Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Una domenica d'estate (eLit): eLit
Una domenica d'estate (eLit): eLit
Una domenica d'estate (eLit): eLit
E-book328 pagine4 ore

Una domenica d'estate (eLit): eLit

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Storm front 1

Una tranquilla domenica d’estate, l’abituale passeggiata nel bosco dietro casa e per Carolina North è come essere proiettata all’improvviso nella trama di uno dei suoi romanzi polizieschi di successo. Si rende, infatti, conto di essere testimone casuale di un delitto. Come se non bastasse un tornado sconvolge non solo la cittadina di Bordelaise dove Cari vive, ma anche la sua esistenza. Lei, dopo aver perso la casa e tutta la famiglia, deve anche pensare a proteggere la sua vita e ad assicurare l’assassino alla giustizia. Il destino le viene in soccorso sotto le affascinanti spoglie di Michael Boudreux, un milionario che si è fatto da sé e non esita a fare propria la sua causa. Con l’aiuto di Mike, Cari può sperare di smascherare l’assassino e forse anche di ritrovare, nell’amore, la gioia di vivere.
LinguaItaliano
Data di uscita31 lug 2018
ISBN9788858991220
Una domenica d'estate (eLit): eLit
Autore

Sharon Sala

"Ho cominciato a scrivere per me stessa racconta Sharon poi ho capito che le mie storie erano catartiche anche per chi le leggeva." Così, dopo una vita molto travagliata, ha conquistato le lettrici di tutto il mondo. "Perché il successo nasce dentro di noi."

Leggi altro di Sharon Sala

Correlato a Una domenica d'estate (eLit)

Titoli di questa serie (1)

Visualizza altri

Ebook correlati

Narrativa romantica di suspense per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Una domenica d'estate (eLit)

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Una domenica d'estate (eLit) - Sharon Sala

    successivo.

    1

    Il sudore inondava la fronte di Lance Morgan, nonostante il vento sempre più forte, mentre continuava a scavare nel terreno fangoso dei boschi nelle vicinanze di Bordelaise, Louisiana.

    L'auto a noleggio, che Austin Ball aveva usato per andare laggiù, era a breve distanza. Lance preferiva non guardare il corpo che aveva intenzione di seppellire, arrotolato nel tappeto alle sue spalle, né pensare al fatto che la sua bis-bis-bisnonna aveva salvato quello stesso tappeto dagli yankee durante la guerra di secessione.

    Ciò che aveva fatto non poteva disfarlo... e quella era la metafora della sua vita. Era proprio ciò che aveva fatto all'inizio di tutta la storia che lo aveva cacciato in quel pasticcio.

    Piantò di nuovo la pala nella melma della Louisiana, sollevò un'altra palata di terra e la gettò sul mucchio sempre più alto, mentre ripensava all'errore che aveva commesso, e che lo aveva portato a quella conclusione.

    Prendere denaro a prestito da uno strozzino di Chicago, Dominic Martinelli, e usare la tenuta di famiglia, Morgan's Reach, come garanzia, era stato rischioso. La tenuta apparteneva alla famiglia Morgan da più di duecento anni, e rendersi responsabile della sua perdita semplicemente non era accettabile. Non poteva farsi conoscere da tutti come il Morgan che aveva sperperato il patrimonio della famiglia.

    Al principio non aveva avuto problemi a rispettare le scadenze, ma poi il cattivo tempo e la diminuzione dei prezzi dei prodotti agricoli avevano fatto sì che cominciasse a rimanere indietro con i pagamenti. Aveva cercato scuse, mandato e-mail che promettevano denaro che non era mai arrivato. Prima ancora di rendersene conto, si era trovato in arretrato di sei mesi.

    Il giorno precedente aveva ricevuto una telefonata da Austin Ball, dello studio Meacham & Ball, che rappresentava Martinelli. L'avvocato Ball lo informava che gli avrebbe portato alcuni documenti da firmare, e Lance aveva immaginato che si trattasse semplicemente di un prolungamento del prestito in corso.

    Aveva preparato il pranzo per due: insalata, panini all'aragosta e i suoi biscotti preferiti, comprati alla pasticceria in paese. Aveva perfino portato su dalla vecchia cantina una bottiglia di vino e tirato fuori le migliori porcellane e cristallerie di sua madre, per servire l'ospite.

    Ball era arrivato in orario, al volante di una macchina a noleggio nera, sudando copiosamente nel completo grigio.

    Lance aveva tratto qualche soddisfazione dal disagio dell'avvocato. Qualunque sciocco avrebbe dovuto sapere che non era il caso di indossare un completo di lana in Louisiana nel mese di settembre.

    Era stato solo dopo pranzo che Ball aveva annunciato l'intenzione di Martinelli di reclamare il saldo della somma dovuta e aveva tirato fuori i relativi documenti, anziché quelli che Lance si era aspettato.

    La sua incredulità era stata palpabile. Sconvolto, con il cuore che gli martellava nel petto, le mani sudate, Lance aveva proposto una soluzione logica: una dilazione. La sua richiesta era stata rifiutata, con la scusa della crisi economica. Era stato allora che Lance aveva supplicato. E quando anche quella risorsa era fallita, aveva perso la testa.

    Nel momento in cui Ball gli aveva voltato le spalle per prendere la borsa portadocumenti, Lance aveva agguantato la mazza da baseball che era appesa alla parete della biblioteca fino dai giorni del liceo e aveva colpito l'avvocato alla nuca con lo stesso impegno di quando aveva battuto il fuori campo che aveva determinato la vittoria nel campionato di contea, durante il suo ultimo anno di scuola superiore.

    Quel colpo aveva chiuso la partita. Questo aveva messo fine alla vita di Austin Ball. L'avvocato era caduto senza emettere un suono. Anche se era a terra, e benché fosse evidentemente morto, Lance aveva continuato a colpire. Quando aveva recuperato la ragione, praticamente ogni osso del corpo di Ball era rotto, e c'era sangue dappertutto.

    Era stato allora che lo aveva colto il panico.

    Aveva lasciato cadere la mazza vicino al corpo, aveva arrotolato l'uno e l'altra nel tappeto su cui Ball era caduto e aveva trascinato il fagotto fuori dalla casa, e poi dentro la macchina con cui Ball era arrivato.

    Ancora in uno stato di isterismo, e temendo che sopraggiungesse qualcuno da un momento all'altro e lo sorprendesse in quel carnaio, Lance si era precipitato in casa e aveva cominciato a pulire le chiazze di sangue. Con un occhio all'orologio, si era strappato di dosso tutti gli indumenti e li aveva gettati in lavatrice. Poi, nudo, era corso in camera da letto a rivestirsi. Pochi minuti dopo era sull'auto a noleggio e percorreva una stretta strada di campagna a una sola corsia che portava nei boschi dietro la casa.

    Aveva bisogno di nascondere il corpo, e benché non avesse mai scavato una buca più profonda di quanto era necessario per piantare dei bulbi di fiori, stava per scavare la sua prima tomba.

    E adesso eccolo là, quasi un'ora dopo, a lottare contro il panico e il rimorso. Le mani gli bruciavano. Di sicuro gli sarebbero venute le vesciche. La schiena gli doleva e il cuore batteva così forte che temeva di poter avere un infarto e morire nella tomba che stava scavando per Austin Ball.

    Quando una folata di vento sollevò un turbine di foglie morte, facendole volare attraverso la foresta in direzione del punto in cui stava scavando, Lance guardò il cielo. Il temporale che era nelle previsioni stava arrivando.

    «Figlio di puttana» brontolò, e scavò con maggiore lena.

    Si stava facendo buio. L'uragano che imperversava sul Golfo li avrebbe mancati, ma evidentemente aveva provocato una forte perturbazione. Doveva seppellire il corpo di Ball prima che cominciasse a piovere o, con il suolo fangoso della Louisiana, e per di più appena sopra il livello del mare, c'era il rischio che riaffiorasse.

    Piantò la pala nel terreno. Proprio mentre stava per gettare sul mucchio un'altra palata di terra, sentì quello che sembrava un ansito, poi un grido. Il suono fu così inaspettato che Lance quasi morì di paura. Si voltò di scatto, terrorizzato, poi fissò incredulo la persona che era comparsa.

    Carolina North si sentì drizzare i capelli mentre strofinava insieme il pollice e l'indice, spalmando fra i polpastrelli una goccia che aveva trovato sulle foglie di cui era cosparso il terreno della foresta. La sua passeggiata mattutina aveva preso una piega sorprendente.

    Era sangue!

    Vedeva le piccole macchie rosse già da qualche tempo, ma non aveva pensato che fossero qualcosa di diverso dai normali colori autunnali. Ora la chiazza rosso vivo aveva assunto un significato più sinistro.

    La domanda successiva era: si trattava di sangue animale o umano?

    Essendo una scrittrice di romanzi gialli di successo, era naturale che volesse conoscere la risposta, e il solo modo per riuscirci era seguire la traccia.

    Lanciò uno sguardo al cielo, dove le nuvole si infittivano, promettendo un tempaccio. Era probabile che i venti periferici di un uragano sfiorassero la costa delle Louisiana in giornata, benché, secondo le previsioni dei metereologi, il peggio della tempesta dovesse passare più a sudovest, colpendo Galveston, in Texas.

    Carolina era dispiaciuta per Galveston, ma sinceramente contenta che quell'uragano mancasse la sua zona. Tuttavia, con un tempo così perturbato poteva succedere qualunque cosa.

    La mossa più intelligente sarebbe stata girare sui tacchi e andare a casa prima che piovesse a dirotto. Ma la coscienza non glielo permise. Poteva trattarsi di qualcuno che, facendo come lei una passeggiata, si era ferito, e adesso vagava fra i boschi e i bayou in cerca d'aiuto. Che genere di persona sarebbe stata se avesse ignorato la possibilità di soccorrere qualcuno?

    Si fermò per orientarsi, benché non fosse lontana dalla casa in cui viveva con gli anziani genitori. Se si fosse imbattuta in un animale ferito, che poteva diventare pericoloso, aveva bisogno di sapere da che parte dirigersi per cercare rifugio.

    Con una punta di ansietà, Cari proseguì, sebbene il vento diventasse più forte e la traccia di sangue fosse quasi sparita. Stava per tornare indietro e correre a casa quando si imbatté in una piccola radura. Era un luogo familiare, in cui aveva giocato innumerevoli volte da bambina.

    Sulle prime tutto quello che vide fu una macchina nera che non conosceva. Poi fece qualche passo verso destra e si accorse di un uomo, in piedi in una buca profonda che stava scavando.

    In pochi secondi riconobbe Lance. Era un ragazzo con cui era cresciuta... un uomo con cui era stata fidanzata fino a quando non l'aveva sorpreso a letto con una spogliarellista di Baton Rouge.

    Lo osservò per un momento, notando i movimenti frenetici con cui scavava.

    Che cosa diamine...?

    Prima che potesse chiamarlo e annunciare la propria presenza, una forte folata di vento sollevò un angolo di quello che, sulle prime, Cari aveva scambiato per un fagotto di stracci. Quando vide il viso e una spalla del corpo insanguinato di un uomo, si rese conto che aveva trovato l'origine delle gocce di sangue.

    E poi, di colpo, capì.

    L'uomo era morto. E la buca che Lance stava scavando era una tomba.

    Prima di riflettere, urlò, e per pochi, sconvolgenti secondi, si trovò a guardare negli occhi un assassino. Che si trattasse di Lance Morgan, suo vicino e amico d'infanzia, sembrava impossibile.

    Lo sentì gridare il suo nome, e quando lui fece per uscire dalla buca l'istinto le disse di fuggire.

    Un attimo dopo stava correndo verso casa più velocemente che poteva, senza voltarsi indietro. Ora aveva il vento alle spalle, che la spingeva a correre sempre più forte. Le foglie, strappate dagli alberi, le turbinavano intorno in una bufera di rossi e gialli. Il vento faceva crepitare i rami degli alberi con suoni così secchi che lei continuava a pensare che qualcuno le stesse sparando. Inciampò e cadde in ginocchio, ma si riprese rapidamente e balzò di nuovo in piedi. Dopo un'occhiata frenetica da sopra la spalla per assicurarsi che Lance non le fosse alle calcagna, ricominciò a correre.

    Nel disperato tentativo di avvertire le autorità prima che lui la raggiungesse, tirò fuori il cellulare mentre correva, con l'intenzione di chiamare il 911, ma non c'era segnale. Incolpando il basso livello del terreno e la tempesta incombente continuò a correre, pregando per un miracolo.

    A ogni secondo che passava immaginava di sentire i passi di Lance alle sue spalle e temeva che da un momento all'altro l'avrebbe raggiunta e sopraffatta. Quando una forte folata di vento sollevò all'improvviso un ramo morto, mandandolo a urtare contro un suo tallone, si tuffò in avanti, certa di essere stata raggiunta. Urlando e scalciando, rotolò sulla schiena decisa a non morire senza lottare, solo per trovarsi a battagliare con un ramo che era rimasto impigliato nell'orlo dei suoi jeans.

    Se ne liberò e si rimise in piedi, cercando disperatamente di raggiungere casa sua, senza più pensare al cellulare, che le era scivolato di tasca quando era caduta.

    Lance urlò il nome di Cari mentre balzava fuori dalla tomba scavata a metà, solo per inciampare subito dopo sul corpo avvolto nel tappeto.

    Ancora una volta Austin Ball gli aveva messo i bastoni fra le ruote. Quando riuscì a rialzarsi, Cari era sparita.

    Lance schizzò fra gli alberi con la pala in mano, precipitandosi fra i cespugli del sottobosco senza curarsi delle conseguenze sulla sua pelle nuda. Doveva fermarla. La sua vita e Morgan's Reach dipendevano da questo. Ma si rese conto con orrore crescente che Cari gli era sfuggita. Conosceva quei boschi quanto lui, e forse meglio.

    Ora aveva di fronte un dilemma. Cari avrebbe chiamato la polizia locale, ne era certo. Aveva un solo modo per tirarsi fuori da quel pasticcio, ed era negare tutto ciò che lei avrebbe detto. Il che significava che non poteva seppellire il corpo di Austin Ball nella buca che aveva scavato, poiché senza dubbio lei avrebbe portato là le autorità a cercarlo.

    Imprecando con quanto fiato aveva, tornò di corsa alla buca. Il vento minacciava di strappargli gli abiti di dosso mentre si precipitava nella radura. Vide con orrore che il corpo di Ball era stato completamente scoperto, e la vista dell'uomo disteso sulla schiena nel mezzo del tappeto passato di generazione in generazione nella sua famiglia, ora inzuppato di sangue, era raccapricciante.

    In preda al panico, cominciò a riempire la buca che aveva appena scavato. La pioggia avrebbe pareggiato il terreno, perciò anche se Cari avesse portato là le autorità, non ci sarebbe stato nulla da trovare.

    Le prime gocce stavano cominciando a cadere quando gettò sulla buca l'ultima palata di terra. Appoggiò la pala alla macchina nera. Ora che la buca era riempita, doveva ancora liberarsi dal corpo. Con mani tremanti lo arrotolò di nuovo nel tappeto, poi se lo caricò sulla spalla e prese la pala. Aveva bisogno di trovare un altro posto per nascondere ciò che aveva fatto, ma questo significava addentrarsi maggiormente nella foresta... più lontano da casa e più vicino ai bayou.

    Non aveva il tempo di raggiungere le paludi e servirsi degli alligatori per liberarsi del corpo. Doveva seppellirlo. Ma se si addentrava nella foresta, non avrebbe potuto usare la macchina.

    Borbottando un'imprecazione, strinse i denti e si inoltrò fra gli alberi, barcollando di tanto in tanto e lottando contro il peso morto del corpo di Austin Ball e contro la violenza del vento.

    Ma dove nascondere il cadavere in modo che Cari e la polizia non lo trovassero? Dove poteva scavare un'altra fossa che non venisse localizzata?

    Non trovò una risposta fino a quando non superò un punto di riferimento familiare... un vecchio ceppo di cipresso. Suo nonno raccontava storie di come un tempo il bayou giungeva fin là, prima che venissero costruiti canali e argini attorno a Bordelaise. Nel momento in cui vide il ceppo, ricordò che cosa c'era poco oltre.

    Il fatto che, all'improvviso, aveva una soluzione per il suo problema rese il peso più leggero e il cammino più facile.

    Cari sentiva le gambe tremanti per la fatica e un dolore al fianco, ma non poteva fermarsi. Non aveva modo di sapere quanto era vicino Lance, alle sue spalle, ma si ripeteva che sarebbe stata in salvo quando fosse arrivata a casa. Là avrebbe trovato suo padre e sua madre, e anche sua cugina, Susan, che era arrivata da Baton Rouge solo il giorno prima per una breve visita. Di là avrebbe chiamato le autorità.

    Il vento stava diventando più forte e il cielo più scuro quando sbucò dagli alberi sulla piccola altura che sovrastava la sua casa. Quando scorse il granaio e gli altri edifici accessori, e più distante la vecchia casa colonica, rabbrividì per il sollievo.

    Ce l'aveva fatta.

    Fu allora che le prime gocce di pioggia, dure e fredde, le colpirono il viso. Prese a correre giù per il pendio, lottando contro il vento, sotto un cielo sempre più cupo. In lontananza vide Tippy, il cane di famiglia, correre verso il granaio con la coda fra le gambe. Le galline che di solito becchettavano in giro per il cortile erano sparite.

    A quel punto, Cari fu colpita dall'idea che il temporale doveva preannunciarsi violento, se gli animali cercavano rifugio, e quel pensiero la spinse a correre ancora più rapidamente.

    Fu solo quando raggiunse il cortile, lottando contro il vento per salire i gradini dell'ingresso principale che sentì sua madre urlare. Il panico nella voce di Maggie North la spinse ad affrettarsi disperatamente per entrare. Non poteva vedere la tromba d'aria che i suoi avevano scorto tuffarsi all'improvviso dal cielo, sbucando fra le nuvole, dall'altra parte della casa. Non poteva vedere tutti correre verso la porta posteriore, mentre lei cercava di entrare da quella principale.

    Aveva la mano sulla maniglia quando il tornado colpì.

    In pochi attimi il tetto era stato strappato via dalla casa e stava vorticando sopra la sua testa. Poi la tromba d'aria se lo portò via, assieme all'urlo di Cari. La porta di casa, divelta dai cardini, la colpì al petto, gettandola all'indietro. L'ultima cosa che vide fu la grossa scheggia di una trave che inchiodava suo padre contro una parete.

    Poi tutto divenne nero.

    Cari si svegliò bloccata sotto parte del tavolo della sala da pranzo, contro un pezzo di muro, con la pioggia che le martellava il viso. Lottò debolmente per liberarsi dalle macerie, ma il movimento acuì il dolore, e svenne.

    La volta successiva in cui aprì gli occhi la pioggia era cessata e poté vedere delle chiazze di cielo azzurro sopra di sé.

    Per qualche secondo, tutto quello che riuscì a pensare era che non poteva vedere il cielo dal suo letto. Poi si rese conto di dov'era e ricordò che cos'era accaduto. Per due volte in un solo giorno aveva visto un uomo morto. Uno era uno sconosciuto. Il secondo era suo padre, ed era stata costretta a vederlo morire.

    Sopraffatta da un'ondata di sofferenza, cominciò a piangere.

    «Papà! Papà!» urlò, pregando di essersi sbagliata... supplicando Dio di restituirglielo. Ma nessuno rispose alle sue grida.

    Passò molto tempo prima che si accorgesse del silenzio innaturale. Anche se la tempesta era passata e il vento si era calmato, l'assenza di qualunque suono era paurosa. Non si sentiva il cinguettio di un uccello, il chiocciare di una gallina... neppure i guaiti gioiosi di Tippy che inseguiva gli scoiattoli che abitavano sulle querce del cortile. La sola cosa che udiva era il pulsare irregolare del sangue nelle orecchie. Spinta dal panico e dal bisogno di trovare il resto della sua famiglia, riprese ad allontanare i detriti nello sforzo di liberarsi.

    «Mamma! Puoi sentirmi? Stai bene? Dove sei?»

    Il fatto che non ci fossero risposte le fece drizzare i capelli.

    Nonostante il dolore, doveva liberarsi dalle macerie. La sua famiglia aveva bisogno d'aiuto. Quando alzò la testa, tutto cominciò a girarle intorno, e per un attimo pensò che la tromba d'aria fosse tornata indietro. Finalmente la nausea passò e riuscì a mettersi a sedere. Dopo, spingendo e scalciando si aprì la strada da sotto quella che scoprì essere metà del tavolo da pranzo, poi dovette arrampicarsi sopra dei rami spezzati e i resti del divano del soggiorno, prima di essere del tutto libera. Quando riuscì a stare in piedi senza barcollare iniziò la sua ricerca, chiamando sua madre e Susan a ogni passo.

    Trovò per primo suo padre. Il corpo era ancora inchiodato alla parete del soggiorno, come quello di una farfalla nell'espositore di un entomologo. Inorridita, Cari cercò di tirarlo giù, singhiozzando, incapace di guardarlo in faccia. Non riuscendo, provò a rimuovere invece l'enorme pezzo di trave, ma riuscì solo a conficcarsi una dozzina di schegge nel palmo delle mani.

    Gemendo, cadde in ginocchio e si coprì il viso, singhiozzando istericamente. Timorosa di continuare le ricerche, ma consapevole di non avere scelta, si costrinse a proseguire. Sua madre e Susan dovevano essere là, da qualche parte. Non doveva fare altro che trovarle.

    Un ginocchio le doleva, e più si muoveva, più il sangue le gocciolava sulla fronte e negli occhi. Sapeva di avere un profondo taglio in testa. Sapeva di avere bisogno di aiuto, ma non poteva pensare a se stessa fino a quando non avesse trovato il resto della sua famiglia.

    Si asciugò il sangue con il braccio, poi si guardò attorno e per la prima volta si rese conto della completa devastazione di quella che era stata la sua casa.

    Niente era rimasto in piedi. Era tutto sparito. La casa. Il granaio. Tutti gli edifici accessori e perfino il recinto per i cavalli. Pochi metri più in là trovò Tippy, morto sotto un albero che era caduto sulla macchina dei suoi genitori. Subito dopo scorse la propria macchina capovolta nel pascolo.

    Sopraffatta da un'ondata di nausea, si chinò, appoggiando le mani sulle ginocchia per non cadere a terra mentre era scossa da conati di vomito. Quando finalmente gli spasmi cessarono, riuscì a raddrizzarsi, tremante, e a riprendere la ricerca.

    Come accadeva spesso dopo il passaggio di un tornado, trovò la macchina di Susan completamente intatta nel punto in cui sua cugina l'aveva posteggiata il giorno prima.

    Aprì la portiera e si sporse all'interno. Le chiavi erano nel cruscotto, e Susan aveva già messo in macchina la borsa e la valigia in previsione della partenza.

    Cari fu scossa da un singhiozzo. Susan non era voluta andare a fare una passeggiata con lei, preferendo restare a casa per controllare la sua posta elettronica. Se non avesse aspettato il ritorno di Cari per salutarla, forse sarebbe partita prima.

    Cari chiuse la portiera, poi si fermò con le mani appoggiate sul tetto della macchina.

    Dio, ti prego, aiutami. Non riesco a trovare la mamma. Non riesco a trovare Susan. Ti prego, fa' che stiano bene.

    Pochi minuti dopo, fu la suola di una scarpa stringata marrone che sporgeva da sotto un pezzo del tetto ad attirare la sua attenzione.

    «Oh... no, no, no» gemette, riconoscendo la scarpa di sua madre.

    Cadde sulle mani e sulle ginocchia e cominciò a spostare i rottami. Finalmente, localizzò il corpo senza vita di Maggie. L'espressione d'orrore ancora impressa sul suo viso la sconvolse.

    «Mammina» sussurrò, senza rendersi conto di avere ritrovato il vezzeggiativo che usava da bambina.

    Troppo angosciata per piangere, e con lo shock che minacciava il suo equilibrio mentale, rimase seduta per un momento accanto al corpo, tenendo la mano di sua madre, come se avesse potuto cambiare le conseguenze del tornado. Dopo un po' si ricordò di Susan e si rialzò. Doveva continuare a cercare. Dio non poteva permettere che fossero tutti morti.

    Quando trovò sua cugina, distesa supina dietro a quello che un tempo era stato il capanno per affumicare, seppe che si era sbagliata. Il viso di Susan era schiacciato al punto da essere irriconoscibile.

    Troppo stordita per piangere, troppo sofferente per pensare, rimase in piedi, immobile, sforzandosi di rendersi conto di ciò che era accaduto e di decidere che cosa fare.

    Nello stesso momento in cui la colpì il pensiero che era l'unico membro sopravvissuto della sua famiglia, ricordò Lance Morgan e il motivo per cui era corsa a casa.

    Si voltò di scatto e lanciò un'occhiata verso la strada, poi si tastò in tasca e si accorse di non avere il cellulare. Non poteva chiedere aiuto. Lance poteva sopraggiungere da un momento all'altro e fare a lei ciò che aveva fatto a quell'uomo. Tutti avrebbero pensato che era morta nel tornado. Nessuno si sarebbe accorto della differenza.

    Il panico la sopraffece.

    Doveva andare via.

    Aveva bisogno di assistenza medica e di decidere il da farsi. Ma conosceva Lance abbastanza bene da sapere che avrebbe seguito ogni sua mossa. Poteva prendere la macchina di Susan e andare in paese. Là qualcuno l'avrebbe aiutata. Poteva...

    Un dolore accecante alla testa interruppe il corso dei suoi pensieri. Aveva bisogno, prima, di riprendersi. Non doveva muovere contro Lance accuse che non sarebbe stata in grado di dimostrare. Lance aveva molti difetti, ma non era stupido. Qualunque cosa lei avesse detto, lui avrebbe fatto in modo da attribuirla alle conseguenze della ferita alla testa. E adesso che sapeva che l'aveva visto, non avrebbe certo seppellito il corpo nel luogo in cui aveva scavato. L'avrebbe spostato, Cari ne era certa. E fino a quando non fosse riuscita a scoprire dove, doveva mettersi al sicuro.

    Fece per dirigersi verso la macchina, ma le ginocchia le si piegarono. Cadde a breve distanza dal corpo di Susan. Dovette fare appello a tutte

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1