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Avventura con il capo: Harmony Collezione
Avventura con il capo: Harmony Collezione
Avventura con il capo: Harmony Collezione
E-book154 pagine2 ore

Avventura con il capo: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Doveva essere soltanto un'avventura. Niente più di una notte di passione.
La sorpresa è grande, quindi, quando Luccy O'Neill scopre che l'uomo con il quale si è lasciata andare, perdendo il controllo per la prima volta nella sua vita, è il proprietario della società per la quale lavora.

Non avevano però fatto i conti col destino.
Jacob Sinclair non ci ha messo molto a rintracciare la bella sconosciuta di quella notte, ma ora che l'ha trovata non ha buone notizie per lei. Nessuna donna si è mai presa gioco di lui. Nessuna.
LinguaItaliano
Data di uscita9 nov 2018
ISBN9788858990261
Avventura con il capo: Harmony Collezione
Autore

Carole Mortimer

Zu den produktivsten und bekanntesten Autoren von Romanzen zählt die Britin Carole Mortimer. Im Alter von 18 Jahren veröffentlichte sie ihren ersten Liebesroman, inzwischen gibt es über 150 Romane von der Autorin. Der Stil der Autorin ist unverkennbar, er zeichnet sich durch brillante Charaktere sowie romantisch verwobene Geschichten aus. Weltweit hat sie sich in die Herzen vieler Leserinnen geschrieben. Nach der Schule begann Carole Mortimer eine Ausbildung zur Krankenschwester, musste die Ausbildung allerdings aufgrund eines Rückenleidens nach einem Jahr abbrechen. Danach arbeitete bei einer bekannten Papierfirma in der Computerabteilung. Zu diesem Zeitpunkt schrieb sie ihren ersten Liebesroman, das Manuskript wurde abgelehnt, da es zu kurz war und die Handlung nicht den Ansprüchen des Verlags genügte. Bevor sie einen zweiten Versuch wagte, schmollte sie nach eigenen Angaben erst einmal zwei Jahre. Das zweite Manuskript wurde dann allerdings angenommen, und es war der Beginn ihrer erfolgreichen Karriere als Autorin von modernen Liebesromanen. Sie selbst sagt, dass sie jeden Augenblick des Beginns ihrer Karriere genossen hat, sie war die jüngste Autorin des Verlags Mills & Boon. Carole Mortimer macht das Schreiben viel Freude, sie möchte gern mindestens weitere zwanzig Jahre für ihre Leserinnen schreiben. Geboren wurde Carole Mortimer 1960 in Ost-England, und zwar in einem winzigen Dorf. Sie sagt, das Dorf sei so klein, dass, sollte der Fahrer beim Durchfahren einmal zwinkern, er den Ort vollkommen übersehen könnte. Ihre Eltern leben immer noch in ihrem Geburtshaus, ihre Brüder wohnen in der Nähe der Eltern. Verheiratet ist sie mit Peter, ihr Mann brachte zwei Kinder mit in die Ehe, sie leben in einem wunderschönen Teil Englands. Die beiden haben vier Söhne, zusammen sind es sechs Kinder, zwischen dem ältesten und jüngsten bestehen 22 Jahre Altersunterschied. Außerdem haben sie einen Kleintierzoo sowie einen Hund, der zur Hälfte von einem Kojoten abstammt und den die Familie aus Kanada mitbrachte.

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    Anteprima del libro

    Avventura con il capo - Carole Mortimer

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Pregnant with the Billionaire’s Baby

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2009 Carole Mortimer

    Traduzione di Maura Arduini

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-026-1

    1

    «Non è affatto una buona idea, Paul!»

    Luccy fulminò con lo sguardo l’energumeno che la spingeva contro il muro nel corridoio del ristorante in cui aveva appena offerto la cena, a lui e a un altro dirigente della rivista Wow.

    Erano passati i bei tempi in cui l’invitata era lei. Ormai c’era in giro un sacco di ottimi fotografi senza lavoro e disposti a tutto pur di averne uno. Di lì a tre mesi il prestigioso contratto che la legava alla PAN Cosmetics sarebbe scaduto e siccome la PAN Cosmetics era un’affiliata del colosso Sinclair, anche un fotografo del calibro di Roy Bailey era già pronto a contenderglielo.

    Doveva assolutamente ottenere il rinnovo, se non voleva finire a fotografare cresime e matrimoni per il resto dei suoi giorni.

    Era disposta a tutto. Ma non certo ad andare a letto con uno dei dirigenti.

    Paul Bridger, il più giovane dei suoi due ospiti, aveva fatto parecchie avance, nel corso della serata, sebbene per sua stessa ammissione avesse moglie e due figli, a casa nell’Hampshire.

    Luccy pensava di essere riuscita a respingere l’offensiva senza gravi danni all’orgoglio di entrambi, e i suoi ospiti l’avevano salutata con la promessa di farsi risentire presto.

    Peccato che Paul fosse tornato indietro, e ora chissà cosa si era messo in testa, cercando di intrappolarla contro la parete.

    «Oh, andiamo» disse lui, rauco, pressandole il proprio corpo addosso. «Mi hai dato il via libera per tutta la sera...»

    Luccy soffocò il disgusto. Avrebbe fatto bene a mollargli due sberle e a dirgli esattamente quel che pensava di lui. Ma preferì cercare un modo per evitare scenate e mettere fine a quella situazione nel modo più rapido e indolore possibile...

    Abbozzò una risatina e spinse via Paul, fingendosi divertita. «Ehi! Non credo proprio che tua moglie approverebbe!»

    Gli occhi azzurri di lui divennero due fessure.

    «Mia moglie non lo saprà. No?» La guardò con un pizzico di sospetto e le tenne le spalle inchiodate contro il muro.

    «Dipende...» Lei si inumidì le labbra.

    «Da che cosa?» ringhiò Paul.

    «Chiedo scusa...»

    Luccy arrossì per l’imbarazzo, rendendosi conto che lei e Paul bloccavano il corridoio d’uscita del ristorante. Uno degli altri avventori aspettava che lo lasciassero passare.

    Luccy gli lanciò un’occhiata. Notò che era alto, ben oltre il metro e ottanta. Sui trentacinque anni, con i capelli scuri non troppo corti, gli occhi color grigio argento, molto penetranti. Aveva il viso abbronzato, e l’accento americano diceva che era abituato a ben altri climi che non a quel piovoso giugno inglese. La giacca dello smoking e la camicia candida enfatizzavano l’ampiezza delle spalle, in armonia con i fianchi stretti e le gambe lunghissime.

    Passò lo sguardo da Luccy a Paul, vagamente disgustato. Be’... di questo si sarebbe occupata poi, pensò lei. Al momento aveva proprio bisogno di un salvatore!

    «David! Che piacere rivederti!» Rivolse all’uomo un sorriso smagliante e approfittò della momentanea confusione di Paul per sgusciare via e prendere sottobraccio l’americano sconosciuto. «Paul stava appunto per andare via. Non è vero, Paul?» chiese con intenzione.

    «Io...» Paul batté le palpebre e guardò cupo prima lei e poi il tizio alto che lo fissava con espressione arrogante e sdegnosa. «Sì, stavo per andare» disse con rabbia, prima di dirigersi all’uscita.

    Una volta che fu scomparso, Luccy si sentì svuotare di ogni energia. Non riuscì a fare altro che restare aggrappata al braccio dell’uomo che le stava accanto e che non aveva mai visto prima di allora.

    Lui abbassò lo sguardo e inarcò un sopracciglio.

    «David?» domandò, asciutto.

    Lei abbozzò una smorfia di scusa.

    «Mi dispiace davvero molto, mi creda. Un... collega di lavoro che ha... bevuto un po’» spiegò. Anche se ormai dubitava di poter diventare collega di Paul e di ottenere un incarico qualunque alla rivista Wow. «Noi... ci conosciamo?» domandò. Per qualche strana ragione, l’uomo le sembrava vagamente familiare.

    Sin sapeva bene di non averla mai incontrata prima. Di certo se ne sarebbe ricordato!

    Era seduto da solo al suo solito tavolo accanto alla finestra quando l’aveva vista fermarsi sulla soglia della sala, guardarsi intorno, e poi proseguire con decisione verso il tavolo d’angolo, dove due uomini stavano chiacchierando. Altre paia di occhi maschili avevano seguito l’ondeggiare sinuoso dei suoi fianchi mentre camminava.

    Meno di trent’anni per un metro e settanta di altezza, aveva giudicato lui. Lunghi capelli neri dai riflessi quasi blu e grandi occhi azzurri con le ciglia folte, la pelle candida, un piccolo naso diritto e la bocca rossa come l’abito che indossava, lungo fino alle ginocchia. E c’era da dubitare che indossasse altro.

    L’aveva vista conversare animatamente con i due uomini al tavolo per tutta la cena. Di solito, Sin non faceva caso alle sconosciute, ma c’era qualcosa in quella donna che attirava il suo sguardo. Non aveva certo avuto intenzione di avvicinarsi e di parlarle, ma non era colpa sua se era successo, no?

    Si strinse nelle spalle.

    «Forse mi ha visto in sala ristorante?»

    Luccy annuì. Ripensandoci, era vero. Lo aveva visto seduto a un tavolo, da solo, quando era arrivata lì. Con quel fisico, e quel viso, era impossibile non notarlo! Ma siccome teneva al suo futuro, si era concentrata sui suoi due ospiti della Wow.

    «Le sono davvero molto grata per il suo aiuto.» Sorrisino di commiato.

    Lui fu rapido a prenderle la mano, prima che se ne andasse. «Sta tremando.» Si accigliò.

    Ah, sì? In effetti, era possibile.

    Un po’ per colpa di Paul Bridger, e un po’ per via di quell’uomo che le teneva la mano...

    Luccy si lasciò sfuggire una piccola risata nervosa. «Può darsi.» Fece una smorfia. «È che non mi aspettavo... quello.» Fece un cenno nella direzione da cui era svanito Paul, decisamente imbronciato.

    L’americano alto la guardò perplesso. «Non le farebbe bene sedersi? Con un brandy, magari.»

    Lei si sentì un po’ ridicola. Dopotutto, Paul aveva solo tentato la fortuna. Non c’era stata violenza. Sarebbe mai arrivato a...?

    «È ancora sotto shock.» Lei rabbrividì e l’americano scrollò la testa. «Ho una bottiglia di brandy, di sopra in camera...» Notò l’espressione allarmata di lei e aggiunse: «Solo come rimedio medico, si capisce. Credo che abbia ricevuto già abbastanza avance per una sera!».

    «Certo, scusi.» Dopotutto, l’aveva salvata da una situazione imbarazzante. Avrebbe anche potuto dire che non la conosceva. «Luccy» gli disse con voce sommessa.

    «Scusi?»

    «Mi chiamo Luccy.»

    «Ah.» Annuì. «E basta?»

    «Luccy e basta.» La serata si era complicata già abbastanza anche senza far diventare di dominio pubblico la notizia che la nota fotografa Lucinda Harper-O’Neill era stata vittima di un approccio increscioso in un hotel prestigioso come l’Harmony.

    L’americano sollevò le sopracciglia. «Allora, io sono solo Sin» disse, in tono suadente.

    Lei sorrise. «Un nome interessante.»

    Sin. Peccato, in inglese.

    Lui studiò la delicata perfezione del suo profilo, illuminato da due occhi azzurri e profondi, la linea accattivante delle labbra, il piccolo mento volitivo.

    Poi lo sguardo scivolò di nuovo sulla morbida curva del seno, sulla vita sottile e i fianchi sinuosi.

    «Credo che per me sia meglio chiudere la serata qui.» Le ciglia le ombreggiarono le guance. «Apprezzo molto il suo aiuto, Sin, ma non credo che sarebbe... appropriato, per me, salire in una camera d’albergo con lei.»

    Al diavolo quel che era o non era appropriato. Ora che aveva avuto l’occasione di parlarle, di sentire la sensualità della sua voce, Sin voleva conoscerla meglio. Molto, molto meglio!

    Le sue labbra tradirono una smorfia. «Se vuole aspettarmi qui, posso trovare due persone disposte a garantire per me...»

    «Non mi faccia sentire una sciocca!» protestò a quel punto Luccy.

    Lui si fermò. «Allora, crede di poter correre il rischio?»

    Lei pensò a come si fosse sbagliata nel giudicare Paul Bridger, e come a volte peccasse di ingenuità, con gli uomini. Anche adesso, rischiava di cadere dalla padella nella brace...

    Aveva ormai trent’anni, e gli unici rapporti intimi con un uomo risalivano ai tempi dell’università, sette anni prima. L’esperienza era stata così poco coinvolgente da scoraggiarne di successive.

    Eppure, anche solo guardare quello sconosciuto, che per di più si chiamava Sin, era emozionante!

    Oh, per amor del cielo! Cercò di ragionare. L’Harmony era uno degli alberghi più costosi ed esclusivi di Londra, e quell’uomo era un cliente, non un serial killer. In fondo, le stava offrendo solo un dito di brandy per calmare i nervi, non una notte di sesso sfrenato, e se per caso le avesse offerto anche quella, lei aveva sempre la possibilità di dire di no. A differenza di Paul, l’americano non aveva certo bisogno di convincere una donna a entrare nel suo letto con la forza!

    Per quanto... «Solo un brandy?»

    Lui sorrise. «Certo.»

    Luccy esitò ancora, in parte affascinata, in parte...

    «Non deve avere paura, Luccy» la rassicurò lui, suadente.

    Lei si sforzò di non farsi leggere nel pensiero. «È solo cautela, e non ha niente a che vedere con la paura» dichiarò con voce tagliente. «Sono appena uscita da una situazione imbarazzante, e...»

    «Crede che voglia portarla in camera per sedurla?» Lui inarcò un sopracciglio con fare arrogante.

    «Certo che no!» Luccy arrossì. «Semplicemente, non è mia abitudine andare nella camera di un uomo che ho appena conosciuto.» Specialmente considerando le circostanze in cui si erano conosciuti.

    Lui scrollò le spalle.

    «Le ho offerto solo un bicchierino di brandy per aiutarla a rinfrancarsi un po’.» Era davvero un invito così innocente? «È una suite, Luccy» aggiunse con un pizzico di impazienza. «Il letto non si vede neanche.»

    Adesso sì che la faceva sentire ingenua e provinciale. «D’accordo. Allora accetto» decise lei. Vide la piega divertita della sua bocca e le brillarono gli occhi per la determinazione.

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