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Peccato d'amore: Harmony Destiny
Peccato d'amore: Harmony Destiny
Peccato d'amore: Harmony Destiny
E-book138 pagine1 ora

Peccato d'amore: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Clohe Miller, fiiglia del reverendo, lavora nella parrocchia del padre. Da quando è iniziata l'opera di restauro della chiesa, ha quindi l'occasione incontrare molto spesso Thad Shippen, lo scultore incaricato dei lavori. Sarà il fascino del proibito, sarà la sua aria di bello e dannato, o sarà perché le ha salvato la vita ... fatto sta che Clohe perde la testa per lui. Ma non sarà facile vivere serenamente questa esperienza, perché...
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2016
ISBN9788858952931
Peccato d'amore: Harmony Destiny
Autore

Anne Marie Winston

Nata in Pennsylvania, ha iniziato a leggere romanzi rosa tanto, tanto tempo fa e ancora stenta a credere che ora qualcuno la paghi per leggerli e scriverli!

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    Anteprima del libro

    Peccato d'amore - Anne Marie Winston

    successivo.

    1

    Wow!

    Chloe Miller restò di stucco, lo sguardo fisso oltre la finestra del suo ufficio nella chiesa della Pennsylvania dove lei era impiegata come assistente amministrativa. Aveva rivolto gli occhi al cielo d'aprile, nella speranza di vedervi il sole e non il solito acquazzone, ma aveva trovato la visione del paesaggio oltre i vetri oscurata dal corpo di un uomo, arrampicato sopra una scala e intento a lavorare con le braccia sopra la testa.

    Le sue mani si bloccarono sulla tastiera e con il fiato corto emise uno strozzato «Oh oh» mentre i tonici pettorali dell'uomo si allungavano e si flettevano.

    Il torace maschile, nudo, era asciutto, abbronzato e ben equipaggiato di muscoli. Goccioline di sudore erano intrappolate nella peluria ricciuta e bionda che ricopriva il petto, lo stomaco per scomparire sotto la cinta di un paio di jeans che evidenziavano la sua virilità con divina e sconcertante sconcezza.

    Chloe ebbe quasi un mancamento.

    E così, quello era l'esperto restauratore e incisore che il consiglio della chiesa aveva assunto per rinnovare l'antica e mal ridotta facciata dell'edificio sacro. Sembrava quasi che qualcuno avesse scolpito lui.

    «Certe cose non dovrebbero essere permesse» mugugnò fra sé e sé, staccando a fatica lo sguardo dalla finestra.

    Il fatto di non aver visto l'uomo in volto non contava. In realtà, non le capitava molto spesso di fantasticare su un fisico maschile, sia pur scultoreo... anzi, a ben pensarci, non ricordava di aver mai perlustrato così attentamente il corpo di un uomo prima d'ora.

    «Mi sa che sento la primavera» si disse, ragionando su quanto fosse limitata la sua esperienza con l'altro sesso in confronto alle ventiseienni, sue coetanee, che conosceva. «O forse sono semplicemente troppo presa dal mio lavoro per pensare agli uomini» si corresse.

    Il suo sguardo scivolò di nuovo in direzione della finestra, apprezzando distrattamente il torace maschile in esposizione, mentre la mente vagava. Chissà se quell'uomo svolgeva anche lavori di carpenteria. In tal caso, quando lei fosse riuscita a realizzare il suo sogno di aprire una scuola materna, si sarebbe potuta rivolgere a lui per far fissare alle pareti dell'edificio solide mensole e delle librerie che i bambini non si sarebbero potuti accidentalmente tirare addosso.

    Era indispensabile prendere delle misure precauzionali quando si aveva a che fare con dei bimbi piccoli...

    Con la fantasia, Chloe poteva già vedere le stanze in disuso nei seminterrati della chiesa tutte pulite e attrezzate di tavolini e sedioline, le pareti adorne di materiale didattico e di mensole piene di giocattoli pronti per essere esplorati da tante adorabili manine.

    Ci sarebbe stato un grande tappeto colorato per l'ora delle favole, pensò mentre il suo sguardo seguiva la linea di peli ricciuti che partivano dal torso del restauratore fino a sotto la cintola.

    Ripercorse il cammino a ritroso, salendo fino alle spalle possenti e poi alla mascella ispida, unico particolare del viso che riusciva a scorgere sotto il cappellaccio da lavoro...

    Oh, santo cielo, la stava guardando!

    Chloe distolse di scatto lo sguardo dalla finestra e lo concentrò sulla tastiera. Una vampata di calore le colorì le guance. Che stupida! Sarò sembrata una mangiauomini, si rimproverò. Lo avrò messo in imbarazzo.

    Un minuto dopo, azzardò un altro sguardo verso la finestra.

    L'uomo era sceso di un piolo o due. Una massa disordinata di riccioli striati d'oro costretti sotto un cappellino da baseball gli nascondeva il viso, ma si capiva benissimo che la stava fissando, e prima che Chloe potesse reagire, lui sollevò una mano e la salutò, esponendo una dentatura smagliante mentre rideva fragorosamente. Il suono penetrò il vetro, raggiungendo le sue orecchie brucianti mentre lei tentava di ignorare la vampata di calore e si accaniva sulla tastiera con inutile vigore.

    Non lo avrebbe più guardato, si ripromise.

    Ma non poté impedire alla sua mente di rifocalizzarsi, a colori vividi, su quell'uomo incorniciato dalla finestra. Non conosceva il suo nome, per lo meno non il suo nome di battesimo, ma supponeva si dovesse trattare dello Shippen della ditta Shippen Restauri e Incisioni sul contratto che lui aveva firmato.

    Correva voce che si trattasse di un tipo ribelle e indisciplinato, il tipico ragazzaccio del posto. Sebbene non ricordasse nessun pettegolezzo in particolare, la faccia che avevano fatto i parrocchiani quando avevano saputo chi avrebbe dovuto svolgere i lavori di restauro della facciata era stata più che eloquente.

    La signorina Euphorbia Bates, che aiutava a ripiegare i foglietti per la funzione domenicale, aveva corrugato la fronte alla notizia. «Un demonio, ecco qua. Scommetto che non c'è stata una sola ragazza che lui abbia desiderato e che gli abbia detto di no.»

    Una volta al mese, Chloe si era offerta di prendere appunti durante la riunione del consiglio degli anziani. Suo padre, il pastore, aveva quasi avuto un colpo apoplettico quando era stato proposto il nome di Shippen. «È un seduttore di fanciulle innocenti» aveva pronunciato in tono sinistro.

    «Dio giudicherà ciascuno di noi, quindi a che serve giudicarci a vicenda?» aveva sentenziato Benton Hastings, l'anziano incaricato di raccogliere le offerte per il lavoro. «Questo giovanotto è un abile incisore, preciso e professionale, il compenso che richiede penso sia onesto.»

    «Le vie del Signore sono infinite» aveva aggiunto Nelda Biller. «Forse noi siamo stati prescelti per essere il suo strumento di salvezza.» Nelda aveva una propensione a pronunciare cristiane banalità, e prima che l'anziana donna avesse avuto il tempo di dilagare, Benton Hastings aveva approfittato di una pausa per proporre: «Lo mettiamo ai voti?».

    E così, la Shippen Restauri e Incisioni aveva ottenuto il lavoro di restauro della facciata della chiesa, nonostante gli oscuri mugugni del suo pastore.

    Chissà a che cosa aveva voluto alludere, di preciso, suo padre...

    Il rumore della porta del suo ufficio che si apriva la riportò al presente. D'istinto, riprese a digitare, stampandosi sulle labbra un sorriso di circostanza. «Buongiorno, posso esserle... d'aiuto?»

    La frase languì in un improvviso silenzio, e le dita di Chloe si bloccarono sulla tastiera quando lei capì a chi si stava rivolgendo.

    Era Shippen, la Meraviglia seminuda, che ora aveva avuto la decenza di indossare una maglietta. Si era tolto il cappellino e, mentre gli indirizzava il primo vero sguardo in viso, Chloe quasi cadde dalla sedia per lo shock.

    Lui!

    Oh, era terribile. Era da tre anni che pensava a quel ragazzo, da quell'impetuosa serata di ribellione in cui aveva avuto un contatto fin troppo intimo con quel tipo.

    Ma non aveva mai immaginato di poterlo rincontrare. E poi, Geiserville era sì una piccola comunità, ma lei si muoveva in una cerchia di persone ancora più ristretta, composta, per la maggior parte, dai parrocchiani di suo padre. Era piuttosto difficile che lei si imbattesse in un rinomato playboy, a meno che non gli avesse dato deliberatamente la caccia.

    Il che non sarebbe mai accaduto. Shippen era un tipo senza scrupoli, di bassa moralità. Esattamente il genere d'uomo che lei evitava come la peste.

    «Salve. Sono Thad Shippen. Sono la faccia abbinata al corpo che stava fuori della sua finestra.» La sua voce era suadente e chiaramente divertita. Era lì fermo e le stava sorridendo con quell'inconfondibile interesse maschile che non sfuggì all'occhio di Chloe.

    Ma ciò che la stupì fu che evidentemente non l'aveva minimamente riconosciuta.

    Non si ricordava di lei!

    Be', di certo non era quello il momento di rammentarglielo.

    Lo guardò di nuovo, arrossendo fino alla radice dei capelli. Non riusciva a sostenere il suo sguardo, così preferì concentrare la sua attenzione su un punto non meglio definito oltre al testa del suo interlocutore.

    Le guance dovevano essere ancora paonazze, ma Chloe cercò di stamparsi sul viso quel suo sorriso di circostanza, fingendo che si trattasse di un normale incontro. «Sono Chloe Miller. Se ha bisogno di qualunque cosa, me lo faccia sapere, e io provvederò, come posso, a soddisfarla.»

    «Qualsiasi cosa?»

    Lei lo guardò di nuovo, sconcertata dall'allusione, e si accorse che lui stava sorridendo, un sorriso di assenso che le sconcertò ogni cellula del corpo. Sembrava divertito e gli angoli dei suoi occhi si incresparono mentre il suo sorriso si allargava.

    Aveva degli occhi stupendi. Gli occhi erano un particolare che colpivano sempre l'attenzione di Chloe. In quel caso specifico, non sarebbero mai passati inosservati. Erano azzurri, di una intensa sfumatura cerulea che spiccava sul suo viso abbronzato. La prima volta che si erano incontrati era buio, e poi non lo aveva più rivisto di giorno, alla luce del sole, così non aveva subito la potenza di quello sguardo trasparente come il ghiaccio.

    «Le serve qualcosa?» insistette, ignorando il suo ghigno sornione.

    Lui annuì, senza smettere di sorridere. «Posso usare il telefono?»

    «Certamente. Venga da questa parte.» Gli fece cenno di girare attorno alla sua scrivania e gli porse l'apparecchio.

    Thad Shippen appoggiò comodamente un fianco contro l'angolo della scrivania e sollevò il telefono. I suoi jeans erano quasi bianchi tanto erano sdruciti. Il tessuto aderiva attorno ai suoi fianchi. Attraverso un buco lungo la cucitura, lei intravide una minuscola porzione di pelle abbronzata. Distolse velocemente lo sguardo, mentre il suo stomaco si contorceva come quello di un'adolescente in piena crisi ormonale.

    L'avrebbe riconosciuta? Sperava ardentemente di no. Il ricordo della sera in cui l'aveva conosciuto ancora la imbarazzava. Se lui avesse rivangato quel ricordo, lei ne sarebbe morta.

    Mentre componeva il numero e parlava con il più grosso fornitore di materiali per l'edilizia del luogo, lei lo osservò attentamente. Non aveva lineamenti da star del cinema, ma il suo naso diritto e la mascella quadrata gli conferivano un'aria aggressiva e decisamente maschia. Il labbro inferiore era carnoso e sensuale, quello superiore più sottile e con gli angoli leggermente ricurvi all'insù, come se fosse perennemente divertito del mondo. Tutto questo, combinato a una fronte spaziosa che invitava la mano di una donna alla carezza, e a quegli occhi incantatori, lo rendeva un tipo dal fascino molto pericoloso. Adesso capiva perché nessuna ragazza gli avesse mai resistito.

    Thad abbassò il ricevitore e stiracchiò con indolenza la snella figura, sorridendole. Doveva essere per lo meno un metro e novanta, notò lei. E tutto muscoli, le

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