Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Inattesa proposta: Harmony Collezione
Inattesa proposta: Harmony Collezione
Inattesa proposta: Harmony Collezione
E-book151 pagine2 ore

Inattesa proposta: Harmony Collezione

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Becca Whitney è cresciuta con la consapevolezza che i suoi aristocratici parenti hanno scelto di disconoscerla sin dall'infanzia. Così, quando riceve l'inaspettata convocazione al palazzo di famiglia resta sulle prime sconvolta, ma poco alla volta sempre più intrigata.

La vita non ha regalato nulla a Theo Markou Garcia: tutto ciò che ha ottenuto se l'è guadagnato col sudore, ma ora ha bisogno di qualcuno che assomigli il più possibile alla sua fidanzata per poterne prendere il posto per qualche tempo. E Becca sembra la candidata ideale.
LinguaItaliano
Data di uscita20 apr 2016
ISBN9788858947340
Inattesa proposta: Harmony Collezione

Leggi altro di Caitlin Crews

Autori correlati

Correlato a Inattesa proposta

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Inattesa proposta

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Inattesa proposta - Caitlin Crews

    successivo.

    1

    La casa non era cambiata dall'ultima volta che l'aveva vista. Si stagliava nella Quinta Strada di New York, come un'insoddisfatta matrona dell'alta società, sprigionando tutta l'eleganza e lo stile dei suoi anni migliori.

    Becca Whitney se ne stava nel vasto e freddo salotto pieno di dipinti dal valore inestimabile e statue inquietanti, cercando di ignorare il modo in cui i suoi cosiddetti parenti la stavano fissando.

    Sembrava quasi che solo la sua presenza potesse inquinare l'aria. Lei, infatti, era la figlia illegittima della loro diseredata sorella.

    Becca non aveva intenzione di rompere il silenzio imbarazzante che era calato nella stanza. Per una volta non si trovava lì in veste di mendicante, ma erano stati proprio i suoi zii a chiamarla.

    A un certo punto, però, l'apparente quiete venne interrotta dallo scricchiolio della porta.

    Grazie a Dio, pensò lei. Aveva dovuto trattenersi per evitare che parole sgradevoli le sfuggissero di bocca, così quell'interruzione fu un sollievo. Ma solo finché non alzò lo sguardo e vide l'uomo che stava entrando nella stanza.

    I suoi sensi si attivarono subito, in allerta, come se il suo istinto la stesse mettendo in guardia da un pericolo imminente.

    «È questa la ragazza?» chiese l'uomo in tono sbrigativo.

    L'atmosfera cambiò all'improvviso e l'attenzione di Becca si focalizzò totalmente su di lui, scuro e imponente, che si muoveva come se si aspettasse di avere il controllo di tutto ciò che lo circondava. La sicurezza dei suoi modi dimostrava che le cose stavano proprio così.

    Lei rimase a bocca aperta quando i loro sguardi s'incrociarono e, per un attimo, dimenticò le altre persone che si trovavano lì e che, ventisei anni prima, avevano cacciato sua madre. Gli occhi di lui erano di uno sconvolgente colore ambrato, così ardenti e luminosi che dovette sbattere le palpebre più volte per accertarsi di non esserne rimasta folgorata.

    Chi era quell'uomo? In un primo momento non le sembrò particolarmente alto, non più di un metro e ottanta. Il suo abbigliamento rispecchiava quello tipico della gente di quel genere: costoso.

    Lo sconosciuto era slanciato e il suo corpo irradiava forza tutto intorno a sé. Indossava un maglioncino grigio attillato, che metteva in risalto i pettorali scolpiti e un paio di pantaloni neri, che gli avvolgevano le gambe e i fianchi stretti. Appariva elegante e naturale al tempo stesso.

    Lui la fissò, piegando leggermente la testa di lato, come se la stesse esaminando, e Becca si rese conto di due cose. Primo: quell'uomo era estremamente pericoloso. Sembrava particolarmente acuto e intelligente, ma questa caratteristica era accompagnata da un'aura di spietatezza. Secondo: doveva allontanarsi da lui il prima possibile.

    Provava già una strana sensazione allo stomaco, mentre il cuore le sprofondava nel petto. Qualcosa di lui la spaventava.

    «Puoi vederla tu stesso, no?» Il presuntuoso zio di Becca, Bradford, parlò con la stessa aria di sufficienza con cui l'aveva cacciata sei mesi prima da quella stessa casa, informandola, inoltre, che lei e sua sorella Emily non erano altro che errori. Errori, di certo non Whitney. «La somiglianza è evidente» continuò.

    «È incredibile.» L'uomo strinse gli occhi concentrandosi su Becca, sebbene nel frattempo continuasse a parlare lo zio. «Avevo pensato che tu esagerassi.»

    Lei lo guardò a sua volta. C'era qualcosa di vivo, caldo, nell'aria tra loro due. Le si seccò la gola e iniziarono a sudarle le mani. Panico. Era solo panico, e per niente fuori luogo, per giunta! Avrebbe voluto fuggire da quella casa opprimente, ma non riusciva a muoversi, forse a causa del modo in cui lui la guardava, dell'autorità che sembrava emanare. O forse per via della sensazione di calore che l'aveva avvolta, che la teneva ferma, obbediente. «Non so ancora per quale motivo mi trovo qui» disse Becca, costringendosi finalmente a parlare. Si voltò a guardare Bradford e la sorella di sua madre, Helen. «Dopo il modo in cui mi avete cacciata l'ultima volta...»

    «Questo non ha nulla a che vedere con l'ultima volta» proruppe suo zio. «Questo è importante.»

    «Così come l'istruzione di mia sorella!» scattò lei. Era troppo consapevole della presenza dell'altro uomo, un'ombra scura che poteva scorgere con la coda dell'occhio. Sentiva il suo sguardo su di sé, che la consumava, facendola smaniare di desiderio e rendendole difficile anche il solo respirare.

    «Per l'amor di Dio, Bradford» mormorò Helen al fratello, giocherellando con gli eleganti anelli che indossava. «Guarda questa creatura! Ascoltala! Chi potrebbe mai credere che sia una di noi? »

    «Lei, piuttosto che essere una di voi, preferirebbe tornare a Boston nuda strisciando su vetri rotti» ribatté Becca, ma poi ricordò che doveva concentrarsi sulla ragione che l'aveva portata lì, ancora una volta. «Tutto ciò che voglio da voi è un aiuto per pagare gli studi di mia sorella, e non mi sembra di chiedere la luna.» Fece quindi un gesto con la mano, indicando tutto il lusso che li circondava, dal fitto e soffice tappeto ai loro piedi, fino ai quadri alle pareti e al raffinato lampadario appeso al soffitto e adornato di splendide candele. Per non menzionare il fatto che il palazzo in cui si trovavano occupava un intero isolato di New York. Non serviva particolare acume per capire che una famiglia del genere avrebbe potuto benissimo permettersi di riconoscerla senza nemmeno rendersi conto della differenza.

    Non che Becca desiderasse essere riconosciuta da loro. In quel momento era lì solo per il bene di Emily, la sorella diciassettenne. Intelligente, brillante, sveglia, e destinata a grandi cose, meritava molto più di ciò che Becca poteva darle con il suo stipendio di assistente in uno studio legale. Solo per migliorare il futuro della ragazza aveva deciso di prostrarsi ai piedi di quella gente e tornare di nuovo, dopo che Bradford aveva dato della sgualdrina a sua madre. Solo perché tutti i risparmi destinati a quello scopo erano già finiti, si tratteneva dal rivolgere a quell'uomo parole pesanti. Tutto questo, associato alla promessa fatta alla madre sul letto di morte, ossia di proteggere Emily e fare in modo che la ragazza non soffrisse. E come poteva Becca ignorare una simile promessa dopo che la madre aveva rinunciato alla propria vita e a tutta quella ricchezza solo per metterla al mondo?

    «Alzati» ordinò una voce vellutata alle sue spalle, molto più vicina di quanto non avrebbe dovuto essere. Becca trasalì e, subito, si odiò per essersi mostrata debole. Si voltò e il diavolo in persona, in piedi dietro di lei, troppo vicino, la stava osservando in modo inquietante.

    «Come, prego?» domandò stupefatta.

    A quella vicinanza si accorse che non lo si poteva definire propriamente bello, ma i suoi lineamenti, così cupi e minacciosi, la pelle olivastra e gli occhi penetranti, lo rendevano talmente coinvolgente e virile da togliere il fiato.

    «Alzati» ripeté lui ancora una volta con tono autoritario, interrompendo il flusso dei suoi pensieri. E Becca si ritrovò ad alzarsi senza nemmeno essersene resa conto, come una marionetta nelle mani del burattinaio.

    Si sentiva ipnotizzata, e questo la spaventò.

    Una volta in piedi realizzò che lui era più alto di quanto non le fosse sembrato in un primissimo momento, tanto che dovette piegare la testa all'indietro per poter incrociare il suo sguardo. Lo fissò dritto negli occhi, nonostante il cuore le battesse sempre più forte.

    «Affascinante» mormorò lui. Il suo viso magro e intrigante era ancora più vicino e, a quella distanza, lei riuscì a notare quanto nell'espressione del volto fosse evidente la sua attitudine al comando, la sua forza e il controllo che esercitava abitualmente, come se quell'uomo si muovesse su una diversa lunghezza d'onda rispetto al resto del mondo. «Girati» continuò lo sconosciuto.

    Becca continuava a fissarlo senza muoversi, così lui sollevò una mano in aria e fece roteare un dito per chiarirle la richiesta.

    Era una mano grande e forte. E lei ebbe una fugace erotica visione di quella mano contro la propria pelle. «Mi piacerebbe molto poter obbedire ai tuoi ordini» cominciò, ma rimase scioccata dal desiderio che quelle parole le provocarono e tentò di camuffarlo. «Ma non so chi sei, né che cosa vuoi, o perché pensi di potere dare ordini a chicchessia.» Mentre parlava, sentì i suoi zii sospirare ed esprimere il proprio disappunto. Li ignorò. Quell'uomo l'aveva catturata, affascinata, ipnotizzata completamente con i suoi occhi d'ambra. Era strano come lo trovasse inquietante e rassicurante al tempo stesso. Persino in quel posto.

    Lui non sorrise. Ma il suo sguardo la riscaldò nel profondo, e sapeva che sarebbe andata in fiamme se solo l'avesse sfiorata.

    «Mi chiamo Theo Markou Garcia» disse come se si aspettasse di essere riconosciuto. «Sono l'Amministratore Delegato della Whitney Media

    La Whitney Media era il fiore all'occhiello della famiglia Whitney. Era la ragione per cui continuavano a godere dell'antica ricchezza acquisita grazie alle rapine di un barone loro antenato, e a mantenere proprietà di lusso come la casa in cui si trovavano.

    «Congratulazioni» affermò lei secca. «Io sono Becca, la figlia illegittima della sorella di cui nessuno parla ad alta voce.» Lanciò uno sguardo inceneritore ai propri zii. «Si chiamava Caroline ed era migliore di questi due messi insieme.»

    «So bene chi sei» rispose Theo. «Ma non credo questa informazione sia utile ai miei scopi.»

    «E i tuoi scopi prevedono il farmi girare su me stessa di fronte a te?» ribatté lei.

    «Ciò che importa è cosa vuoi tu e cosa io posso darti.» Incrociò quindi le braccia attirando l'attenzione di Becca sui muscoli del proprio petto.

    Quell'uomo era davvero pericoloso.

    «Io voglio solo poter dare a mia sorella l'opportunità di studiare in una delle migliori università del Paese» rispose lei obbligandosi a mantenere la concentrazione. «Non mi interessa se sarai tu a darmela o loro, so solo che non posso farlo da sola.» Quelle parole quasi le morirono in gola. Era terribilmente ingiusto che due persone orribili come Bradford e sua sorella Helen possedessero così tante ricchezze e facile accesso all'istruzione universitaria, mentre Becca doveva combattere per poter pagare l'affitto ogni mese.

    «Dunque la domanda è: quanto in fondo intendi andare per ottenere quello che vuoi?» le chiese Theo dolcemente, lo sguardo puntato su di lei, mentre continuava a farla sentire come se fossero soli in quella stanza, nel mondo.

    «Emily merita il meglio» rispose Becca con fervore. «Farò il possibile perché lei lo abbia.»

    La vita non era facile. Becca non si pentiva di nessuna delle cose che aveva dovuto fare, ma non sarebbe rimasta a guardare mentre i sogni della sorella svanivano. Non dopo aver promesso a sua madre che lo avrebbe impedito a ogni costo.

    «Ammiro la risolutezza e l'ambizione in una donna» affermò Theo.

    Lei notò una nota di tristezza nella sua voce che non riuscì comunque a comprendere. Ciò che invece capì alla perfezione fu la sua muta richiesta quando, di nuovo, sollevò la mano e le fece segno di girare su se stessa.

    «Deve essere bello potersi permettere di pagare un'intera retta universitaria di quattro anni solo in cambio della giravolta di una donna» lo provocò Becca. «Ma chi sono io per giudicare, dopotutto?»

    «Non mi interessa chi sei tu.» La voce di Theo era dura. Non era un uomo con cui scherzare, né da provocare. «Quello che importa è

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1