Un bacio per amarti ancora
Di Donna Alward
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È arrivato il momento, per gli eredi Pemberton, di rivendicare il proprio ruolo all'interno dell'impero di famiglia e di conquistare il vero amore.
Sono passati dodici anni dall'ultima volta che Burke Phillips, visconte di Downham, ha visto Arabella Pemberton, ma il ricordo di lei non è mai svanito dalla sua mente... e dal suo cuore. La ragazzina è svanita e al suo posto c'è una donna intraprendente e decisa.
Il matrimonio del fratello di Arabella li vede rispettivamente nelle vesti di testimone e damigella d'onore. Si sa che, dopo gli sposi, devono essere loro a condurre le danze, e Burke decide che quella sarà l'occasione perfetta per testare se anche il sapore delle labbra di lei è dolce come lo ricorda, e se c'è una seconda possibilità per il loro amore.
Donna Alward
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Anteprima del libro
Un bacio per amarti ancora - Donna Alward
1
Arabella Pemberton sollevò i capelli dal collo e agitò una mano per rinfrescarsi. Il caldo era insopportabile. Non riusciva a capire per quale ragione William e Gabi avessero deciso di sposarsi a luglio, il mese più torrido dell'anno in Italia. Ma ormai si trovava lì, a villa Baresi in Umbria, e tra qualche giorno sarebbe stata una delle damigelle della sposa. Era felice che il suo fratellino avesse trovato l'amore e adorava Gabi, solo che detestava quell'afa, non potendo raccogliere la sua folta chioma e dovendo indossare le maniche lunghe.
I suoi familiari sapevano perché lo faceva: per coprire le cicatrici.
Essendo una Pemberton e membro dell'Aurora Inc. spesso veniva fotografata e non poteva permettere che qualche giornalista notasse i segni che aveva sul collo e sulle braccia. Questi ultimi erano i peggiori. I pochi che aveva sul viso, invece, riusciva a nasconderli con il trucco. Non a caso, era a capo della divisione cosmetica dell'azienda.
Era bastato un momento di follia, una sola decisione sbagliata, e la sua vita era stata segnata per sempre. Quella notte le era costata così cara! L'aveva privata delle amicizie e degli amori, le aveva tolto la capacità di fidarsi delle persone perché era diventata ossessionata dal timore che qualcuno la tradisse, e rivelasse al mondo il suo segreto. Lavorando in un settore in cui l'immagine era tutto, non voleva attirare l'attenzione sull'azienda per quel motivo. Inoltre, in tutta onestà, non aveva nessuna voglia di rivangare quell'incubo.
Lasciò cadere i capelli sul collo, imponendosi di non grattare la pelle.
Ecco perché quella settimana sarebbe stata complicata.
Perché ci sarebbe stato anche Burke Phillips.
Suo fratello avrebbe potuto scegliere Stephen come testimone, o Christophe. Non vedeva Burke da più di un anno, però William le aveva spiegato che questo era un evento a cui il suo amico non poteva mancare.
Lei era riuscita a evitarlo per dodici anni. L'ultima volta in cui si erano incontrati era stato quando Burke era venuto in visita a Chatsworth Manor con il padre, il Visconte di Downham. Avevano diciassette anni all'epoca. William era più giovane di due, ma aveva stretto subito amicizia con Burke e quando si erano ritrovati all'università, erano stati inseparabili fino alla fine degli studi.
Così ora Burke era lì, ed era una delle due persone, oltre a lei, che sapeva che cosa era successo la notte in cui si era procurata quelle dannate cicatrici.
«Bella, scendi?»
Riconoscendo la voce di Gabi, Bella si rese conto che sarebbe arrivata tardi per il pranzo se non si fosse sbrigata. «Arrivo subito.»
Si spostò dalla finestra e si guardò allo specchio per controllare che il trucco non si fosse rovinato per via del caldo. Per fortuna era rimasto intatto.
Nonostante mancasse l'aria condizionata, doveva ammettere che quella stanza era proprio graziosa. La vista sui vigneti era spettacolare e l'arredamento era ben curato.
Era la camera della sorella di Gabi, Giulia, che si era offerta di restare dal suo ragazzo, Marco, per lasciare spazio ai membri della famiglia Pemberton. I Baresi erano adorabili. Erano persone gentili e generose.
Scendendo al piano di sotto, Bella trovò la tavola apparecchiata a mo' di buffet. La signora Baresi era una cuoca eccezionale e anche un'ottima padrona di casa. Dato che alla villa fervevano i preparativi per il matrimonio, preparare la colazione e il pranzo in maniera informale rendeva l'organizzazione decisamente più semplice.
Dopo avere messo nel piatto delle verdure e della carne, Bella si stava versando dell'acqua fresca, quando vide William entrare nella grande sala, tutto sorridente.
«Indovinate chi c'è qui con me? Burke! Ora siamo al completo!»
Bella trattenne il fiato quando Burke fece il suo ingresso, in maniera decisamente meno trionfale rispetto a William.
«Signori, vi presento Burke Phillips. Burke, loro sono i genitori di Gabi, Massimo e Lucia Baresi, Giulia, la sorella di Gabi, e Marco, il fidanzato. E ovviamente hai già avuto modo di incontrare la mia famiglia. Oggi Stephen e mia madre sono a Perugia, ma conosci mio cugino Christophe e le mie sorelle, Charlotte e Bella.»
Bella fu l'ultima a essere nominata, e Burke fece indugiare lo sguardo su di lei. Volutamente, capì lei.
«Bella» la salutò, la voce poco più di un sussurro.
«Ciao, Burke.»
William era così felice ed euforico che non si accorse della tensione che passò tra loro e trascinò con sé l'amico che, dopo avere stretto la mano a tutti, si trovò ad avere un piatto pieno di prelibatezze italiane. Il buon cibo era per i Baresi un modo per esprimere amore, rifletté Bella, mentre restava in disparte a guardare gli altri che chiacchieravano e ridevano. Massimo era in gran forma, dopo le terapie contro il cancro, e accolse Burke come se fosse stato uno di famiglia. I Baresi erano persone così ospitali e solari. Non c'era da stupirsi che sia Stephen sia William fossero entrati in sintonia con loro con tanta facilità.
Cercò un angolo appartato e si sedette per mangiare. Pochi istanti più tardi, vide comparire un'ombra dietro di sé, e la voce di Burke la avvolse.
«Posso sedermi con te, Bella?»
Essendo l'unico posto libero nella stanza, lei non poté rifiutare. «Accomodati» rispose con tono gentile, ma non troppo entusiasta. «È andato bene il viaggio?» gli domandò, pentendosene subito. Perché doveva sempre essere così dannatamente educata?
«Sì. Una toccata e fuga in Italia. E il tuo?»
«Siamo arrivati quasi tutti un paio di giorni fa. Immagino che i Baresi saranno felici quando questo trambusto sarà finito.»
Burke guardò verso la signora Baresi, che stava ridendo di gusto. «Forse. Comunque, mi sembra che per ora si stiano divertendo.»
«Non ne hanno voluto sapere di farci stare in hotel.»
«Lo so. Io sarò ospite di Marco, con William. A quanto pare, gli sposi non devono restare insieme prima delle nozze.»
Se non altro non sarebbero stati sotto lo stesso tetto, pensò Bella.
Dopo avere assaggiato un boccone, Burke la guardò con attenzione. «Ti trovo bene, Bella.»
Lei si sentì avvampare. Come se non fosse stata già abbastanza accaldata! «Grazie. Ho sentito dire che ora lavori a Londra.»
«Sì, al St Thomas.»
Si era stupita quando aveva saputo che Burke era diventato medico, con tanto di specializzazione in cardiologia. Era una professione impegnativa per un ragazzo che un tempo aveva amato fare baldoria e ora poteva contare su un ricco patrimonio e su un titolo nobiliare, quello di Visconte di Downham.
«Ti piace?»
«Sì, molto.»
«E ti chiamano Milord?» scherzò lei.
Burke però non sorrise e la guardò con espressione fattasi all'improvviso seria. «No» le rispose. «Bella, so che...»
«Scusa, non avrei dovuto domandartelo» lo interruppe lei. «È stato indelicato da parte mia. Perdonami.» Non aveva più appetito e si alzò, prendendo il proprio piatto. «Mi sono appena ricordata che questo pomeriggio ho la prova dell'abito. Buon pranzo.»
E se ne andò, avvertendo una strana sensazione alla bocca dello stomaco. In realtà non aveva nessun appuntamento. Solo, non voleva continuare a parlare con lui. Non voleva che lui fosse gentile. Non voleva che lui fosse lì. D'ora in avanti avrebbe dovuto cercare di evitarlo. Non sarebbe stato difficile per lei, dato che ormai era abituata a svicolare dalle situazioni scomode. Era diventata così brava a farlo che la sua famiglia probabilmente non ci faceva nemmeno più caso. Tra tutti i Pemberton, lei era la più schiva, quella che lavorava dietro le quinte senza farsi notare. E lo avrebbe fatto anche in questo caso.
Si trattava solo di una settimana in fondo. Era riuscita a trovare il proprio equilibrio – più o meno – e non avrebbe permesso a Burke Phillips di mandare tutto all'aria.
Anche se non poteva negare che era l'uomo più attraente che avesse mai incontrato in vita sua.
Per il resto del pomeriggio, Bella soffrì il caldo restando chiusa nella sua stanza, davanti al computer, a rispondere alle email di lavoro e a dare istruzioni alla sua assistente.
La nuova linea di makeup Naturel era stata presentata all'inizio dell'anno e stava riscuotendo un grande successo. Era la prima linea interamente vegana e a basso impatto ambientale, e Bella ne era fiera. Per la prima volta le era stata affidata la responsabilità di seguire il lancio di nuovi prodotti e voleva essere aggiornata in tempo reale su tutto ciò che succedeva alla divisione cosmetici. Amava il proprio lavoro e intendeva svolgerlo al meglio. Come, del resto, facevano i suoi fratelli.
Aurora aveva assegnato a ognuno di loro una posizione di responsabilità all'interno dell'azienda, con la certezza che nessuno l'avrebbe delusa. Era bello poter contare sulla sua fiducia, ma era anche faticoso dover dimostrarsi sempre all'altezza delle aspettative della grande Aurora Germain Pemberton.
La sera la cena fu allegra e conviviale, come il pranzo. Erano stati preparati dei deliziosi cannelloni di verdure, accompagnati dall'immancabile pane fatto in casa. Ognuno si servì e poi uscì in giardino dove vari tavoli erano stati uniti per creare una lunga tavolata, su cui erano state sistemate bottiglie di vino bianco e rosso, per accontentare tutti i palati.
Bella si trovò seduta accanto a Charlotte, che rinunciò al vino. «Non ti manca?» le domandò, versandosi del rosso.
Charlotte si passò una mano sul ventre che cominciava ad arrotondarsi. «Non molto. E comunque ne vale la pena.»
La gravidanza aveva reso Charlotte radiosa. «Quando arriverà Jacob?»
Charlotte e Jacob si erano sposati da un mese ed erano più innamorati che mai.
«Mercoledì o giovedì, aveva del lavoro da sbrigare.»
La loro conversazione venne interrotta da Massimo che propose un brindisi. Dopodiché, quando cominciarono a mangiare, Bella rifletté sulla relazione di Charlotte e Jacob. Era successo tutto molto rapidamente tra loro. La gravidanza era stata una sorpresa, ma ora Charlotte era al settimo cielo. E lo era anche William con Gabi. Era davvero contenta per i suoi fratelli, solo che vederli così innamorati le fece capire una volta di più che lei non avrebbe mai vissuto quella gioia. Avere una relazione significava entrare in intimità con una persona, e ciò per lei voleva dire mostrare le proprie cicatrici. E questo non sarebbe mai successo. No, grazie.
Senza rendersene conto, guardò verso Burke, che era seduto accanto a William. Probabilmente i due stavano raccontando qualche aneddoto dei tempi dell'università perché le persone attorno a loro stavano ridendo.
Bella lo studiò con attenzione. Il bel ragazzo un po' allampanato di un tempo si era trasformato in un uomo terribilmente affascinante. I capelli scuri, con qualche ciocca riccia e ribelle, gli regalavano un'aria scanzonata, mentre gli occhi, di una tonalità castano dorata, avevano un'espressione più seria di quanto non ricordasse. Anzi no, non era semplicemente seria. Lo aveva notato appena lo aveva visto. I suoi occhi avevano la tipica espressione intensa di chi si portava addosso i segni della vita. Ed era proprio quello sguardo così... profondo – sì, questo era l'aggettivo giusto – a renderlo irresistibile.
Probabilmente quella notte aveva lasciato delle cicatrici anche su di lui.
«Bella? Non hai intenzione di mangiare?»
La voce di Charlotte la riportò a contatto con il presente. Non aveva ancora toccato cibo e rimediò subito assaggiando i cannelloni. «Scusa. Mi ero distratta.»
«Per via di Burke? È molto attraente.»
«No, Burke non c'entra» le rispose secca Bella. «È solo che c'è tanta gente.»
Charlotte le rivolse un'occhiata perplessa, dimostrandole di non avere creduto alle sue parole. Loro erano abituati a essere attorniati da tanta gente, mentre lei centellinava le occasioni sociali, e faceva in modo di tenere sempre coperti i segni sulla pelle.
Terminata la cena Bella insistette per aiutare a sparecchiare, avendo bisogno di tenere la mente occupata per non pensare a Burke.
A quanto pareva, non sarebbe stato facile superare quella settimana, o almeno non facile come aveva pensato.
Burke guardò Bella scappare in casa con la signora Baresi e Giulia, per aiutarle a riordinare. Si alzò e radunò le bottiglie di vino vuote rimaste sul tavolo.
«Non sei tenuto a sparecchiare» gli fece notare William, rivolgendogli un sorriso.
Burke lo guardò alzando un sopracciglio. «Be', signor Lord del Castello, non mi sembra che ci sia la servitù qui, o mi