Ritorno tra le tue braccia: Harmony Jolly
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Info su questo ebook
Una lettera segreta e il destino di due famiglie milionarie, molto distanti tra loro, cambierà per sempre.
Casa, dolce casa. Kathryn Ellis è la prima cosa che pensa appena giunge nella città di Larkville. Lì il tempo sembra che non sia passato ed è proprio di questo che lei ha bisogno. Ma c'è un altro motivo se è tornata in Texas: vuole rivedere Holt Calhoun, diventato ormai il pilastro portante della comunità e del vasto impero immobiliare che fa capo alla sua famiglia da anni. Lui la riconoscerà? Erano poco più che bambini quando Kathryn è partita con la sua famiglia, ma lei non lo ha mai dimenticato. Come si dice, il primo amore non si scorda mai, e lei non fa eccezione.
Myrna Mackenzie
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Ritorno tra le tue braccia - Myrna Mackenzie
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Rancher’s Unexpected Family
Harlequin Mills & Boon Romance
© 2012 Harlequin Books S.A.
Special thanks and acknowledgment are given to
Myrna Mackenzie for her contribution to The Larkville Legacy series.
Traduzione di Alessandro Not
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5898-574-8
1
Kathryn Ellis chiuse gli occhi e fece un respiro profondo pensando a quello che stava per fare: mettersi in contatto con Holt Calhoun quando era ovvio che lui non volesse essere disturbato...
Deglutì. Erano passati anni da quando lo aveva visto, e cercò di non pensare al suo aspetto e ai suoi occhi marroni capaci di paralizzare una persona. Il fatto che una volta avesse desiderato che quegli occhi fissassero lei, era irrilevante. Era stata giovane e innocente e non aveva capito immediatamente come lui fosse in realtà. Adesso era cresciuta e non era più così ingenua; sapeva bene che un uomo maniaco del controllo era il suo peggior incubo.
Eppure, stava andando a infilarsi nella tana del lupo.
«Cammina» mormorò tra sé scendendo dalla sua vecchia macchina scassata e facendosi strada verso la casa di Holt al ranch Double Bar C. Durante i pochi anni in cui aveva vissuto in città, era passata davanti al ranch e aveva visto il grande edificio bianco molte volte, ma non ci era mai entrata. Da ragazzina Larkville era stata casa sua e avrebbe voluto esserci invitata in quel ranch. Ormai non lo desiderava più.
Suonò il campanello con il cuore che le batteva all’impazzata, e attese, sforzandosi di restare tranquilla e di sembrare professionale.
Ma proprio in quel momento la bambina scalciò e, anche se ormai avrebbe dovuto esserci abituata, si appoggiò una mano sulla pancia.
La porta si aprì. Con suo sollievo, e dispiacere, non si trovò di fronte Holt ma Nancy Griffith, la governante. La donna aveva un’aria gentile, ma in quel momento sembrava preoccupata.
«Mi spiace di non aver chiamato.» Kathryn fece una pausa per schiarirsi la voce. «Holt c’è?»
Nancy le sorrise. «No, è uscito.»
Lei aveva sentito dire che era stato via, anche se non ne sapeva il motivo. Era convinta che c’entrasse una donna. Holt era sempre stato circondato da donne. «Avevo sentito che era tornato.»
«Sì, ma ora non è in casa. È stato talmente impegnato in questi giorni che oggi ha deciso che nulla gli avrebbe impedito di passare un po’ di tempo sul campo.»
Me inclusa, pensò Kathryn. Lo aveva chiamato molte volte nell’ultima settimana, ma lui non aveva mai risposto, neanche di fronte alla richiesta di potersi incontrare. Era convinta che sapesse cosa voleva chiedergli. Magari glielo aveva riferito il sindaco. Di sicuro, non ne era entusiasta. Le avevano detto di non aspettarsi molto.
Non si aspettava niente, ma desiderava... Non poteva pensarci. Desiderare non era abbastanza. Lo aveva imparato sulla sua pelle. Se voleva che succedesse qualcosa, doveva farlo accadere lei. Non poteva aspettare che ci pensasse qualcun altro.
«Ho davvero bisogno di parlargli. Se è sui terreni del ranch, potresti indicarmi in che direzione è andato?» chiese Kathryn.
Nancy la guardò con sorpresa. «Sei stata via a lungo, Kathryn. Non so se conosci il ranch, ma è molto grande e alcune zone sono pericolose» rispose fissando prima l’auto di Kathryn e poi la sua pancia. Il sole batteva a picco e la giornata era soffocante.
«Lo so, ma me la caverò. Sono abituata a correre dei rischi e ho sempre il telefono a portata di mano» replicò Kathryn. Il ranch poteva essere pericoloso, ma i Calhoun lo avevano sempre mandato avanti con grande cura.
Nancy annuì. «Fammi chiamare Holt. A essere sincera, non credo che ne sarà contento.»
«L’ho già chiamato sei volte. Se devi dirgli qualcosa, digli che non ho intenzione di arrendermi. Farò tutto ciò che devo, compreso girare tutto il ranch per cercarlo.»
Stava tentando di farsi forza e sembrare determinata, ma non era stupida e non aveva intenzione di allontanarsi dalla strada. Per il momento, però, poteva far credere a Nancy e Holt che era una pazza incinta, se era l’unico modo per ottenere la sua attenzione. La frustrazione e la paura le facevano provare un senso di disperazione. Doveva fare tutto il possibile prima che arrivasse il giorno del parto.
«D’accordo. Vedo cosa riesco a fare.» Nancy si allontanò da lei e si mise a parlare sottovoce al telefono, coprendo la cornetta con una mano. Ciononostante, Kathryn sentì forte e chiara l’imprecazione di Holt quando lui comprese cosa stava succedendo.
«Scopri dov’è» le disse Kathryn con un’occhiata di scuse. «Al resto ci penso io, non voglio tirarti in mezzo.»
Invece Nancy ascoltò Holt e poi la invitò a sedersi in soggiorno. «Sta arrivando.»
Dalla sua espressione si percepiva che Holt non era contento della situazione.
«Ti dispiace se mi siedo in veranda? Preferirei affrontarlo subito. Fuori. Nel caso decida di lanciarmi qualcosa addosso» spiegò sorridendo. Aveva trascorso la propria vita con persone capaci di improvvisi scatti d’ira e aveva imparato ad avere sempre una via di fuga.
«Come preferisci, ma Holt non tirerebbe mai niente addosso a una donna, soprattutto se incinta» rispose Nancy con una certa severità e cipiglio.
Kathryn annuì e si sedette su una sedia a dondolo in veranda. Era chiaro che Nancy era curiosa di sapere come avesse fatto a ritrovarsi sola e incinta, ma lei non aveva alcuna intenzione di parlarne con nessuno men che meno con la governante Nancy o con Holt.
Lui non glielo avrebbe nemmeno chiesto, non voleva nemmeno vederla. Era persino sorpresa che si ricordasse di lei.
Forse non se la ricordava neppure. Non l’aveva mai notata né l’aveva mai degnata di un saluto quando lei era una ragazzina magra e infatuata di lui. A quei tempi Holt era un silenzioso e solitario giocatore di football.
Kathryn aveva sempre immaginato che fosse come lei, un’anima sofferente e senza nessuno di cui fidarsi.
Chiaramente si era sbagliata. Probabilmente lui non si era accorto o non gli era importato di ciò che lei provava. E decisamente non sembrava essere cambiato.
Lei invece era ben consapevole di essere molto cambiata, anche se il solo pensiero di incontrare Holt la faceva ancora sentire tesa.
Era assurdo. Non aveva più tempo per un uomo, e non era neanche interessata, soprattutto non a Holt.
A quel punto, Kathryn vide un’auto che stava avvicinandosi e si fece forza: finalmente avrebbe parlato con Holt.
Lui scese dal pickup e si diresse verso di lei con un’espressione poco amichevole.
Kathryn deglutì. Ricordò a se stessa di essere una donna adulta e che erano passati dieci anni dall’ultima volta che aveva visto Holt. Ora era determinata a essere ciò che non era stata a quei tempi: forte, indipendente e indifferente anche di fronte a un uomo simile.
«Ciao, Holt» lo salutò, alzandosi goffamente e tendendogli la mano. «Grazie per essere passato.» Che idiozia. Era casa sua e lei era l’ospite.
«Nessun problema. Stavo tornando comunque» rispose lui. «E non ci vorrà molto.»
«Come fai a dirlo?» replicò lei stupita.
«Perché la risposta è no» replicò lui, fissandola con i suoi occhi color caramello. «So perché è qui. Non so cosa le abbia detto il sindaco per farle sperare che io mi potessi far coinvolgere nelle crociate altrui, ma temo che dovrò deluderla. C’è solo una cosa a cui mi dedico e cioè il mio ranch. Mi spiace che lei abbia perso tempo, ma credo sia meglio essere onesti.»
«Lo penso anch’io. La verità è che non smetterò di perseguitarti finché non mi ascolterai.»
«So già cosa vuole. Non c’è motivo di discutere i dettagli.»
«Qualunque cosa ti abbiano detto, non è tutto. E continuerò a seguirti finché non saprai l’intera storia.» Con davanti agli occhi un uomo di quella bellezza e virilità riusciva a mala pena a mantenere un tono di voce stabile.«Prego?» Lui aggrottò le sopracciglia e Kathryn si domandò quante donne gli avessero mai detto di no. Probabilmente poche.
Probabilmente nessuna. Il suo aspetto, le sue lunghe gambe, la sua muscolatura e i suoi capelli scuri, quasi neri, sembravano evocare sesso. Aveva l’aspetto di un uomo che sapeva cosa fare. E non solo con il ranch, ma anche con una donna.
Il che era irrilevante, ma continuava a distrarla. «Non sto scherzando» affermò Kathryn. Lo guardò con aria di sfida, anche se si sentiva davvero infastidita da se stessa. Erano passati moltissimi anni da quando si era presa una cotta per Holt e lei ora stava per diventare madre; doveva mettere ordine nella propria vita per il bene della sua bambina senza farsi distrarre da stupidi pensieri su un uomo che non voleva minimamente parlarle e che riusciva solo a farle tornare alla mente dolorosi momenti del passato.
«Ha idea di cosa sta dicendo?» chiese lui dopo un attimo di silenzio.
«Sì. Il sindaco Hollis ti ha caldamente raccomandato.»
Holt imprecò. «Johanna si sbaglia raramente, ma questa volta è successo.»
«Non credo. E non puoi costringermi ad andarmene. Sono... sono tenace.» Era una bugia. Non si era mai impuntata su niente. E il suo ex marito se ne era sempre approfittato. Proprio per questo non poteva fermarsi ora.
«Questo è un ranch» le ricordò Holt. «È grande e sporco, pieno di animali che possono romperti un piede se fanno un movimento sbagliato, o molto peggio se ti cadono addosso. E lei è incinta.»
«Lo so.»
«Non può seguirmi.»
«Allora dammi solo qualche minuto.»
Holt stava per dire di no, ne era certa. Gli toccò un braccio. La manica della sua camicia era logora, ma i muscoli che conteneva erano solidi e caldi. Kathryn non aveva idea di cosa stesse facendo. Si sentiva incosciente, sciocca e impacciata, come si era sempre sentita di fronte a Holt, ma...
«Abbiamo già perso tempo a discuterne. Non sarebbe più semplice se mi ascoltassi?»
«Ho la sensazione che niente di tutto questo sarà semplice.»
Kathryn era d’accordo. «Solo qualche minuto» promise.
«Va bene. Facciamola finita. Si sieda e mi spieghi cosa vuole.» Girò una sedia e vi si sedette a cavallo. «Ha dieci minuti, non un secondo in più» intimò controllando l’orologio.
Lei deglutì e cercò di trovare le giuste parole. Per la prima volta nella sua vita aveva l’attenzione di Holt e non poteva sprecare quell’opportunità. C’era troppo in ballo.
Holt si sentiva come un vulcano, pronto a esplodere e distruggere tutto ciò che gli stava intorno. Cosa era passato per la testa del sindaco quando lo aveva raccomandato di aiutare Kathryn Ellis? E di cosa si trattava? Aveva solo qualche notizia frammentata su una clinica e dei donatori.
Avrebbe voluto concludere immediatamente quella conversazione, ma ormai le aveva promesso dieci minuti. Era snella, fragile, e quando lo guardava...
Osservò i suoi capelli biondo scuro con ciocche più chiare che le accarezzavano il viso e l’ansia nei suoi occhi grigi. Nonostante le sue parole, dava l’impressione che un alito di vento potesse spezzarla, sia fisicamente sia psicologicamente. Il fatto che fosse incinta lo rendeva l’ultimo uomo al mondo a cui avrebbe dovuto essere vicina. La aveva intravista in città dopo che il sindaco gli aveva accennato la situazione e in quel momento aveva deciso di evitarla. E non solo perché non voleva fare quello che lei desiderava da lui.
«Signorina Ellis» esordì.
«Dammi del tu. Ci conoscevamo da ragazzi.»
Si ricordava vagamente di lei, una ragazzina magra e spaventata. Dandole del lei aveva cercato di creare distanza tra loro. «Signorina Ellis» riprese con determinazione, «ho paura che sia