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I fantasmi di Natale: Harmony Destiny
I fantasmi di Natale: Harmony Destiny
I fantasmi di Natale: Harmony Destiny
E-book160 pagine2 ore

I fantasmi di Natale: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Marley conosce Carl da quando era bambina e ne è sempre stata innamorata, ma lui non se n'è mai accorto ed è rimasto chiuso nel suo guscio di presunzione e solitudine. Da alcuni anni i due hanno rilevato un'azienda specializzata in biglietti d'auguri natalizi, trasformandola in una brillante attività di successo. Per ironia della sorte, tuttavia, Carl detesta il Natale, perché nel passato ha ricevuto una delusione sentimentale proprio in prossimità di questa festa. Stavolta però accadrà qualcosa che gli farà cambiare idea...
LinguaItaliano
Data di uscita9 dic 2016
ISBN9788858958315
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    Anteprima del libro

    I fantasmi di Natale - Emily Dalton

    successivo.

    1

    Carl Merrick accompagnò suo padre fino alla porta d'entrata della Piccolo Angelo, la società di cui era proprietario e che produceva biglietti natalizi.

    «Sei sicuro di non voler venire, figliolo?» chiese nuovamente John Merrick. «Ci sarà la casa piena. Gente che non vedi da anni. Ogni Merrick verrà per la cena di Natale. Tutti tranne te.»

    «Scusa papà, ho troppo lavoro» rispose Carl per la sesta volta almeno.

    «È solo una scusa, e tu lo sai bene» borbottò suo padre.

    Carl si sforzò di sorridere. «Se dovessi spuntare dopo tutti questi anni, lo zio Ralph si strozzerebbe con il dolce di frutta, la zia Bessie rimarrebbe con la bocca aperta e la dentiera le cadrebbe nella ciotola dello zabaione.»

    «Sentono tutti la tua mancanza» insistette suo padre, ignorando la battuta. «Ciò che ti ha fatto quella ragazza non ha niente a che vedere con il Natale...»

    «Non rivanghiamo vecchie storie. Il Natale continuerà a cadere nel mese di dicembre, mietendo vittime, lasciandole esauste e con qualche dollaro in meno.»

    «Carl, ti sbagli, il Natale è molto di più...»

    «Non ti aspetta la mamma?» Carl lo interruppe ancora. «Molto probabilmente sarà parcheggiata in seconda fila intenta a cercarti tra la folla, pensando di averti perso.

    John Merrick, presidente fino a due anni prima del Mount Joy, la più antica banca del Vermont, era un uomo alto dall'aspetto distinto, con i capelli argentati e sopracciglia folte al di sopra di due penetranti occhi azzurri. Aveva spalle larghe e indossava un cappotto a trequarti grigio fumo. Una brillante sciarpa rossa gli avvolgeva il collo. Le sue guance erano arrossate dal freddo e dalla naturale vitalità che esternava sempre a Natale. No, di sicuro era un uomo che difficilmente si sarebbe perso tra la folla.

    «Lo sai, l'invito resta.»

    Carl scrollò la testa. «Te l'ho detto, papà. Devo lavorare e Natale è l'occasione giusta. Riesco a combinare molto di più in ufficio quando non c'è nessuno.» Sperava che suo padre capisse quanto fosse inutile per lui celebrare una festività in cui non credeva affatto.

    «C'è la mamma» aggiunse con un sospiro di sollievo.

    «Arrivederci, figliolo» rispose suo padre allontanandosi nel freddo. «E Buon Natale, Carl».

    «Attento a dove metti i piedi, papà» rispose Carl. Aspettò sulla porta fino a quando non fu sicuro che suo padre fosse salito sulla grande e lussuosa berlina che sua madre stava manovrando come un carro armato.

    Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. Erano le quattro meno cinque e faceva ancora in tempo a tornare in ufficio evitando la confusione del cenone di Natale, ma doveva sbrigarsi.

    Attraversò velocemente l'atrio e si diresse all'ascensore. Senza tempo da perdere e alcuna voglia di fare conversazione, evitò gli sguardi di tutti.

    Anche se, in verità, nessuno lo avrebbe fermato. I suoi impiegati erano ansiosi di evitarlo, sapevano come la pensava sul Natale e conoscevano le sue abitudini.

    Carl non riusciva a spiegarsi come mai tutti aspettassero ogni anno il Natale. Alle quattro precise i suoi impiegati avrebbero festeggiato nella sala comune con zabaione e dolci serviti in bicchieri e piattini di carta con decorazioni natalizie.

    Carl li considerava dei pazzi, e parlando di pazzi la sua socia e amica d'infanzia Marley Jacobs era la prima. Non aveva mai conosciuto nessuno che impazzisse tanto per il Natale.

    Molto probabilmente dietro la porta chiusa del suo ufficio, Marley stava per indossare un costume da folletto. Era un rito annuale che la trasformava da donna d'affari in aiutante di Babbo Natale. Come co-presidente della società e come donna matura di ventotto anni avrebbe dovuto avere una condotta più decorosa.

    Carl si era appena seduto alla sua scrivania in ciliegio quando Stewart Cosgrove entrò senza bussare. Marley lo aveva assunto quattro mesi prima per occuparsi del settore pubblicità. Rispetto agli altri impiegati, Stewart non sembrava intimidito dai malumori di Carl. Era sempre allegro e pieno di ottimismo e Carl lo avrebbe tenuto fin quando il suo lavoro fosse stato brillante.

    «Salve, capo» disse col solito entusiasmo.

    «Cosa c'è, Cosgrove?» rispose Carl con un tono ben poco cortese. Ma nulla avrebbe scoraggiato Stewart. Si sedette all'angolo della scrivania con naturalezza.

    «Lo spot è un successone. La vendita delle cartoline ha avuto un'impennata dal giorno della prima messa in onda. Abbiamo superato tutti.» Mostrò a Carl una copia degli ultimi dati delle vendite. «Credo le faccia piacere.»

    Carl osservò i dati. Gli faceva molto piacere. Ma non lasciò trasparire nulla.

    «Sicuramente meglio dell'anno scorso» mormorò fissando il foglio davanti a sé.

    Carl riconosceva i meriti, quando c'era bisogno, ma con Stewart si era ripromesso di non sbilanciarsi troppo. «Non penserai che sia dovuto solo alla pubblicità?»

    Invece di mettersi sulle difensive, Stewart rise.

    «Sì, ovviamente! A una grande pubblicità!»

    «Capisco, ma ci siamo costruiti una reputazione negli ultimi cinque anni e...»

    «Non mi dica che non l'ha ancora visto!» Stewart lo interruppe.

    «Cosa?»

    «Lo spot.»

    «Non ho lo stomaco per vedere tutta quella spazzatura sentimentale. E se per te non è un problema, io ho del lavoro da...»

    «Marley ha fatto un buon lavoro. È quasi un attrice, lo sa? Mi piacerebbe usarla in tutte le pubblicità.»

    «Bene, ne puoi parlare con lei. È il suo lavoro occuparsi di questo.»

    I Jingle bells che echeggiarono nel corridoio segnarono l'inizio della festa. Nello stesso momento, l'orologio della piazza batté quattro rintocchi.

    «Devo andare, non voglio perdermi la festa» disse Stewart.

    «Certamente tu no» replicò Carl. Un altro pazzo pensò, cercando di ignorare il baccano.

    Sospirando Carl si alzò in piedi e guardò fuori della finestra. La gente di Mount Joy si apprestava a fare le ultime compere nei negozi adornati con luci e ghirlande per l'occasione di festa.

    Faceva più freddo del solito nel Vermont, la nebbia insidiosa ghiacciava il sangue e la neve era una spessa coltre indurita. Ma nonostante le rigide temperature, a Natale tutti sembravano infischiarsene della propria salute, tutti tranne lui.

    «Sono pazzi» ripeté Carl. Dopo quel fatale giorno di sette anni prima, il venticinque dicembre era una data da dimenticare.

    Si mosse verso il termostato e lo abbassò di diversi gradi, poi tornò alla scrivania. Assorto nei suoi resoconti finanziari, le cinque arrivarono in un batter d'occhio.

    «Hai abbassato ancora il termostato? Bev sta congelando!»

    «Entra pure» disse Carl in tono ironico. La sua socia era entrata nella stanza senza bussare, proprio come Stewart. «Tu e Cosgrove andate alla stessa scuola di buone maniere?»

    Marley andò a rialzare il termostato. «Te lo giuro Carl, a volte penso che tu abbia il ghiaccio nelle vene.»

    Con quelle calze verdi, la maglietta a strisce bianche e verdi, il cappello a punta e le scarpe col campanellino, aveva l'aria minacciosa. Ma Carl dovette ammettere che nonostante il buffo costume che indossava, era affascinante.

    Aveva una figura ben proporzionata e i fianchi morbidi. Il naso era piccolo e dritto, gli occhi verdi. I capelli biondi erano tagliati alla maschietto.

    Chissà come mai Marley non si era ancora sposata. Di sicuro, doveva avere molti pretendenti.

    Ma Carl non faceva mai trapelare alcun segno di ammirazione per la sua partner, né il minimo interesse per la sua vita affettiva. «Quando sono da solo in ufficio abbasso sempre la temperatura. Pensavo che tu e io fossimo d'accordo che risparmiare un po' di soldi fosse una buona idea. Credevo che Bev fosse alla festa di Natale come tutti gli altri.»

    «Prima di tutto, non c'è bisogno di essere così parsimoniosi. La Piccolo Angelo non è più la società che annaspava come cinque anni fa, quando iniziammo. E non è necessario lavorare tutte queste ore, o schiavizzare la tua segretaria. Bev non è alla festa perché sta battendo a macchina alcune lettere che tu le hai dato dicendo che dovevano essere spedite prima del ventisei.»

    «Ho solo detto che avrei preferito così. Certamente, non volevo che non andasse alla festa.»

    «Bev ha soggezione di te, Carl. Una tua parola per lei è un ordine. Non andrà alla festa finché non le assicurerai che è tutto a posto.»

    «Non capisco perché non sia venuta a dirmi...»

    Marley sbuffò. «Questa è buona. Nessuno con un po' di cervello verrebbe a bussare alla tua porta nel periodo tra il giorno del ringraziamento e il primo dell'anno, se non fosse assolutamente necessario. A meno che non volesse vedersi staccare la testa.»

    Carl fece un riso soffocato. «Hai ragione su una cosa. Nessuno bussa alla mia porta. Almeno, non tu e Cosgrove.»

    «Chiunque ha paura di te, inclusa Bev.»

    «Come al solito, stai esagerando.»

    «Ascolta!» esclamò lei. «La tua avversione per il Natale è leggendaria. Infatti, come trattare con il signor Merrick se durante le feste non è allegro, è un capitolo documentato del manuale del neo assunto.»

    Incredulo, Carl aprì la porta che collegava il suo ufficio a quello di Bev per dirle di andare alla festa... o a quel che rimaneva di essa.

    Marley aspettò. Era abituata. Lo faceva da anni. Né si stupì che al ritorno Carl andasse a sedersi alla scrivania e riprendesse subito a lavorare.

    D'accordo, la fidanzata di Carl, Andrea, lo aveva lasciato sull'altare la vigilia di Natale sette anni prima, ma non era un buon motivo per essere inasprito contro le donne e contro il Natale.

    Marley si diresse verso di lui, posò le mani agli angoli della scrivania e lo fissò.

    Malgrado non fosse più il Carl di un tempo, aveva sempre il potere di affascinarla con i suoi capelli neri, gli occhi di un blu intenso e il corpo muscoloso.

    Carl alzò lo sguardo. «Cosa vuoi, Marley? Se stai aspettando che ti dica Buon Natale è meglio che ti prepari a passare le vacanze dentro queste quattro mura. Potremmo ordinare qualcosa? Cos'è meglio, pizza o cinese?»

    «Sei un mostro.»

    «Perlomeno non sono un ipocrita.»

    «Non pensi che dirigere una società di cartoline natalizie sia piuttosto ipocrita dal momento che odi il Natale?»

    «È lavoro.» Il suo sguardo tornò alle carte sulla scrivania.

    Marley sbatté il pugno sul ripiano per richiamare la sua attenzione. Gli occhi di Carl si girarono sorpresi. «Marley, cos'hai? Tornatene alla festa e lasciami solo, come hai fatto negli ultimi anni passati. Sai come sono.»

    «Ma io mi ricordo com'eri.»

    «Intendi quando eravamo bambini?»

    «È ovvio» replicò lei. «È ora che tu metta da parte il passato.»

    «Di cosa stai parlando?»

    Marley incrociò le braccia. «Andando di questo passo, come sarai tra altri sette Natali? Un ricco eremita?»

    Carl rise, ma era un riso cinico. «Non te ne devi preoccupare, Marley. Anche se un uomo non sente il fascino del significato commerciale di certe ricorrenze, non vuol certamente dire che sia condannato all'isolamento e all'eccentricità.»

    «Carl, non hai idea di quanto tu sia cambiato. All'inizio, eri asociale e triste solo a Natale; ora col passare del tempo perdi entusiasmo giorno per giorno.»

    «Marley...»

    «Lavori fino tardi, tutte le notti. Eviti gli incontri familiari. Tuo padre viene ogni Natale a invitarti a cena e tu puntualmente rifiuti.»

    «Se sei così preoccupata che i miei perdano un ospite per il loro fantastico cenone perché non vai tu al mio posto?»

    «È proprio quello farò. Sono sempre invitata e ci vado tutti gli

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