Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Doppio inganno per il milionario
Doppio inganno per il milionario
Doppio inganno per il milionario
E-book138 pagine1 ora

Doppio inganno per il milionario

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Lui sta per ricevere una sorpresa inaspettata.
Lo scapolo d'oro Dex Messina pensa di sapere tutto delle donne finché non trova un'adorabile neonata sulla soglia di casa sua. Sconcertato, è sicuro di una sola cosa: l'avvenente sconosciuta che si precipita a riprendersi la bimba gli nasconde qualcosa. E Dex non vede l'ora di metterla a nudo, in più di un senso.

Per ottenere la custodia della nipotina, Lucy Alwin farebbe qualsiasi cosa, anche fingere di essere la sua gemella, con cui Dex ha passato una notte d'amore. Ma se mentire al potente uomo d'affari è difficile, resistergli è impossibile!
LinguaItaliano
Data di uscita10 set 2020
ISBN9788830519503
Doppio inganno per il milionario

Leggi altro di Emily Mc Kay

Autori correlati

Correlato a Doppio inganno per il milionario

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Doppio inganno per il milionario

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Doppio inganno per il milionario - Emily McKay

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Baby On the Billionaire’s Doorstep

    Silhouette Desire

    © 2008 Emily McKaskle

    Traduzione di Carlotta Picasso

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-950-3

    1

    Il taxi rallentò, poi accostò lungo il marciapiede di fronte alla casa del fratello. Esausto, Dex Messina nascose uno sbadiglio dietro la mano.

    Non aveva più l’età per certe cose. Aveva trascorso una settimana ad Anversa, lavorando sedici ore al giorno per organizzare l’apertura della nuova filiale in cui si tagliavano i diamanti, la Messina Diamonds, e dopo un volo di diciassette ore e altre sei passate a New York a causa di un ritardo, era allo stremo delle sue forze.

    «È arrivato, signore?» domandò l’autista.

    «Sì, grazie. Finalmente a casa» sospirò lui.

    I lavori di ristrutturazione del suo attico in centro non erano ancora terminati e provvisoriamente si era trasferito a casa di suo fratello Derek, soluzione che nessuno dei due aveva gradito, ma che era stata necessaria. Per sua fortuna, Dex occupava la dépendance e viaggiava spesso per lavoro, altrimenti la convivenza sarebbe stata insostenibile.

    Allungò una banconota da cinquanta dollari al tassista, si buttò il cappotto sulle spalle e scese. Il viale d’accesso era fiancheggiato da due filari di alberi che s’innalzavano a intervalli regolari, da vecchie querce e da gruppi di siepi dal taglio geometrico sistemati ad arte in modo che la vegetazione nascondesse la vista della villa dalla strada, dando l’impressione di una lussuosa proprietà nei dintorni di Highland Park.

    Un angolo della casa era completamente ricoperto dall’edera e un contrafforte sembrava sorreggere un muro che avrebbe avuto bisogno di essere intonacato.

    Vista da lì, quell’abitazione sembrava una nobile dimora in declino. Rispecchiava senza ombra di dubbio la vita di Derek: perfetta, controllata, pretenziosa.

    Quel pensiero lo irritò. Avrebbe voluto prendere la motocicletta e fare qualche impennata sul prato perfettamente curato di suo fratello, ma non era più un ragazzo. Adesso era un rispettabile uomo d’affari, un pilastro della collettività, e stava lavorando per potenziare la società della sua famiglia.

    Giunto di fronte al portone di mogano, si fermò di colpo. «Che accidenti succede?» Sorpreso, osservò uno strano oggetto che gli impediva il passaggio. La stanchezza gli stava giocando un brutto scherzo, o davanti ai suoi occhi c’erano un seggiolino per auto da bebè e una borsa di tela piuttosto voluminosa con degli orsetti disegnati?

    Scrutò il seggiolino e lo sgomento gli bloccò il respiro. Da quella che sembrava una pila di coperte, spuntava un minuscolo berretto rosa. Si accovacciò per guardare meglio, poi estrasse il cellulare dalla tasca e digitò il numero di suo fratello.

    «Pronto?» rispose Derek.

    «Sei a casa?»

    «Sì. Non dirmi che hai perso il volo. Ho bisogno di te in ufficio per...»

    «No, non ho perso il volo. Sono di fronte alla porta di casa tua. Vieni immediatamente.»

    «Che cosa c’è? Anziché telefonare, facevi prima a entrare in casa» sbuffò Derek.

    Troppo sconvolto per protestare, Dex trasse un profondo respiro. «Alza le chiappe ed esci immediatamente» ripeté con il tono di chi non ammette repliche.

    Frastornato, riagganciò e si accarezzò il mento, studiando il seggiolino e il fagotto che esso conteneva.

    Cinque minuti dopo, Derek spalancò la porta in maniche di camicia. «Devi avere un’ottima ragione per avermi costretto a venirti incontro sulla porta.»

    Senza parlare, Dex sollevò la testa e rivolse un’occhiata carica di significato al fratello, curioso di vedere la sua reazione. Se non fosse stato tanto sconvolto, quella situazione avrebbe potuto essere divertente.

    Derek guardò il seggiolino. «Che cos’è? Uno scherzo?»

    «Se è così, non sono io l’autore.»

    «Intendi dire che non lo hai portato tu qui?»

    Suo malgrado, Dex sorrise. «No. Non sono tornato da Anversa con un bambino. Immagino che non sarebbe legale.»

    «Allora che cosa ci fa qui quel... quella cosa?» chiese Derek, visibilmente preoccupato.

    «Era già qui, quando sono arrivato.»

    Fingendosi disinvolto, Dex scostò la coperta dal seggiolino per mostrare al fratello la creatura che dormiva profondamente. Al chiaro di luna, la sua pelle sembrava incredibilmente pallida, solo la bocca rosa era una macchia di colore sul visetto paffuto.

    Immobile, sembrava che non respirasse più. Preso dal panico, Dex premette il palmo sul suo torace e, quando lo sentì alzarsi e abbassarsi, si rilassò.

    «È vivo?» domandò Derek.

    «Sì, grazie a Dio.»

    «Che cos’è?»

    Dex seguì lo sguardo del fratello che indicava una lettera appuntata sulla coperta. L’afferrò, ma non fece in tempo ad aprirla perché Derek gliela strappò di mano e uscì dal cono d’ombra per leggerla.

    D. si chiama Isabella ed è tua figlia. Dovrai avere cura di lei per un po’.

    Nessuna firma, nessuna spiegazione.

    Ammutoliti, Dex e Derek si guardarono per un’eternità, poi osservarono la piccola.

    «Ti sei messo in un pasticcio enorme, questa volta» sibilò Derek.

    «Io?» Perché si sorprendeva se suo fratello puntava il dito contro di lui? «Come puoi dire che sia mia figlia? Che cosa te lo fa pensare?»

    Derek puntellò i pugni contro i fianchi. «Quella bambina non è mia figlia. Faccio sempre molta attenzione, proprio per non incorrere in questi problemi.»

    «Fidati di me. Anch’io.»

    «L’hai trovata tu!»

    «Già, ma di fronte alla porta di casa tua» ci tenne a precisare Dex.

    «Dove entrambi abitiamo.»

    I due fratelli si guardarono a lungo negli occhi, sfidandosi.

    Quella conversazione era ridicola, pensò Dex. Dal momento che non poteva essere dimostrata la paternità, quella bambina poteva essere tanto figlia sua, quanto di Derek.

    Un debole vagito richiamò la loro attenzione. La piccola mosse la testa mentre apriva e chiudeva la bocca in cerca di qualcosa.

    L’istinto suggeriva a Dex di muoversi se non voleva che la bimba scoppiasse in un pianto inconsolabile. Troppe volte sull’aeroplano si era dovuto mettere le cuffie sulle orecchie per non sentire i lamenti dei bambini piccoli che reclamavano cibo, o che non riuscivano a prendere sonno.

    Infilò una mano nel seggiolino e trovò un ciuccio legato a una cordicella. Con destrezza, riuscì a infilarlo nella bocca della bambina. Trattenendo il fiato, osservò Isabella che lo succhiava felice, una manina stretta a pugno sul visetto, poi la vide chiudere gli occhi e riprendere sonno.

    Alle sue spalle, Derek sbuffò. «Tutto questo è assurdo.» Prese il cellulare dalla tasca e digitò un numero.

    «Stai telefonando a Raina?» domandò Dex con un filo di voce per non disturbare il sonno della bimba. «È domenica, e mezzanotte è passata da mezz’ora.»

    «E allora?»

    «Direi che è un po’ tardi per chiamare la tua assistente. Inoltre, particolare da non trascurare, qualcuno ha abbandonato una bambina sulle scale di casa tua. Per prima cosa, dovremmo avvertire la polizia.»

    Derek socchiuse gli occhi. «Assolutamente no. Finiremo su tutti i giornali. Trovata neonata davanti alla porta del re dei diamanti

    «Naturalmente l’immagine pubblica della Messina Diamonds è più importante del benessere di questa bambina» mormorò Dex, sarcastico.

    Non avrebbe saputo dire se suo fratello lo aveva ascoltato, perché in quel momento lo sentì parlare al telefono con Raina.

    La conversazione durò pochi secondi. Derek mise il telefono in tasca e incrociò le mani dietro la schiena, guardando con apprensione la neonata. «Ha detto che non può venire.»

    «Non mi sorprende.»

    «Però mi ha dato qualche consiglio...» Derek sembrava a disagio. «Mi ha suggerito che, se si sveglia, dobbiamo darle da mangiare.»

    «Quindi... deduco che dobbiamo arrangiarci da soli.»

    Dex scrutò ancora una volta la bambina prima di trovare il coraggio di avvicinarsi a lei. Nemmeno suo fratello appariva entusiasta all’idea di portare Isabella in casa.

    Occorreva prendere una decisione, e in fretta. Dex afferrò il seggiolino per il manico e lo sollevò da terra, ma, prima che potesse varcare la soglia, Derek lo fermò. «Credi che sia la cosa giusta da fare?»

    «È una neonata, non un vampiro. Non può stare fuori tutta la notte.»

    Riluttante, Derek li seguì all’interno.

    Dex sistemò il seggiolino accanto al divano, in modo che la luce diretta non colpisse il viso della piccola, e si sedette su una poltrona, in attesa.

    Derek versò un brandy a entrambi prima di prendere posto di fronte al fratello. «Dovrai stare con lei, domani.»

    Per poco, Dex non si strozzò. «Perché io?»

    «Parto per Londra a mezzogiorno» fu la risposta di Derek.

    «Non può badarci Raina?»

    «Raina verrà con me. Tornerà per il fine settimana, ma sarà molto impegnata con il suo lavoro. Devi trovare subito qualcuno di fiducia che possa occuparsi della bambina. Ho bisogno che tu venga in ufficio martedì.»

    Dex sorseggiò il brandy. «È un bene che tu non parta fino a mezzogiorno.»

    «Che cosa vuoi dire?»

    «Che, per prima cosa, domani mattina faremo il test di paternità.»

    Incapace di mentire, quel giorno Lucy Alwin non aveva avuto altra scelta. In gioco, c’era il futuro di Isabella.

    Controllò per la seconda volta l’indirizzo, poi s’immise con la sua Toyota Prius in Briarwood Lane, strada che attraversava un quartiere esclusivo di Dallas, pieno di ville eleganti e lussuose. Rallentò all’altezza del numero civico 122, maledicendo la sua gemella.

    Devi dire a Dex Messina che sei incinta, adesso. È un suo diritto sapere che diventerà padre. Se lo scoprirà e capirà che lo hai ingannato, sono sicura che ti porterà via tuo figlio, l’aveva avvisata. Sapeva che la famiglia Messina era molto ricca e potente e che non avrebbe gradito uno scandalo.

    Ma, come sempre,

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1