Dottori ai Caraibi: Harmony Bianca
Di Joanna Neil
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Info su questo ebook
Rebecca non è indifferente alle attenzione di Cade, ma custodisce un terribile segreto. Quello che Cade desidera di più - una grande e chiassosa famiglia - è l'unica cosa che lei non è in grado di dargli. Sarà sufficiente l'amore a garantire loro il futuro che hanno sempre sognato?
Joanna Neil
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Dottori ai Caraibi - Joanna Neil
successivo.
1
Eccolo! Alla vista del traghetto che stava attraccando, Becky si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. La musica calipso che proveniva da bordo la rallegrò. La lunga attesa sotto il sole stava per concludersi e finalmente avrebbe intrapreso l'ultima parte del suo viaggio verso la magnifica isola caraibica di St. Marie Rose.
Appena davanti a lei, all'arrivo dell'imbarcazione, un uomo si alzò in piedi. Becky lo aveva già notato. Impossibile non farlo. Aveva i capelli corvini e le fattezze scolpite e abbronzate, un fisico alto, muscoloso, con le spalle larghe e i bicipiti ben disegnati sotto la stoffa leggera della maglietta immacolata.
All'inizio si era guardato un po' in giro, come se volesse analizzare i dintorni. Ma in quel momento, a differenza di tutte le altre persone in attesa sul molo, sembrava assorto nei propri pensieri.
Come se avesse percepito lo sguardo di Becky fisso su di sé, a un tratto si voltò verso di lei e la guardò, i loro sguardi restarono incatenati l'uno nell'altro per un breve e intenso istante.
Gli occhi dell'uomo accarezzarono meravigliati la figura di Becky, esile, ma con tutte le curve a posto, e i lunghi capelli ramati che le ricadevano sulle spalle in una massa morbida di riccioli. All'improvviso sembrò rimanere senza parole, come se non riuscisse a toglierle gli occhi di dosso.
Becky sentì le guance imporporarsi e distolse lo sguardo, imbarazzata per essersi fatta sorprendere a guardarlo. Non era proprio riuscita a evitarlo. C'era qualcosa in lui... Non doveva trattarsi di un turista, decise. Non aveva niente del vacanziere alla ricerca di sole e relax.
A dire il vero si sarebbe potuto affermare lo stesso di lei. Non si sentiva affatto una turista. Dopo dodici ore di volo seguite da un breve tragitto in taxi, era più che pronta per affrontare l'ultimo tratto del suo viaggio. Sempre che, poi, lo fosse davvero... Era già pomeriggio inoltrato e avrebbe voluto arrivare a casa prima di notte. Con un po' di fortuna sua sorella, Emma, sarebbe stata lì ad accoglierla. Becky sorrise, emozionata. Non vedeva l'ora di riabbracciarla.
Fino a quel momento, però, niente era andato secondo i piani. Invece del volo diretto per l'isola, si era ritrovata lì, sulla magnifica e ugualmente verdeggiante Martinica, in attesa di un traghetto che la portasse alla sua destinazione finale.
La coda cominciò lentamente ad avanzare.
«Ah, a quanto pare finalmente ci stiamo imbarcando!» esclamò una voce maschile alle sue spalle. «Era ora!»
Becky si voltò. Era un ragazzo giovane, poco più che ventenne, proprio come lei, che di anni ne aveva ventisei. Aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri, e un sorriso pronto. Vestito con dei pantaloncini a tre quarti e una maglietta, sembrava di ottimo umore, proprio come i suoi due amici, con i quali non aveva smesso per un attimo di ridere e scherzare.
«Andiamo?» la invitò, ricambiando lo sguardo e indicando la barca. «Io sono William, comunque. William Tempest.»
La guardò, con aria interrogativa, e Becky si affrettò a rispondere. «Piacere, Becky... Becky Flynn, ma tutti mi chiamano Becky.»
«Ciao, Becky. Immagino che a bordo ci daranno qualcosa per rifocillarci. Posso offrirti qualcosa da bere? Non ci sto provando, eh...» si affrettò ad aggiungere. «Be', magari in altre circostanze lo farei anche. È solo che ho notato che poco fa avevi un'aria un po' accaldata e così ho pensato che magari un bel succo di frutta potrebbe farti bene. Fanno un ottimo cocktail di mango e arancia.»
«Ah sì?» Così la sua debolezza non era passata inosservata... Cos'era stato a tradirla? Le guance arrossate o i riccioli appiccicati alle tempie per il sudore? Sull'aereo avrebbe dovuto legarsi i capelli.
Non aveva la minima esperienza delle comodità a bordo dei traghetti caraibici, ma l'idea di qualcosa di fresco da bere la rincuorò.
«Una bibita fresca mi piacerebbe molto» ammise. «Tutto questo è un po' un'avventura per me» aggiunse poi.
«Sei qui in vacanza?»
«Più o meno. Diciamo per una pausa di riflessione. A casa le cose stavano andando male e avevo bisogno di un po' d'aria.»
«Davvero? Mi dispiace. Anche io sono un po' giù. Mi sono appena lasciato con la mia ragazza. È stata dura da mandare giù. Anche se è successo un po' di tempo fa, faccio ancora fatica da accettarlo.»
«Sì, so come ci si sente.»
Insieme, chiacchierando, percorsero la breve distanza che portava fino alla scaletta d'imbarco e salirono.
Era strano... Becky lo conosceva appena, ma le era piaciuto subito, in un modo assolutamente platonico. Era come se il sole dei tropici avesse all'improvviso sciolto tutta la sua abituale riservatezza britannica. Che la calda atmosfera caraibica stesse cominciando a influenzarla? O magari era la musica che la stava aiutando a sciogliersi? Qualunque fosse il motivo, tutte le sue inibizioni stavano a poco a poco calando.
«Dove vuoi sederti?» le chiese William, guardandosi intorno. «Al riparo dal sole o con vista mare?»
«Entrambi direi» sorrise Becky. «Sono stata sigillata in aereo per parecchie ore, quindi ho proprio voglia di respirare un po' di aria fresca.»
Il ragazzo annuì, le labbra incurvate. «Perfetto. E visto che ci metteremo almeno un'ora ad arrivare a St. Marie Rose, avremo modo di conoscerci un po' meglio.»
Aveva un atteggiamento amichevole e cordiale, e mentre chiacchieravano, Becky si stupì di quanto le fosse facile rispondergli. Si sentiva un po' come un fiore che si apre ai raggi del sole. Perché allora si sentiva un po' a disagio? Il ragazzo le aveva già raccontato che stava cercando di riprendersi dal fallimento di una storia. Le avrebbe fatto male parlare ancora un po' con lui e magari restituirgli la confidenza? Era un tipo socievole e alla mano... proprio quello che le serviva.
«Allora, perché sei così abbattuta?» le chiese lui a un tratto.
«Oh, un po' di cose... Per esempio che ero ammalata e il mio fidanzato ha deciso di non poterlo sopportare.»
«Accidenti! Brutta storia. Dev'essere stato difficile per te.»
«Già...»
Erano trascorsi alcuni mesi da quando la sua storia con Drew si era disintegrata, e quello che era successo allora l'aveva messa a dura prova. Le complicanze di un'appendicite si erano aggiunte agli altri problemi, buttandola a terra, e Drew non le era stato di minimo aiuto. La peritonite l'aveva quasi uccisa, costringendola a passare un paio di settimane ricoverata in Terapia Intensiva.
Ma non era finita lì. I dottori le avevano detto che le cicatrici degli interventi che aveva subito avrebbero potuto renderla sterile, ed era stato allora che Drew aveva deciso di lasciarla. Becky ne era uscita devastata. Si era sentita completamente in balia degli eventi. Come accettare la possibilità di non poter avere bambini? Quell'interrogativo continuava ad attanagliarla.
Tutto questo l'aveva spinta a cercare un cambiamento, qualcosa che le permettesse di ricostruirsi come persona.
Perché non si sedeva al sole e si rilassava un po'? Quello che sarebbe accaduto sul traghetto non era importante, e nemmeno ciò che avrebbe deciso di raccontare a William. Il tempo che avrebbe passato con lui sarebbe stato, comunque, limitato.
In attesa che il ragazzo tornasse con qualcosa da bere, si mise a sedere su una delle panche al riparo dal sole e appoggiò le valigie a terra. Poi si diede un'occhiata intorno.
L'uomo che aveva notato poco prima era appoggiato alla balaustra del ponte, lo sguardo perso all'orizzonte. Poi, quando il motore della barca si avviò, si girò, la schiena contro la ringhiera, e la guardò, seguendo con gli occhi William mentre le portava un bicchiere colmo di succo di frutta.
Chissà cosa stava pensando?, si chiese Becky. Aveva uno sguardo scuro, quasi corrucciato. Come se vederla con un altro uomo lo infastidisse. Ma era assurdo, no?
Per qualche strana ragione lo sconosciuto la disturbava. Che fosse perché in un certo senso – perlomeno per come stava a distanza da tutti gli altri – le ricordava Drew? Anche se il suo ex non era così affascinante e non aveva mai guardato il mondo con un'aria tanto autoritaria...
«Non preoccuparti di lui.» William doveva essersi accorto del suo strano sguardo e, mentre le porgeva il bicchiere, Becky gli lanciò un'occhiata interrogativa.
«Lo conosci?»
Il ragazzo annuì. «È mio cugino. È stato in Martinica per affari. Credo che voglia stare un po' da solo per riflettere.»
«Ah, capisco...» Becky corrugò la fronte e cercò di togliersi l'uomo dalla testa, riportando l'attenzione su William.
Era una compagnia piacevole, e riuscì a farla ridere e persino a farla alzare in piedi per ballare al ritmo della musica tropicale diffusa dalle casse.
Gli amici di William li raggiunsero, e Becky si trovò a ridere anche con loro, scambiandosi battute senza senso e gustando per una volta la libertà di lasciarsi un po' andare. I capelli sciolti che le sfioravano le spalle nude, la gonna che le svolazzava intorno alle gambe, si abbandonò alla musica. Era da molto tempo che non si sentiva così leggera e spensierata.
«Andiamo verso la balaustra?» le propose William, quando la musica finalmente tacque.
Becky annuì, il viso arrossato dal movimento.
Quando furono a prua, William le circondò le spalle con il braccio, indicandole dei delfini che nuotavano in lontananza, saltando nell'acqua chiara e cristallina.
Ma all'improvviso qualcosa distrasse Becky, inducendola a spostare lo sguardo. Lo sconosciuto la stava guardando, indirizzandole un breve cenno di assenso, gli occhi socchiusi per la forte luce del sole.
Era proprio a lei che si stava rivolgendo, o, invece, stava salutando William?
La voce del ragazzo si intromise nei suoi pensieri. «Magari potremmo rivederci e fare ancora due chiacchiere... Ti va? Non fraintendermi, so che non sei in cerca di una storia e nemmeno io, ma noi due abbiamo qualcosa in comune. Entrambi siamo stati feriti e forse potremmo diventare amici. Che te ne pare?»
«Sì, certo, mi piacerebbe.»
Becky riportò lo sguardo sull'acqua azzurra. L'isola di St. Marie Rose si stava avvicinando sempre di più.
«Dove starai?» le chiese William.
«A Tamarind Bay. Mia sorella ha una casa in affitto lì. Be', non proprio una vera casa, diciamo piuttosto un cottage. È stata fortunata a trovarlo. A quanto pare è abbastanza riservato e vicino a una spiaggetta privata. Il proprietario è un suo amico.»
William inarcò le sopracciglia. «È esattamente dalla parte opposta rispetto a dove sono io. Abbiamo affittato una villetta nella parte nord dell'isola. Comunque...» aggiunse, illuminandosi, «non è poi così lontano. L'isola non è grande. Per andare da una parte all'altra bastano due o tre ore.» Le sorrise. «A Tamarind Bay non ci sono tanti locali. Sono certo che riuscirò a trovarti. Perché non mi dai il tuo numero? Potrei tenerti un po' su di morale.» Un lieve rossore gli imporporò il viso. «Anzi, ci potremmo tenere su di morale a vicenda.»
Becky annuì, sorridendo, ma non volva promettergli nulla. Non che fosse contraria a divertirsi, ma era lì per trascorrere un po' di tempo con Emma.
Qualche minuto dopo, il traghetto attraccò nel porticciolo di St. Marie Rose, e i passeggeri si prepararono a sbarcare. Il primo a scendere, in testa a tutti, fu il cugino di William.
William aiutò Becky con i bagagli e, insieme, si incamminarono per il molo.
A un tratto lei si fermò, concedendosi un momento per guardarsi intorno. La baia era bellissima, con lunghe spiagge di sabbia immacolata e palme rigogliose.
«Pensi di riuscire a