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Uno sceicco da sogno: Harmony Collezione
Uno sceicco da sogno: Harmony Collezione
Uno sceicco da sogno: Harmony Collezione
E-book161 pagine2 ore

Uno sceicco da sogno: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Cosa possono avere in comune Samantha Nelson, giovane veterinaria, e Bandar bin Saeed al Serkel, sceicco ricchissimo e affascinante? Ben poco, eppure Bandar ha posato gli occhi su Samantha e non ha alcuna intenzione di distoglierli.'''
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2020
ISBN9788830518377
Uno sceicco da sogno: Harmony Collezione
Autore

Miranda Lee

Scrittrice romantica, e moglie fortunata di un uomo molto, generoso!

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    Anteprima del libro

    Uno sceicco da sogno - Miranda Lee

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Love-Slave To the Sheikh

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2006 Miranda Lee

    Traduzione di Laura Premarini

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HHarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-837-7

    Prologo

    «Non ha bisogno di formulare la sua diagnosi in termini delicati, dottore. Per favore mi dica la verità.»

    Il neurochirurgo guardò il suo autorevole paziente. Non dubitava che lo sceicco Bandar bin Saeed al Serkel parlasse veramente con tanto coraggio, ma si chiese se fosse davvero preparato a sentirsi dire la verità. Le sue probabilità di sopravvivere erano le stesse che aveva un puledro di tre anni di vincere il derby.

    «Lei ha un tumore al cervello» gli spiegò. «Ed è maligno» aggiunse, impressionato quando gli occhi scuri fissi su di lui non trasalirono. La gente di solito impallidiva a simili notizie, ma quell’uomo si manteneva impassibile. Forse era l’indole araba, la credenza che la propria vita appartenesse solo a divinità superiori. Probabilmente, lo sceicco stava pensando che se quella era la volontà di Allah, allora era giusto così.

    Eppure quell’uomo aveva solo trentaquattro anni ed era, sotto ogni aspetto, eccezionale. Nessuno, guardandolo, avrebbe mai creduto che avesse un cancro e nemmeno che fosse uno sceicco. Era alto e prestante, indossava un abito di sartoria e il suo bel viso dai lineamenti perfetti era accuratamente rasato. Eppure lui era davvero uno sceicco, unico figlio di un miliardario dell’industria petrolifera e di una ragazza di nobile famiglia, molto nota nell’alta società di Londra. Entrambi i suoi genitori erano rimasti tragicamente uccisi in un incendio a bordo di un lussuoso yacht. Lui aveva studiato a Oxford e attualmente viveva in Inghilterra, dove possedeva un appartamento a Kensington, una scuderia di costosissimi cavalli da corsa a Newmarket e un allevamento nel Wales. La segretaria del dottore, molto colpita, si era fatta un dovere di scoprire tutto quello che c’era da sapere riguardo al paziente più particolare e probabilmente più ricco del suo datore di lavoro. Per un’intera settimana aveva fatto ricerche su di lui e aveva scoperto che aveva anche la reputazione di incallito playboy. Non solo possedeva cavalli veloci, ma guidava macchine da corsa e usciva con donne facili e molto belle. Il chirurgo non era rimasto impressionato, almeno finora.

    «E?» chiese lo sceicco.

    «Se non si fa operare, morirà entro l’anno, ma l’intervento è comunque rischioso. Le possibilità di sopravvivenza sono di circa il cinquanta per cento, sta a lei decidere» terminò.

    Lo sceicco sorrise, i denti bianchissimi contro la pelle olivastra. «Non mi sembra di avere possibilità di scelta. Se non mi faccio operare, morirò di sicuro e quindi l’intervento è da fare. È lei il migliore in questo campo?»

    «Io sono il migliore che ci sia nel Regno Unito.»

    Lo sceicco annuì. «Io ho una gran fiducia negli inglesi, non sopravvalutano mai le proprie capacità come fanno alcuni e quando sono sotto pressione danno sempre il massimo. Fissi l’intervento alla fine di giugno.»

    «Ma è tra tre settimane! Io preferirei operare prima possibile.»

    «Le mie probabilità di sopravvivenza diminuiranno aspettando questo tempo?»

    «Non di molto, ma non consiglio mai di rinviare.»

    «In questo modo, però, io sarò certo di rimanere vivo almeno quelle tre settimane, no?»

    «Le sue emicranie peggioreranno.»

    «Mi può dare qualcosa per questo?»

    Il chirurgo sospirò. «Le scriverò una ricetta» convenne riluttante. «Ma non sono molto soddisfatto di questo ritardo. C’è una ragione per cui vuole aspettare tanto a lungo?»

    «Devo andare in Australia.»

    «Australia! Perché mai?»

    «Il principe Ali del Dubar mi ha chiesto di badare alla sua scuderia, mentre lui torna a casa per l’incoronazione del fratello. Forse ha letto che ieri il re Khaled è passato a miglior vita?»

    Il dottore non ne era al corrente, ma sapeva dove era il Dubar e quanto la famiglia reale fosse ricca.

    «Certamente il principe Ali potrebbe chiamare qualcun altro, no?»

    «Io devo accogliere la richiesta del mio buon amico. Una volta Ali mi salvò la vita quando eravamo ragazzi e non mi ha mai chiesto niente in cambio. Non posso negargli questo favore.»

    «Ma se gli parla delle sue condizioni di salute?»

    «Le mie condizioni di salute sono una faccenda privata e personale. Io solo devo averci a che fare.»

    «Lei ha bisogno del sostegno di amici e familiari in un momento come questo.»

    Per la prima volta quegli occhi scuri tradirono un momento di debolezza, forse di tristezza. «Io non ho famiglia» dichiarò bruscamente.

    «Ma avrà degli amici! Questo principe Ali, per esempio. Dovrebbe informarlo del tumore.»

    «Non finché tornerà in Australia, dopo aver assolto i suoi obblighi nel Dubar.» Si alzò di scatto. «La sua segretaria ha il mio indirizzo e-mail, mi faccia mandare le disposizioni dell’ospedale. Fino ad allora...» Tese la mano al di là della massiccia scrivania.

    Il chirurgo si alzò e la strinse. Una mano così forte e un uomo così forte, avrebbe fatto del suo meglio per salvarlo. Purtroppo però non poteva fare miracoli.

    «Si riguardi» gli raccomandò.

    «Posso cavalcare?»

    La richiesta lo stupì. Questo era il primo paziente in attesa di un delicato intervento al cervello che gli faceva una simile domanda. Di solito tutti si mettevano nella bambagia, non cavalcavano, né facevano chissà cos’altro. Eppure, per essere onesti, andare a cavallo era poco probabile che lo uccidesse. Lui aveva un tumore, non un aneurisma.

    «Suppongo che possa» rispose. «Se proprio deve.»

    Lo sceicco sorrise di nuovo. «Devo.»

    1

    «Che assoluta perdita di tempo» mormorò Samantha mentre gettava la borsa sul sedile posteriore della sua jeep e chiudeva la portiera. «E che inutile perdita di denaro» aggiunse tra sé, dopo essersi seduta dietro il volante e avere acceso il motore.

    La sua sola consolazione era che non aveva un tragitto molto lungo davanti a sé. La distanza dall’aeroporto di Williamstown, a Hunter Valley era solo di circa un’ora e mezza, a differenza delle tre ore che aveva impiegato a raggiungere l’aeroporto di Sydney quando era partita.

    Quando Samantha uscì con la macchina dal parcheggio e si immise sull’autostrada, si sentiva frustrata e contrariata. Non avrebbe mai dovuto ascoltare Cleo. Era ovvio che non sarebbe bastato un viaggio di cinque giorni in una delle località più alla moda della Gold Coast, a procurarle un boyfriend. L’idea di incontrare l’amore della sua vita in un posto simile era molto romantica, ma del tutto assurda. Samantha non era il tipo di ragazza in cerca di qualche bel fusto che l’avrebbe portata a cena, per poi arrivare al dunque come richiedeva la prassi.

    Certo, era abbastanza attraente, specialmente dopo che Cleo, prima della partenza, l’aveva trascinata in un salone di bellezza a Newcastle per farle sistemare i lunghi capelli rossi e ricci. L’aveva anche aiutata il fatto che, sempre grazie ai consigli della sua buona amica, ora possedeva un guardaroba scelto con attenzione che valorizzava la sua figura alta e slanciata. Samantha doveva ammettere di essersi sentita abbastanza bene in quei cinque giorni. Diversi uomini l’avevano avvicinata, sia in piscina sia al ristorante, ma si era resa conto che i suoi modi li avevano subito sconcertati e fatti desistere.

    Lei non aveva mai imparato l’arte di flirtare, o di perdersi in chiacchiere adulando l’ego maschile. Fin dai tempi della scuola, le sue amiche le dicevano che era sempre troppo schietta, dogmatica e decisa. La verità era che non sapeva comportarsi in modo sexy, non aveva mai imparato, anche perché non aveva avuto un modello femminile durante i suoi anni di formazione.

    Samantha era cresciuta in una famiglia con quattro fratelli maschi che le avevano insegnato come essere una di loro. Aveva sempre fatto sport e perfino fatto a pugni quando doveva difendersi. Non sapeva cosa significasse sottostare al sesso maschile, perché se avesse fatto una cosa simile a casa Nelson, i suoi irrequieti fratelli l’avrebbero calpestata. Lei era sempre in competizione con loro, riuscendo spesso ad avere la meglio e questo, sempre secondo le sue amiche, non era per niente intelligente.

    Era arrivata a capire che avevano ragione quando si era diplomata. Durante gli anni del liceo, non aveva avuto un solo appuntamento e tanto meno un ragazzo. Aveva perfino dovuto farsi accompagnare al ballo di consegna del diploma, da uno dei fratelli. Bisognava ammettere che allora aveva un aspetto abbastanza sgraziato. Molto alta e magra, senza seno, con i capelli cortissimi e senza il minimo stile in fatto di vestiti o trucco.

    Quando, in seguito, Samantha era entrata alla facoltà di veterinaria di Sydney, aveva ormai definitivamente rinunciato a trovarsi un fidanzato. Il suo amore per gli animali, i cavalli in particolare, sopperiva al vuoto nel suo cuore. Si pagava gli studi lavorando nelle scuderie dei cavalli da corsa della zona. Tuttavia, aveva subito scoperto che all’università vigeva un codice di comportamento diverso dal resto del mondo. La maggior parte delle ragazze, anche quelle più goffe, non arrivavano vergini alla fine degli studi e quasi tutti gli studenti maschi trattavano il sesso come un diversivo o uno sport. Non importava molto l’aspetto fisico o il carattere delle loro conquiste, perché più tacche si aggiungevano alla cintura, meglio era.

    Durante i suoi quattro anni di studi, alla fine, anche Samantha aveva fornito un paio di tacche. Si era fatta crescere i capelli, le era venuto un po’ di seno e aveva iniziato ad avere un aspetto più femminile. Nessuna delle sue esperienze però, entrambe deludenti e brevi, aveva nulla a che fare con quello che aveva letto nei libri. Non si trattava certo di amore.

    Dopo essersi laureata, aveva trovato lavoro a Randwick presso un veterinario specializzato nella cura dei cavalli da corsa. Era un uomo sulla quarantina, bello, affascinante e molto sposato.

    All’inizio non c’era stata alcuna attrazione tra loro, ma, dopo un paio d’anni, le lunghe ore di lavoro insieme e la reciproca passione per i cavalli avevano creato una certa intimità ed era nata un’amicizia che Samantha aveva trovato sia appagante che lusinghiera. Non avendo ancora alcun successo con il sesso opposto, era stato bello che un uomo trovasse piacevole stare con lei e apprezzasse la sua intelligenza e le sue opinioni. Non si era innamorata di Paul, ma aspettava sempre con ansia il tempo che trascorrevano insieme. Lui la faceva sentire bene e Samantha lavorava instancabilmente per lunghe ore, accettando più inviti del necessario a fare passeggiate o bere tazze di caffè.

    Una ragazza più esperta avrebbe previsto che sarebbe arrivata la sera in cui Paul la strinse tra le braccia e la baciò. La sua dichiarazione d’amore era stata davvero eccitante. Samantha non si era mai sentita dire parole tanto appassionate e, per un terribile momento, era stata tentata di cedere alla vocina che le diceva che forse l’amore di quell’uomo era tutto ciò a cui avrebbe potuto aspirare. Aveva quasi venticinque anni,

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