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Il ricatto (eLit): eLit
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E-book169 pagine2 ore

Il ricatto (eLit): eLit

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Info su questo ebook

East Kirby non vuole più saperne di lavorare per i servizi segreti, ormai è un tranquillo direttore d'albergo e ha chiuso con quel tipo di vita. A nulla servono le insistenze del'affascinante agente Ally Corbin, che ha bisogno del suo aiuto per individuare chi da tempo minaccia il capo del controspionaggio americano. Ma quando un gruppo paramilitare rapisce suo figlio e in cambio della sua liberazione chiede informazioni segrete, East si accorge di non avere scelta: deve entrare in gioco.
LinguaItaliano
Data di uscita29 dic 2017
ISBN9788858979594
Il ricatto (eLit): eLit
Autore

Sharon Sala

"Ho cominciato a scrivere per me stessa racconta Sharon poi ho capito che le mie storie erano catartiche anche per chi le leggeva." Così, dopo una vita molto travagliata, ha conquistato le lettrici di tutto il mondo. "Perché il successo nasce dentro di noi."

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    Anteprima del libro

    Il ricatto (eLit) - Sharon Sala

    successivo.

    Prologo

    Washington, D.C. - 4 luglio 2000

    Le bandiere americane garrivano alla calda brezza di luglio, colorati simboli della riconoscenza di una nazione per il sacrificio dei tanti soldati che, nei secoli, avevano combattuto per la sua libertà.

    La riconoscenza, però, era l'ultimo dei pensieri dell'uomo alto, con gli occhiali da sole scuri, fermo di fronte alla lucida superficie nera del Vietnam War Memorial. La rosa che aveva in mano cominciava a piegare la corolla, ma poco importava. L'uomo cui era destinata aveva smesso da tempo di curarsi delle cose di questa terra.

    Non essendo la prima volta che si recava là il giorno dell'anniversario della Dichiarazione d'Indipendenza degli Stati Uniti, il notevole afflusso di visitatori non lo sorprendeva, tuttavia fu colpito dal silenzio di quella folla numerosa.

    Il cimitero di guerra era di per sé una vista toccante. Una distesa apparentemente sconfinata di marmo nero scintillante con incisi unicamente dei nomi. Nomi di padri e figli, di fratelli e zii, di amici e conoscenti, che avevano dato la loro vita perché la loro nazione gliela aveva chiesta.

    Il cuore gonfio di pena, lo sguardo fisso sui nomi, l'uomo passò accanto a una donna minuta, con le spalle curve, e a una giovane coppia con due bambini. Più avanzava, più il cuore gli batteva forte. D'un tratto, s'irrigidì.

    Eccolo: Frank Wilson.

    Fece scorrere la punta delle dita sul nome, riuscendo solo a pensare: Accidenti a te!

    Il viso contratto, lasciò cadere la rosa alla base del muro. Mentre una folata di vento caldo gl'increspava i corti capelli neri, striati di grigio alle tempie. e faceva sbattere le bandiere, ricordi di un passato lontano, ma sempre vivo, gli si affollarono nella mente. Il fuoco delle mitragliatrici, il rombo degli elicotteri... L'incubo che era stato il Vietnam.

    Saigon 1974

    Era piovuto quasi tutto il giorno, e il vestito della ragazza all'angolo della strada era diventato come una seconda pelle, pressoché trasparente. Si accarezzò i seni al passaggio dei tre soldati americani. «Ehi, G.I., volete divertirvi? Sesso bollente... cinque dollari.»

    Il soldato semplice Joseph Barone, di Brooklyn, New York, diede una gomitata al compagno. «Dalle un'occhiata, piccolo Davie. Ti va un assaggio?»

    L'idea di sfogarsi con una donna era allettante, ma David Wilson aveva scorto con imbarazzo la bambina sotto il trucco pesante e il vestito succinto. Non era lui il solo a essere fuori del proprio elemento. La ragazzina stava facendo ciò che sapeva, cercando di sopravvivere in un mondo impazzito e peggiorare il suo inferno era una crudeltà. Tuttavia, invece di dire la verità, che fare sesso con una prostituta quattordicenne gli dava il voltastomaco, ricorse al sarcasmo.

    «Un assaggio di cosa? Di sifilide?» replicò.

    Joseph Barone scoppiò a ridere e gli diede una pacca sulla schiena. «Potrebbe valerne la pena, amico.»

    David scosse la testa. «Tu e Pete andate pure. Ci rivediamo alla base.»

    Mentre gli altri due tornavano indietro dalla ragazza, David proseguì lungo il marciapiede affollato. Un vecchio ambulante, seduto per terra, decantava la sua merce con voce cantilenata, facendo ciondolare un pollo spennato nel tentativo di attirare un compratore. David arricciò il naso al fetore che lo investì passando e si chiese da quanto l'uomo stesse cercando di vendere quel volatile.

    Svoltò l'angolo, intenzionato a rientrare alla base, quando sentì una risata familiare. L'avrebbe riconosciuta dovunque. Era suo fratello. Frank.

    Si girò, cercando nel viavai di gente il viso dell'amato fratello. Frank era maggiore di quattro anni ed era l'unico motivo per cui David si trovava in Vietnam. Mentire sull'età per potersi arruolare era stato facile. Incredibile era il fatto che fossero finiti nello stesso reparto. E David ne era contento. Frank era sempre stato più di un semplice fratello maggiore. Era stato un padre, un compagno di giochi e, quando non le aveva suonate lui stesso a David, una guardia del corpo nel quartiere violento dove erano cresciuti.

    La folla si aprì improvvisamente per lasciare passare un uomo con un carretto e, in quel mentre, David vide il fratello in lontananza. Non era solo. Stava parlando con due tizi. O meglio, confabulando, come se non volessero essere sentiti. Quando uno di loro si voltò, guardando nella sua direzione, David s'infilò istintivamente in un portone, invece di far loro un cenno come aveva inteso. C'era qualcosa in quegli uomini che non gli piaceva. Li sbirciò ancora per un attimo, tentando di ricordare dove li avesse visti. Gli venne in mente. Alcuni mesi prima, in un nightclub, uno dei suoi compagni li aveva indicati come olandesi. Alla domanda di David, perché due olandesi fossero là in quell'inferno, il compagno aveva riso e risposto: Affari, piccolo David, affari. Gli ci era voluto un po' prima di capire che erano trafficanti d'armi.

    Vide Frank sorridere e stringere la mano a uno degli uomini. David si sentì torcere le budella. Cosa ci faceva Frank con quei tizi? Chiunque sapeva che erano uomini come quelli a vendere ai Vietcong armi di fabbricazione americana. Uomini di altri paesi che agivano esclusivamente per denaro, non al servizio di una nazione, nemmeno la loro. Istantaneamente pensò al denaro che Frank aveva sperperato negli ultimi due mesi. Denaro che sosteneva di aver vinto giocando a carte. Ma Frank era una frana a carte. Lo era sempre stato. Quando gli uomini, incluso Frank, si mossero sotto la pioggia che aveva ripreso a cadere a dirotto, David li seguì a distanza, ansioso di rassicurare se stesso che ciò che pensava non fosse vero.

    Ora che raggiunsero la periferia della città, lo stomaco di David era tutto un groviglio. Aveva ormai smesso di credere che fosse un incontro innocente e, quando li vide entrare in una baracca isolata, si sentì morire.

    Si avvicinò per sbirciare dentro. L'interno era angusto e scuro, ma sufficientemente illuminato perché David potesse vedere una busta passare tra Frank e gli uomini.

    Trattenne il respiro, mentre guardava Frank contare il denaro e infilarselo nella camicia, prima di allungare un foglietto. Senza pensare alle conseguenze, entrò nella baracca.

    Dire che Frank fosse sbalordito, sarebbe stato un eufemismo, ma il suo choc si tramutò rapidamente in collera quando si rese conto che il suo fratellino aveva visto tutto. A peggiorare le cose, gli altri uomini estrassero le loro armi.

    «No! È mio fratello» gridò David. Poi si voltò verso David, la paura mista al senso di colpa. «Che diavolo credi di fare?»

    Frapponendosi tra Frank e gli uomini, David sfilò il denaro dalla camicia di Frank e lo gettò per terra. «Salvarti la pelle» rispose. «Andiamocene.»

    «Che diavolo succede?» ringhiò uno degli uomini, agitando la pistola davanti alla faccia di Frank Wilson.

    «Me ne occupo io» disse Frank e, spingendo David da una parte, si chinò a raccogliere il denaro.

    David posò il piede su alcune delle banconote proprio mentre Frank stava per prenderle e, nel farlo, gli schiacciò le dita. Il dolore alimentò la collera di Frank che, scattando su, sbatté David contro la parete della baracca. Entrambi i trafficanti puntarono le pistole, mentre si rendevano conto che il loro incontro non era segreto come avevano pianificato.

    Conscio che ora sia lui che David erano nei guai, Frank sfoderò la sua pistola, puntandola alla testa dell'uomo più basso.

    «Fermo!» gridò, poi sparò due colpi, prima che gli uomini potessero reagire.

    David tremava, esterrefatto dalla freddezza del fratello, solo per accorgersi che Frank gli stava rivolgendo l'arma contro. «Che diavolo vuoi fare?» mormorò.

    «La domanda dovrebbe essere: che diavolo intendi fare tu dopo quanto hai visto?» controbatté Frank.

    David deglutì con fatica. Aveva visto altre volte quell'espressione sul viso del fratello. «Cosa ho visto?» chiese. «Cosa gli hai venduto?»

    Frank ridacchiò. «Acciaio. Piombo. Solo risorse naturali.»

    A David si accapponò la pelle. «Armi? Vendi le nostre armi al nemico? Come puoi tradire il tuo paese?»

    Frank sogghignò. «Il mio paese mi ha mandato qui a morire. E io non so nemmeno se credo in ciò per cui combatto. Perché non dovrei guadagnarci qualcosa, oltre a una bara?»

    «Ti prego, Frank. Filiamocela. Nessuno saprà che eravamo qui. Troveranno i corpi e il denaro, e supporranno che i due si sono uccisi a vicenda.»

    Il sorriso di Frank s'indurì, mentre frugava nelle tasche di uno dei morti in cerca del foglietto con le informazioni che aveva venduto. Quando lo trovò, lo appallottolò e se lo mise in bocca, lo masticò e lo inghiottì, sotto lo sguardo inorridito di David.

    «Il denaro non lo mollo. È mio» ringhiò. «Ora resta il problema: intendi fare la spia?»

    «Perché? Vuoi uccidere anche me?»

    Frank esitò, ma c'era una luce sinistra nei suoi occhi quando rispose. «Se sarò costretto.»

    David fissò la canna della pistola, incapace di credere che il suo destino fosse quello di aver attraversato mezzo mondo solo per essere ammazzato dal suo stesso fratello. «Sei impazzito. È proprio questo che vuoi?»

    «Quello che voglio è essere ricco» disse Frank, e prese la mira.

    Ciò che avvenne dopo sembrò svolgersi al rallentatore. Frank che colpiva la spalla di David mentre David si tuffava per recuperare l'arma di uno dei morti. David che premeva il grilletto mentre si rotolava. La pioggia che filtrava dal tetto e gli cadeva sulla faccia nello stesso istante in cui Frank barcollava e cadeva. L'odore di polvere da sparo e di fango mentre David si rialzava lentamente da terra, restando immobile sotto la fessura del tetto, con le gocce di pioggia che si mescolavano alle lacrime, poi il suo straziante urlo d'angoscia.

    I minuti passarono. La pioggia cessò. La gente tornò a riversarsi nelle strade. Era solo questione di minuti prima che qualcuno li trovasse, e tuttavia David non riusciva a muoversi. Fu il rombo di un elicottero a riscuoterlo dalla trance.

    Si trascinò a una nicchia in fondo alla stanza, prese una latta di petrolio e cominciò a spargerlo dappertutto, assicurandosi che anche gli uomini e il denaro ne fossero impregnati. Poi si diresse alla porta, sbirciando cautamente fuori. Nessuno era in vista. Incapace di guardare il viso del fratello morto, accese un fiammifero e lo buttò, scivolò fuori della baracca e fuggì.

    «Per lei, signore.»

    A quella voce sconosciuta, David Wilson sobbalzò, e i ricordi s'inabissarono nuovamente nell'inferno che era il suo passato. Abbassò lo sguardo sul ragazzino davanti a lui e sul mazzo di bandierine americane che aveva in mano.

    «Lei è un veterano, vero?» chiese il ragazzino.

    David esitò, poi si strinse nelle spalle. Ammettere di esserlo non rappresentava un pericolo. Annuì.

    Il ragazzino sorrise. «Lo sapevo! Anche mio padre è un veterano. Ha combattuto nella Guerra del Golfo.» Mise una bandierina in mano all'uomo. «La prenda, signore. Se l'è guadagnata.»

    Se l'era guadagnata?, si chiese David, mentre il ragazzino si allontanava. Non si era guadagnato altro che angoscia e una lapide nel cimitero di Arlington. Per diventare l'uomo che era ora, era dovuto morire, presumibilmente nell'adempimento del dovere. Comunque fosse, David Wilson era morto. L'uomo che era diventato era un uomo solitario, senza amici né legami di sorta. Un uomo senza identità, senza volto che, qualche anno prima, aveva giurato, ancora una volta, di dare la sua vita per il suo paese.

    Ora lo chiamavano Jonah, e solo due persone al mondo conoscevano la sua vera identità. Come direttore anonimo della SPEAR, l'unità di controspionaggio statunitense più elitaria, Jonah viveva nell'ombra, comunicando con i suoi agenti tramite messaggi in codice, cassette audio o video consegnate con una pizza, telegrammi cifrati e, occasionalmente, nient'altro che una voce al telefono.

    La SPEAR, fondata da Abramo Lincoln durante la

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