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Passione ad alta quota: Harmony Bianca
Passione ad alta quota: Harmony Bianca
Passione ad alta quota: Harmony Bianca
E-book154 pagine1 ora

Passione ad alta quota: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Samantha: Sono una mamma single e ho vissuto sempre e solo per mio figlio. Adesso che ho l'opportunità di realizzare il mio sogno, non sarà certo uno studente piagnucolone a portarmelo via. George Atavik rappresenta l'ultimo ostacolo che devo superare per poter diventare parte integrante del team di Elisoccorso. Come suo tutor devo essere in grado di aiutarlo a superare la paura di volare e, se non ci riuscirò, tutto quello per cui ho lavorato andrà in fumo.

George: Dopo l'incidente in cui ha perso la vita la mia fidanzata, non ho più staccato i piedi da terra e ci vorranno ben più di quattro moine per convincermi a farlo. Devo ammettere però che Samantha sa essere molto persuasiva quando vuole, al punto che potrebbe anche convincermi che sono in grado di amare di nuovo...
LinguaItaliano
Data di uscita9 ott 2020
ISBN9788830521155
Passione ad alta quota: Harmony Bianca

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    Anteprima del libro

    Passione ad alta quota - Amy Ruttan

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Dare She Date Again?

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2014 Amy Ruttan

    Traduzione di Monica D’Alessandro

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-115-5

    1

    Soltanto un’altra sessione di addestramento.

    Altri due mesi. E poi avrebbe finito.

    Samantha Doxtator fece un respiro profondo e diede un’occhiata alla lista dei turni di servizio. Doveva fare da mentore soltanto a un altro paramedico in addestramento e poi avrebbe potuto lasciarsi alle spalle il suo lavoro come formatore allo Health Air e spostarsi al loro programma aereo a Thunder Bay.

    Thunder Bay era il suo sogno. Aveva comprato una casa lì. Alla fine, avrebbe dato a suo figlio la vita che meritava e, soprattutto, avrebbe potuto volare, per salvare delle vite.

    Si avvicinò a Lizzie Bathurst, la coordinatrice del lavoro del reparto, che stava distribuendo le schede dei potenziali paramedici ai rispettivi mentori.

    «‘ngiorno, Lizzie.»

    Lizzie non disse nulla, ma non era insolito per lei.

    «Allora, chi addestrerò per quest’ultima sessione?» chiese Samantha, mettendo enfasi sulla parola ultima, mentre si sfregava le mani.

    Era pronta a trasferirsi a Thunder Bay. La maggior parte della sua famiglia si era spostata lì quando suo padre era morto. Al nord, suo figlio Adam sarebbe potuto crescere con i cugini. Avrebbe avuto un sacco di spazio per giocare, invece del patio di un appartamento al piano terra.

    Adam avrebbe potuto correre e giocare fuori, come aveva potuto fare lei da piccola, dato che era cresciuta in campagna.

    Adam non aveva più suo padre, ma avrebbe avuto un’infanzia straordinaria e piena d’amore. Thunder Bay era stato l’ultimo sogno di Samantha e di suo marito da quando avevano cominciato la formazione per diventare paramedici, quattordici anni prima.

    Le ci era voluto molto più del previsto, dato che la sua formazione era stata messa da parte quando era nato Adam e poi Cameron era morto.

    Non pensarci.

    Anche se Cameron le mancava, se n’era andato da tanto tempo. Di solito, le faceva piacere pensare a lui, ma non oggi.

    Oggi aveva un lavoro da svolgere e aveva intenzione di portarlo a termine in maniera perfetta, in modo da migliorare il suo curriculum vitae.

    Dedicarsi completamente al lavoro era stato il modo in cui era riuscita ad andare avanti in tutti quegli anni, da quando era morto Cameron. Non conosceva nessun altro modo, o almeno non riusciva a ricordarlo.

    Samantha si sforzò di nuovo di sorridere, cercando di pensare alle cose positive. In un paio di mesi avrebbe pilotato un elicottero.

    «Chi sarà il mio ultimo, illustre diplomato?» chiese lei.

    Lizzie guardò in basso, oltre il suo naso, al di là degli occhiali a mezza luna. «Illustre diplomato

    Samantha aggrottò le sopracciglia. «Me ne stai dando uno difficile, non è vero?»

    Lizzie sorrise. «Tu sei la migliore. Riesci a ottenere risultati anche con le teste più dure.» Porse a Samantha la scheda, che la donna prese con trepidazione. La aprì per leggervi le informazioni.

    «George Atavik. Wow, si trova lontano da casa.» Samantha era impressionata. Non avevano mai avuto nessuno che si fosse spostato così a sud da un posto così lontano al nord. «Aspetta, qui dice che è un pilota, con un sacco di ore di volo alle spalle, ma vuole lavorare su un’ambulanza?»

    «Te l’ho detto. Una testa dura. Ha un CV notevole e lo voglio nell’elisoccorso. Devi convincerlo a iniziare la formazione per diventare un pilota del programma Health Land and Air. Non sopporto vedere il talento sprecato.»

    Samantha si morse il labbro inferiore. Accidenti! Perché il suo ultimo studente non poteva essere un caso semplice? Anche se, a pensarci bene, non le erano mai stati assegnati studenti facili e non poteva fare a meno di chiedersi se non ci fosse qualche specie di complotto contro di lei.

    «Ehi, non me lo starai appioppando perché abbiamo qualcosa in comune?» scherzò Samantha.

    Lizzie la guardò con gli occhi stretti. «Non cercare di prenderti gioco di me. Vorresti soltanto qualcun altro.»

    Samantha ridacchiò. «Okay, mi hai scoperta.»

    «Sei la migliore, Samantha. Sei la persona che ha più esperienza di lavoro in ambulanza.»

    «Mi stai adulando. Non sei mai così gentile.»

    Lizzie sorrise, con aria maliziosa. «Non so perché non vuole volare.»

    Samantha diede un’occhiata alla sua scheda. «Forse vuole cambiare. In effetti non ci sono molte ambulanze a Nunavut.»

    «Allo Health Land and Air piacerebbe che lui pilotasse un elicottero, ma se non riesci a convincerlo lo prenderemo in qualsiasi mansione sia possibile. A Thunder Bay ci sono pochi operatori sulle ambulanze, così quando andrà lì alla fine del corso verrà messo subito in servizio. A proposito, lavorerai da sola con lui.»

    «Da sola?» chiese Samantha. Adesso era veramente scioccata. «Di solito lavoriamo in tre.»

    «Di solito, ma George Atavik ha già esperienza e non ha bisogno di ulteriori attenzioni. Inoltre, come ho detto, tu sei la migliore.»

    Samantha annuì. «Va bene. Ci proverò.»

    «Non provarci. Fallo. Adesso, va’ a incontrarlo. Le nuove reclute stanno incontrando in questo momento i loro mentori.»

    Samantha si mise la scheda sotto il braccio e si diresse verso la stanza dove circa dieci nuove reclute per il programma avanzato stavano arrivando per prender contatto con le loro guide.

    Lei lo vide dall’altra parte della stanza. Be’, vide la sua schiena, dato che era l’unica recluta che se ne stava in piedi in disparte. L’unico che sembrava completamente a suo agio e per nulla nervoso.

    «Atavik, George» chiamò lei.

    Lui si voltò e Samantha dovette fare un passo indietro per riprendere fiato. La sua pelle olivastra era perfetta. Era rimasto, all’inizio, senza parole mentre si studiavano a vicenda, ma poi sorrise, e spuntarono due fossette, mettendo in evidenza i suoi denti bianchi e brillanti.

    Gli occhi scuri di lui brillarono, come se avesse un segreto da nascondere, uno che sarebbe stato difficile fargli rivelare. Capelli spettinati, alto, muscoloso ma non troppo, magro. Era in ottima forma e la camicia bianca e pulita e i pantaloni blu scuro da paramedico gli donavano. Samantha sperava di non essere rimasta lì a guardarlo con la bocca aperta.

    Era passato del tempo da quando lei aveva apprezzato un uomo affascinante. Davvero tanto tempo. Essere una madre single non le lasciava molto tempo per uscire con gli uomini.

    Lui le si avvicinò, dato che Samantha non aveva detto una parola da quando aveva pronunciato il suo nome, e le porse la mano. «Sono George Atavik.»

    Samantha si leccò le labbra e si mise la scheda sotto il braccio per stringergli la mano. «Io mi chiamo Doxtator... Samantha. Samantha Doxtator.»

    «Piacere di conoscerti.» Era cortese ed educato.

    Bene. Forse non sarebbe stato così difficile come aveva pensato all’inizio.

    Di’ qualcosa. Non stare lì a fissarlo.

    «Cominciamo?» chiese lui, guardandola come se fosse diventata pazza.

    Samantha si schiarì la voce. «Scusa, è stata una giornata molto impegnativa.»

    George annuì. «Immagino che tu sia uno dei mentori che mi sono stati assegnati e con cui dovrò lavorare.»

    «Sì, sono il tuo mentore. Il tuo unico mentore.»

    George si guardò attorno. «Come mai gli altri ne hanno due?»

    «Tu hai più esperienza.» Samantha aprì la sua cartella. «Lavoreremo insieme durante il corso di otto settimane del corso avanzato per paramedici. Certo, con un brevetto di pilota, in meno tempo potresti terminare il corso per casi gravi...»

    «Non mi interessa.» All’improvviso, i suoi occhi smisero di brillare e il sorriso scomparve.

    «Perché no? Hai un brevetto...»

    «Non sono interessato. Sono qui per lavorare su un’ambulanza.» Incrociò le braccia e lei capì che avrebbe fatto meglio a non insistere.

    «Okay. Va bene.» Samantha prese dei fogli. «Leggi questa liberatoria, compilala e ci mettiamo subito in viaggio.»

    George annuì e lei gli porse i fogli e una penna. Lui si sedette a un tavolo lì vicino e si mise a compilare i moduli. Samantha si allontanò per concedergli un po’ di privacy.

    Mentre andava a prendersi una tazza di caffè gli diede un’occhiata.

    Si chiese cosa spingesse un pilota con tante ore di volo alle spalle a smettere a volare. Aveva più esperienza di volo di lei e Samantha non riusciva a concepire come si potesse rinunciare a volare.

    Allora, cosa lo aveva spinto a restare a terra?

    Come se sapesse che lo stava guardando, lui alzò la testa e i loro sguardi si incrociarono. I suoi occhi intensi la fecero bloccare.

    Samantha si voltò in fretta, fingendo di ignorarlo, anche se sentiva i suoi occhi che la seguivano. Sentì le guance che le diventavano rosse, mentre avrebbe voluto che i suoi capelli non fossero raccolti in una coda di cavallo. Forse, in tal caso, i suoi lunghi capelli avrebbero nascosto l’inevitabile rossore che avvertiva salire dal collo alle guance.

    Il suo defunto marito Cameron aveva pensato che le sue guance rosse fossero adorabili. Era qualcosa che Samantha non poteva controllare e pensava che fosse terribilmente fastidioso. Il controllo e l’ordine erano tutto per lei.

    Quando la donna lo guardò di nuovo, vide che aveva ripreso a compilare i moduli. Era così serio e concentrato. Lo rispettava molto.

    Doveva mantenere il controllo. Era il suo mentore, la sua insegnante.

    A un certo punto, avrebbe dovuto verificare la sua abilità alla guida. L’essere in grado o meno di guidare un’ambulanza avrebbe determinato il suo futuro come autista di questo genere di veicoli, e forse, se non gli fosse piaciuto, avrebbe deciso di tornare a pilotare un elicottero.

    Non che avesse intenzione di sabotarlo, ma

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