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Amici mai: Harmony Bianca
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E-book169 pagine2 ore

Amici mai: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Sammi: Mark è tornato dopo quasi dieci anni, come se niente fosse. Allora gli avevo confessato di amarlo e lui era scappato senza dire una parola. Io sono andata avanti con la mia vita, ho avuto un figlio per il quale sacrificherei tutto, anche l'amore. Ma la passione che ci lega è difficile da contrastare e so che, se decidessi di rivelargli i miei sentimenti, questa volta potrei perdere tutto.
Mark: Non posso permettermi di far soffrire di nuovo Sammi e il suo dolcissimo figlio Toby. Non sono l'uomo giusto per lei e gliel'ho già dimostrato una volta. Il mio amore può essere pericoloso e ferire le persone a cui tengo di più. Per questo tra noi potrà esserci solo amicizia. Allora perché ogni volta che le sono vicino sento il desiderio di abbracciarla e non lasciarla più andare?
LinguaItaliano
Data di uscita10 apr 2019
ISBN9788858996089
Amici mai: Harmony Bianca

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    Anteprima del libro

    Amici mai - Tina Beckett

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Man Who Wouldn’t Marry

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2012 Tina Beckett

    Traduzione di Claudia Cavallaro

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-608-9

    1

    Che cosa ci faccio qui?

    Mark Branson guardò per la centesima volta il bambino di fianco a lui, il vestito scuro e la cravatta rossa, una sua versione in miniatura. Avrebbero potuto essere padre e figlio.

    Ma non lo erano.

    Automaticamente lo sguardo gli cadde sulla damigella d’onore all’altro lato della navata. La donna che un tempo aveva programmato di sposare in quella stessa chiesa, prima che il destino decidesse altrimenti e lei sposasse un altro. E avere accanto il figlio di Sammi a quella cerimonia nuziale si stava rivelando una tortura vera e propria.

    «Ha gli anelli?»

    Mark batté le palpebre e spostò di nuovo l’attenzione sul prete, le cui vesti sembravano antiche come gli intagli ornamentali della piccola cappella russo ortodossa. La luce guizzante delle numerose candele che ornavano l’altare conferiva all’ambiente un’aura di soggezione e mistero, oltre a essere l’unica fonte di illuminazione.

    La mancanza di elettricità lo aveva sempre sorpreso le poche volte che era stato in quella chiesa, l’ultima per la funzione religiosa in memoria del padre. Ricordava ancora le lacrime di sua madre. Il suo dolore così malriposto. Mark non era mai andato sulla tomba del padre. Neanche una volta.

    Il prete si schiarì la gola, preoccupato. Lo sposo, nonché suo miglior amico, gli lanciò un’occhiata interrogativa.

    «Eccoli» disse lui.

    Infilò la mano in tasca, localizzò gli anelli e li passò al bambino, il quale a sua volta salì i due gradini dell’altare e ne diede uno allo sposo e l’altro alla sposa.

    La sposa, arrivata solo di recente alle Aleutine, si chinò ad abbracciare il piccolo e lo seguì con lo sguardo mentre scendeva i gradini. Poi arricciò il naso e sorrise al futuro sposo che la guardava con occhi innamorati.

    Mark riuscì a fatica a non alzare i suoi al cielo. L’amico era proprio cotto. Esortando il bambino ad affiancare la madre, che da quando erano entrati in chiesa non lo aveva degnato di uno sguardo, Mark emise un sospiro di frustrazione. Perché il piccolo si rifiutava di spostarsi. Lo mise in uno stato di agitazione pazzesca, peggio di quando era militare, peggio di quando era tornato a casa sei mesi addietro.

    «Vuoi tu, Blake Taylor, prendere Molly McKinna come tua legittima sposa...»

    La voce monotona proseguì la tiritera e lui ebbe difficoltà a non abbassare le palpebre. Che cosa poteva esserci di peggio? Quando l’amico gli aveva chiesto di fargli da testimone, l’aveva trovata una pessima idea.

    Chiese e matrimoni?

    Non per lui. Non più.

    Ormai era un esperto nell’evitare relazioni potenzialmente troppo serie, non voleva correre il rischio di soffrire di nuovo il momento in cui avrebbe scoperto che la persona che amava aveva sposato un altro... e aveva avuto un figlio da un altro. Era stata soltanto colpa sua, ma non aveva avuto scelta. Non a quel tempo.

    «Signor Mark?» A quelle parole, lui guardò il bambino al suo fianco. «Marca ancora molto? Ho sete.»

    L’errore lo intenerì. Il bambino doveva avere quasi sei anni. La prima volta in cui lo aveva visto, in lui era nato un barlume di speranza. Aveva sperato che fosse suo figlio. Ma a quel tempo era a bordo di una portaerei nel mar d’Arabia a trasportare le missioni in Afghanistan, perciò era da escludere.

    Deglutì la bile che gli salì in gola. Le aveva detto di andare avanti con la sua vita, ed era esattamente ciò che lei aveva fatto. Due anni dopo che lui aveva lasciato Dutch Harbor definitivamente.

    Il che lo riportò alla domanda originale. Che cosa ci faccio qui?

    La domanda non aveva niente a che vedere con le nozze del suo miglior amico, ma con il proprio ritorno a casa. Alla morte del padre aveva giurato che non sarebbe mai più tornato, ma poi sua madre gli era sembrata così...

    Fragile.

    Terrorizzata per essere rimasta sola per la prima volta nella sua vita.

    Così lui aveva cercato di fare come quando era ragazzo, cioè di proteggerla dalle brutture del mondo. Purtroppo non si era dimostrato più bravo di allora.

    Gettò un’occhiata al piccolo, che aveva più o meno la stessa età di quando lui si era reso conto che in famiglia era successo qualcosa di terribile. Che era diversa dalle famiglie dei suoi compagni di scuola e dei suoi amici. Questo spiegava le risse in cui veniva spesso coinvolto. Il bisogno di dimostrare che era più forte... migliore di tutti loro. Nascondendo così la verità che si celava dietro i lividi con cui si presentava a scuola.

    «Ancora pochi minuti» sussurrò, accorgendosi di non aver risposto alla domanda del bambino.

    Il piccolo gli strizzò l’occhio, fiducioso, innocente.

    Accidenti, si augurò che Sammi fosse in grado di proteggerlo da tutti e tutto.

    La guardò di nuovo, e questa volta incrociando i suoi occhi scuri colse l’espressione preoccupata. Sembrava che fosse pronta a strappargli il figlio a viva forza.

    Mark incrociò le braccia sul petto, con uno sguardo di sfida. Lei girò la testa e spostò l’attenzione sugli sposi.

    Quel giorno, invece della solita treccia aveva sciolto sulle spalle i folti capelli scuri, e lui ricordava come fosse bello sentirli sotto le mani... sul corpo.

    Si mosse per fugare quei ricordi, non era né il momento né il posto giusto. In seguito, quando tracannò il primo sorso di whisky per tentare di allontanare gli orrori degli ultimi otto anni, poté permettersi di rimuginare sui rimpianti.

    Ma non sarebbe tornato indietro per cambiare il corso delle cose. In quelle circostanze non avrebbe potuto fare altrimenti. La colpa era di suo padre che aprendo il cofanetto di velluto aveva scoperto il segreto di Mark.

    Bene, bene, figliolo. Che cosa abbiamo qui? Poi gli aveva rivolto un sorriso lento e cattivo che lo aveva terrorizzato. Non temere. La piccola avrà anche da un altro Brenson l’accoglienza che merita.

    Mark aveva lasciato Anchorage il giorno dopo, con l’anello di fidanzamento nella tasca dei jeans, e una sacca da viaggio a tracolla. Si era presentato alla prima guarnigione di reclutamento trovata sulla sua strada... il resto apparteneva ormai al passato.

    Un breve applauso lo rese consapevole che adesso gli sposi si erano abbracciati e stavano baciandosi.

    Non ce la fece ad applaudire, così lasciò cadere le mani lungo i fianchi. Quando guardò di nuovo Sammi, notò che sembrava pietrificata, stringeva il bouquet con le nocche bianche.

    Il ricevimento non era previsto, il che fu per lui un sollievo. Non avrebbe dovuto socializzare e dire banalità sul prossimo trasferimento degli sposi ad Anchorage. Mark non aveva mai pensato che l’amico potesse un giorno lasciare l’isola.

    L’amore vince su tutto.

    Errore.

    A volte l’amore ti trasforma in una vittima.

    Tuttavia la defezione dell’amico, significava che adesso sarebbero stati Sammi e lui a trasportare i malati più gravi sulla terraferma. Perché avesse accettato quell’impiego, proprio non ne aveva idea. Avrebbe dovuto rifiutare, era un pilota di aerei da turismo, ben diverso dalle missioni di vita e di morte del suo periodo militare... o dalle terribili immagini che ancora l’assalivano di notte. Ma aveva dovuto fare quella scelta per non essere un ostacolo alla felicità dell’amico.

    E Blake sapeva come far sentire gli altri in colpa. Era sempre stato bravo in questo.

    La coppia si separò fra i sorrisi generali. Si girarono e percorsero la navata mentre l’organo suonava l’Allelujah Chorus di Haendel, suscitando così altri risolini da parte degli amici e della famiglia. Prima di scendere i gradini, lo sposo attirò a sé la sposa e si fermò per un altro bacio.

    Mark desiderò soltanto poter scappare.

    Il resto del gruppo – lui, Sammi, e il figlio di Sammi – li seguì. Il bambino lo prese per mano. Passandogli davanti, le curve perfettamente messe in risalto dall’aderente vestito verde smeraldo, Sammi lo guardò con occhio torvo. Lui si impose di muoversi e stare al passo con il bambino. Quando la raggiunsero, lei si trovava davanti alle porte della chiesa e ancora una volta Mark si chiese cosa ci facesse lì.

    Samantha Grey Trenton inspirò a fondo cercando di non cedere al panico. L’improvviso attaccamento di suo figlio Toby a Mark era dovuto soltanto al fatto che era alto e scuro come il padre, il suo ex-marito. Tuttavia, nonostante la somiglianza fisica, Mark non era il tipo di persona a cui avrebbe permesso di frequentare suo figlio. I tipi come lui ti circuivano quando faceva loro comodo e poi ti lasciavano senza dare una spiegazione.

    «Credo di avere qualcosa di tuo.» Basse e roche, quelle parole mormorate le scivolarono addosso, il suo alito le arruffò i capelli. Deglutì, poi si voltò a fronteggiarlo e si rese conto con sollievo che alludeva a Toby e non a qualche cimelio sentimentale del passato. Sentì, però, un formicolio di avvertimento dietro le palpebre e lo ricacciò battendole con forza.

    Mark cercò di liberare la mano, ma il bambino vi si aggrappava come una lampreda. Lei non ebbe scelta, doveva cercare di prendere Toby senza sfiorare Mark.

    Purtroppo, si rivelò impossibile.

    Prenderlo per mano la costrinse a toccarlo. La pelle calda di Mark sfiorò la sua gelida e per una frazione di secondo le mani di tutti e tre si sigillarono insieme.

    Il formicolio ritornò. Oh, Dio, stava per perdere il controllo. Proprio lì, davanti a tutta quella gente.

    In fondo alla mente riapparve l’immagine del ragazzo divertente e tranquillo che le aveva chiesto di accompagnarlo al ballo studentesco di fine anno e i cui baci appassionati l’avevano toccata nel profondo. Ma non era più quella persona, era stata distrutta quando lui aveva annunciato di essersi arruolato. E questo era avvenuto soltanto poche settimane dopo averle dichiarato il suo amore.

    Tutte menzogne, finalizzate a portarsela a letto, perché era partito senza farle alcuna promessa di un futuro insieme. Ricordare l’umiliazione subita la sera in cui si era congedato da lei con poche parole riusciva ancora a spezzarle il cuore.

    L’uomo alto ed estremamente virile tornato a Dutch Harbor otto anni dopo era un estraneo. Impertinente e arrogante, nonché donnaiolo impenitente.

    Con un sobbalzo, si rese conto che adesso Mark la stava fissando e le loro mani erano ancora unite. Trattenne il fiato e con una rapida mossa s’impadronì di quella libera di Toby. Poi avanzò di qualche passo per mettere della distanza fra lei e Mark.

    Ti prego fammi arrivare in fondo tutta d’un pezzo.

    Quella piccola preghiera sembrò destinata a fallire nel secondo stesso in cui sentì dietro di sé il corpo di Mark. Troppo vicino.

    Ignoralo. Lo hai fatto per gli ultimi sei mesi. Puoi farlo anche adesso.

    Non era così facile vedendo Toby voltarsi e sospirare di soddisfazione. Lei si aspettò un avvertimento, ma non ci fu. Montò in lei una dose di rabbia moralistica per il micidiale carisma del suo ex. Non gli avrebbe permesso di far soffrire suo figlio come aveva fatto soffrire lei.

    Si chinò. «Ancora pochi minuti.» Si rese conto troppo tardi che erano quasi

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