Strategia seducente: Harmony Destiny
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Michelle Celmer
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Strategia seducente - Michelle Celmer
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Caroselli’s Accidental Heir
Harlequin Desire
© 2014 Michelle Celmer
Traduzione di Giulia Dani
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3052-386-9
1
In ventitré anni Lucy Bates aveva fatto scelte non sempre molto azzeccate. A causa del suo carattere impulsivo, della sua ingenuità, e talora anche per mancanza di buonsenso, si era ritrovata spesso in situazioni a dir poco complicate. Ma con l’ultima pensata, aveva superato se stessa.
Promemoria per il futuro: la prossima volta che ti salta in mente di mollare un uomo e scappare nella speranza che ti insegua, lascia perdere.
In realtà Tony aveva fatto di peggio, non solo non l’aveva inseguita, ma si era addirittura trovato subito un’altra. Nell’anno in cui erano stati insieme, anche se non ufficialmente, lui non aveva mai accennato, neppure per sbaglio, a un loro matrimonio, ed eccolo sposare una perfetta sconosciuta. La frequentava solo da due mesi, e quella donna non era neppure incinta di suo figlio.
Lucy, invece, sì. Incarnava il classico stereotipo della ragazza povera che si innamorava di un uomo ricco rimanendo incinta. Lei sapeva bene che tra loro c’era ben altro, ma di sicuro tutti l’avrebbero pensata in quel modo. Tony per primo.
«Siamo arrivati» l’avvisò il tassista. La residenza dei Caroselli si trovava in uno dei quartieri più eleganti di Chicago. Era un antico edificio imponente, fin troppo sfarzoso per i gusti di Lucy. Il viale era affollato di auto di lusso e SUV, e alcuni bambini giocavano nel giardino di fronte a casa.
Lasciò gli ultimi soldi che le erano rimasti al tassista e scese dalla macchina. Nonostante il sole, l’aria era pungente.
Aveva dato fondo a tutti i suoi risparmi per comprare il biglietto aereo dalla Florida a Chicago, per cui non le restava altro che la carta di credito. Una volta esaurita anche quella, avrebbe trovato una soluzione... se la sarebbe cavata come sempre. Non era più sola, però. Doveva iniziare a pensare come una madre, a mettere suo figlio al primo posto.
Appoggiò una mano sul ventre, e si accorse che il bambino si muoveva. Non si era mai sentita tanto confusa, terrorizzata o elettrizzata in tutta la sua vita. Si giurò che se fosse riuscita a risolvere il pasticcio che aveva combinato, non avrebbe mai e poi mai compiuto un altro gesto avventato.
«Hai fatto il colpaccio» le aveva detto sua madre mentre la accompagnava in aeroporto con quel catorcio di macchina che si ritrovavano. «Qualunque cifra ti offra per tenerti buona, tu raddoppiala.»
Sua madre era fatta così.
«Non voglio i suoi soldi» le aveva risposto Lucy. «Non voglio niente da lui. Penso solo che prima di sposarsi dovrebbe sapere del bambino.»
«Allora bastava telefonargli.»
«Voglio dirglielo di persona.»
Glielo doveva, considerato come si era comportata. Tony non voleva stare con lei, quello era ovvio, ma era pur sempre il padre del bambino. Aveva il diritto di conoscere suo figlio.
«Così manderai all’aria la festa di fidanzamento.»
«Non mando all’aria proprio niente. Gli parlerò prima che inizi.»
Non aveva previsto, però, che l’aereo partisse in ritardo; le rimanevano due ore per andare da Tony e tornare in aeroporto in tempo per imbarcarsi sul volo di ritorno. Non aveva scelta, doveva parlargli durante la festa, ma non voleva fare nessuna scenata. Si sarebbe confusa tra gli invitati.
Le bastavano cinque minuti, poi lei e Tony avrebbero preso ognuno la sua strada. Se poi lui avesse riconosciuto il figlio, tanto meglio, le avrebbe fatto un enorme favore inviandole un po’ di soldi per il mantenimento, ma se non voleva aver niente a che fare con lei e il bambino, lo avrebbe capito. Era stata lei, dopo tutto, ad aver insistito per non rendere la loro storia ufficiale. Nessun obbligo, quindi nessuna aspettativa. Come poteva presentarsi, così dal nulla, e pretendere che si assumesse la responsabilità di un figlio che non aveva neppure voluto?
«Quell’uomo non ti avrebbe mai sposato» aveva aggiunto sua madre. «Gli uomini come lui frequentano donne come noi solo per un motivo.»
Non mancava occasione di ripeterglielo, ma aveva ragione. Lucy sapeva che Tony era troppo per lei, che se anche un giorno avesse voluto mettere la testa a posto, avrebbe scelto una del suo livello, ed era proprio ciò che aveva fatto. Lei e Tony appartenevano a due mondi diversi; era stata una stupida a credere che l’avrebbe seguita fino in Florida implorandola di tornare a casa perché gli mancava. Poteva solo tentare di salvare il salvabile, e ciò implicava mettere da parte il suo orgoglio e accettare il suo aiuto e i suoi soldi se glieli avesse offerti.
Ora o mai più, pensò mentre attraversava il viale.
Con il cuore in gola, si affrettò a raggiungere il portico per non rischiare di cambiare idea. Bussò alla porta; le gambe le tremavano e non riusciva a respirare. Passarono alcuni minuti e si rese conto che nessuno arrivava ad aprire. Bussò un’altra volta inutilmente.
L’inizio non era dei migliori. Possibile che quello che le aveva spedito la mail avesse sbagliato l’ora o il luogo della festa? Quale donna sana di mente avrebbe dato credito a uno che si firmava un amico? Soltanto lei.
Ormai era troppo tardi per tornare indietro. Si accorse che la porta era aperta. L’ingresso sembrava deserto, perciò decise di entrare cercando di non fare rumore. Il salone era addobbato con gusto, ma era troppo silenzioso. Dove diavolo erano finiti tutti? Forse era davvero il giorno sbagliato, le macchine nel viale probabilmente appartenevano a persone invitate a un’altra festa.
Era ormai decisa ad andarsene quando sentì una melodia soffusa, sembrava il suono di un violino, anzi di più violini, ma erano troppo lontani per distinguerli.
Era sicura di riuscire a intrufolarsi senza dare nell’occhio, perciò seguì la musica e attraversò il salone da pranzo decorato in toni caldi, rosso e oro, che richiamavano le preziose tovaglie sui numerosi tavoli apparecchiati.
Improvvisamente la musica si interruppe. In fondo alla sala c’era un’ampia stanza con un enorme caminetto in pietra che saliva fino al soffitto. Ordinate file di sedie erano allineate da ambo le parti di una passerella in velluto rosso.
Oh, cielo.
Non era una festa di fidanzamento, era proprio il matrimonio!
La tradizione regnava sovrana: gli invitati seduti su eleganti sedie rivestite di velluto, la sposa impeccabile nel suo vestito semplice color panna, molto raffinato, che faceva risaltare le lunghissime gambe. Era alta quanto Tony, cosa non facile visto che lui superava il metro e novanta.
A proposito di Tony...
Lucy ebbe un tuffo al cuore quando lo vide, con quel vestito scuro e i capelli pettinati all’indietro. Sembrava pronto per una sfilata di moda, anche se aveva conservato il look casual chic che lo rendeva irresistibile. Le ricordò la prima volta che l’aveva incontrato al bar dove lavorava. Non si era resa conto di quanto le fosse mancato, di quanto avesse bisogno di lui. Prima di conoscerlo non aveva mai avuto bisogno di nessuno.
Cosa fare? Poteva trovarsi una sedia libera e fingersi una delle invitate e aspettare la fine della cerimonia per parlargli, o forse era meglio andarsene e telefonargli come le aveva suggerito sua madre.
«Lucy?» la chiamò Tony.
Le ci vollero alcuni secondi per rendersi conto che Tony la stava fissando, e la sposa con lui. A dirla tutta, l’intera sala aveva gli occhi puntati su di lei.
Rimase immobile, indecisa sul da farsi. Era venuta per parlare con Tony, non voleva piombargli in casa a metà cerimonia. Ma ormai era lì, e il matrimonio era rovinato.
«Scusa.» Come se quelle parole potessero servire a rimediare il danno che aveva combinato. Lui non le avrebbe mai più rivolto la parola. «Non volevo interrompervi.»
«Però ci sei riuscita» le rispose con voce pacata. Una volta le aveva detto che ammirava il suo coraggio di dire sempre quello che pensava, di battersi per le sue idee, ma forse quel gesto gli aveva fatto cambiare idea. «Cosa vuoi?»
«Ho bisogno di parlarti. In privato.»
«Adesso? Se non l’avessi notato, mi sto sposando.»
Certo che l’aveva notato.
La sposa continuava a fissarli spostando lo sguardo ora su Tony, ora su di lei. Era pallida, sembrava fosse sul punto di svenire, o forse quello era il suo colorito naturale. A guardarla bene, pareva la brutta copia di Morticia Addams.
«Tony? Chi è costei?» Aggrottò le sopracciglia con disgusto, guardando Lucy dall’alto in basso.
«Nessuno d’importante.» Quelle parole le fecero male, ma tra qualche minuto si sarebbe rimangiato tutto. Non che la cosa la facesse sentire meglio.
«Ciò che ho da dirti, invece, è importante.»
«Qualunque cosa sia, puoi dirmela qui, davanti alla mia famiglia.»
Non era una bella idea. «Tony.»
«Avanti» insisté.
Conosceva bene quella postura rigida, quello sguardo fiero: non aveva intenzione di cedere.
Se era proprio ciò che voleva...
Si sbottonò la giacca, rivelando a tutti il suo ventre rotondo che faceva capolino sotto la maglietta. Un boato di sorpresa si levò tra tutti gli invitati, riecheggiando tra le pareti. Non avrebbe mai dimenticato le loro facce sconvolte.
Se con quella richiesta Tony aveva voluto umiliarla o metterla in imbarazzo, non ci era riuscito. La sposa, al contrario, pareva piuttosto sconvolta.
«È tuo?» chiese a Tony, e lui si voltò verso Lucy in attesa in una spiegazione. Il suo sguardo era inequivocabile, sembrava dirgli: Secondo te?
Tony guardò la sua fidanzata. «Alice, scusa, ho bisogno di parlare un minuto con la mia... con Lucy.»
«Credo che un minuto non sia sufficiente» ribatté lei con voce molto tesa. «E credo anche che questo non mi serva più.» Abbassò lo sguardo verso l’anello che portava al dito ossuto.
«Alice...»
«Quando ho accettato di sposarti, l’amante incinta non era parte dell’accordo. Evitiamo di farci del male, che ne dici?»
Era così che Alice considerava il matrimonio? Un semplice accordo? Sembrava umiliata, molto spazientita, ma non dispiaciuta.
Tony non provò neppure a farle cambiare idea. Sapeva che era inutile insistere o non l’amava abbastanza? Le parve quasi di avergli fatto un favore, anche se lui non l’avrebbe di sicuro pensata così. Probabilmente non l’avrebbe mai più perdonata.
Alice tentò di restituirgli l’anello, ma non riuscì a sfilarlo. Allora, non era così ossuta come sembrava. «Tienilo» le disse Tony. «Consideralo un risarcimento per ciò che è successo.»
Un risarcimento da centinaia di migliaia di