Nel letto dell'erede: Harmony Destiny
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Kathie DeNosky
Inizia la sua giornata lavorativa alle due di mattina, in modo da poter scrivere in tutta tranquillità prima che il resto della famiglia si alzi.
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Anteprima del libro
Nel letto dell'erede - Kathie DeNosky
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Bossman Billionaire
Silhouette Desire
© 2009 Kathie DeNosky
Traduzione di Maria Latorre
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5898-803-9
Prologo
«Non siamo in vendita, signora Larson» rifiutò categoricamente Lucien Garnier. «E sono certo che converrà anche lei che cercare di costruire un rapporto di qualsiasi tipo a questo punto sia assolutamente fuori luogo.»
Per nulla crucciata da quella secca affermazione, Emerald Larson guardò oltre la scrivania Luigi XIV, verso uno dei nipoti che aveva appena scoperto di avere. Comprendeva bene la sua rabbia e quella dei fratelli. Doveva essere stato a dire poco inquietante scoprire che il padre, Neil Owens, che si era sempre spacciato per un artista squattrinato, altri non era che Owen Larson, l’erede libertino e seduttore di una delle donne più ricche e potenti del mondo corporativistico. D’altro canto, neppure lei era stata entusiasta di apprendere che, in gioventù, l’ormai defunto figlio si era lasciato alle spalle una frotta di donne incinte e abbandonate.
Da quando aveva scoperto di avere dei nipoti, Emerald aveva fatto in modo che ognuno di loro reclamasse il proprio diritto di nascita e assumesse il ruolo dovuto all’interno dell’impero della Emerald Inc. Era riuscita a costruire un buon rapporto con gli altri tre nipoti e ad affidare a ciascuno una società propria, ma il problema era che non sapeva esattamente quanti figli Owen avesse sparso in giro per il mondo, né se sarebbe mai stata in grado di trovarli tutti. Era solo da pochi mesi, infatti, che aveva scoperto che il figlio aveva ingravidato ancora un’altra donna. E non una, ma ben due volte. Dalla relazione con Francesca Garnier, una francesina che studiava a San Francisco erano nati due gemelli, Lucien e Jacques. Poi, dieci anni dopo, Owen aveva riallacciato i rapporti con la sua vecchia fiamma e, ancora una volta, l’aveva lasciata di nuovo incinta. Questa volta di una figlia, Arielle.
Emerald provava un gusto dolceamaro nel fatto che Francesca fosse l’unica donna dalla quale Owen fosse tornato. La rincuorava sapere che doveva averla amata davvero, almeno quanto un edonista come lui era capace di amare, ma era delusa dal fatto che alla fine avesse lasciato prevalere l’egoismo e avesse abbandonato anche Francesca, come aveva fatto con tutte le altre.
Ma il passato non era altro che quello: passato. C’era ben poco che Emerald potesse fare per cancellare ciò che era accaduto tanti anni prima. L’unica cosa possibile era andare avanti e concentrare tutti gli sforzi sul recupero di un rapporto con i tre fratelli Garnier.
«Comprendo la tua irritazione, Lucien, ma prova a pensare a ciò che sto offrendo a te, a tuo fratello e a tua sorella. Ognuno di voi otterrebbe un fondo multimilionario, oltre al controllo completo di una delle mie società.»
«Non ci servono né i suoi soldi, né le sue società» ribatté Jacques.
«Mi rendo conto che sia tu sia Lucien siate ricchi di vostro, al punto di non desiderare nulla da me» riconobbe Emerald annuendo. Poi si rivolse alla sua unica nipote e sorrise. «Ma tu, mia cara? Sono certa che lo stipendio da insegnante sia più che sufficiente per garantirti una vita dignitosa, ma io ti sto offrendo una sicurezza finanziaria per il resto dei tuoi giorni. Non dovresti più preoccuparti di prenderti cura di te stessa o di...»
«Arielle sta bene» la interruppe Lucien con un’occhiataccia. «Jake e io ci siamo sempre presi cura di lei e lo faremo per molti anni ancora. Ci assicureremo che abbia sempre tutto ciò che le serve.»
«Che siate benedetti per i sacrifici che avete fatto per allevarla» seguitò Emerald, ignorando quel tono che non ammetteva repliche. «Dopo la morte prematura di vostra madre, non vi siete solo presi cura di lei, ma avete trovato anche un lavoro e siete stati in grado di completare gli studi. È stata un’impresa eccezionale, per due ragazzi di appena vent’anni.»
«Non avremmo mai pensato di fare niente di diverso» obiettò ancora Lucien, incapace perfino di accettare quel complimento.
La ragazza, invece, guardò i due fratelli prima di protendersi sulla sedia.
«Non sarò mai in grado di dire quanto io apprezzi tutto quello che avete fatto per me nel corso degli anni» disse, «ma adesso sono una donna adulta, Luke, e sono capace di badare a me stessa e di prendere le mie decisioni.» A quel punto dedicò tutta la sua attenzione a Emerald. «Senza dubbio Luke e Jake non sono interessati alla sua offerta, signora Larson, ma io lo sono.»
«No, niente affatto» protestarono all’unisono i gemelli.
«Sì, invece.»
La determinazione di Arielle era palpabile ed Emerald si sentì rincuorata dal fatto che la ragazza restasse imperturbabile, nonostante le occhiatacce dei fratelli. Quella ragazza le ricordava se stessa una cinquantina di anni prima.
«Voi due potete fare ciò che volete, ma io intendo accettare il fondo e la società che la signora Larson riterrà di affidarmi.»
Il disaccordo dei tre era proprio l’apertura che Emerald cercava per suggellare l’affare. «Vi prego di scusarmi qualche istante, c’è qualcosa che richiede la mia immediata attenzione» annunciò all’improvviso, alzandosi. «Sarebbe opportuno che approfittaste della mia assenza per discutere della mia proposta.» Quando fu sulla porta, si girò di nuovo. «Però ricordatevi, è tutto o niente. O accetterete tutti quanti quello che vi offro, oppure dovrete rinunciare completamente a questa opportunità.»
Uscendo nell’antiufficio, si chiuse la porta alle spalle e si avvicinò alla scrivania del suo assistente. «Prepara i documenti di accettazione per la firma dei miei nipoti, Luther.»
«Hanno accettato il suo dono, signora?» indagò Luther Freemont nel suo solito tono rigido mentre prendeva un fascicolo dalla scrivania.
Emerald rivolse un sorriso alla porta chiusa dell’ufficio. «Non ancora, ma sta’ tranquillo, lo accetteranno.»
Non era certo sua intenzione imporre condizioni al suo dono ai fratelli Garnier, ma la determinazione dei nipoti maschi a rifiutare la sua generosità non le lasciava ampia scelta. Essendo una delle poche donne degli ultimi cinquant’anni a essersi ritagliata un posto di tutto riguardo in un mondo tradizionalmente maschile, aveva imparato come e quando manipolare una situazione a proprio vantaggio. E sicuramente non si sarebbe fermata davanti a niente per ottenere ciò che voleva, neppure se questo significava forzare un po’ la mano ai suoi stessi nipoti.
Certa che tutto sarebbe andato per il meglio, guardò l’orologio sulla scrivania di Luther. I fratelli Garnier avevano avuto tutto il tempo necessario per raggiungere un accordo.
«Ti chiamo non appena saremo pronti a firmare, Luther» istruì tornando verso la porta.
Rientrando in ufficio, sorrise nel vedere i nipoti ancora seduti di fronte alla sua scrivania. Finalmente, era arrivato il momento di inserire i fratelli Garnier nell’impero della Emerald Inc.
1
«Haley, annulla tutti gli appuntamenti della giornata e vieni nel mio ufficio tra cinque minuti. Ho bisogno che tu faccia una cosa.»
Haley Rollins fissò a bocca aperta Lucien o meglio, come lui stesso preferiva essere chiamato, Luke Garnier passare davanti alla scrivania per dirigersi verso il suo ufficio. Ogni santo giorno negli ultimi cinque anni, Luke era arrivato negli uffici della Garnier Construction alle otto e trenta in punto, ordinandole di portargli il caffè e di raggiungerlo in ufficio per rivedere con lui l’agenda della giornata. Quella mattina, invece, si era presentato con più di mezz’ora di anticipo e non le aveva neppure chiesto la solita tazza di caffè.
Cosa diavolo poteva avere distolto un abitudinario come lui dalla sua routine?
Di sicuro qualcosa bolliva in pentola, almeno a giudicare dall’espressione che aveva su quel bel viso. L’apatia del lunedì mattina svanì di colpo.
Haley afferrò il telefono e si affrettò a riprogrammare gli appuntamenti della giornata quindi, dopo un salto in sala pausa per preparare il caffè che, era certa, Luke le avrebbe chiesto, lo raggiunse in capo a pochi minuti in ufficio. Ma mentre varcava la soglia, spalancò gli occhi e dovette ricordarsi di prendere fiato. Non si sarebbe mai stancata di ammirare l’uomo più sexy che avesse mai conosciuto.
Si era tolto la giacca e stava in piedi accanto alla finestra dietro la scrivania, fissando pensoso il traffico di Nashville. Con le mani affondate nelle tasche dei pantaloni, tendeva il tessuto grigio sui glutei muscolosi, attirando l’attenzione di Haley sui fianchi stretti e sulle spalle larghe abbracciate dalla camicia sartoriale, realizzata su misura. Il contrasto era stupefacente e metteva in risalto la sua eccellente forma fisica. Per Haley diventava sempre più difficile nascondere l’effetto che le faceva.
«Sei in ritardo di tre minuti» le disse Luke senza girarsi.
Lei non si scompose. Sapeva che a Luke non sfuggiva mai niente, e che non esitava mai a commentare su ciò che osservava. Deponendo la tazza sulla scrivania, obiettò: «Ho dovuto fare diverse telefonate, per annullare gli appuntamenti di oggi».
«Siediti, Haley. C’è qualcosa di cui devo parlarti.» Il tono di voce indicava la serietà della questione e per un istante lei fu scossa da un brivido di trepidazione.
Era sempre stata molto attenta a nascondere i suoi sentimenti: era possibile che lui avesse ugualmente capito che si era innamorata di lui sin dal primo giorno in cui lo aveva visto, cinque anni prima?
Si sedette composta sulla poltroncina di pelle davanti alla scrivania e scrollò la testa. Improbabile. I sentimenti che provava per lui erano l’unica cosa che Luke non sarebbe mai stato capace di intuire. Lei stessa non gli aveva mai dato modo di credere che lo considerasse come qualcosa di più di un capo dedito al lavoro, un capo che non aveva nessun interesse al di fuori della Garnier Construction. Quella società era peggio di un’amante esigente e lui non aveva alcun desiderio di distaccarsene.
«Com’è andato il tuo viaggio a Wichita, questo fine settimana?» gli chiese mentre lui continuava a fissare fuori. Era certa che in qualche modo fosse quello il motivo di quell’arrivo anticipato in ufficio. «È andato tutto bene?»
Le spalle di lui si sollevarono. Doveva avere tratto un lungo sospiro. Finalmente si girò a guardarla. «Dipende tutto da come consideri il risultato.»
Quella risposta sibillina la lasciò confusa. Luke Garnier non era mai stato un indeciso. Lui vedeva tutto o bianco o nero, alto o basso, giusto o sbagliato. Nella sua vita personale e professionale non esistevano tonalità di grigio. Tutto qui.
Haley aggrottò la fronte. «Non sono certa di avere capito.»
«Non mi aspettavo che capissi.» Lo sguardo azzurro di lui la inchiodò. Per un lungo istante tacque, poi si passò una mano tra i folti capelli neri e trasse un altro respiro. «Sono appena diventato il nuovo proprietario della Laurel Enterprises.»
Lei non riuscì a trattenere il sussulto stupito che le salì alle labbra. «Ma è una società enorme, Luke. La Laurel Enterprises ha il monopolio edilizio delle case in legno in tutto il Tennessee.»
Lui assentì. «Già. E adesso mi appartiene.»
«Auguri! Ma come hai convinto la Emerald Inc. a cedertela?» gli chiese lei incredula. Certo, in passato lo aveva visto raggiungere obiettivi quasi impossibili, ma spuntarla