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Una deliziosa distrazione
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E-book149 pagine2 ore

Una deliziosa distrazione

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Info su questo ebook

Forse questa volta ha trovato pane per i suoi denti...
Hal Traverne, produttore musicale di successo, non è poi così fortunato come si dice in giro. Furioso per la situazione cui l'ha costretto un pauroso incidente sugli sci, non riesce nemmeno a capire come mai una donna come Katherine Blessington, la sua assistente e la persona da cui ora dipende per tutto, invece che essere entrata nella lista delle sue conquiste uscendo di conseguenza dalla sua testa continui a essere al centro di ogni suo pensiero. Scatenare la passione di Kit diventa così una vera sfida per lui, soprattutto dopo aver scorto quel bagliore nei suoi occhi.
LinguaItaliano
Data di uscita10 feb 2021
ISBN9788830525184
Una deliziosa distrazione
Autore

Maggie Cox

Quando non è impegnata a scrivere o a badare ai figli, ama guardare film romantici mangiando cioccolato.

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    Anteprima del libro

    Una deliziosa distrazione - Maggie Cox

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Tycoon’s Delicious Distraction

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2014 Maggie Cox

    Traduzione di Anna Vassalli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-518-4

    1

    Con uno scatto di nervi Henry Treverne, Hal per gli amici, spinse la sedia a rotelle sul parquet dell’atrio fino al citofono e chiamò il portiere.

    «Se oggi qualcuno si presenta per un colloquio, digli che ho la malaria, d’accordo? Non ne posso più di parlare con donne adulatrici che credono di poter risolvere i miei problemi con la bacchetta magica, come la fata di Cenerentola, e sono anche stufo degli sguardi che mi rivolgono, come se fossi un regalo di Natale desiderato da tempo!»

    «Ma signor Treverne, la candidata è già qui... È convinto realmente di avere la malaria? Non sarebbe meglio se si facesse ricoverare in ospedale?»

    Il portiere dell’edificio, Charlie, un giovane londinese, pareva comprensibilmente confuso. Emettendo un sospiro di frustrazione, Hal si passò le dita tra i capelli neri che necessitavano di un buon taglio e imprecò.

    «Ovvio che non ho la malaria. Sono appena tornato da Aspen in Colorado, non dalla dannata Amazzonia!» Detto questo tornò al punto. «Cosa vuol dire che la prossima candidata è già qui?»

    Stropicciando con impazienza il foglio che aveva sulle ginocchia, non riuscì a trattenere un’altra imprecazione vedendo che l’agenzia gli aveva mandato un’altra persona, una certa Kit Blessington. Che il buon Dio gli risparmiasse un’altra femmina bugiarda, disposta a tutto pur di avere l’opportunità di occuparsi di lui, e con tutta probabilità ottenere un piccolo bonus vendendo alla stampa la propria esperienza quando lui fosse stato di nuovo in piedi.

    «La signorina è arrivata in anticipo e aspetta di vederla, signor Treverne.»

    «Bene, puoi dire alla signorina Blessed, o come diavolo si chiama, che oggi sono troppo stanco per vedere qualcun altro. Dille che, se vuole, può tornare domani.»

    «Preferirei vederla adesso, se possibile, signor Treverne. Inoltre, tornare domani mi è scomodo.»

    Hal fu colto alla sprovvista dal tono deciso della voce femminile che gli risuonava nelle orecchie. «Cosa significa che le è scomodo?» abbaiò. «È in cerca di lavoro o no?» L’umore, già pessimo, peggiorò. Evidentemente la donna non l’aveva preso seriamente, quando aveva detto di essere stanco.

    «Non mi sarei rivolta all’agenzia se non fossi in cerca di un lavoro, signor Treverne. E comunque mi chiamo Blessington, non Blessed.»

    «Per quale motivo non può tornare domani?» Ringhiando la domanda, Hal sentiva già una decisa antipatia per quella donna che non aveva ancora visto in faccia.

    «Vede, ho un altro colloquio a Edimburgo. Se vado in Scozia, non posso venire da lei domani. Per questo vorrei rispettare l’appuntamento di oggi.»

    La confessione sincera per un attimo lo lasciò esterrefatto. Non gli faceva piacere che lei avesse combinato un altro colloquio ancor prima di avergli fatto la cortesia di vederlo. Che cosa si era messa in mente? L’agenzia non le aveva detto chi era? E, date le circostanze, l’appuntamento con lui non sarebbe dovuto essere una priorità?

    «Cosa diavolo va a fare in Scozia?» sbottò, non preoccupandosi di apparire scortese e irragionevole.

    Ci fu una breve pausa poi, con tono neutro, lei replicò: «Vado dove mi porta il lavoro, signor Treverne. Non lavoriamo solo in Inghilterra. L’agenzia ci manda anche in tutta Europa. Ora, mi può ricevere adesso o no?».

    Sentendosi particolarmente bellicoso perché la gamba costretta nell’ingessatura gli doleva in modo intollerabile, Hal ritorse: «Le concedo dieci minuti, signorina Blessington. Dieci minuti saranno più che sufficienti per capire se lei è adatta o meno, nel qual caso sarebbe meglio per lei sostenere il colloquio a Edimburgo. Salga».

    «Grazie. E per rassicurarla, signor Treverne, anch’io sono molto rapida nel decidere se un certo lavoro mi sta bene o meno. Quindi, sì... Per entrambi non ci vorrà molto a decidere.»

    Hal si rese conto che ribatteva punto su punto, e pareva che fosse lei ad avere in mano la situazione, non lui. Non prometteva certo bene.

    Al diavolo il suo accidente! Al diavolo quel maledetto impulso di cimentarsi su quella pista pericolosa con Simon, il suo ex socio.

    Se l’orgoglio non gli avesse imposto di accettare la sfida, adesso non si sarebbe trovato in questa situazione intollerabile, vale a dire riprendersi da una lunga operazione per una brutta frattura al femore e impossibilitato a fare tutto ciò che, fino a quel momento, aveva dato per scontato.

    Se non avesse patito quel dolore straziante quando i paramedici l’avevano sollevato per adagiarlo sulla barella, avrebbe controllato se la preoccupazione che Simon aveva espresso a voce alta alla folla che si era radunata intorno fosse sincera. Hal ne dubitava. Gli pareva di vedere l’uomo, che era sempre stato il suo rivale, descrivere la scena agli amici comuni commentando: La caduta dei giganti...

    Dolorante e di cattivo umore, premette il pulsante per aprire la porta, e sistemò la sedia a rotelle a qualche distanza nell’ingresso mentre attendeva che l’irritante, schietta signorina Blessington salisse per il colloquio. Per la verità, sapeva che, a prima vista, l’avrebbe trovata insopportabile.

    Non si sorprese quando scorse una massa di splendidi capelli rossi che le scendevano sulle spalle esili. Era risaputo che le rosse erano tenaci e aggressive. E questa rossa in particolare aveva proprio l’aspetto di una capoclasse. Aveva già capito che sapeva imporsi, una donna che sapeva ciò che voleva, e non temeva di dimostrarlo, e il semplice abito di lana verde e la giacca tartan di foggia militare suggerivano che sceglieva gli abiti più in base alla praticità che alla moda. Il completo sarebbe anche potuto provenire da un centro di carità. Eppure le brillanti calze color ciliegia, abbinate a scarpe senza tacco, lasciavano intendere un intrigante spirito di ribellione che mascherava un’illusione di eleganza, e questo gli diede da pensare.

    Alzando il capo, Hal fu momentaneamente sconcertato nell’incontrare un paio di occhi di un azzurro come non aveva mai visto. Ancor prima che lei avesse aperto la bocca, concluse che quella donna era un affascinante enigma che, in circostanze diverse, sarebbe stato tentato di esplorare. Ma quando lei parlò, qualsiasi impulso d’interesse svanì.

    «Capisco perché lei sia così di cattivo umore.» Aggrottando la fronte, posò sul pavimento la borsa di velluto porpora e avanzò verso di lui, come un’infermiera estremamente efficiente decisa a misurargli la febbre. «Se mi permette, direi che sta soffrendo molto. Ha la fronte imperlata di sudore. All’agenzia mi hanno detto che si è fratturato il femore, e che si tratta di una brutta frattura. Vuole un antidolorifico? Se mi dice dove sono glieli vado subito a prendere.»

    «Ne ho già presi un paio... proprio qualche minuto fa.»

    Per un attimo stupefacente, il profumo di fiori che la giovane emanava trasportò Hal in un bellissimo giardino a primavera dopo la pioggia, e gli riuscì difficile pensare razionalmente. Non aiutava certo che lei gli stesse così vicino. Lui avrebbe potuto prendere tra le dita una ciocca dei capelli che le ricadevano sulle spalle, e quest’impulso inappropriato gli fece galoppare il cuore.

    Colto alla sprovvista dalla sorprendente reazione, Hal tossicchiò per schiarirsi la gola. «Ci vuole un po’ di tempo perché facciano effetto, quindi no, non voglio prenderne altri. L’ultima cosa che voglio è trovarmi in uno stato letargico. Penso che dovremmo proseguire con il colloquio, non crede?»

    «Naturalmente.» La pelle di alabastro s’imporporò un poco, ma la rossa si riprese subito da quello che poteva essere imbarazzo, e rivolgendogli un’occhiata professionale chiese: «Invece di stare sulla sedia a rotelle, non preferirebbe coricarsi sul divano, con qualche cuscino dietro la schiena? Sono certa che starebbe molto più comodo. Posso aiutarla, se crede».

    «Signorina Blessing?»

    «Blessington.»

    Avrebbe dovuto sapere che, inevitabilmente, l’avrebbe corretto, e Hal inghiottì la rispostaccia della quale si sarebbe pentito subito dopo.

    «Chiariamo subito una cosa. Non sto cercando un facsimile di Florence Nightingale. Sono seguito da un’équipe di medici fra i migliori. La persona che intendo assumere deve farmi compagnia e sbrogliare tutte le faccende pratiche, finché non mi sarò ristabilito. Per questo mi serve un aiuto a casa. Qualcuno che non solo mi accompagni in macchina dove voglio andare, che si occupi di farmi recapitare a casa la spesa, che prepari una tazza di tè e metta insieme un pranzo o uno spuntino se ne ho voglia, ma che sia anche in grado di sostenere una conversazione intelligente, che si interessi di cinema e di musica, due degli argomenti che mi interessano di più. Voglio che questa persona sia disponibile ventiquattr’ore su ventiquattro, nel caso io non riesca a dormire, e senta il bisogno di compagnia.»

    La donna di fronte a lui si lasciò sfuggire un piccolo sospiro, ma Hal ebbe l’impressione che non fosse spaventata dalle sue richieste. Anzi, l’interesse con cui lo osservava lo confermava.

    «È più o meno quanto l’agenzia mi aveva prospettato, signor Treverne, e io non ho problemi in merito.»

    «Ha già lavorato con clienti le cui esigenze erano simili alle mie?»

    «Sì. Recentemente ho lavorato per un’attrice che si stava riprendendo da una brutta influenza che l’aveva debilitata. Ho dovuto occuparmi di diverse cose come quelle che lei ha citato, finché non si è ripresa del tutto.»

    L’esperienza non era stata particolarmente piacevole per Kit, perché la donna in questione era viziata e scostante. Durante le sei settimane nelle quali aveva lavorato per lei, l’aveva ossessionata, cogliendo ogni opportunità per farle sapere quanto fosse ammirata e invidiata dagli altri attori per la sua bellezza e il talento, il tono che suggeriva che Kit avrebbe dovuto sentirsi privilegiata per essere stata assunta da lei.

    Kit non aveva provato risentimento nei confronti dell’attrice, perché la poveretta non si rendeva conto di quanto la presunzione e l’atteggiamento di superiorità la rendessero poco attraente. Durante tutto il periodo in cui si era occupata dell’attrice, non c’era stata una sola persona che si fosse interessata a lei.

    «E poiché ho bisogno di assistenza di notte e di giorno, si rende conto che dovrebbe abitare qui?»

    La voce di Hal s’inserì nei suoi ricordi.

    «La maggior parte dei lavori proposti dall’agenzia lo prevede. Non si preoccupi, mi hanno chiarito tutto perfettamente, signor Treverne. C’è qualcos’altro che vuole chiedermi?»

    «Sì. Quanti anni ha?»

    «Ventisei.»

    «Ha qualche persona importante che potrebbe avere delle riserve per il fatto che abiti qui? Soprattutto quando la persona per cui lavora è un uomo?»

    Se Hal aveva creduto di metterla a disagio con l’inflessione umoristica, restò deluso. La giovane non diede il minimo segno d’imbarazzo. Anzi, rimase del

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