniche.

    Stava pensando alla serata che lo aspettava, e non per la prima volta si domandò perché mai si fosse preso la briga di andare fin lì.

    Lo sai benissimo perché sei qui. Vuoi quell'appezzamento di terra, e la tua segretaria te l'ha detto chiaramente: Lord Avery è fatto a modo suo. Devi entrare nelle sue grazie, dunque devi rassegnarti a fermarti nella sua villa per un weekend, frequentarlo in un contesto rilassato. Allora, forse, riuscirai a convincerlo a parlare d'affari.

    Salvo abbozzò un sorriso truce. Certo, la villa di Lord Avery era magnifica, la posizione incredibile, allenarsi circondato dai flutti era spettacolare... ma dover cenare con quei due! L'idea non lo esaltava per niente. Non aveva alcuna voglia di essere gentile con una padrona di casa che gli aveva lanciato sguardi allusivi sin dall'istante in cui era arrivato, gli occhi accesi di una fame feroce alla quale era abituato, ma che gradiva sempre meno. A dirla tutta, ne era proprio disgustato.

    Inspirando a pieni polmoni una boccata di aria salmastra, Salvo virò soprappensiero verso la villa. Doveva ricordarsi di aggiungere altri due nomi all'elenco degli ospiti da invitare alla festa di Natale. Sospirò. Quella cerimonia ormai era una tradizione, la teneva ogni anno nella lussuosa tenuta che possedeva nelle Cotswolds, ma fosse stato per lui l'avrebbe evitata più che volentieri.

    Purtroppo la vita di società e gli affari imponevano regole che perfino lui doveva rispettare.

    Con il passare degli anni, aveva imparato a tollerare le festività e a fare tutto quello che ci si aspettava da lui. Seppelliva i dipendenti sotto una montagna di regali, immetteva ancora più denaro del solito nella sua fondazione, il ramo filantropico dell'impero che aveva creato, dava la sua famosa festa annuale e, subito dopo, volava a Napoli a trovare i genitori, perché era così che si comportava un bravo figlio, indipendentemente dall'età e dal successo. Tornava nella città che di solito evitava come la peste non perché non l'amasse, ma perché lì si erano infranti tutti i suoi sogni. Per lui casa sarebbe sempre stata il posto dove il primo Salvo, il vero Salvo era morto.

    L'uomo che era rinato da quelle macerie era una persona diversa. Una persona che non cedeva alle emozioni. Una persona che, grazie al cielo, non era più alla mercé dei sentimenti.

    Salvo accelerò per lo sprint finale mentre pensava ai suoi genitori. Sapeva già che l'avrebbero investito con la solita, inevitabile sfilza di domande.

    Come mai non ti sei ancora sposato? Fidanzato, almeno. Io voglio dei nipoti, forza, cosa aspetti? Non vedo l'ora di avere intorno tanti bei ragazzini dai capelli scuri da spupazzarmi e riempire di coccole, quand'è che me li darai?

    Sarebbe stato costretto a leggere la malinconia negli occhi della madre, e a trattenere l'unica, vera risposta.

    Mai, mamma. Non mi sposerò mai, men che meno ti darò dei nipoti.

    Ma perché toglierle ogni illusione?

    Avvicinandosi alla villa, Salvo rallentò.

    I padroni di casa erano fuori, in paese davano uno spettacolo, un allestimento amatoriale di Cenerentola, ma lui aveva declinato l'invito a unirsi a loro, preferendo tenersi qualche ora tutta per sé. Un bicchier d'acqua e via in camera, a godersi il suono piacevole della risacca contro gli scogli, magari in compagnia di un buon libro.

    Prima, però, era meglio asciugarsi.

    Affondando i denti in una goduriosa fetta di torta al cioccolato, Molly esalò un sospiro di sollievo. Finalmente! Stava morendo di fame. Non aveva avuto tempo di mangiare niente dopo la scodella di porridge ingoiata al volo a colazione. Aveva trascorso l'intera mattinata a strofinare come una pazza, mettendoci ancor più vigore del solito perché Lady Avery era tutta in fermento per il nuovo ospite.

    «È italiano» l'aveva avvisata. «E sai bene quanto siano precisi riguardo alla pulizia.»

    Di fatto no, Molly non lo sapeva. Ma a dire la verità, era più preoccupata del sottinteso che aveva colto nella voce di Lady Avery: non pulisci abbastanza.

    Ed ecco perché si era fatta addirittura in otto, come se i soliti quattro non bastassero! Aveva spolverato i lampadari mettendoci l'anima, passato l'aspirapolvere, si era persino messa ginocchioni per strofinare a mano i pavimenti, anche se ciò aveva comportato scorticarsi le dita.

    Una volta persuasa che tutto fosse lustro e splendente, aveva riempito di rose un vaso di bronzo e sistemato nella stanza degli ospiti, poi si era messa a sfornare biscotti e torte per un esercito. Infine era dovuta correre in città per un'ultima commissione.

    Al suo rientro era a pezzi, in compenso la villa era tirata a lucido come non mai.

    Gli Avery si recavano di rado in quella dimora, ed era proprio quello il motivo che l'aveva spinta ad accettare l'impiego come loro governante. Nessuna spesa per vitto e alloggio significava poter usare tutto lo stipendio per ripianare i debiti di suo fratello, con quegli interessi mostruosi che continuavano a farli lievitare.

    Certo, era dura sopportare la solitudine, e ancor più lo era tollerare il caratteraccio di Lady Avery e le sue richieste assurde, ma lei aveva davvero bisogno di quei soldi.

    Purtroppo l'imminenza del Natale stava rendendo tutto quanto ancora più difficile. Suo fratello le mancava da morire, e la preoccupazione per lui la divorava. Chissà cosa stava combinando, laggiù in Australia?

    Basta! Devi smetterla di rimuginare. Per il bene di entrambi.

    Dando un altro morso alla torta, Molly decise che era meglio concentrarsi sulle sue fortune. In fondo era un bene che i padroni avessero scelto di trascorrere le festività alla villa. Ogni volta che andavano lì invitavano ospiti interessanti e a lei capitava d'incrociarli, anche se solo per servire loro la cena o offrire un biscotto fatto in casa.

    C'erano stati politici, grandi attori di teatro, importanti uomini d'affari, perfino membri minori della famiglia reale.

    Mai prima d'allora, però, le era capitato di vedere Lady Avery così eccitata quanto lo era adesso per il magnate arrivato qualche ora prima. Un certo Salvo De Gennaro, italiano, ma che viveva a Londra.

    Appena dopo colazione, Molly era stata convocata nello studio. Al cospetto d'innumerevoli fotografie che la ritraevano da giovane, con un'espressione sognante e un filo di perle a conferirle un'aria regale, Lady Avery, con le labbra gonfie di botox, l'aveva fissata con uno sguardo inquisitore. Era evidente che non stava più nella pelle per l'arrivo dell'imprenditore, Molly se n'era accorta dallo sfarfallare frenetico delle palpebre e dalle guance arrossate.

    «Tutto pronto per l'arrivo del nostro ospite?»

    «Sì, Lady Avery.»

    «Bada che la sua biancheria da letto profumi di lavanda. E usa le lenzuola con il monogramma.»

    «Certo, Lady Avery.»

    «Ah, ora che ci penso... fai un salto in città, serve un piumino nuovo per il letto.»

    «Ma... intende oggi, Lady Avery?»

    «Ovviamente. Non vogliamo che il signor De Gennaro questa notte prenda freddo, ti pare?»

    «No, certo che no, Lady Avery.»

    Era stata proprio la corsa in città a farle perdere l'arrivo dell'ospite. E quando era rientrata, boccheggiante con lo scatolone del piumino d'oca di prima qualità, lui era già uscito. Solo la valigia aperta e un paio di indumenti abbandonati con negligenza sulla poltrona indicavano che la stanza era occupata.

    Dopo avergli rifatto il letto con il piumino nuovo, Molly aveva ripiegato gli abiti lasciati in giro. Un paio di jeans sbiaditi e un maglione di cachemire talmente morbido che, incapace di resistere, lei si era attardata ad accarezzare.

    Infine era scesa in cucina, sperando di riuscire a prendersi almeno un tè e una fetta di torta, visto che ormai l'orario del pranzo era passato da un pezzo.

    Era al terzo boccone quando udì il portone d'ingresso aprirsi e richiudersi con un tonfo, mentre una ventata d'aria gelida si insinuava sino a lì.

    Sentendosi improvvisamente osservata, Molly alzò gli occhi. Sulla soglia c'era un uomo.

    Il famoso milionario italiano, suppongo.

    Il cuore prese a batterle all'impazzata mentre lo osservava. Inzaccherato di fango e fradicio di pioggia, se ne stava lì calmo e perfettamente immobile, la canottiera e i calzoncini che gli aderivano al corpo come una seconda pelle, un maglione di lana legato intorno ai fianchi stretti. La pelle era olivastra, e il fisico...

    Molly scosse il capo.

    Non era da lei soffermarsi a rimirare un corpo maschile, ma quel corpo era a dir poco sensazionale.

    Deglutì a vuoto, la torta dimenticata. E ce ne voleva per farle dimenticare i dolci! Da sempre erano l'amore della sua vita, nonché la sua rovina. Eppure...

    Eppure non aveva mai visto un corpo come quello. Torace granitico, muscoli scattanti messi in risalto dalla canottiera aderente, fianchi stretti e cosce possenti fasciate da un paio di pantaloncini morbidi.

    E il viso! Occhi neri come una notte senza luna, labbra...

    Oddio.

    Molly deglutì di nuovo.

    Sensuali, piene, invitanti. Ma cos'era quella smorfia? Perché quella piega dura? Cosa esprimeva... disprezzo?

    Fu percorsa da un brivido. Ma certo che è disprezzo! Uomini così, dal fisico atletico e prestante, possono solo disdegnare una donna in carne come te. E oltretutto guardati, già scoppi fuori dall'uniforme e te ne stai qui a ingozzarti di torta. Cosa vuoi che pensi di te?

    Avvampando fino alla radice dei capelli, Molly si alzò di scatto e il pavimento prese a ondeggiarle sotto i piedi.

    «Io... mi perdoni, non mi aspettavo di avere compagnia» si affrettò a scusarsi.

    Il magnate guardò prima lei poi il piatto, ricoperto di briciole. «Vedo.»

    «Immagino che lei sia...» Un angelo bruno atterrato all'improvviso nella mia cucina? L'uomo più bello che abbia mai visto? Molly si sentì stringere il cuore. «... il signor De Gennaro, dico bene?»

    «Sì, sono io. Mi scusi, non era mia intenzione interrompere il suo spuntino.» La voce era sensuale quanto il corpo, calda, seducente.

    Molly avvertì l'impulso di spiegargli che non era affatto uno spuntino, ma un pranzo cui era approdata in

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