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Seduzione a Hollywood: Harmony Destiny
Seduzione a Hollywood: Harmony Destiny
Seduzione a Hollywood: Harmony Destiny
E-book185 pagine2 ore

Seduzione a Hollywood: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Il milionario e regista di fama mondiale Anthony Price da sempre è abituato a ottenere ciò che vuole, sia sul set che in camera da letto. Ma quando è costretto a prendersi cura della nipotina capisce che quel che gli manca davvero è una moglie disposta a prendersi cura della piccola... e di lui. Peccato che Charlotte Price abbia appena presentato domanda di divorzio. Anthony, però, è convinto che si possa ancora tornare indietro, con la stessa facilità con cui riavvolge la pellicola. Le sue mani esperte, tanto delicate quando maneggia la celluloide, diventeranno infuocate e temerarie non appena avrà la possibilità di stringere ancora una volta Charlotte fra le braccia, per convincerla a tornare nel suo letto e nella sua vita.
LinguaItaliano
Data di uscita9 nov 2018
ISBN9788858990391
Seduzione a Hollywood: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    Seduzione a Hollywood - Jules Bennett

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Whatever the Price

    Harlequin Desire

    © 2012 Jules Bennett

    Traduzione di Giads Fattoretto

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-039-1

    1

    Charlotte Price spostò lo sguardo da quello che sarebbe presto diventato il suo ex marito alla bambina che teneva tra le braccia.

    «Anthony?»

    Guardò di nuovo suo marito, l’uomo che amava con tutta se stessa, l’uomo dal quale ora stava per divorziare. Ma ciò che attirò maggiormente la sua attenzione era il fagotto che stringeva.

    Non era un fagotto qualunque... era una bambina.

    Anthony Price, famoso regista hollywoodiano, non sembrava propriamente a suo agio con quell’esserino avvolto in una coperta di seta rosa da cui spuntava un ciuffetto di capelli neri.

    Sembrava terrorizzato. Il completo blu scuro che indossava era sbottonato, e quello era... oh, sì, era un rigurgito. La chiazza di latte gli ricopriva la spalla della giacca e c’era da scommetterci fosse tracimata anche lungo la schiena. Se non fosse per lo shock avrebbe trovato la situazione a dir poco comica. Suo marito che teneva in braccio una bambina. Aveva sempre voluto un figlio da lui, ma Anthony non se l’era mai sentita.

    «È la figlia di Rachel» disse con voce roca.

    Rachel. La sorella di Anthony morta in un incidente meno di una settimana fa, madre di quella bimba di otto mesi.

    Charlotte si sentì pervadere dal dolore nel guardare la piccola, e aprì ulteriormente la porta dell’appartamento che la sua amica le aveva prestato mentre era fuori, a fare il viaggio dei suoi sogni. «Entra.»

    Charlotte aveva portato con sé solo lo stretto necessario e qualche vestito, dato che non sapeva quando avrebbe trovato una sistemazione definitiva. Si stava prendendo del tempo per riflettere. Ma riguardo al matrimonio la conclusione a cui giungeva era sempre la stessa.

    La loro vita insieme era finita. Non importava quanto impegno ci mettesse, né quanto desiderasse essere amata come meritava.

    E ora che Anthony era qui non poteva fare a meno di chiedersi perché si fosse rivolto proprio a lei. Voleva forse tentare una riconciliazione? Era disposto a provare la terapia di coppia che gli aveva suggerito?

    Se n’era andata di casa a giugno ma lui aveva continuato a tempestarla di telefonate, per non parlare di quando era venuto a trovarla, un mese fa, ed erano stupidamente finiti a letto. Avevano sempre avuto difficoltà di comunicazione durante i nove anni del loro matrimonio. Il sesso, invece, non aveva mai rappresentato un problema, dato che quasi tutte le volte che erano soli finivano col ritrovarsi nudi.

    Ma ora non poteva esimersi dal parlargli, e non solo per via della bambina che le aveva portato senza alcun preavviso. Aveva fissato un appuntamento per venerdì per avviare le pratiche di divorzio.

    «Vorrei stenderla da qualche parte. Ha pianto per tutto il tragitto» spiegò Anthony, un leggero panico nella voce. «Le ho dato il biberon e mi ha vomitato tutto addosso, poi si è messa a strillare ancora di più. Si è addormentata solo da dieci minuti.»

    Charlotte invece, che con i bambini ci sapeva davvero fare, fece scivolare delicatamente le mani tra il petto possente di suo marito e quel soffice fagotto, poggiandolo con cura in una poltrona e adagiandolo tra due cuscini di modo che non potesse cadere.

    Tra le mille domande che le ronzavano in testa fece cenno ad Anthony di seguirla in cucina, da cui poteva tenere d’occhio la piccola attraverso l’ampio angolo bar in granito che separava le due stanze.

    «Che succede?» gli chiese aspramente quando le fu vicino.

    «Mi devi aiutare con Lily.»

    Aiutare con Lily?

    «Oh, Anthony. Oh, Dio.» Non appena afferrò il significato di quelle parole si sentì ancora più mortificata. Non era qui perché l’amava e voleva tornare con lei, e non era nemmeno qui per fare l’amore. Era venuto perché non riusciva a prendersi cura della bambina da solo. Ironia della sorte ora voleva che giocasse a fare la mammina, dopo che per anni aveva usato la scusa del lavoro per non avere figli.

    Sapeva di dover mantenere le distanze. Per troppo tempo era rimasta invischiata in un matrimonio disastroso grazie a parole dolci e regali nella speranza che qualcosa sarebbe cambiato, per poi ritrovarsi inevitabilmente con il cuore a pezzi. Era ovvio che avevano idee opposte sull’amore. La cosa più triste per lei era sapere che Anthony l’amava, a modo suo però. Diciamo che amava di più sfornare film di successo.

    Ma si era rivolto a lei, le aveva chiesto aiuto, e questo la diceva lunga. Non era mai stato un uomo vulnerabile, non aveva mai avuto bisogno di niente e nessuno, né si era mai aperto a lei, rivelandole i suoi sentimenti. Solitamente quando non stava lavorando facevano l’amore. E Charlotte non sapeva perché avesse impiegato così tanto per capire che meritava qualcosa di meglio.

    «Sono il parente più vicino» le spiegò, la voce strozzata dall’emozione. «Siamo l’unica famiglia che le resta, Charlie.»

    Il soprannome che le aveva dato quando avevano iniziato a uscire ai tempi dell’università aveva perso tutto il suo fascino. Charlotte sbirciò la bambina in salotto prima di comprendere quello che le aveva detto. «Aspetta un attimo. Cosa vuol dire che siamo l’unica famiglia che le resta?»

    «Nel testamento figuriamo come tutori in caso Rachel... fosse deceduta. Aveva fatto l’inseminazione artificiale, quindi non c’è nessun padre che si possa opporre.»

    Charlotte si appoggiò alla penisola della cucina. Aveva sempre sognato un marito e un figlio, ma questo prima di decidere di porre fine al matrimonio, prima che quei maledetti giornali scandalistici e suo marito mandassero in frantumi i suoi sogni e la riducessero a uno straccio. Prima di scoprire di essere incinta, l’anno scorso, quando Anthony si trovava fuori in uno dei suoi set, e aveva perso il bambino ritrovandosi a superare quel dolore da sola. Un figlio di cui non gli aveva mai parlato.

    «Non possiamo crescerla noi, Anthony.» Lo guardò, sperando di non cedere proprio ora che stava per ottenere quello che voleva. «Siamo separati.»

    «È quello che continui a ripetermi ogni volta che ti chiamo» mormorò. «Senti, sono spaventato anch’io, ma non abbiamo scelta. Rachel era mia sorella. Cerca di capire.»

    Oh, no. Non si sarebbe fatta incastrare da quel ricordo doloroso: anche lei aveva perso la sorella gemella quando avevano appena dieci anni.

    «Certo che lo capisco. E lo sai.» Si irrigidì. «Ma certe cose non sono possibili, Anthony.»

    Mille domande le affollavano la mente. Non sapeva da dove cominciare, cosa fare. Non stava succedendo a lei, non era possibile. Aveva bisogno di staccarsi da lui se voleva tentare di avere una vita normale senza il dolore che le procurava vederlo tutti i giorni. Ne era ancora innamorata, ma non poteva convivere con la consapevolezza di essere sempre meno importante dei suoi film. Come poteva voltare pagina se ora si ritrovava a fare la mamma di punto in bianco?

    Charlotte si passò una mano tra i capelli, in preda al nervosismo. «Lo sapevi che ci aveva nominati come tutori? Non te l’aveva chiesto? Non me ne hai mai parlato.»

    Anthony scosse il capo. «Non lo sapevo. Anni fa ci eravamo detti che se avessimo avuto dei figli ci saremmo nominati a vicenda nel testamento per la custodia, ma ho scoperto che mi ha nominato come tutore solo quando è nata Lily. I servizi sociali potrebbero impugnare il testamento, ma non possono appigliarsi a nulla dato che sono un parente. Ho la fedina penale pulita e poi sono sommersi da miliardi di altri casi. In sostanza, lei è nostra adesso. O comunque lo sarà, dopo l’udienza per la custodia.»

    Il dolore si fece sempre più acuto nel sentirgli dire che Lily era sua. Gli avrebbe fatto quel regalo in qualsiasi momento, ma le sue ambizioni e la sua carriera avevano sempre avuto la precedenza.

    «Cosa vuoi da me, Anthony?» Sollevò il mento, le mani sui fianchi, mettendo da parte la sofferenza e il senso di perdita che la attanagliavano. «Non ti aspetterai che mi metta a giocare a fare la moglie di nuovo. Non funzionerà.»

    «Non abbiamo scelta» ribadì lui, lanciando un’occhiata a Lily. Abbassò la voce quando la vide irrigidirsi. «Il testamento stabilisce che siamo i suoi tutori e ci classifica come una coppia sposata. Il tribunale confermerà il tutto in novanta giorni. Ti chiedo solo di darmi novanta giorni. Non dare al giudice un pretesto per togliermi l’affidamento. Poi potremo decidere qual è la cosa migliore da fare. Chi lo sa, magari riusciamo a sistemare tutto.»

    Charlotte detestava essere manipolata, e di sicuro non voleva essere costretta a dover frequentare l’uomo che aveva mandato all’aria il loro matrimonio ma che riusciva ancora ad accenderla di passione con quei sensuali occhi grigi.

    Come avrebbe fatto a sopravvivere? E per tre mesi? Tre mesi che per lei equivalevano a tre anni. Alla fine avrebbe avuto il cuore spezzato, come sempre.

    In realtà quello che proprio non le andava giù era quanto sembrava disposto a rinunciare a tutto per questa nuova famiglia quando non l’aveva mai fatto, per lei, prima. E non era solo per via di Lily. Ultimamente Anthony stava trascorrendo molto tempo in compagnia della madre biologica.

    Olivia Dane, attrice hollywoodiana, aveva dato segretamente in adozione Anthony circa quarant’anni fa. Olivia aveva poi avuto altri due figli: uno di loro, Bronson Dane, era la spina nel fianco di Anthony.

    Charlotte non aveva fatto in tempo a riprendersi dall’essere stata messa da parte a causa di quella rivelazione che già lui aggiungeva dolore al dolore. Le stava prospettando la promessa di una famiglia come se avessero potuto vivere felici e contenti. Charlotte sapeva che per lei non era possibile, data l’infanzia difficile che aveva avuto e la tragica esperienza della morte di sua sorella.

    «Non funzionerà, Anthony» ripeté, con una stretta al cuore. «Non ce la faccio a vivere sotto lo stesso tetto, sto cercando di andare avanti e non posso farlo se mi faccio risucchiare dalla vita che mi ha fatta a pezzi.»

    Non aveva avuto intenzione di dar voce ai propri pensieri, ma ora che l’aveva fatto non ne era affatto dispiaciuta. Anthony doveva sapere quanto dolore le aveva causato, come le sue azioni e il suo egoismo avessero pian piano sgretolato il loro matrimonio, inesorabilmente. L’avergli detto ciò che provava la fece sentire meglio. Non che questo avrebbe cambiato le cose. Nonostante l’attrazione fisica che provava ancora per lui doveva salvaguardare il suo cuore.

    «So che sei ferita e non sto cercando di renderti le cose ancora più difficili, ma Lily ha bisogno di una presenza femminile» la pregò. «E io ho bisogno di mia moglie. Ho chiamato l’architetto, e mentre ieri ero a San Jose a prendere Lily ha trasformato una delle stanze libere in una cameretta. Dovrebbe terminare i lavori entro oggi.»

    Charlotte sospirò lanciando un’occhiata a quel prezioso fagottino ignaro del trambusto che si stava scatenando nella sua vita. Non si sentiva pronta a riaprire una ferita, ma sapeva quello che doveva fare per il bene di quella bambina innocente. Lily aveva la precedenza su tutto. Soprattutto sul groviglio di sentimenti che provava nei confronti di suo marito.

    «Hai vinto. Novanta giorni.» Lo guardò diritto negli occhi, gli stessi occhi che l’avevano fatta innamorare. Non avrebbe contattato il suo avvocato fino alla legalizzazione della custodia. «Il bene di Lily è la cosa primaria. Ma non tornerò a dividere il letto con te. Mi sistemerò nell’altra stanza libera, di fronte a quella della bambina.»

    Anthony serrò la mascella. «Non mi darai neanche una possibilità? Perché non vuoi dormire con me? Dammi il modo di dimostrarti che posso essere il marito che vuoi.»

    «Hai avuto a disposizione nove anni di matrimonio, Anthony. Non puoi decidere di fare un tentativo adesso solo perché hai bisogno di me.» Alzò il mento e incrociò le braccia al petto per impedire al dolore di farsi strada nuovamente. «E non puoi pretendere che mi fiondi nel tuo letto. Mi trasferisco per Lily, solo per Lily.»

    Anthony studiò Charlotte, il modo in cui stava sulla difensiva. Non gli avrebbe reso le cose facili, ma era quello che si meritava. Dopo tutti gli anni in cui era rimasta al suo fianco, anche quando l’aveva trascurata, si meritava tutta la rabbia e l’odio che gli stava riversando addosso. Eppure questo non gli impediva di continuare a desiderarla.

    Comunque aveva accettato di trasferirsi, quindi avrebbe fatto tesoro di questa piccola vittoria. Presto sarebbe tornata nel suo letto, perché era quello il suo posto. Nonostante la distanza e i dissapori sua moglie riusciva ad eccitarlo anche solo con uno sguardo o un sorriso.

    Peccato che

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